Cosa si fa, alla fine? Cosa ci si augura per il momento in cui qualcosa che si sta vivendo ora, nel presente, sarà finito? Magari di aver trovato una casa – un luogo dell’anima più che fisico e logistico. Magari di riuscire finalmente a dire grazie. Magari di riuscire ad esprimere qualcosa che non si è mai riusciti a fare, per qualche motivo.
Arrivati alla fine, ci si guarda indietro e si cerca di capire quanto si sia andati avanti. Si ragiona sulla bontà di quanto costruito, di quanto seminato, di quanto raccontato. Ha davvero tanto, di chiusura, di fine, di commiato ma anche di ringraziamento “La Caduta di Grayson“, ultimo volume – il nono – che raccoglie l’omonimo arco narrativo del Nightwing (sui numeri ##114-118 della serie) scritto da Tom Taylor e disegnato, in gran parte, da Bruno Redondo.
In brossurato in Italia grazie a Panini Comics, Fallen Grayson è l’ultimo racconto dello sceneggiatore australiano dedicato a Dick Grayson, personaggio che ha gestito negli ultimi 3 anni e mezzo, per un totale di 42 numeri (40 della serie regolare e due Annual). Diviso in cinque parti, La Caduta di Grayson vede esplodere e giungere a conclusione lo scontro, ormai inevitabile, tra Nightwing ed Heartless, il villain principale di tutta la run.
Nightwing volume 9 – Cadere per rialzarsi un’altra volta
Dick Grayson soffre di vertigini ormai da un po’ e ultimamente questo problema lo sta limitando nella lotta al crimine: Nightwing non si lancia più con sicurezza da un tetto di un palazzo all’altro, non può più avere lo stesso punto di vista sulla città, non può sorprendere i criminali calandosi dall’alto. Nemmeno l’aiuto di Batman e Batgirl ha portato a risultati.
Per ritrovare questa parte di sé, per superare questo blocco più psicologico che fisico, Dick ha bisogno di mettersi alla prova, di sfidare se stesso guardandosi dentro. Prima che il prossimo salto rischi di diventare una rovinosa caduta.
Fallen Grayson – un titolo che in originale fa molto più effetto, giocando sul retaggio di Dick stesso e dei suoi genitori, i Flying Grasysons – si apre in medias res con il protagonista che, dopo un breve ma intenso ricordo d’infanzia, è solo con Haley tra le nevi, steso a terra per riprendere fiato da quella che sembra essere stata una dura e lunga escursione al freddo. Uno stacco netto, in termini di ambientazione e character design, rispetto all’ultima avventura che avevamo letto e che lascia intendere sia passato del tempo dagli eventi narrati nel precedente volume.
Ed in effetti, così è: nelle due settimane intercorse tra il #113 e il #114, Heartless ha spinto sull’acceleratore, portando a compimento un lungo piano elaborato e costruito negli ultimi anni per colpire Dick Grayson. Con un esercito coartato pronto a combattere Nightwing e prendere il controllo di Blüdhaven, Shelton Lyle – alter ego di Heratless – ha deciso di sferrare il colpo decisivo: incastrare Dick Grayson, far credere ai cittadini che le sue buone azioni non fossero altro che parte di un progetto di arricchimento personale, destinato ad imporre una tirannia su tutta la città, dall’istituzione della Fondazione Pennyworth, alla costruzione del quartiere Haven, alla sconfitta di Blockbuster.
Lyle rivela le carte e, aiutato dal fido Gerald, riesce nell’impresa di incastrare Dick attraverso la manipolazione non solo delle persone – ex scagnozzi di Blockbuster e già comprimari della malavita di Blüdhaven – ma anche delle informazioni, della stampa, della polizia. Un’opera di influenza mediatica costruita a puntino ed esplosa nel momento di massima difficoltà per il primo Ragazzo Meraviglia. Lyle riesce nell’impresa di mettere in discussione – apparentemente incontestabile – non l’Eroe ma la Persona agli occhi di coloro i quali aveva finto di aiutare nel recente passato. Heartless fa apparire l’uomo che più di chiunque altro aveva messo il cuore per Blüdhaven come quello più spietato, come se, in realtà, non ne avesse mai avuto uno.
Senza più la fiducia della gente, ormai incastrato, travisato, sfiduciato, a Dick non resta altro che fuggire: non scappa di certo di fronte alla pur difficilissima situazione; deve ritrovare se stesso, superare quel blocco per poter tornare a lottare con lucidità.
Dick deve tornare ad essere un Grayson Volante affinché Nightwing possa continuare ad essere l’eroe che Blüdhaven ha conosciuto.
Nightwing è un Eroe (che si mette) in discussione
Per riuscirci, Dick deve chiedere aiuto ad un vecchio amico: un uomo che già ai tempi del circo, quando aveva solo 7 anni, lo aiutò a superare il blocco delle altezze. Deve raggiungerlo lontano – e nel terzo numero del volume le narrazioni si riallineano -, a Nanda Parbat: uno dei luoghi più iconici dell’Universo DC, introdotta nel lontano 1967 da Arnold Drake e Carmine Infantino, è un santuario mistico, di meditazione e rinascita, casa di Boston Brand, alias Deadman.
Non una novità nella gestione Taylor che, anche per quest’ultimo scorcio di run, tesse un nuovo filo nella fitta ragnatela della continuity DC: non classificabile come vera e propria retcon – a differenza di altre mosse -, lo sceneggiatore australiano lega i due personaggi grazie al loro passato circense in un flashback per contestualizzare al meglio la scelta, nel presente, di Dick di raggiungere Deadman e Nanda Parbat.
E mentre un certo famigliare indossa i panni di Nightwing per non lasciare Blüdhaven indifesa e non destare sospetti sulla contemporanea sparizione del vigilante dalle strade e la fuga di Dick, il leader dei Titans intraprende questo percorso di riscoperta di sé, di analisi, di epifanie, per tornare ad essere prima di tutto il Ragazzo (Meraviglia) che è sempre riuscito ad essere, prima che un Eroe dal cuore puro.
Il segmento narrativo in Tibet permette a Taylor di affrontare con accuratezza – pur con le dovute proporzioni nella narrativa supereroistica – la questione della terapia: la necessità di fermarsi e prendersi del tempo per se stessi, riflettere sulle difficoltà che si stanno affrontando e sui blocchi che impediscono di andare avanti.
Il tema della caduta, dunque, acquista uno spessore anche psico-emotivo di cui le vertigini e la paura delle alteze sono simbolo di qualcosa di più profondo: pur non raggiungendo abissi nietzschiano che si confanno maggiormente a Batman, la discesa di Nightwing nelle profondità della propria psiche lo porta a confrontarsi con il passato, con verità che ha nascosto a se stesso e delle quali, solo accettandole e prendendone consapevolezza, potranno permettergli di risalire.
La metafora narrativa delle altezze – veritigini, caduta e (ri)salita – è rafforzata anche nel comparto grafico: Bruno Redondo, che torna in grande stile per quest’ultimo arco narrativo, costruisce le tavole ad essa dedicate optando per una griglia puramente verticale, tavolta organizzando le splah page secondo una regia che esalti la tematica narrativa e la suggerisca in maniera più diretta – ma non didascalica – all’occhio dello spettatore. Le sequenze di azione più pura, invece, sono inserite proprio in vignette orizzontali, dal taglio prettamente cinematografico e concentrate su istantanee che risaltano la potenza fisica dei protagonisti.
La varietà nella costruzione, in cui non mancano sia lunghi passaggi con i dialoghi – come la splendida sequenza con la stampa che mostra il piano di Shelton per incastrare Dick, usata dal team creativo per ripercorrere gli eventi principali dell’intera run – o quelli con monologhi interiori del protagonisti, offrono uno stimolo continuo al lettore che si trova pienamente coinvolto nella vicenda dai ritmi serrati.
In una storia che parla di rinascita balza subito all’occhio anche il character design del personaggio che, dietro all’inevitabile look trasandato per gli eventi, ha un che di messianico, in netta contrapposizione con il look tipi di Dick Grayson tutto acqua e sapone. Ciò crea un bell’antiparallelismo proprio con l’inizio della gestione Taylor e la copertina che Bruno Redondo realizzò all’epoca.
Nel corso dei cinque capitoli de La Caduta di Grayson, dunque, Dick/Nightwing affronta in uno spazio di tre settimane un viaggio dell’eroe circoscritto a questo particolare momento della vita – editoriale e non: la partenza, la discesa ed il ritorno. Perché sì, com’è giusto che sia Nightwing riesce a tornare a Blüdhaven per regolare i conti con Heartless, mostrare a tutti la verità e pensare al futuro.
Il Nightwing di Tom Taylor: famiglia, cuore, crescita
Anche nell’atto finale contro Heartless, Nightwing non perde alcuni tratti caratteristici che l’hanno definito – e che l’autore stesso ha evidenziato ed approfondito – nella run di Taylor: la fiducia nelle altre persone, l’altruismo, il senso di giustizia e la volontà di far del bene in ogni occasione possibile. Nonostante Shelton Lyle sia riuscito a rovinargli la reputazione, Dick decide di non vendicarsi ma, anzi, di mostrare ancora una volta pietà verso il proprio nemico offrendogli un’opportunità di redenzione.
È ancora una volta il gran cuore di Nightwing a fare la differenza: nonostante lo scontro fisico vinto, nonostante la sconfitta netta del suo avversario – un avversario pensato e costruito in maniera shakespeariana su questo aspetto fondazionale dell’eroe protagonista, che non ne ha uno proprio ed uccide per impossessarsi di quello degli altri -, Dick decide di tendere una mano salvo poi arrendersi alla smania di potere, di fama, di forza di cui lo stesso nemico finisce per essere vittima.
E, allora, se nemmeno alla fine un cattivo riesce a dire grazie per l’opportunità, tanto vale fare in modo che le sue azioni vengano dimenticate per ricordare, invece, coloro ne sono state vittime. Un trattamento senza cuore per un avversario che non ne ha mai voluto avere uno davvero.
La Caduta di Grayson, a lettura ultimata, si rivela essere una piacevolissima storia a sé e contemporaneamente una perfetta conclusione di run: nei cinque capitoli sono presenti tutto lo spettro degli elementi tipici di una storia di supereroi, dall’azione al dramma, e in essi confluiscono gli anni di trama imbastiti da Tom Taylor, con lo scontro finale tra Nightwing ed Heartless come evento topico.
I personaggi che hanno fatto parte della run, dai comprimari stabili – come Batgirl, Haley, Batman, Melinda – a quelli più circostanziali – i Robins, i Titans, Bea Bennett, la Supes-Family – tornano in scena per partecipare a quest’ultima avventura di Nightwing, accompagnarlo sulla via per Nanda Parbat ed aiutarlo per tenere l’ordine in una Blüdhaven che rischia di cadere nelle mani di Lyle.
Tom Taylor ha scritto una run che ha dato ampio spazio a questi legami, rafforzando e giustificando il ruolo centrale che il personaggio di Nightwing ha acquisito all’interno di DC, creando una vera e propria rete di protezione per il protagonista, un supporto sempre presente tra un volteggio, un salto, un’acrobazia tra un edificio e l’altro.
Lo sceneggiatore australiano non si è limitato a fare il compitino, anzi: non sono stati pochi gli interventi che ha eseguito sullo status di Dick Grayson, nel presente e nel passato. Dall’introduzione di Melinda, al legame con Boston Brand e al passato di Bea Bennett, passando per le sconvolgenti rivelazioni rigurdanti la figura di Tony Zucco, figura che ha accompagnato la storia di Dick fin dall’inizio, Taylor ha osato con delle piccole operazioni di taglia-e-cuci nella continuity DC del personaggio.
E se i meriti della sceneggiatura sono innegabili e la varietà degli artisti è stata di primissimo livello, la run appena conclusa ha toccato picchi che probabilmente con un disegnatore diverso da Bruno Redondo non avrebbe raggiunto. La plasticità dei protagonisti, la loro presenza scenica, nonché una regia sempre precisa delle tavole e alcune sperimentazioni grafiche – come l’intero albo in un unico piano sequenza o quello in POV – hanno permesso a Nightwing di issarsi sempre tra le migliori serie in corso di pubblicazione di tutto il genere supereroistico. Una cifra stilistica ormai riconoscibilissima capace di fissare nell’immaginario collettivo il Nightwing di Taylor e Redondo come uno dei più apprezzati.
Cosa si fa, per questa fine? Ci si guarda indietro e si cerca di capire quanto si sia andati avanti. Si ragiona sulla bontà di quanto scritto, di quanto raccontato, di quanto letto: Nightwing di Tom Taylor e Bruno Redondo è stata una buonissima storia di supereroi, con pregi e difetti, con picchi emotivi molto alti e una qualità media sempre tendente all’insù.
Ma anche se scremato di tutti i crismi supereroistici, spogliato dell’azione sfrenata e dei diktat imprescindibili del genere, il Nightwing di Taylor e Redondo è stato, soprattutto, il viaggio di crescita – attraverso lutti, scoperte, rivelazioni, azioni e reazioni, drammi e ricongiungimenti, responsabilità e doveri – di un eterno Ragazzo ormai diventato Uomo (Meraviglia).
