Cobra Kai IV – Barney aveva ragione, il cuore è sempre Johnny

Anche quest’anno torniamo a All Valley per seguire quella che è diventata una delle migliori serie Netflix degli ultimi anni. Signore e signori, mettetevi in guardia: il Cobra Kai è tornato!

recensione cobra kai 4

Dare la cera, togliere la cera.
Ovvero, come ripetere un movimento sino a diventare perfetti sia la logica del successo di COBRA KAI, e come la quarta stagione, ora su Netflix, sia l’apice di un tutto che funziona, ancora, sin troppo bene, sino al punto da diventare quasi difetto.
In un “corsi e ricorsi storici”, tra Karate (Kids), Fanservice e Teen Drama, questi dieci nuovi episodi ampliano ancora una volta le tematiche della serie, dal bullismo al rapporto padre/figlio che si nasconde spesso in quello tra sensei/allievo sin quasi a sfumare, in un processo narrativo in cui tutto segue le sue tempistiche, tutto si svolge come deve, sino al torneo All Valley, che stavolta ci viene mostrato e che anima la parte finale di questo binge-watch d’inizio anno.
Non potendo, nè volendo spoilerare, faccio l’esempio con ciò con cui avevamo lasciato i protagonisti: Johnny e Daniel alleati contro il velenoso “Cobra Kai” di John Kreese.
Che messa così la si poteva facilmente chiudere con due righe di dialogo, ed invece la serie si prende il suo tempo per sviluppare il rapporto tra i due, che iniziano a capirsi, che iniziano a conoscersi veramente, perché rancori e dissapori non si possono seppellire da uno stacco di scena all’altro, vanno fatti maturare, come in fondo nella vita, alla ricerca di un equilibrio precario, come invece narrazione seriale insegna, che altrimenti il sipario cala in fretta.

cobra kai 4
Anche quando si aggiungono nuovi elementi al gruppo, il tutto va fatto con equilibrio. Che si parli della parte che ammicca alla saga originale, ovvero l’arrivo del Terry Silver di Thomas Ian Griffith, oppure della soap liceale, come l’ingresso di un nuovo ragazzo, vittima di quel bullismo che continua, a diverse età ed estrazioni sociali, ad essere il carburante per far andare questi giovani in seno ad un’arte marziale che, per fortuna, non rimane mai troppo sullo sfondo, con le sue filosofie, la sua violenza e le sue coreografie, anche se spesso sono la parola e la comprensione la chiave per sconfiggere l’avversario più tosto.
In entrambi i casi, i personaggi hanno sempre qualcosa da raccontare, sono sempre parte di un ingranaggio che si muove ad orologeria, facendoti ritrovare alla fine senza mai un vero momento di noia, passando dal dire “Sì, vabbè, però non si potrà andare avanti all’infinito, dai” al lamentarsi di essere già arrivati al finale di stagione e volerne volentieri ancora.
Poi certo, la messa in scena è sempre quella, al risparmio. Ma lo era sin da principio, e per Netflix questo è sicuramente un punto a favore, riuscendo ad avere tra le fila del suo catalogo un combattente tanto valido che gli costa pochissimo.
E l’accoppiata John Kreese – Terry Silver sa essere cattiva e spietata come ci si poteva aspettare, anche se Martin Kove ha un carisma consolidato che sovrasta quello del collega, sin troppo convincente nella parte da mettere i brividi sempre, mentre Griffith rimane in un confine più sordido (non per questo meno perverso ed inquietante, a tratti), da guest star di lusso (in tutti i sensi) che sa di esserlo.

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Ma la domanda che, puntuale, dopo ogni stagione di “Cobra Kai” ci balena nella mente è: che ne è di Johnny?
Perché di Daniel non ci importa mai veramente, diciamolo chiaramente e senza pudore. Anche se stavolta Ralph Macchio cerca di rendere il suo ruolo meno “perfettino” caricandolo di qualche difetto e problema in famiglia, ma non basta ancora per farci tifare per lui, e forse va bene anche così, che altrimenti si perdono le occasioni per citare ad oltranza il Maestro Miyagi, dazio da pagare perché senza la sua guida ci sentiamo persi pure noi spettatori.
No, il nostro coro incondizionato è sempre per Lawrence, sin dalla prima stagione, è lui il tramite che, anche in questa stagione, ci porta ad andare oltre tutte le mancanze produttive e a bingewatchare duro e senza pietà.
Vedere quanto è maturato, quanti errori tragicomici può ancora fare e come in fondo sia sempre pronto ad affrontare la vita a muso duro, rispondendo un po’ meno in attacco, ma con lo spirito di chi vuol difendere le cose che davvero contano, dentro e fuori il tatami.
Ecco, qui sta forse il difetto nella perfezione di cui dicevo nelle prime righe. Alle volte la serie sembra quasi (e sottolineo quasi) dimenticarsene, concentrandosi piuttosto nel trovare modi armonici per continuare per altre stagioni (non penso di fare spoiler nel dire che, sui titoli di coda, arriva la conferma che ci sarà anche “Cobra Kai 5″), che è in fondo il male insito in ogni produzione televisiva.
Perché è Johnny il cuore di tutto, pure della stessa nostalgia canaglia che anima la serie, persino quando le cose vanno (in)evitabilmente storte, lo sguardo di William Zabka ci dimostra che lui è il vero talento che fiorisce stagione dopo stagione. Ci mette impegno, la voglia di divertirsi e far divertire il pubblico, conosce la forza del suo personaggio e ce la restituisce con un sorriso sincero.
Lo stesso che si dipinge sul nostro volto ogni volta che ripensiamo a quanto Barney Stinson abbia sempre avuto ragione!

 

Cobra Kai - Stagione 4

Cobra Kai - Stagione 4

Paese: USA
Anno: 2018 - in produzione
Stagioni: 4
Episodi: 40
Durata: 22-37 min (episodio)
Regia: Jon Hurwitz o Hayden Schlossberg
Cast:
William Zabka: Johnny Lawrence
Ralph Macchio: Daniel LaRusso
Xolo Maridueña: Miguel Diaz
Mary Mouser: Samantha "Sam" LaRusso
Tanner Buchanan: Robby Keene
Martin Kove: John Kreese
Thomas Ian Griffith: Terry Silver
Jacob Bertrand: Eli "Falco" Moskowitz
Courtney Henggeler: Amanda LaRusso
Nichole Brown: Aisha Robinson
Gianni Decenzo: Demetri
Peyton List: Tory Nichols
Pat Morita: Maestro Miyagi (filmati di repertorio)
Voto:

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