Wrestling Vintage Classics: The Lost Tapes – Un ladro contro un Matador

E se anche questa settimana mettessimo in funzione quel pezzo d’antiquariato chiamato videoregistratore e rispolverassimo ancora una volta i vecchi nastri con le puntate di wrestling trasmesse fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta? Le immagini, magari, non saranno un granché, ma siamo certi che i ricordi riaffioreranno in 4K.

copertina wrestling vintage repo manQuella del 10 agosto 1992 è una serata di tapings al Von Braun Civic Center di Huntsville, in Alabama. Si registrano incontri che saranno trasmessi principalmente nelle puntate settimanali di WWF Superstars o che, in alcuni casi, negli Stati Uniti troveranno spazio su Prime Time Wrestling anche a distanza di mesi. Come il match fra “El Matador” Tito Santana e Repo Man che andrà in onda in pieno autunno, nella puntata del 5 ottobre. Da noi, invece, ci sarà da attendere un altro mese e mezzo perché le immagini arrivino su Tele+2. Infatti, Dan Peterson ce lo presenta come uno dei due incontri clou della puntata di lunedì 23 novembre.

Dal 1987 al 1991 Barry Darsow aveva fatto parte di uno dei tag team più cazzuti dell’intera World Wrestling Federation: i Demolition. Prima con “Ax” Bill Eadie e poi con “Crush” Brian Adams, vestito di pelle e borchie, aveva fatto carne da macello degli avversari conquistando i titoli di coppia per ben tre volte. Poi, nella primavera del 1991, i Demolition si erano sciolti e Darsow era stato costretto a reinventarsi. Il problema è che, alla fine di quell’anno, l’ex Smash era ricomparso sotto le spoglie del già citato e improbabile Repo Man.

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Barry Darsow nei panni di Demolition Smash (a sinistra) e Repo Man (a destra)

Chi era, o meglio, che cos’era Repo Man? Un “cattivo” che se ne andava in giro con un impermeabile grigio con imbottiture fatte con pezzi di pneumatico appiccicati su gomiti e spalle e targhe incollate sulla schiena a formare il suo nome. Inoltre, indossava una mascherina nera sottile, in stile Lone Ranger o Zorro, per capirci, e portava con sé una fune da traino con un grosso gancio (che spesso usava per legare i suoi avversari sul ring). Il suo compito era quello di recuperare – rubare, in realtà – i beni di coloro che erano in ritardo con il pagamento delle rate. Nelle consuete vignette di presentazione del personaggio, Repo Man si recava furtivamente nelle case dei morosi e faceva sparire la loro macchina, per esempio. E lo faceva provando un grande piacere che gli provocava sempre una diabolica risata.

Ecco, queste sono le basi su cui poggia l’incontro che recuperiamo oggi. Repo Man, che viene annunciato come proveniente da Motor City, cioè Detroit, città americana equiparabile alla nostra Torino perché sede delle tre più grandi case automobilistiche del Paese (General Motors, Ford e Chrysler), come ci spiega Dan Peterson nella sua consueta digressione culturale a stelle e strisce. E come se il livello di stramberia non fosse già abbastanza elevato, il suo rivale, il leggendario Tito Santana, in quel periodo si vestiva da matador, personaggio di solito più avvezzo ad altri tipi di arene e avversari. Siamo in piena era cartoonesca del wrestling e tutto questo ci piace da matti.

“El Matador” Tito Santana
“El Matador” Tito Santana

Dopo un accenno ai Padri Pellegrini e al Giorno del Ringraziamento (che in America si sarebbe celebrato tre giorni dopo la messa in onda del match in Italia), il nostro telecronista è finalmente pronto a raccontarci l’azione. Repo Man propone subito una sportiva stretta di mano ma il buon Tito non cade nella trappola e, piuttosto, blocca per qualche minuto il subdolo avversario in una presa per cedere. “Repo Man è un attore incredibile”, se la ride Dan, che spiega la sua curiosa teoria: quando El Matador stringe la presa e quello si contrae in una smorfia urlando wo wo wo! possiamo stare tranquilli perché in realtà non sta provando alcun dolore. Se, invece, non si scompone, quello è il segnale che sta soffrendo. Si chiama psicologia inversa, amici.

Ad un certo punto, però, Repo Man riesce a liberarsi ed a prendere il sopravvento strapazzando l’avversario sulle corde. Poi sale sul paletto, pronto a sferrare una serie di pugni sulla testa di Santana. Ma questi lo ferma e lo sbatte al tappeto. Subito dopo, con un calcio volante scaraventa Repo fuori dal ring. La visuale dell’arbitro è coperta e l’ex Demolition ne approfitta per raccogliere da sotto il quadrato una borchia da automobile, uno di quei pezzi circolari che servono per coprire i cerchioni (che notoriamente abbondano sotto i ring di wrestling insieme a tanti altri oggetti senza senso). El Matador si avvicina e per il disturbo si becca una borchiata in testa. Prontamente Repo Man approfitta dello stordimento dell’altro per tornare sul quadrato e provare a chiudere il match: 1-2…Tito mette un piede sulla corda e l’arbitro deve interrompere il conteggio. Repo ci riprova con un suplex: ancora conto di due. Santana non è affatto disposto a mollare e passa al contrattacco: due “braccio teso” di seguito e poi una flying forearm, che Dan Peterson chiama “placcaggio”. Ma non basta. Nessuno dei due contendenti riesce a fare sua la contesa.

Repo Man esce di nuovo dal ring ma El Matador è talmente arrabbiato e frustrato che perde la testa e lo insegue brandendo la borchia con cui quello lo aveva colpito poco prima. All’arbitro non resta che contare fuori entrambi i wrestler e decretare la doppia squalifica. Le telecamere seguono i due che fanno come il gatto e il topo fino all’entrata del backstage. Mentre noi, che siamo davanti alla tivù nel 1992, pensiamo che forse stavolta quello che “recupera” la roba degli altri avrà quello che si merita.

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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