The Sandman è una serie bellissima

Abbiamo visto la prima stagione di The Sandman, la serie disponibile su Netflix tratta dal capolavoro di Neil Gaiman: ve lo diciamo subito, è bellissima. Entriamo nel dettaglio in questa recensione assolutamente senza spoiler

recensione sandman

I Sogni aiutano a Bingewatchare oppure il Bingewatch aiuta a Sognare?
Con questo incipit un poco Marzulliano, più che Gaimaniano, indovinate di cosa si va a parlare? Ma ovviamente della Serie TV Netflix di THE SANDMAN, che domande!
Che lo dico subito, mi sono particolarmente goduto, forse perché, superato lo scoglio preoccupato dei primi tre episodi, ho sentito come un peso levarsi da sopra la mia schiena.
Perché ancora una volta la mia fiducia in Neil Gaiman è stata ripagata: come per “Good Omens“, si è speso per garantire che la sua opera non venisse tradita in alcun modo, e così, pur con tutti i limiti possibili, è stato anche per questa serie, prodotta da Warner Bros. (giusto per rendere merito a quel cartello all’inizio di ogni episodio), e quindi già per questo una piccola spanna sopra ad altri “Netflix Originals” che spesso tracimano nell’Incubo.

Cosa che ha in comune con un altro adattamento DC Comics/Vertigo particolarmente riuscito, ovvero “Sweet Tooth“, ma non divaghiamo, non facciamo come quei sogni che li inizi in un modo e poi finiscono in tutt’altro, rimaniamo ancorati alla realtà.
Come fa del resto la serie stessa, il che è un poco un paradosso, a dirla così, visto che parliamo di Sogno degli Eterni, ma è di fatto la principale differenza, quella che inevitabilmente rappresenta il palo impossibile da evitare se si passa dalla carta allo schermo, grande o piccolo, come in questo caso.
Ora, non voglio fare quello che vi propina l’inevitabile spiegone su cosa sia “The Sandman” aka “The Greatest Epic in the History of Comic Books” (cit. The Los Angeles Times Magazine), di come questo fumetto DC, nato nel 1988 dalla penna di Neil Gaiman, viva, oltre che dell’immaginifico estro dello scrittore, anche della felice unione di matite come quelle di Sam Kieth, Mike Dringenberg, Colleen Doran, Marc Hempel, Kelley Jones, Jill Thompson e Michael Zulli.
Quei tratti, quel senso di onirico ispirato da un preciso segno, un’etereo a cui basta una vignetta per esprimersi appieno, non potranno mai essere replicati da un fotogramma, perché un live action spezza questa malia, ed inevitabilmente vedere persone in carne e ossa muoversi lungo paesaggi spettacolari, con un uso importante della CGI, non ha mai la stessa profondità, perderà sempre nella trasposizione, rompendo il… sogno fantastico.

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Ma superato questo ostacolo, “The Sandman” è quanto di più fedele potessi sperare, dico sul serio.
Traspare un rispetto pieno e continuo per l’opera originale, per le sue storie, per i suoi dialoghi e sopratutto per i suoi personaggi. Il casting è eccellente, risponde perfettamente ad una domanda che lo stesso Gaiman si è posto, trovando felice soluzione: «Come sarebbero questi personaggi se anziché crearli alla fine degli 80’s, li avessi pensati oggi?».
Con una semplice frase, e degli attori che hanno saputo incarnare e, appunto, rispettare quei caratteri, è stato gettato un deciso colpo di spugna a tutte le (vane) accuse da social su questo o quel cambiamento di pelle, sesso e (scegliete voi il debole appiglio di turno).
Puoi chiamarla Johanna anziché John, ma quando hai una bravissima Jenna Coleman e sai giustificare le tue mosse narrative, capisci che Constantine è lì in tutta la sua essenza.
Senza considerare le altre forze in campo: Tom Sturridge, che ha vinto una concorrenza agguerrita per il ruolo, ha saputo restituirci tutti i lati di una personalità difficile da incasellare come quella del protagonista, così come a Boyd Holbrook quasi non servirebbe lo “sguardo” per far venire i brividi e Mason Alexander Park, personificazione di un Desiderio che non si lascia afferrare e decifrare secondo canoni comuni.
Gwendoline Christie voleva essere Lucifer e ci riesce, torreggiante e… luciferina quanto basta, e Kirby Howell-Baptiste sa farci innamorare di Morte ancora una volta, canotta nera e simbolismo compresi.
Sono loro, sono quei personaggi, sono “The Sandman“. La volontà di attenersi all’opera originale è quasi cieca. Quasi, perché per quanto si voglia seguire la scansione originale delle storie e degli albi americani originali (in questi dieci episodi vengono adattati i primi 16 – o le prime 2 raccolte in volume, vedete voi), sai di star facendo una scelta, doverosa, obbligata e, in questa particolare occasione, felice.
Ti attieni a quello schema, presenti quei racconti in quel modo perché è così che sono stati presentati alla loro pubblicazione. Poco importa se questo può sviare dalla trama principale, se questo può far storcere il naso a chi divora ossessivamente episodi su episodi, è serializzato ma non fumettaro.

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Chi conosce il Fumetto, infatti ed inevitabilmente, si sente coccolato, e anche se si perde, come detto, quel senso di onirico ed etereo, ciò che ama, ciò che lo ha fatto appassionare all’originale, è presente, lo si percepisce, lo si riconosce e si ringraziano showrunner e sceneggiatori per non aver tradito in maniera blasfema il tutto.
Qualcosa manca, qualcosa è stato necessariamente modificato per la differenza di medium, ma il fulcro, il cuore e quell’imponenza aulica sono tutti lì, pronti a colpirti la mente.
Chi invece è digiuno dei comics… beh, per loro potrebbe apparire tutto in salita. “The Sandman” è un’opera di pura poesia fantastica, o di puro fantasy in chiave di poesia, ma è, proprio per questo fattore carta-televisore, qualcosa che inizialmente può straniare.

Dici “Tratto dai Fumetti”, ti aspetti di vedere una storia con uno schema consolidato, non qualcosa che pare scorrere come sabbia tra le dita, che pare chiederti di accettare sin troppi compromessi per farsi abbracciare. Eppure, se accetti di firmare quel contratto non scritto tra Spettatore e Immaginazione, è tutto molto fruibile, tutto assume via via quella malia che ti spinge a non saltare neanche i titoli di coda (firmati da Dave McKean, che con Sogno ha stretto un patto di immortale bellezza con quelle sue storiche e bellissime copertine).

Non tutto è perfetto, sia ben chiaro, alcune cose potevano essere mostrate con più coraggio artistico e altre ancora invece fanno in modo di perdonare tutto il resto. Un esempio? David Thewlis e quel suo “One Man Show” alla tavola calda, graziato davvero da una scrittura e un particolare piano sequenza che ben valgono il prezzo della visione.
Che può essere continua, che può essere centellinata, al pari di mille altre serie, ma forse, proprio per la bellezza del racconto e con la consapevolezza dell’ottimo lavoro svolto, può e deve essere goduta senza fretta, cullandosi della sicurezza che Netflix ha saputo levare ogni ansia al cultore e regalare a chi ne è sprovvisto un nuovo universo narrativo da adorare.

Poi ehi, se si percepisce la grandezza ma non la si riesce a scorgere appieno, se i tanti elementi sparsi ci affascinano ma ci sfugge il quadro generale in ogni caso, il consiglio vale sempre, ovvero recuperare il Fumetto, e dopo magari, anche la versione Audible (realizzata con una maestria eccellente, che ripaga di una cosa che qui inevitabilmente scompare, ovvero quella sottile voce fuoricampo di Gaiman, quelle didascalie che come un Virgilio ci traghettano nelle Terre di Sogno – senza contare che il protagonista ha la stessa voce del doppiatore della serie televisiva).
“Le storie tornano sempre alla loro forma originaria”, viene detto ad un certo punto in un certo episodio.

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Ed è vero.
“The Sandman” è un’opera che può apparire sfuggente, ma una volta che ti lasci afferrare da essa, vorresti non lasciarla mai, esperienza che non ti abbandona più, che non svanisce e mai svanirà alle prime luci dell’alba (o al prossimo Tudum)!

 

The Sandman - Stagione 1

The Sandman - Stagione 1

Paese: USA
Anno: 2022
Stagioni: 1
Episodi: 10
Durata: 37-54 minuti
Ideatore: Neil Gaiman, David S. Goyer, Allan Heinberg
Interpreti e personaggi:
Tom Sturridge: Morfeo
Gwendoline Christie: Lucifer
Vivienne Acheampong: Lucienne
Boyd Holbrook: Il Corinzio
Charles Dance: Roderick Burgess
Asim Chaudhry: Abel
Sanjeev Bhaskar: Caino
Kirby Howell-Baptiste: Morte
Eddie Karanja: Jed
Vanesu Samunyai: Rose Walker
Sandra James-Young: Unity Kinkaid
Emma Duncan: Chantal
Mason Alexander Park: Desiderio
Donna Preston: Disperazione
Jenna Coleman: Johanna Constantine
Joely Richardson: Ethel Cripps
David Thewlis: Dottor Destiny
Stephen Fry: Gilbert
Razane Jammal: Lyta
Patton Oswalt: Matthew Cable
Dove vederlo: Netflix
Voto:

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