Superman Red Son – L’Elseworld politico di Mark Millar sull’Universo DC

Nel 2003, all’apice del suo successo, dopo serie pluripremiate come Ultimates e Authority, Mark Millar decise di puntare la sua lente di ingrandimento sull’universo DC, creando un elseworld, una rilettura in chiave politica della storia del più iconico eroe della casa editrice: Superman. Andiamo scoprrire com’è il suo Superman Red Son

recensione superman red son

Cosa accadrebbe se un supereroe decidesse di guidare una Nazione? E se quel supereroe fosse proprio il più nobile ed eroico di tutti? Dare una lettura politica al mito dei supereroi non è certo la più facile delle imprese: i supereroi, da sempre, sono protagonisti di storie in cui il tema principale è l’eterna lotta tra il bene e il male, non lo stumento per mettere in scena satira politica o critica sociale. Ci sono autori, però, che hanno sempre avuto un occhio di riguardo per l’analisi politica ed uno di questi è di sicuro Mark Millar. Lo scrittore scozzese, nel 2003, all’apice della sua carriera grazie al successo delle sue opere più iconiche e con più rimandi all’attualità, Authority e Ultimates – in cui I supereroi diventano uno strumento dell’egemonia americana, del cui imperialismo sono la massima espressione – ha l’occasione di spostare il suo obiettivo sulla DC. E quale miglior personaggio se non Superman per mettere in atto un esperimento narrativo suggestivo, dando sfogo alla sua vena politica? Ecco quindi che prende foma Superman Red Son, una storia – un Elseworld per essere precisi: un mondo narrativo in cui le caratteristiche e i presupposti dei personaggi e del loro universo vengono sovvertite  per mostrare un’altra versione possibile del mito, innovativa e slegata dalla continuity- che si chiede cosa sarebbe successo se la navicella che ha portato Superman sulla Terra fosse caduta, invece che nei democratici Stati Uniti, nella fredda e autoritaria Unione Sovietica di Stalin.

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Siamo negli anni 50, in piena Guerra Fredda, quando nei cieli della Terra compare la famosa navicella spaziale che porta un bambino alieno sulla Terra. Solo che questa volta, appunto, invece di cadere sui campi del Kansas, per un capriccio del destino si ritrova in quelli dell’Ucraina. Superman cresce come un figlio dell’URSS e ben presto ne diventa il simbolo, con tanto di falce e martello sul petto. Alla morte di Stalin, il Kriptoniano si ritroverà a prendere sulle sue spalle la guida del Paese, portando avanti gli ideali comunisti a modo suo: Superman infatti rimane un personaggio puro e si assume l’onere del governo per risollevare l’economia e abolire la povertà, fornendo aiuti a tutti e ponendo fine una volta per tutte alla criminalità. Ma la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e alla fine anche il regime di Superman si rivelerà una forma di dittatura, che espanderà la sua egemonia a tutto il mondo.

D’altronde, quale superpotenza avrebbe il potere di opporsi a Superman, se questi decidesse di iniziare una politica espansionistica? Nell’idea di Millar, solo l’America rimane come baluardo della libertà mondiale contro la Russia e la resistenza è guidata dalla nemesi di sempre dell’Azzurrone, quel Lex Luthor che, anche in questo caso , viene presentato come uno scienziato dotato di un’intelligenza superiore e di una morale ambigua, doti che sfrutta per affermare la supremazia dell’America e del capitalismo, covando in segreto ambizioni personali ben più grandi. La Guerra Fredda di questo intrigante elseworld prende quindi la forma di una lunga partita a schacchi a distanza tra Luthor e Superman, che si troverà a battersi contro vari avversari creati dallo scienziato e usati come pedine: Bizzarro, Doomsday e addirittura un Lanterna Verde molto diverso da quello canonico. Ma la riscrittura dell’universo Dc non finisce qui: possiamo infatti ammirare anche una versione molto meno emancipata di Wonder Woman ed una di Batman ancora più sovversiva, col colbacco al posto delle orecchie a punta. Quale dei due eterni antagonisti vincerà la lunga Guerra Fredda? E quale sarà il destino della Terra?

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Millar ha uno stile ben definito: realistico, moderno, sincopato, da blockbuster hollywoodiano (non a caso molte sue storie si prestano ad una trasposizione cinematografica), con dialoghi raffinati e scene d’azione che rimangono impresse nella memoria del lettore per gli anni a venire (provare “Credi che questa lettera significhi Francia?” per credere). In Superman Red Son, lo scrittore scozzese mette tutto questo al servizo di un obiettivo ben preciso: riscrivere la mitologia di Superman (e dell’Universo DC) da una nuova prospettiva. Ma ben lungi dall’effettuare discorsi filosofici sul tema dell’essere semidivino che decide di prendere nelle sue mani il destino del mondo, sacrifficando la libertà sull’altare della sconfitta del male – tema caro ad altre opere seminali come Watchmen o Miracleman – gioca continuamente al rialzo con le trovate ad effetto, divertendosi a stuzzicare sempre  di più l’appassionato sovvertendo quanto imparato in anni di letture. Alla fine il giochino funziona e intrattiene, la storia ha un ottimo ritmo e la curiosità generata dalle versioni alternative dei personaggi DC è tanta e quasi sempre ben ripagata, ma, complici anche alcune trovate non troppo convincenti, come l’arco narrativo di Lanterna Verde, troppo breve e poco incisivo o la nota geniale di Luthor che ha lo scopo di distruggere il mondo di Superman con la sua semplice lettura, fin troppo semplice rispetto all’attesa con cui viene preparata, alla fine si ha la sensazione che ci si potesse aspettare molto di più, soprattutto sul piano metatestuale.

L’opera di Millar è divisa in tre lunghi capitoli e la parte artistica è affidata a due disegnatori, Dave Johnson (Batman Black and White) e Kilian Plunkett (JLA: Classified) dal tratto molto simile, scelta che ha avuto il merito di sopperire alla lentezza cronica dei due artisti, soprattutto del primo, dando anche continuità grafica al fumetto.

Dave Johnson ha un tratto insieme squadrato e cartonesco, Kilian Plunkett arrotonda un po’ di più le forme concentrandosi sui volti corrugati dal passare del tempo. Entrambi i disegnatori mettono in scena una sapiente gestione della pagina, piazzando splash page ad effetto – Superman che salva un bambino dalle macerie del Daily Planet o che vola via tra la folla urlante – e ravvicinate dinamiche dove servono, come ad esempio negli scontri tra Batman e Superman, mentre il resto della storia scorre chiaro e veloce, in una gabbia a griglia libera sempre ben tarata sul ritmo della narrazione  È da segnalare il lavoro svolto sui costumi dei vari personaggi, per trasformarli nel loro corrispettivo sovietico. Lo studio dei personaggi viene svelato nei contenuti extra del cartonato edito di recente da Panini Comics che raccoglie l’opera: Superman adotta una versione man mano sempre più militaresca della sua uniforme, con i simboli della falce e martello sempre ben in vista; Wonder Woman sostituisce la badiera americana con quella sovietica; Lanterna Verde  ha una variante supereroica della divisa dell’aviazione americana; ma il più iconico di tutti rimane il famoso Batman col colbacco, di cui abbiamo già accennato. I nuovi costumi appaiono particolarmete azzeccati non solo perchè calano i personaggi nel nuovo contesto nazionale, ma anche perché, essendo ispirati alla realtà, si allineano perfettamente al taglio conferito da Millar a tuttta la storia.

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Superman Red Son è quindi un fumetto da leggere e recuperare: rimmagina l’universo DC fornendo una lettura politica ad un mito leggendario che è suggestiva e tipica della poetica di uno degli autori più affermati e apprezzati sulla piazza. Rimane solo un piccolo rimorso: se si fosse osato un po’ di più, probabilmente l’avremmo chiamato capolavoro.

 

Superman: Red Son

Superman: Red Son

Collana: DC Black Label Library
Autori: Dave Johnson, Kilian Plunkett, Mark Millar
Formato: 17x26; cartonato
Pagine: 168, a colori
Prezzo: € 20,00
Editore: Panini Comics
Voto:

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Mario Aragrande

Nato con un fumetto in mano, sono cresciuto a pane e supereroi. Mentre aspettavo che il ragno radioattivo mi mordesse, ho sviluppato un'ossessione per musica, cinema e serie TV, che tento di tenere a freno, tra le altre cose, con la mia penna. Perché da una grande passione derivano - spero - grandi recensioni.

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