Gen V – Recensione dei primi 3 episodi della serie spin-off di The Boys

Abbiamo visto in anteprima i primi tre episodi di Gen V, la serie TV originale Prime Video ambientata nello stesso universo di The Boys. Ecco cosa ne pensiamo, ovviamente senza spoiler

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Il Superpotere logora chi ce l’ha.

Se poi sei un adolescente, la cosa si fa più… intensa: le prime tre puntate di GEN V, l’atteso spin-off “teen” di THE BOYS, sono esattamente quello che mi aspettavo da uno spin-off “teen” della serie più irriverente e corrosiva di Prime Video.
Tutto funziona, tutto è perfettamente calato nel mondo narrativo impostato dalla serie principale lungo tre stagioni, senza far mancare nulla al pacchetto, ma al tempo stesso fornendo allo spettatore una nuova lente con cui leggere questo universo, che è poi come il nostro, solo con più persone che vanno in giro in calzamaglie colorate e poteri di svariato, assurdo tipo.
Ma andiamo con ordine, che una breve sinossi di apertura, e presentazione dei personaggi, può essere utile per non perderci nei corridoi della Godolkin University.

La GU, il campus universitario dove vengono forgiati i Super di Domani: un’importante istituzione, dalla quale la Vought pesca a strascico i giovani volti a cui accompagnare i suoi prodotti più ricercati, dalla telefonia ai computer, dall’intrattenimento alla cultura, tutto con una bella V davanti e un sorriso a trentadue denti sui cartelloni.

Gli stessi su cui campeggia Golden Boy, ovvero Luke Riordan, la promessa dietro cui si cela Patrick Schwarzenegger. Su di lui poggia la buona immagine della scuola, e non stupisce sia il primo nell’ideale classifica dei più quotati, un giorno, ad entrare nei Sette.
Del resto, con una guida solida come quella di Richard “Rich Brink” Brinkerhoff, rinomato professore, accademico da libri di testo venduti in tutto il Paese, non poteva essere altrimenti: lo interpreta Clancy Brown, con assoluta efficacia nel rappresentare l’uomo di punta, l’istituzione sulle cui spalle poggia l’affidabilità della GU.
A tutto questo sogno dorato, guarda la nostra protagonista, Marie Moreau: il suo potere è quello di governare il sangue, che non è mai acqua, e dentro di lei, desiderosa di diventare una vera eroina che aiuta gli altri, si nasconde un tragico passato, che fa rima con perdita. Ruolo che calza a pennello per Jaz Sinclair, attrice in pieno divenire, talento che cattura la scena, e che magari potreste ricordare da “Chilling Adventures of Sabrina“.
Sempre da quella serie, viene anche Chance Perdomo, che lì era Ambrose Spellman, mentre qui veste i panni, sin troppo stretti, di un “Figlio d’Arte” come Andre Anderson. Suo padre è infatti Polarity (Sean Patrick Thomas), famoso supereroe della vecchia generazione, e che oggi farebbe di tutto per portare suo figlio dove merita, lassù tra i grandi.
Senza contare che Andre è anche il miglior amico di Luke, che in quanto “Golden Boy” (in molti sensi, come scoprirete), ha anche una fidanzata bella e affascinante quanto lui, ovvero Cate: le presta occhioni intensi Maddie Phillips, e quel carattere da regina della scuola, di chi può comandare le menti altrui con un semplice tocco della mano.
Mancano all’appello Lizze Broadway, ovvero Emma Meyer, compagna di stanza di Marie, con il potere di rimpicciolirsi, e soprattutto quello di diventare subito una fan-favorite (infatti è sinora il mio personaggio preferito della serie), oltre a Derek Luh e London Thor, che sono Jordan Li.
Non ho sbagliato, interpretano lo stesso personaggio, studente e assistente di Brinkerhoff, che ha la capacità di cambiare sesso a piacimento.
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Questo il nostro cast principale, scelto con la dovuta cura, i volti che seguiremo lungo questa prima stagione, tra una lezione di “Lotta al Crimine” e un’altra di Social Media Managing, perché il brand è tutto, perché il potere non è nulla senza il controllo… dell’immagine pubblica.
Giovani, Carini e sin troppo Occupati ad emergere, ma non temete: in “Gen V“, c’è tutto il marchio di fabbrica di “The Boys“, incluso un risvolto oscuro da scoprire, e che non sarò io a svelare, a parte dirvi un termine solamente. “Il Bosco“.
A voi capire, guardando questi primi tre episodi.
Che come ho scritto in apertura, funzionano, funzionano molto bene proprio perché non cercano in alcun modo di allontanarsi dall’ombra dell’originale, anzi la abbracciano nel modo più intelligente possibile, e non mi riferisco tanto alle guest star o alle strizzatine d’occhio, anche queste, nel complesso, sapientemente utilizzate dalla sceneggiatura.

The Boys” trae la sua forza ispiratrice dal fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, ne ha preso i punti chiave, la carica esplosiva, la satira e il marcio e li ha declinati per il pubblico televisivo odierno, esagerando, facendo sgranare gli occhi (e rivoltare qualche stomaco non abbastanza foderato di pelo), ma anche riflettere, per rileggere la società che corre frenetica fuori dalla porta di casa con una diversa prospettiva.

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È un mondo dove i Supereroi sono all’ordine del giorno, dove il loro essere incredibili è parte attiva del mondo, il sole intorno a cui ruotano i media, il pensiero, ogni attività, dalla più ordinaria alla più complessa, tutto punta verso quei mantelli svolazzanti.
E seguendo la serie, sappiamo anche che tutta la patina dorata è solo facciata, spettacolo per le masse, perché dietro si nasconde una corruzione, dell’anima e degli ideali, da cui vorremmo distogliere lo sguardo, ma che invece non riusciamo e vogliamo smettere di seguire, incuriositi e colpiti (anche grazie a degli ottimi interpreti, Antony Starr su tutti).
Ci sono l’eccesso, il sangue e il sesso, ma per quanto la volgarità non raggiunga mai gli eccessi acidi del fumetto, la visione di “The Boys” non ha mai lesinato allo spettatore i giusti uppercut.
Ed è su questi passi che deve ballare la sua danza “Gen V“, seguendo il ritmo scandito da una furba colonna sonora dai pezzi azzeccatissimi.

Un immaginario ben preciso, e che il pubblico si aspetta di ritrovare. Un universo coerente e fondato, che ha piazzato le sue basi lungo tre stagioni, come detto, e su cui questo spin-off dimostra di saper costruire a sua volta, senza rinnegare o peccare di presunzione creativa, provando a riscrivere chissà quale ruota.

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Ma anzi, calando i protagonisti in quello stesso identico cinismo, in quella ricerca del successo, dell’apparire, dei social utilizzati come la miglior peggiore arma contro gli altri, dove i quindici minuti di celebrità chiedono il solito prezzo: quello della propria dignità personale, un vendersi alle telecamere, piazzandosi sul volto una maschera, molto più infida che non quella dietro cui celare la propria identità, che nel mondo dominato dalla Vought, non è davvero mai segreta.
Gen V” propone tutto questo, ma, ed è qui che sta la sua marcia in più, declinandolo attraverso l’adolescenza dei suoi protagonisti, per i quali forse sarebbe più corretto utilizzare l’espressione “Giovani Adulti“, perché per quanto certe cose non cambino mai, come la scoperta del proprio corpo oppure la ricerca della trasgressione, è chiaro che tutti loro, ognuno col proprio personale percorso, son dovuti crescere in fretta.
Un obbligo, per non soccombere alle aspettative, alle ingerenze dei genitori, che in loro non vedono solo il Futuro, ma anche dei sonanti conti in banca su due gambe.
Quelli che dovrebbero essere guide, fari in un periodo difficile per chiunque, fatto di dubbi, di sicurezze da costruire, sono invece serpenti da cui guardarsi.
Troppo cattivo? Forse, eppure, quella delle figure genitoriali fallaci è in fondo un classico delle storie che parlano di “ragazzi”, quelli con la minuscola.

E se “Gen V” si rifà a tutti quegli elementi, anche grafici e goliardici, che ci hanno sempre colpito nei “Ragazzi”, quelli con la maiuscola, è anche vero che questo, seppur vietato e targato Vought, è pur sempre un Teen Drama.

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Così ecco che la serie sviluppata da Craig Rosenberg, Evan Goldberg e Eric Kripke decide di raccontare e raccontarsi anche attraverso i problemi più intimi dei giovani, rileggendoli attraverso la prospettiva dei poteri, anche se ad alcuni potrà apparire come una voluta metafora di grana grossa (ma non per questo meno efficace, sia chiaro): l’accettazione di sé e del proprio corpo, l’infliggersi dolore per nasconderne altri più intensi, il ricercare il piacere attraverso l’illegale e il trasgressivo, l’affermare la propria identità sessuale.
Poi, certo, è pur sempre una storia in cui il termine “Eroe” è ripetuto sino a fargli perdere significato, quindi il tema dell’Eroismo, inteso come la propensione a fare la cosa giusta, è assolutamente presente, anch’esso parte del Cammino dei protagonisti, ma ritengo che parlarvene ora, equivarrebbe a sfociare in quello spoiler che sinora ho fatto di tutto per evitare.
Quello che invece posso dirvi con assoluta (relativa) tranquillità è che, se amate l’universo messo in piedi da “The Boys“, questo spin-off non vi deluderà, offrendovi una parentesi di quello stesso divertimento, originale quanto basta, piena di idee su cui rimuginare, in attesa della quarta stagione dell’ammiraglia.
Perché già da questi primi tre episodi si intuisce che l’intenzione degli sceneggiatori è anche piazzare tessere di un domino che capiremo successivamente, solo quando saranno fatte cadere.
Ci sono intuizioni, piccoli slanci che derivano dal fatto che la serie è ambientata in piena continuità temporale con gli eventi che già conosciamo, e proprio per questo potrebbero generarne di nuovi.
Così, le speranze che, arrivati all’ultimo episodio, “Gen V” si possa dimostrare la hit che sembra essere, sono decisamente molte, a conferma, una volta di più e mai abbastanza, di come quello dei “Ragazzi” sia uno dei migliori franchise attualmente nel carnet di Prime Video.
Capace di generare non solo appeal, ma anche nuove storie vere e proprie, con nuovi personaggi, da conoscere, apprezzare e con cui entrare in contatto, senza dover per forza scomodare l’animazione e le sue possibilità (Ho adorato “Diabolical“, ma era, per sua stessa natura, “altro” dal “The Boys” canonico).
Ci si aspetta molto, dagli studenti della Godolkin, e altrettanto facciamo noi spettatori con la loro serie, in attesa dell’esame finale dell’ottava puntata, quella che deciderà il vero “Promossi o Bocciati”.
Per ora, da questo primo succulento assaggio, non posso che consigliarvela, con vero piacere e altrettanto Grand Guignol, ma direi che se siete dei fan, ormai dovreste essere abbastanza vaccinati alla cosa.
Perciò, visto che come insegnano alla GU, il brand è tutto e lo slogan giusto fa la differenza, sto pensando ad una frase azzeccata per chiudere questa recensione…
Trovata!, e non poteva essere altrimenti: “Da un grande potere, derivano grandi (Ir)Responsabilità”!
Gen V - Episodi 1-2-3

Gen V - Episodi 1-2-3

Paese: USA
Anno: 2023
Stagioni: 1
Episodi: 8
Ideatori: Craig Rosenberg, Evan Goldberg e Eric Kripke
Interpreti e personaggi:
Jaz Sinclair: Marie Moreau
Chance Perdomo: Andre Anderson
Lizze Broadway: Emma Shaw
Maddie Phillips: Cate Dunlap
Derek Luh: Jordan Li
Asa Germann: Sam Riordan
Shelley Conn:
Data rilascio: 29 settembre 2023
Dove vederla: Prime Video
Voto:

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