Robin – 85 anni di Meraviglie | Speciale

Nell’aprile del 1940, sulle pagine di Detective Comics #38, debuttava quello che sarebbe diventato il sidekick per antonomasia: Robin! Nel corso degli 85 anni di vita editoriale sono stati diversi i personaggi insigniti del titolo di “pettirosso”, succedendo al primo, Dick Grayson. Per l’occasione, segreti e curiosità dell’altra metà del Dinamico Duo.

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Quando Batman esordì nel 1939 sulle pagine di Detective Comics #27, era un personaggio, per alcune caratteristiche, molto diverso da quello che conosciamo oggi. Era ancora “un personaggio in cerca d’autore”, se vogliamo scomodare metafore pirandelliane, e lo sarebbe stato ancora per un po’ di tempo. Ciò che è ancora palese anche a rileggerle oggi sono la crudeltà spinta, il cinismo quasi disinteressato e – in una qualche misura – la spietatezza che il primo Cavaliere Oscuro impiegava nelle proprie indagini.

Come potete ben immaginare, questo non si sposava alla perfezione con i gusti dell’epoca e, ancora di più, tagliava fuori dal pubblico di riferimento tutta una fetta di lettori che avrebbe potuto godere toutcourt del fumetto come (all’epoca) “nuovo” medium: gli adolescenti. Fu così che, ad un anno di distanza dal proprio esordio, con l’obiettivo di rendere più empatiche le storie e poter arrivare proprio a quel target di pubblico, che Bill Finger, Bob Kane e Jerry Robinson introdussero il personaggio di Robin.

Il sidekick per antonomasia, la spalla per eccellenza, il primo membro della Bat-Family, che con Batman formerà l’ormai proverbiale Dinamico Duo, debutta sulle pagine di Detective Comics #38 dell’aprile 1940 e, ad 85 anni di distanza, proviamo a (ri)scoprire segreti e curiosità del pettirosso, attraverso i protagonisti che ne hanno indossato il mantello nella continuity ufficiale.

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Robin – La genesi: Robin Hood e John Watson

A seguito delle motivazioni “commerciali” dell’introduzione del personaggio, il passo successivo fu quello di definire il character design di Robin. L’idea venne da Jerry Robinson, amico ed allievo di Bob Kane, con il quale condivideva il tratto riconoscibilissimo, ispirato da un suo eroe d’infanzia: Robin Hood.

Nel 2005, a The Comics Journal, dichiarò:

«Mi è venuto subito in mente perché le avventure di Robin Hood sono state le mie preferite durante l’infanzia. Avevo un libro di Robin Hood illustrato da N.C. Wyeth… ed è lo stesso che ho abbozzato quando ho suggerito il nome di Robin Hood, che sembravano apprezzare [Finger e Kane, ndr], e poi gli ho mostrato il costume. E se lo guardate bene, è proprio il costume di Wyeth uscito fuori dalla mia mente, perché non avevo un libro da cui guardare.»

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Per quanto ha riguardato il ruolo di Robin nella vita di Batman, l’ispirazione per Bill Finger è stata immediata:

«Robin è venuto fuori da una conversazione che avevo avuto con Bob [Kane, ndr]. Come ho detto, Batman è una combinazione tra Douglas Fairbanks [produttore della Old Hollywood ma, soprattutto, primo attore ad impersonare Zorro, ndr] e Sherlock Holmes. Holmes ha il suo Watson. La cosa che più mi dava fastidio è che Batman non avesse nessuno con cui parlare ed era diventato un po’ noioso vederlo sempre pensare tra sé e sé. Così sono arrivato alla conclusione che Batman avesse bisogno di un Watson con il quale parlare. Ed ecco cosa Robin doveva essere. Bob mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbe inserito un ragazzo nelle storie di Batman. Ho pensato che fosse un’idea fantastica!»

Così, sulle pagine di Detective Comics #38, esordì il nuovo personaggio: il pettirosso, il Ragazzo MeravigliaRobin!

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Dick Grayson, il Robin luminoso

Il primo personaggio ad assumere l’identità ed il costume di Robin fu Richard John “Dick” Grayson. Il Ragazzo Meraviglia propriamente detto fu adottato da Bruce Wayne in seguito alla morte dei suoi genitori, John e Mary Grayson, acrobati circensi conosciuti come i Grayson Volanti, per mano del boss criminale Tony Zucco. La tragica connessione è evidente: entrambi, da bambini, hanno assistito in prima persona alla morte dei genitori.

Dopo un intenso allenamento ed un giuramento avvenuti sulle stesse pagine di Detective Comics #38, Dick rimane il Robin titolare fino alla fine degli anni ’60. Sulle pagine di Star-Spangled Comics, dal 1947 al 1952, poi, sono state pubblicate le prime avventure in solitaria del personaggio.

La presenza di Robin nei fumetti fu uno dei punti di discussione – ovviamente non l’unico – su cui si concentrò il saggio dello psichiatra Fredric Wertham del 1954, La Seduzione dell’Innocente, che individuava nel Dinamico Duo una coppia di amanti gay con un’evidente disparità di potere all’interno di essa. Questa critica, estesa al fumetto tutto, portò l’istituzione del Comics Code Authorithy, un organo di censura sotto il quale dovevano passare gli albi a fumetti prima della pubblicazione.

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Quando nel 1969 Dennis O’Neil e Neal Adams approdarono sulla serie regolare di Batman, decisi a riportare il Cavaliere Oscuro alle proprie origini e smacchiarlo di quella patina camp derivante anche dalla serie TV con Adam West, Dick fu allontanato con l’espediente di intraprendere gli studi alla Hudson University. Divenuto nel frattempo leader dei Teen Titans, Dick fa solo qualche apparizione negli anni ’70 nelle storie di Batman prima di tornare sulla scena a capo dei New Teen Titans.

Alla ricerca della propria indipendenza e compreso di aver fatto il proprio tempo come Robin, fu sotto la gestione Wolfman-Pérez e a cavallo della Crisi sulle Terre Infinite, che Dick assume l’attuale identità di Nightwing – ispirato da retaggi Kryptoniani -, dando inizio alla proverbiale “altra storia”

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Jason Todd, il Robin tormentato

Sempre a cavallo di Crisi sulle Terre Infinite, DC Comics pensò – seppur titubante – di rimpiazzare Dick Grayson con un nuovo Robin. La mossa, a posteriori inspiegabile, fu quella di presentare, su Batman #357 del 1983, il nuovo personaggio di Jason Peter Todd… con le stesse origini del suo predecessore! Anch’egli bambino circense, che vede i genitori assassinati da Killer Croc. L’iter è lo stesso: Bruce Wayne lo adotta e lo addestra per farlo diventare il secondo Robin. Addirittura, prima di scendere in campo, Jason, rossiccio di nascita… si tinge i capelli di nero!

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Fortunatamente, le origini di Jason vengono riscritte post-Crisi, da Max Allan Collins su Batman ##408-411: il ragazzo è un orfano che si scontra con Batman dopo aver tentato di rubargli le ruote della Bat-Mobile a Crime Alley. Figlio di una tossicodipendente, Catherine, e di uno scagnozzo di Due Facce, Willis, Jason finisce sotto la tutela di Bruce Wayne che lo iscrive ad una scuola per ragazzi difficili. Dopo sei mesi di addestramento, il secondo Robin aiuta Batman a sgominare una banda di ladri, diventando ufficialmente il nuovo Ragazzo Meraviglia.

Rispetto al suo predecessore, Jason Toddd ha un’anima più tormentata, conseguenza degli abusi subiti fin dall’infanzia: si dimostra un ottimo “allievo” che, pur mancando dell’atletismo di Dick, riesce ad incanalare la rabbia per la lotta al crimine. Jason incarna lo spirito punk degli anni ’80: fuma, si ribella e combatte l’autorità batmaniana. Quando la gestione della serie di Batman passa nelle mani di Jim Starlin, questo aspetto sarà quello che definirà Jason Todd negli anni a venire.

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È, infatti, sulle pagine di Batman #424 (Starlin, Bright, Mitchell dell’ottobre 1988) che Jason Todd – e la figura di Robin – si spezza. A seguito di un’indagine in solitaria, Jason dà la caccia a Felipe Garzonas, stupratore seriale colto in flagrante da Robin ma capace di sfuggire alla giustizia grazie all’immunità diplomatica di suo padre. Quando una delle sue vittime si suicida, Jason non si dà pace rintracciando Felipe e mettendolo alle strette sul tetto di un palazzo. Batman giunge sulla scena del crimine giusto in tempo per vedere il criminale schiantarsi al suolo.

Jason affemerà di averlo spaventato eccessivamente, causando indirettamente la caduta… ma l’epilogo è lasciato volutamente ambiguo, non escludendo che sia stato proprio il ragazzo a spingerlo giù.

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Il fatto crea una frattura quasi insanabile tra questo Robin ed il pubblico, che finì per inspessirsi nel 1988. Se anche Dick Grayson era stato oggetto di una critica psicologico-sociale, Jason fu al centro di una controversa scelta editoriale, nella proposta e nel risultato: Dennis O’Neil, nel ruolo di editor, decise di intraprendere una campagna grazie alla quale il pubblico potesse sentirsi parte del processo creativo dei fumetti. Con un sondaggio telefonico, DC Comics chiese a più di 10.000 utenti di scegliere se far sopravvivere – oppure no – Jason Todd.

«Il candidato più naturale era Jason poiché avevamo ragione di credere che non fosse, in ogni caso, così popolare. E poi era un’operazione troppo grossa per poterla proporre per un personaggio minore.

[…] Riportarlo in vita sarebbe solo una sgradevole sceneggiata.»

Con 5343 voti a 5271 – e tutta una narrazione che meriterebbe uno speciale a parte -, il pubblico scelse il tragico destino per Jason – pur sempre un ragazzino! – che fu compiuto per mano di Joker nel penultimo capitolo dell’ormai iconica Una Morte in Famiglia (Batman ##426 – 429, Starlin, Aparo, DeCarlo, Costanza).

Ma la morte, nei fumetti – si sa -, non è mai definitiva ed il personaggio tornò nel 2005, con la nuova identità di Red Hood. E pure questa, è un’altra storia…

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Tim Drake, il Robin detective

Ancora scottata dal fato di Jason Todd, DC Comics decise, di nuovo nella figura dell’editor Dennis O’Neil, di introdurre un nuovo Robin. Timothy “Tim” Jackson Drake fa il prorio esordio sul numero #436 di Batman (1989) in un flashback in cui assiste alla morte dei Grayson Volanti: la volontà della casa editrice era quella di creare una “linea di successione” diretta tra Dick e Tim, quasi a voler cancellare con un colpo di spugna retroattivo la figura di Jason Todd.

Creato da Wolfman e Pat Broderick, il nuovo design di Robin fu elaborato da Neal Adams, che optò per l’eliminazione dei “mutandoni” in favore di un costume integrale ed un mantello dalle tonalità più scure, mentre il design della “R” fu ad opera di Norm Breyfogle.

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Tim si è fin da subito distinto per le sue capacità deduttive ed investigative al punto che, nel primo vero arco narrativo di cui sia stato co-protagonista, Un posto solitario dove morire (Wolfman, Pérez, Aparo, DeCarlo, McLeod, Roy; Batman ##440-442, The New Teen Titans ##60-61; 1989), scopriva le identità di Batman e Nightwing, chiedendo a quest’ultimo di tornare ad essere Robin per aiutare Bruce ad elaborare il lutto della perdita di Jason e superare i sensi di colpa.

Il nome del terzo Robin, fu un omaggio al regista Tim Burton che, proprio in quegli anni, portò al cinema il primo capitolo con protagonista Micheal Keaton: nonostante l’assenza di Robin al cinema offrisse a DC Comics l’opportunità di accantonare momentaneamente il personaggio – a maggior ragione dopo la storia di Jason Todd -, la scelta di O’Neil si rivelò vincente. Spinte dal rinnovato interesse per il personaggio di Batman anche grazie al film, le vendite delle testate di Batman e Detective Comics si impennarono, addirittura decuplicarono, con Batman #442 – ultimo capitolo di Un posto solitario dove morire – che sbaragliò la concorrenza, issandosi al primo posto nella classifica.

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Così, le storie del nuovo Dinamico Duo furono affidate ad Alan Grant e Breyfogle mentre Tim debuttò in una miniserie in cinque numeri scritta da Chuck Dixon… i primi cinque di centocinquanta. A differenza di Dick e Jason, Tim si presentò quasi subito da adolescente e sia Grant che Dixon poterono affrontare tematiche robiniane in un’ottica differente. Ai due sceneggiatori fu riconosciuto che il loro Tim Drake

«aveva un linguaggio del corpo ed un comportamento adolescenziali cui poter attingere, a differenza di quando Dick Grayson fu introdotto, con il concetto di “adolescente” ancora non ben definito. Hanno gestito saggiamente i comportamenti adolescenziali attesi come il conflitto parentale, gli impulsi ormonali e la formazione dell’identità personale per dare a Tim profondità emotiva e complessità, rendendolo capace di relazionare i suoi due sé.»

Membro della Young Justice, prima e dei Teen Titans, poi, dopo Batman R.I.P., assume l’identità di Red Robin ed intraprende un viaggio intorno al mondo per scoprire la verità sul fato di Bruce Wayne. In anni più recenti, a seguito dello status raggiunto, è stato protagonista di diverse serie in solitaria, nonché personaggio principale di Detective Comics nel rilancio Rebirth.

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Stephanie Brown, la Robin che non fu

Durante un periodo di pausa di riflessione dall’attività di Robin, Tim Drake, fu sostituito dalla sua (ex) fidanzata Stephanie Brown, precedentemente introdotta come Spoiler da Dixon e Tom Lyle. Per vendicarsi di un presunto tradimento di Tim, del quale conosceva l’identità, si fabbrica un costume da Robin, si introduce nella Bat-Caverna e chiede a Batman di addestrarla.

Ritenuta troppo irruenta, impulsiva ed immatura e, dopo aver disobbedito ad un ordine, il Cavaliere Oscuro decide di interrompere la collaborazione.

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Non arrendendosi, Steph ruba un piano elaborato da Batman per fermare le famiglie criminali di Gotham City (War Games, ottobre 2004 – gennaio 2005, crossover su diverse testate batmaniane): purtroppo, però, per un errore dovuto al ruolo di Matches Malone (uno degli alias del Cavaliere Oscuro), Stephanie finisce nelle mani di Maschera Nera che la tortura fin quasi alla morte.

Morte che, purtroppo, avviene poco dopo in ospedale per una controversa decisione della dottoressa Leslie Tompkins di negare un trattamento speciale che avrebbe potuto salvare per dimostrare, a Batman e ai giovani di Gotham, quanto anche il ruolo di Robin sia pericoloso.

Come per Jason Todd, la morte di Robin creò diverse crepe nella comunità fumettistica, a partire dagli addetti ai lavori. Lo sceneggiatore di Batgirl Dylan Harrocks, nel 2011, rivelò che la morte di Stephanie Brown era stata programmata dagli editor ed il nuovo ruolo «doveva essere un trucco per ingannare i lettori, facendo credere loro che alla fine [di War Games, ndr] Stephanie Brown sarebbe diventata Robin.»

Già in precedenza, nel 2007, Dan DiDio affermò che Steph «non è mai stata Robin» in risposta alle critiche mosse dai lettori circa l’assenza di un memoriale nella Bat-Caverna come per Jason Todd. Nonostante ciò, in punto di morte, a domanda specifica di Steph se fosse stata veramente Robin, Batman (Batman #633) risponde «Of course you were».

Indovinate un po’? Tornerà nell’era New52, come Batgirl e poi nuovamente come Spoiler. Ma lo sapete già…

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Damian Wayne, il Robin erede (di due troni)

Quando Grant Morrison arrivò sulle pagine della testata regolare di Batman insieme ad Andy Kubert, introdusse subito un nuovo personaggio capace di sconquassare lo status quo: Damian. Il bambino è nientepopodimenoché il figlio naturale di Bruce Wayne e Talia al Ghul, nonché nipote della Testa del Demone, Ra’s al Ghul, ed erede designato di suo nonno. Nell’ormai celeberrima Batman & Figlio (da Batman #655, 2006), Talia affida Damian a Bruce, dopo avergli rivelato l’identità del padre. Il bambino, cresciuto con i valori della Lega degli Assassini, si dimostra subito molto violento e spietato anche se, in cuor suo, vuole dimostrarsi degno del padre (ricordiamolo: stimatissimo da suo nonno).

Combatte contro Tim Drake, riducendolo in fin di vita, poiché ritenuto un usurpatore del ruolo che gli spetterebbe di diritto di nascita ed uccide dei criminali nella prima “missione”, con un costume realizzato da quello di Jason e dal mantello della Lega. Ciò crea una frattura ideologica con Batman, il quale, però, riconosce che le abilità del ragazzo possano essere veicolate nella lotta al crimine ed accetta, dopo non poche trattative, la custodia.

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Il bambino intraprenderà ufficialmente la carriera di Robin dopo la Battaglia per il Mantello (Tony Daniel, 2009), dopo essere stato ingannato dal nonno – che lo aveva addestrato per usare il suo corpo dopo l’ennesima resurrezione -, aver assistito alla dipartita del padre in Batman R.I.P. ed essere stato disconosciuto da Talia per aver rifiutato definitivamente il retaggio della Lega.

Nel primo periodo affianca Dick Grayson – momentaneamente Batman dopo l’apparente dipartita di Bruce e il conseguente di lui impegno con la Batman Inc. -, mentre nel New52 incontra addirittura la morte ed una resurrezione… metaumana.

Successivamente, nell’era Rebirth si risabilisce nel ruolo di Robin e, ormai tredicenne, affianca Batman, fa coppia con Jon Kent nei Super-Sons e, saltuariamente, fa capolino a Blüdhaven per aiutare Nightwing.

Ancora dai modi tutt’altro che affabili, ormai Damian è una presenza fissa delle storyline DC arrivando addirittura ad essere protagonista di una maxi-serie on the road nel 2021 e co-protagonista di due eventi: prima la Shadow War contro Deathstroke e poi contro lo stesso Batman a seguito degli eventi di Lazarus Planet. Lo scontro, che ovviamente si è risolto, ha causato alcune crepe nel rapporto padre-figlio: la “collaborazione” tra i due è esplorata nella serie regolare Batman & Robin, tutt’ora in corso.

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Chiunque vuole essere Robin

Ovviamente esistono tante altre versioni di Robin, di universi alternativi, di linee temporali future (basti pensare a Carrie Kelley dell’universo narrativo milleriano di The Dark Knight), cloni malvagi e robot, fugaci apparizioni. Quelli che vi abbiamo raccontato – senza ripercorrerne l’intera vita editoriale per filo e per segno – sono stati i Robin che hanno affiancato Batman negli ultimi 85 anni.

Ognuno di loro ha offerto al Cavaliere Oscuro degli spunti di riflessione, ha contribuito a sfaccettarne meglio il carattere, riuscendo, al contempo, ad essere dei personaggi con una propria personalità, con una propria identità.

E dopo 85 anni, è giusto che Robin non venga più relegato al solo ruolo di spalla… con l’augurio che ce ne siano 1000 altri, pieni di Meraviglie.


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Pier

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Appassionato di scienza e supereroi, divoratore di comics, serie TV e pizza. Ex power ranger wannabe, matematico nella vita, Batman nello spirito. Mentre cerco qualche significato nascosto nelle mie letture, sono già proiettato verso la prossima recensione... Ed oltre!

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