Wrestling Vintage – Essere Razor Ramon

Ripercorriamo la carriera di Scott Hall, per tutti uno dei cattivi più affascinanti del mondo del wrestling: il mitico Razor Ramon!

copertina wrestling vintage razor ramon

Qualche giorno fa se n’è andato uno dei wrestler più influenti della storia di questa disciplina. Non è purtroppo il primo a lasciarci prematuramente, quantomeno in base a quella che, secondo la nostra concezione, dovrebbe essere la “data di scadenza” della nostra esistenza. Ma Scott Hall – per molti semplicemente “Razor Ramon” – era uno occupava un posto nella top 5 di chi vi scrive. E come succede sempre quando muore un eroe d’infanzia, il dispiacere diviene quasi bambinesco: i ricordi che abbiamo di lui cominciano ad affiorare legandosi indissolubilmente ai propri dove e quando, come se un pezzo del cammino lo avessimo percorso insieme. E quindi l’unico modo per fare i conti con quella “dolceamara sinfonia che è la vita” (mi perdonerà il maestro Richard Ashcroft ma è l’unica descrizione che mi viene in mente…) è, ancora una volta, fissare i bei ricordi in quella dimensione assoluta che sta oltre la vita e la morte.

Che avesse iniziato la sua carriera in coppia con Curt Henning (il Mr. Perfect della World Wrestling Federation) alla American Wrestling Association a metà degli anni Ottanta lo avrei scoperto solo anni dopo. Per me Scott Hall, anzi “Razor Ramon” (da piccolo non avevo alcun dubbio che quello fosse il suo vero nome, quantomeno “Ramon”, visto che sapevo da Dan Peterson che “Razor” voleva dire “rasoio” o “lametta”) spuntò fuori dal nulla ad un certo punto del 1992. Come di consueto, durante le puntate trasmesse in tivù, andavano in onda, fra un match e l’altro, queste vignette in cui i nuovi si presentavano al pubblico. E più ricorrenti erano gli sketch che lo riguardavano nell’arco delle settimane seguenti, più capivi che il nuovo arrivato sarebbe stato uno da tenere in considerazione. Nel DVD Scott Hall: Living on a Razor’s Edge, uscito nel 2016, c’è un’intera sezione in cui vengono raccolte tutte le sue vignette introduttive. C’è questo tamarro con l’accento spagnolo, con la camicia aperta e i peli del petto in bella vista ricoperti da una cascata di collane d’oro (che a me ricordava quello che si ubriacava e faceva il figo con gli amici al bar del paese), che fa le cose più antipatiche: dice di essere el jefe, arrogante come pochi, considera le donne come oggetti in pieno stile machista, maltratta un cameriere al ristorante e bullizza la gente sulle spiagge di Miami. Insomma, non era difficile capire che si trattava di un nuovo “cattivo” fino al midollo, uno da “odiare” per chi era abituato a una netta contrapposizione fra il bene e il male. Proprio lui, fra l’altro, diceva Say hello to The Bad Guy parafrasando il Tony Montana di Scarface a cui – anche questo lo avrei scoperto molto tempo dopo – si ispirava. Razor era uno stronzo, sì, ma anche uno particolarmente magnetico sul ring. Quando si apprestava a chiudere gli incontri e mimava è finita! incrociando le braccia e allargandole di scatto era veramente adrenalinico. E la sua mossa, la Razor’s Edge, era una delle cose più devastanti viste fino a quel momento.

Era impossibile tifare per lui – era pur sempre un heel e noi eravamo dei bambini a modo! – ma, dietro ai fischi di facciata, una piccola parte di noi lo ammirava segretamente. Memorabili le sue battaglie con alcuni beniamini del pubblico come Bret Hart o “Macho Man” Randy Savage. A metà del 1993, però, la popolarità del “Bad Guy” era talmente cresciuta che ai dirigenti della WWF non rimase che far diventare il suo personaggio un “buono”. Ora la sua solita arroganza ci sembrava più la simpatica spacconaggine di quello che rimane pur sempre un bravo ragazzo (del resto, per il pubblico poco esigente di quegli anni sarebbe stato plausibile anche che un serial killer potesse cambiare dalla sera alla mattina). Con il cambio di atteggiamento arrivò anche il regno da campione intercontinentale che lo avrebbe portato al primo memorabile Ladder Match della storia della WWE a WrestleMania X contro Shawn Michaels (in realtà sarebbe il secondo match con la scala ma il primo, disputato da Bret Hart e Michaels due anni prima, non venne mai trasmesso in tivù).

Poi da noi si spensero i riflettori e tanti saluti al variopinto carrozzone del wrestling in televisione fino al 1999. Quando si riaccesero, trovammo Razor Ramon (che adesso si faceva chiamare col suo vero nome di battesimo), Hulk Hogan e tanti altri che avevamo lasciato nella WWF in un’altra federazione di cui conoscevamo l’esistenza solo per essere stata menzionata un paio di volte da Dan Peterson durante le sue telecronache: la World Championship Wrestling. Inoltre, scoprimmo che in WCW Hogan, Hall e un altro ex WWF, “Diesel” Kevin Nash, avevano formato un gruppo di “cattivi”, chiamato New World Order, che si vestivano di nero, usavano bombolette spray per “marchiare” i loro avversari e facevano quello che volevano quando lo volevano. Ora, capite che molti di noi erano in piena fase adolescenziale, quando viene istintivo pensare e fare il contrario di quello che ci viene detto, quando la ribellione a prescindere diventa quasi una moda a cui conformarsi senza se e senza ma. Su questa base, una tale accozzaglia di degenerati poteva passare inosservata, secondo voi? I tre leader dell’NWO, che già ci piacevano, segretamente o meno, in WWF ai nostri occhi divennero immediatamente le rockstar del wrestling, gli apostoli della ribellione, i profeti della figaggine.

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Però c’era un però. Nel 1999, purtroppo, il fenomeno dell’NWO era ormai in fase irrimediabilmente calante e Hall era in costante lotta con i suoi demoni (questo me l’avrebbe fatto scoprire Internet). A causa delle sue dipendenze da droghe e alcol era più assente che presente nelle trasmissioni della WCW e a noi fan non restava che andare a ricercare le immagini e le storie andate in onda negli anni fra il 1996 e il 1998. Per questo il revival pensato da Vince McMahon, che nel 2002 introdusse nei programmi della (da lì a poco) rinominata World Wrestling Entertainment il gruppo di “fuorilegge”, venne salutato con grande entusiasmo dagli appassionati. Tuttavia, le aspettative si schiantarono contro pessime scelte creative e i soliti problemi di Scott Hall che venne licenziato soltanto tre mesi dopo.

Gli anni seguenti, per lui, sarebbero stati un percorso fatto di (tante) cadute, che in alcuni momenti avrebbero fatto temere il peggio ai suoi tifosi, e un lieto fine, come nei migliori film di Hollywood. Dopo essersi definitivamente riabilitato (grazie soprattutto all’amico e collega Diamond Dallas Page), Scott Hall venne indotto nella classe del 2014 della Hall of Fame della WWE (onore bissato insieme al resto dell’NWO nel 2020). Un riconoscimento quanto mai dovuto per un lottatore che, a detta di molti suoi colleghi, ha contribuito tantissimo all’evoluzione delle loro carriere.

In questi giorni ho pensato parecchio al 2017 quando, in una sessione del WrestleMania Axxess a Orlando, in Florida, mi ero messo in coda nella lunghissima fila verso la postazione dalla quale Scott Hall firmava autografi e scattava foto con i fan. Il tempo passato in una postazione dalle star presenti ai Meet & Greet con il pubblico è in genere limitato e, quando scade, anche se la coda non si è ancora esaurita, il posto viene ceduto ad un altro. Per cui sapevo che avrei cominciato la fila per incontrare Razor ma che, arrivato a destinazione, mi sarei anche potuto trovare di fronte qualcun altro. Ma decisi di provarci lo stesso.

E com’è andata a finire? La mia perseveranza mi ha permesso di incontrare il mio idolo?

Mi spiace, purtroppo questa storia non ha un lieto fine: ne ricavai solo una foto con l’ex lottatrice Ivory (comunque molto gentile) e un video girato di corsa alle spalle di Scott Hall mentre se ne andava via. Ma va bene lo stesso. Rest in peace, Bad Guy.

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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