Spider-Man: Across the Spider-Verse – Nel Multiverso si è unici ma mai soli

Finalmente è arrivato nelle nostre sale l’attesissimo “Spider-Man: Across the Spider-Verse“, sequel dell’amatissimo “Spider-Man: Into the Spider-Verse” Premio Oscar® come Miglior Film d’Animazione con protagonista Miles Morales. Ecco la nostra recensione.

copertina recensione spider-man across the spider-verse

Ci sono pochi dubbi, anche a quattro anni e mezzo di distanza da quel giorno di Natale del 2018 quando arrivò nelle sale italiane, che Spider-Man: Un Nuovo Universo (Into the Spider-Verse, in originale) abbia segnato un solco, sia nella mitologia – cinematografica e non – del personaggio, sia nelle tematiche presentate al pubblico di massa – una su tutte, il concetto di Multiverso.

Dietro la maschera, Miles Morales ha cominciato il proprio percorso come Spider-Man dopo aver assistito alla morte del Peter Parker del suo mondo davanti ai propri occhi e, aiutato da Peter B. Parker e Spider-Gwen di altri universi, ha compreso quanto “da grandi poteri derivino grandi responsabilità”. E quelle responsabilità sono inevitabili, ineluttabili, macigni che franano addosso con un peso maggiore perché quel nome, quel titolo, Spider-Man, impone di affrontare quelle difficoltà, superandole anche per le altre persone che non hanno i poteri, le possibilità per farlo.

Ci ritroviamo, quindi, di nuovo in sala per il nuovo capitolo del franchise al fianco di Miles a volteggiare tra i grattacieli di Brooklyn per affrontare nuove responsabilità, nuove minacce in Spider-Man: Across the Spider-Verse. Alla regia del film sequel Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson mentre la sceneggiatura è firmata, ancora una volta, da Phil Lord affiancato da Chris Miller e David Callaham.

Come si evince dal titolo, ed ampiamente anticipato da trailer, clip, annunci ufficiali, le porte del Multiverso – anzi, dello Spider-Verso – si schiuderanno su larghissima scala e ci porteranno in realtà tutte differenti ma accomunate da una figura: Spider-Man. Non importa che dietro la maschera ci sia Miles o Gwen o Peter, Miguel O’Hara, Jessica Drew o Pavitr Prabhakar, importa come la si indossa.

Perché essere Spider-Man «è un atto di fede».

La storia riprende un anno e quattro mesi dopo la conclusione del primo film: ogni Spider-persona è tornata nel rispettivo universo di appartenenza, alla propria esistenza, alla vita quotidiana e a quella di supereroe con super-problemi. Su Terra-65, Gwen cerca di “essere parte di una band” mentre porta avanti la lotta al crimine nei panni di Spider-Woman, in perenne conflitto con il Capitano Stacy. Su Terra-1610, Miles cerca di conciliare, a fatica, la carriera scolastica con quella da supereroe: lo Spider-Man di Brooklyn è una figura ormai nota ai newyorkesi e il ragnetto gongola.

Gwen e Miles, però, oltre al loro titolo, oltre la loro quotidianità simile ma non identica, soffrono. Vivono appesi al ricordo di quell’avventura insieme, di un’amicizia nata e finita per quella circostanza. Hanno scoperto di non essere gli unici Ragni nel Multiverso, eppure si sentono soli. Terribilmente soli.

Perché non possono rivelare a nessuno chi siano veramente, non alle persone loro più care perché sono le stesse che finirebbero nel mirino dei nemici. È il cortocircuito etico e morale di ogni eroe, il super-problema per eccellenza di Spider-Man.

La battaglia contro Kingpin, però, ha causato non poche problematiche a livello multiversale, creando fratture che Miguel O’Hara/Spider-Man 2099 e la sua Spider-Society cerca di risanare intervenendo dove necessario per ripristinare il canone. Qualcosa nel Multiverso ha preso la piega sbagliata e i Ragni di ogni dove (e quando) cercano di sistemare le cose. Nella rete finirà ben presto anche Gwen, capace di guadagnarsi il posto nonostante la titubanza iniziale di Miguel. Sembra aver trovato la sua band.

A Brooklyn, mentre cerca di portarsi avanti con la domanda per il college, Miles affronta un criminale davvero peculiare: La Macchia (The Spot, in originale). Autoproclamatosi nemesi personale di Spider-Man, sarà una figura pivotale per lo sviluppo della trama Spider-versale. Così, ancora una volta, la battaglia personale di Miles valica i confini della propria realtà e si espande tra tutti gli universi. Il Ragno di Brooklyn, però, non sa di essere a sua volta un super-problema.

Spider-Man: Across the Spider-Verse, attraverso il suo giovanissimo protagonista, riesce a mettere nuovamente in scena il cuore di Spider-Man riproponendo in salsa Multiversale i suoi tratti distintivi presenti fin dalla genesi firmata Lee-Ditko: i super-problemi, il peso delle responsabilità, l’eroismo genuino e uno spiccato senso dell’umorismo.

Quello iniziato nel primo film e proseguito in questo è, soprattutto, un percorso di crescita, un viaggio di formazione: Miles Morales è un adolescente, sta cercando il proprio posto nel mondo, sta cercando di spianare la propria strada, di aprire le ali. E questa continua ricerca, il naturale senso di smarrimento si riflette – e a sua volta viene esasperato – dall’essere Spider-Man. Anche l’alter ego, l’eroe sta cercando di crescere, di migliorare, di capire chi può essere realmente per riuscire, ogni volta, a salvare tutti.

La scuola, i compiti, il rapporto con i genitori, le loro aspettative, le relazioni, le amicizie, le battaglie contro i criminali si intrecciano costantemente mettendo Miles continuamente alla prova, smarrendolo.

Essere Spider-Man è paura di non farcela ma determinazione nel riuscirci. È coraggio. È sacrificio. È lutto. È insicurezza. È responsabilità. È, appunto, un salto nel vuoto.

Il personaggio più atteso, sia per lo sconfinato amore di derivazione fumettistica, sia per la sua imponente introduzione nella scena post-credit del primo film era Miguel O’Hara/Spider-Man 2099, doppiato da Oscar Isaac (che nel Marvel Cinematic Universe è Moon Knight). Alla fine di Un Nuovo Universo, Miguel riesce a far funzionare il dispositivo di sua invenzione per attraversare il Multiverso, raggiungendo Spider-Man di Terra-67 e ricreando l’iconico meme tratto, non a caso, dalla serie animata del ’67. Qui Miguel ha ovviamente più spazio e si presenta come un leader duro ed oscuro, tormentato da un passato di cui è stato tragicamente responsabile. Guida la Spider-Society con rigore perché non è concesso commettere errori: la realtà tutta, il Ragno-Verso, potrebbe collassare.

Il rigore voluto da Miguel per la missione di salvaguardia dell’intera realtà fa sì che una possibile comfort zone per gli Spider-Men, la band tanto cercata da Gwen, trasmetta insicurezza, instabilità e, per certi versi, pericolo: ciò dona alla pellicola, nel suo complesso, un certo tono di drammaticità, di claustrofobia, di minaccia perenne che Miles deve affrontare e riuscire a superare.

Grazie alla presenza della Spider-Society, però, abbiamo anche modo di comprendere come funzioni il Multiverso: viene fornita una spiegazione lineare e precisa, che utilizza alcuni concetti cardine della relativa narrativa, piegandoli ad inevitabili esigenze di trama legate alla stessa mitologia di Spider-Man.

All’interno della lobby, si contano centinaia di Spider-persone provenienti da ogni dove: nel secondo atto del film si scatenerà in sala un “ce l’ho, ce l’ho, mi manca”, una corsa per riconoscere quanti più Spider-Men possibili… e avrete pane per i vostri occhi. Qualcuno, più di altri, si distinguerà: dopo Spider-Man Noir, Spider-Ham e SP//dr del primo film, una nuova squadra ristretta si troverà a collaborare con Miles e Gwen, due tra le versioni di Spider-Man più amate dai lettori di fumetti che anche gli spettatori in sala finiranno per adorare per la loro caratterizzazione ben definita, precisa, puntuale e dirompente.

Ogni personaggio coinvolto in Spider-Man: Across the Spider-Verse trova screentime a sufficienza per entrare dritto nelle grazie del pubblico: oltre alla nota formula di presentazione che tira in ballo i comics, ogni movimento, ogni frase, ogni gesto è ben ponderato per definire la personalità di ogni Spider-Man.

Perché ogni Spider-Man è davvero unico.

Sul lato tecnico, Across the Spider-Verse è un gioiello di valore già inestimabile: ogni universo presenta uno stile di animazione differente che lo caratterizza non solo ai nostri occhi ma anche a quelli degli stessi personaggi. Le Spider-persone che si spostano su una Terra diversa dalla propria mantengono quello stesso stile, risultando davvero uniche. L’animazione è fluida, dal forte impatto visivo ed offre continui input agli occhi dello spettatore spingendoli a muoversi continuamente sullo schermo senza però disorientarlo dal focus dell’azione. La scelta degli stili misti e – attenzione! – delle tecniche è stata coraggiosa ma meravigliosamente efficace: il film riesce ad essere per il pubblico in sala un’esperienza totale, appagante, brillante, esaltata da una colonna sonora altrettanto puntuale, sicuramente familiare ad un pubblico teen (d’altronde, è l’età di Miles) ma che sa arrivare agli spettatori di tutte le età.

Due ore e sedici minuti di pura meraviglia.

Se è vero che, molto spesso, si abusa del termine capolavoro è altrettanto vero che, nella sua totalità, Spider-Man: Across the Spider-Verse rientra perfettamente in questa definizione. Forse ce ne renderemo davvero conto ad una seconda o terza visione, ma – soprattutto sul piano dell’animazione – siamo di fronte alla next big thing.

C’è, però, soprattutto Spider-Man nella sua essenza più pura. Nella sua concezione più autentica. Coraggio e timori. Determinazione ed errori. Poteri e responsabilità. Essere Spider-Man è un atto di fede, ci diceva Peter B. nel primo film. È un salto nel vuoto.

Attraverso lo Spider-Verso, ogni singolo Spider-Man è unico. Ma non è solo.

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Anno: 2023
Paese: USA
Durata: 140 minuti
Sceneggiatura: Phil Lord Christopher Miller David Callaham
Prodotto da: Avi Arad Amy Pascal Phil Lord Christopher Miller Christina Steinberg
Regia: Joaquim Dos Santos Kemp Powers Justin K. Thompson
Casa di produzione: Columbia Pictures, Sony Pictures Animation, Marvel Entertainment
Doppiatori italiani:
Tommaso Di Giacomo: Miles Morales / Spider-Man
Roisin Nicosia: Gwen Stacy / Spider-Woman
Simone Mori: Jefferson Davis
Ilaria Latini: Rio Morales
Stefano Crescentini: Peter B. Parker / Spider-Man
Emiliano Coltorti: Dr. Jonathan Ohm / La Macchia
Alessia Amendola: Jessica Drew / Spider-Woman
Flavio Aquilone: Pavitr Prabhakar / Spider-Man India
Stefano Dori: Hobie Brown / Spider-Punk
Emanuele Ruzza: Miguel O'Hara / Spider-Man 2099
Voto:

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Pier

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Appassionato di scienza e supereroi, divoratore di comics, serie TV e pizza. Ex power ranger wannabe, matematico nella vita, Batman nello spirito. Mentre cerco qualche significato nascosto nelle mie letture, sono già proiettato verso la prossima recensione... Ed oltre!

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