Wrestling Vintage Classics: The Lost Tapes – Un sabato sera molto complicato

E se anche questa settimana mettessimo in funzione quel pezzo d’antiquariato chiamato videoregistratore e rispolverassimo ancora una volta i vecchi nastri con le puntate di wrestling trasmesse fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta? Le immagini, magari, non saranno un granché, ma siamo certi che i ricordi riaffioreranno in 4K.

Verso la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, la prima epoca d’oro del wrestling nella televisione italiana, i programmi che venivano regolarmente trasmessi da noi erano WWF Superstars e Wrestling Challenge. Il formato in cui ci venivano proposti questi show, che in America erano settimanali, da Italia1 o Tele+2, a seconda di chi ne deteneva i diritti, poteva variare per adattarlo a una striscia giornaliera da mezz’ora oppure al classico contenitore lungo del sabato o della domenica. Oltre ai soliti incontri settimanali, però, ogni tanto ci venivano proposti degli highlights tratti da qualche evento speciale o, nel migliore dei casi, veniva trasmesso l’intero evento spezzettato in più puntate.

Quando, per esempio, andavano in onda immagini tratte da un pay-per-view o da Saturday Night’s Main Event, notavi subito quell’aura di importanza che avevano rispetto al resto dei match. Sarà stata la qualità delle riprese, il coinvolgimento del pubblico…non so. Fatto sta che si capiva subito che sarebbe successo qualcosa di notevole.

Con queste premesse, direi di fare una bella cosa. Azioniamo il videoregistratore e torniamo al lontano (ahimè…) 1989. Che poi, in realtà, sarebbe il 1988 perché oggi rivivremo l’incontro disputato da Hulk Hogan e Akeem il 7 dicembre di quell’anno allo USF Sun Dome di Tampa, in Florida. Solo che la diciannovesima edizione di Saturday Night’s Main Event registrata quella sera venne irradiata sugli schermi americani solo il 7 gennaio dell’89 (senza che il resto del mondo, che non era stato a Tampa il mese prima, conoscesse un singolo dettaglio della contesa: questa cosa, rapportata ai giorni nostri, mi fa sorridere ogni volta che ci penso).

In Italia sapete già chi c’era allora al tavolo di commento. No introduction needed.

dan peterson

Alla fine degli anni Ottanta, smessi i panni del bullo da strada One Man Gang per riabbracciare le sue improbabili origini africane, George Gray era diventato Akeem, the African Dream. Vestito con una tutina blu attillatissima che (purtroppo) non lasciava spazio all’immaginazione e con un paio di stivaletti gialli, aveva cominciato a muoversi come un deficiente e a parlare con un accento posticcio. Ben presto, Akeem si era alleato con il poliziotto “cattivo” Big Boss Man formando la squadra dei Twin Towers e ad un certo punto i due avevano cominciato a battagliare con il beniamino assoluto della federazione, il buon Hulk Hogan. Una delle tante rese dei conti avviene proprio a Saturday Night’s Main Event XIX dove il secondo match della serata è proprio quello fra l’Hulkster e il mastodontico (e danzante) Akeem.

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La fase inziale segue il solito copione: scambi di colpi, il “cattivo” colpisce il “buono” (boo del pubblico), questi ricambia con gli interessi (applausi del pubblico). E non dimentichiamo la presenza a bordo ring del partner Boss Man e del loro manager Slick, anche loro bastonati a dovere dal nostro eroe tutte le volte che ce n’è la possibilità. I tre, per un po’, fanno a turno la parte del bersaglio che Hogan puntualmente colpisce facendoli rotolare per terra. Dan Peterson diventa il doppiatore del campione che sta seriamente pensando di sollevare e sbattere a terra quel gigante con la tutina: “Alzo lui? Sono abbastanza forte o no?”. Il pubblico nell’arena è contento perché ha pagato il prezzo del biglietto proprio per vedere questo spettacolo. Quello da casa concorda.

Ma la felicità dei fan per il dominio di Hulk non è destinata a durare. Verso la metà della contesa, infatti, Akeem para un colpo di Hogan facendosi scudo con l’arbitro che ovviamente finisce kappaò. E qui interviene Big Boss Man che colpisce il nostro wrestler preferito con il suo manganello. Le due Torri Gemelle, quindi, si scagliano ripetutamente sul povero Hogan per qualche minuto e il pubblico è letteralmente infuriato. Coach Peterson è scandalizzato dal fatto che tante volte il supereroe baffuto è corso in salvo di altri lottatori vittime di pestaggio da parte dei “cattivi” mentre adesso nessuno sembra avere a cuore le sue sorti.

Di fatto, in un paio di occasioni, le telecamere ci mostrano il backstage dove “Mean” Gene Okerlund (comicamente scambiato per Vince McMahon dal nostro adorato telecronista) sta guardando il match insieme a “Macho Man” Randy Savage che non sembra minimamente interessato a intervenire, nonostante le accorate richieste di una visibilmente preoccupata Miss Elizabeth. Hulk è in pericolo, gli dice lei. Se la sta cavando benissimo, risponde lui mentre sul ring volano mazzate.

Mentre Elizabeth torna di corsa verso il quadrato, per fortuna Hogan inizia a reagire e a caricarsi (il momento più atteso!). Macho Man ci tiene a far notare che ce lo aveva detto che Hulk aveva la situazione sotto controllo…

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L’idolo dei fan ora è talmente gasato che, prima del gran finale, si concede qualche secondo per prendere in giro la danza di Akeem. Poi lo colpisce con un big boot e, subito dopo, lo sbatte a terra. Prima che possa schienarlo, però, interferisce nuovamente Boss Man con una manganellata che costringe il direttore di gara a chiamare la squalifica.

Purtroppo, però, non è ancora finita. I due giganti continuano a picchiare brutalmente Hogan e Miss Elizabeth sale sul ring sperando di fermarli in qualche modo. Per tutta risposta, il poliziotto la afferra e, sadico come pochi, la ammanetta alle corde. Che cosa vuole fare? Vedendo la sua compagna in pericolo, finalmente Savage accorre sul quadrato portandosi dietro una sedia per sgomberarlo dai malvagi Twin Towers. Ma Elizabeth è arrabbiata. Randy cerca di darle la mano ma la ragazza, stizzita per non essere stata ascoltata prima, preferisce tornare nel backstage con un dolorante Hulk Hogan. Macho Man li segue cercando di fermarla…

In quel momento, solo chi non ha mai visto neanche un’immagine di una soap opera non teme che presto fra i due grandi wrestler sorgeranno problemi mica da ridere.

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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