Wrestling Vintage Classics: The Lost Tapes – Quando non è serata…

Anche oggi siamo pronti a premere play sul nostro videoregistratore per tornare indietro nel tempo con le puntate di wrestling trasmesse dalla televisione italiana negli anni Ottanta e Novanta. Le cassette sono un po’ impolverate, certo, ma i ricordi riaffiorano vividi come se fosse ieri.

E con questa nota poetica direi che abbiamo toccato il punto più alto della settimana (quindi pensate come sarà stato il resto…).

copertina wrestling vintage tlt 1992Ci troviamo nuovamente in Canada. E sì, siamo ancora a Regina, provincia di Saskatchewan (se avete letto gli episodi precedenti, ormai possiamo dirlo insieme: eh??), il 13 ottobre 1992, serata di tapings della WWF con vari match registrati e trasmessi nel corso delle settimane seguenti su WWF Superstars, Wrestling Challenge o Prime Time Wrestling. Il primo a fare il suo ingresso è Rick Martel che in quel periodo interpretava il personaggio di un improbabile modello. Dan Peterson lo prende in giro – “Rick sei e-le-gan-tis-simo” – e poi si chiede cosa penseranno di lui i “fotomodelli” e le “fotomodelle” che frequentano Milano, capitale mondiale della moda. Parafrasando proprio te, Dan, ti do una notizia: non credo che nessuno di loro sappia chi diavolo sia Rick Martel. Oltretutto stasera, più che un modello, sembra Hugh Hefner, il fondatore di Playboy (vedere qui di seguito per credere).

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Poi è la volta del suo avversario. Da Kona, nelle Hawaii, viene annunciato Crush e il Coach ne tesse le lodi rivolgendosi ai telespettatori: «nominatemi uno che è più popolare per simpatia». Siamo dell’opinione che nel 1992 ce ne fossero parecchi ma non osiamo contraddire il maestro. Suona il gong, comincia l’azione. È una contesa di forza contro agilità. Martel cerca di cingere Crush alla vita, questi si libera con un semplice colpo d’anca ma The Model, a mo’ di sfottò, fa addirittura la ruota come fosse un bambino al parco e poi un jumping jack di riscaldamento col solito sorrisino arrogante stampato in faccia. Crush lo lancia contro le corde, poi si stende a terra, gambe all’insù, pronto ad intercettarlo ma Rick, di nuovo, fa la ruota e poi ancora un po’ di jumping jack. Si riparte, stessa dinamica: lancio sulle corde, schivato un tentativo di colpirlo da parte di Crush, ruota. Dan sembra impressionato: Martel è uno molto atletico. Ma al gigante delle Hawaii sono girate le biglie e, stavolta, con un potente braccio teso lascia il buon Martel lungo sul tappeto.

Tutto sommato, però, The Model non se la cava affatto male. D’altro canto, non dimentichiamo che stiamo parlando di un tre volte campione di coppia, l’ultima della quale insieme a Tito Santana nel 1987, come lo stesso telecronista ci ricorda, collocando erroneamente, però, questo regno “in un’altra federazione” (ma questi sono i meravigliosi strafalcioni delle telecronache di Dan Peterson che per noi, comunque, era, è e sarà sempre la bibbia del wrestling, qualunque cosa dica). Presa al braccio, Crush si libera e lo lancia verso il paletto provando a travolgerlo con una valanga. Ma Rick si sposta e lo fa andare a vuoto tornando in controllo del match. Con l’avversario a terra, il modello coglie l’opportunità per applicare una camel clutch, la mossa per cedere resa celebre da The Iron Sheik che si sedeva sulla schiena dell’avversario e gli torceva il collo verso l’alto. Ma Crush è potentissimo e riesce ad alzarsi in piedi con Martel ancora sulle sue spalle. The Model, però, continua a colpirlo e Crush subisce in modalità Hulk Hogan. Ci aspettiamo, quindi, una reazione da un momento all’altro e infatti, usando il vocabolario di Coach Peterson, “aeroplano” (lo rigira in aria come una bambola di pezza) e “spaccaschiena” (questa l’avete già capita). Non una ma ben due volte di seguito. “Volete che lo alzo sulla testa? Sì Crush, falo pure!”, dice Dan, come sempre ventriloquo sia dei wrestler che del pubblico. Siamo tutti gasati per quello che sta per arrivare e… Rick Martel abbandona il ring. Ma come? Niente, ne ha avuto abbastanza e preferisce ritirarsi in buon ordine negli spogliatoi. Il colosso di Kona vince per conteggio fuori ma la telecamera che lo inquadra ce lo mostra scontento quanto e più del pubblico che è intento a fischiare il suo avversario.

Crush-Brian-Adams

Per riprenderci dalla delusione non ci rimane che buttarci su un incontro per i titoli di coppia. Nella puntata precedente abbiamo assistito all’inattesa vittoria dei Money Inc. che hanno sfilato le cinture dalla vita extralarge dei Natural Disasters  La prima difesa ufficiale per i nuovi campioni è contro lo spettacolare team di Owen Hart & Koko B. Ware, due veri e propri precursori dello stile altamente acrobatico molto diffuso ai giorni nostri. I due ragazzi, che indossano – mostrando di avere molto fegato – dei pantaloni sborsati coloratissimi, arrivano sul ring e si danno un “alto dieci”, che è la traduzione che Dan Peterson fa di hi-five (cioè quando due battono entrambi i palmi delle mani l’uno con quelli dell’altro). Il telecronista ci spiega che i Money Inc. sono molto arrabbiati per essere stati costretti a difendere il titolo così presto.

Owen Hart & Koko B. Ware
Owen Hart & Koko B. Ware

Ma tant’è: inzia la contesa. Ted DiBiase strapazza un po’ Owen, lo solleva e lo sbatte a terra. Sembra già un match a senso unico ma gli High Energy reagiscono con dei calci voltanti che spediscono i “cattivi” fuori dal ring. Entrano IRS e Koko e Dan ne approfitta per raccontare le gesta di quest’ultimo durante la tappa della tournee della World Wrestling Federation del 1988 al Pala Trussardi di Milano: “ha avuto un carisma…una vera e propria pazzia per questo piccolo ragazzo tondo di colore” (ecco, a parte la descrizione, tutto bene). Nel frattempo, però, il povero Koko le prende di santa ragione, anche se “lui è l’unico che fa il braccio teso volante nella WWF” (e pensa se non lo avesse fatto…). Cambio, sul quadrato torna Owen. La musica sembra diversa: braccio teso a entrambi i campioni, poi il fratello minore di Bret le suona a The Million Dollar Man. Tutto bellissimo, come si racconterebbero seduti sulla spiaggia Aldo, Giovanni e Giacomo. E allora perché, dopo circa quattro minuti dall’inizio, con una semplice swinging neckbreaker, Ted DiBiase chiude l’incontro lasciandoci con un palmo di naso?

Grandissima delusione, un’altra nella stessa puntata. E niente, si vede che oggi non era giornata.

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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