Wrestling Vintage Classics: The Lost Tapes – Novembre 1992

Oggi la macchina del tempo di Wrestling Vintage vi riporta al 1992, esattamente 30 anni fa: rivedremo in azione Bret “The Hitman” Hart, Papa Shango, Ric Flair e tanti, tanti altri ancora. Pronti a questo viaggio nel nostro sport-spettacolo preferito?

copertina wrestling vintage 1992Continuiamo a scavare nelle vecchie registrazioni di puntate di WWF Superstars e Wrestling Challenge che andavano in onda su Tele+2 all’inizio degli anni Novanta, in strisce pomeridiane durante la settimana e poi la domenica mattina. Ogni match ritrovato in quei nastri è una piccola gemma dal valore sentimentale inestimabile per i quarantenni di oggi, piccoli fan di allora.

E dopo questa mielosa considerazione iniziale, passiamo alle cose serie (si fa per dire).

Siamo nel mese di novembre del 1992. O meglio, a dirla tutta sarebbe la sera del 27 ottobre. Sì, perché, come accadeva a quei tempi, gli eventi venivano disputati dal vivo e poi trasmessi in televisione in differita, a volte anche un mese dopo. Ricordate che siamo nell’era pre-Internet, quando le informazioni non circolavano con la velocità attuale. Per cui, a parte i tifosi presenti all’Hulman Center di Terre Haute, in Indiana, nessuno dei telespettatori davanti alla tivù il 14 novembre conosceva i risultati della trentunesima edizione di Saturday Night’s Main Event.

Stiamo parlando dell’ultima puntata dello show prima del suo rilancio (non fortunato quanto l’originale, a dire il vero) di quattordici anni dopo. Il palcoscenico è riservato al giovane campione assoluto Bret “The Hitman” Hart che aveva vinto il titolo contro il leggendario Ric Flair solo qualche settimana prima. Negli spogliatoi, “Mean” Gene è pronto a raccogliere i suoi commenti sulla prima difesa ufficiale della preziosa corona che avverrà proprio stasera contro il temibile Papa Shango “di cento e quaranta chili”, secondo la conversione del peso in tempo reale che fa Dan Peterson.

Bret, però, è sicuro di sé. Per battere uno così grosso, «devo solo pensare a mio padre che ha insegnato a me e mio fratello a essere duri». Per caricarsi, il wrestler canadese snocciola tutti i suoi successi nella federazione: prima campione di coppia, poi intercontinentale e ora, finalmente, ha realizzato il sogno di laurearsi campione del mondo. «Papa Shango non me lo porterà via», conclude, pronto a salire sul ring. Dove, ad attenderlo, immerso nella nuvola di fumo sprigionata da quella specie di totem a forma di teschio che era solito portarsi dietro, c’è già lo stregone voodoo. Nell’arena risuona la sua musica e il campione viene fuori provocando l’ovazione del pubblico. Tanto che Dan descrive Papa Shango “leggermente disorientato per questa accoglienza a Bret Hart” che, nel frattempo, si toglie i tipici occhiali rosa e li regala a un bambino in prima fila.

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I riti pre-gara sono stati celebrati: inizia il match.

Come faceva ogni tanto nelle sue telecronache (e risentirlo oggi mi provoca una piacevole nostalgia), all’inizio della contesa Coach Peterson parte con una delle sue famose digressioni fuori tema. E quindi ci racconta che lo Stato dell’Indiana è sede dell’Indiana State University, che alcune università americane, come questa, hanno la parola university prima del nome dello Stato mentre altre, come la University of Michigan, ce l’hanno dopo (ma tu pensa!). E poi che “il grande Larry Bird ha giocato qui con Indiana State University” e, ancora, che l’allenatore della squadra è il mitico Bob Knight. Il tutto mentre Hart e Shango sono intenti a menare le mani sul ring.

Di fatto, il bello di guardare il wrestling commentato da Dan Peterson era anche questo: da un particolare tirava fuori uno spaccato di storia e cultura americana che, per noi bambini nati prima di Internet, era un modo per saperne di più su un mondo, quello d’oltreoceano, che percepivamo lontano e affascinante.

Papa Shango sembra avere il controllo del match, d’altro canto ha “altezza, peso, forza e grande cativeria”. Tutte le volte che Bret prova a reagire, quello “well…lo scarta come un pupazzo”. Niente, nonostante tutti gli sforzi, il campione non riesce a portare dalla sua parte l’inerzia dell’incontro. Come se potesse parlargli, Dan lo esorta ad eseguire la sua mossa di sottomissione: “devi fare il cechino se vuoi vincere, Bret!”. Ma lui non sembra volerlo ascoltare: esegue, invece, una serie di mosse acrobatiche ma, per tre volte di fila, ottiene solo un conto di due. Forse ci siamo: il “cattivo” comincia a vacillare ma manca ancora qualcosa. Quell’occasione unica da cogliere al volo. Durante uno dei tanti rovesciamenti di fronte, Shango si lancia contro Bret che è appoggiato ad un angolo del ring. Il canadese è lesto a spostarsi e la corsa del gigante finisce contro il paletto. Lo stregone crolla a terra e il campione capisce che l’occasione è arrivata: è il momento della sharpshooter. Così Dan viene finalmente accontentato e può raccontarci felice lo schienamento vincente. Hart conserva il titolo WWF.

x1080 (1)Il seguente match tratto dalla nostra regitrazione è un perfetto esempio del fatto che fra la disputa di un incontro, soprattutto nell’ambito delle cosiddette sessioni di tapings, e la sua messa in onda poteva passare anche molto tempo. Di fatto, è novembre e fa freddo quando assistiamo alla contesa fra Tatanka e Rick Martel che, in realtà, si è disputata il 2 giugno al Civic Centre di Ottawa, in Canada.

I due lottatori saranno rivali durante la maggior parte dell’anno a causa della profanazione delle sacre piume della tribù di Tatanka da parte di Martel. Il culmine del loro scontro viene raggiunto in due pay-per-view, WrestleMania VIII e Survivor Series. In mezzo, vari altri match televisivi e non.

Martel, veterano sul viale del tramonto, si era ridotto ad interpretare la parte – decisamente comica – del modello d’alta moda che spruzza a destra e a manca il suo profumo chiamato, fin troppo prevedibilmente, Arrogance. Mentre il wrestler percorre il corridoio verso il ring, Dan si chiede “ci sarà veramente un profumo che si chiama Arroganza?”, mostrando di dare fin troppo credito al vecchio Rick. “Alzatevi in piedi…non avete classe!”, è l’insulto che, da navigato heel, rivolge al pubblico. E quelli giù fischi e buuu come se piovesse.

Non appena nell’arena risuona l’urlo di guerra della sua tribù, però, Tatanka si precipita ad interromperlo perché – ci spiega Coach Peterson – “ce l’ha a morte con Rick Martel che ha preso in giro gli indiani americani”. The Model scappa e Tatanka lo insegue intorno al ring, poi i due rientrano nel quadrato e Martel prova a sferrare il primo colpo ma viene ribaltato. Tatanka is on fire ma Dan è scettico: “Mmm…non ci credo molto quando iniziano troppo bene”. E infatti il “buono” viene tirato fuori dal ring. Ma con il suo tipico “colpo di ascia” (il copyright è sempre del nostro telecronista preferito), l’indiano americano riprende in mano il match. “Presa di braccio…”: Dan odia quelle inutili “prese di braccio” e non ne fa mistero.

screen-shot-2018-11-04-at-1-02-14-pmDopo una nuova fase favorevole a Rick Martel, Tatanka esegue un altro “colpo di ascia” dal paletto. Ma Peterson lo ammonisce sostenendo che il wrestler “ha sopravvalutato le sue possibilità”. E non sbaglia: Martel ribalta un lancio verso le corde, lo solleva e lo fa finire con il collo sulla corda opposta. È in quel momento, però, che The Model conferma di essere più una macchietta che un temibile lottatore. Invece di approfittare della situazione per chiudere l’incontro, Rick preferisce perdere tempo vantandosi col pubblico ed eseguendo alcune pose a favore di telecamera. Tatanka ha così il tempo di riprendersi e di eseguire un roll-up (ma per noi petersoniani sarà sempre una “culla”) per l’1-2-3 vincente.

E anche per oggi è tutto, amici sportivi!

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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