Bloom – L’arte di rincorrere se stessi

Nata come webcomics sulla piattaforma digitale Tacotoon, Bloom approda ora in fumetteria e in libreria in formato cartaceo grazie al lavoro egregio di Edizioni BD. La storia di Marco Nucci incontra il talento di Letizia Cadonici al disegno e di Alessandro Santoro ai colori dando vita ad una narrazione elegantemente spettrale.

recensione bloom

Caro ad elementi caratteristici quali ambientazioni tetre, spesso luoghi solitari, immobili di antica costruzione o cittadine lugubri e minacciose, personaggi estrosi al confine tra il generare raccapriccio e ilarità, fenomeni inspiegabili alla razionalità umana e avvenimenti capaci di creare un’atmosfera tesa, mostruosa e angosciante, il romanzo dell’orrore trova le sue origini nell’epoca del Romanticismo, dove ha cominciato a muovere i primi passi come genere autonomo. Figlia di un sempre più crescente interesse e gusto per il mistero, il fantastico e il sovrannaturale, grande precursore della letteratura horror viene da tutti considerato il gotico inglese. Sviluppatosi a partire dagli anni Settanta del Settecento, esso si distingueva per i tratti oscuri e inquietanti delle sue trame, per lo più popolate da giovani nobili e fanciulle vergini tormentati da ignobili aguzzini e ambientate in castelli diroccati o abbazie isolate. Al centro della narrazione, la componente trascendentale in grado di oltrepassare il corso ordinario della natura e sfuggire allo scibile umano. 

Horace Walpole fu il primo a vedere riconosciuta una propria opera (Il castello di Otranto, 1764) come un’autentica storia di fantasmi (ghost story) della letteratura moderna. A lui seguirono poi una grande quantità di romanzi e racconti di poco spessore letterario, fino all’arrivo del più celebre di tutti: Frankestein, di Mary Shelley, nel 1818, in grado di unire il gotico da una parte e il fantascientifico dall’altra. Il vero anello di congiunzione tra il gotico e l’horror moderno, però, lo si deve riconoscere in Edgar Allan Poe, nonostante molti altri nomi si siano distinti anche successivamente: è con lui, infatti, che la narrativa dell’orrore acquisisce definitivamente tutte le caratteristiche che possiamo apprezzare ancora oggi, sia da un punto di vista più classico facendo riferimento agli elementi già citati, sia da una visuale diversa, più ampia e profonda, atta a indagare maggiormente l’animo umano. 

Proprio la commistione di queste due prospettive risuona con ardore in Bloom, il graphic novel dapprima serializzato sulla piattaforma digitale Tacotoon.com e dal 18 aprile di quest’anno disponibile nella sua versione cartacea, ottimizzata e rimasterizzata per le fumetterie e le librerie, ad opera di Edizioni BD. Marco Nucci alla sceneggiatura unisce il suo estro al talento di Letizia Cadonici ai disegni e di Alessandro Santoro ai colori compiendo una magia: in sette capitoli i tre artisti sono riusciti a rendere omaggio a un genere letterario pericoloso e accattivante al tempo stesso, instillando con sagacia e brillantezza curiosità anche in quei lettori che dal gotico e dall’orrore sono soliti fuggire. 

Alla disperata ricerca della giusta ispirazione per ultimare il suo nuovo capolavoro, il noto romanziere Geroge Bloom decide di vendere il proprio appartamento nella capitale londinese per stabilirsi in maniera definitiva a Villa Bloom, immobile tanto antico quanto misterioso appartenente ai suoi avi. In quel di Ellford, nella campagna inglese, il signor Bloom, mai lasciato solo dal fidato maggiordomo Wilfred, si ritroverà a fare i conti non solo con la propria creatività, ma anche con gli invadenti ricordi di un passato che credeva aver lasciato più lontano nella memoria. Qualcos’altro, però, sta turbando lo scrittore: è una sensazione strana, sinistra quella che emana il bizzarro paesino anglosassone e tutto intorno a lui sembrerebbe essere avvolto da un’inquietante aura oscura. Come se George Bloom stesse vivendo un sogno ad occhi aperti, come se egli stesso fosse il protagonista di uno dei suoi famosi racconti dell’orrore. Eppure ogni cosa, per quanto singolare, gli appare in realtà tutt’altro che rarefatta.  

bloom

Sagacia, acume e arguzia. Sono queste le prime tre caratteristiche che colpiscono il lettore non appena la vicenda che vede protagonista George Bloom comincia a muovere i suoi primi passi. Senza cerimoniosi preamboli o stravaganti introduzioni, lo scritto di Marco Nucci presenta fin dalle prime pagine il vero punto di svolta della narrazione lasciando così modo ai suoi personaggi, Bloom e Wilfred in particolare, di esprimere pienamente se stessi già nelle battute iniziali. Le interazioni tra i due, infatti, divengono immediatamente iconiche riportando alla mente il rapporto gioco e piacevolmente umoristico di altre due coppie di coprotagonisti della letteratura italiana a fumetti e del giallo mondiale per eccellenza: l’indagatore dell’incubo, Dylan Dog e Groucho da una parte e Sherlock Holmes e il dottor Watson dall’altra. Il questionare dell’uno sulle osservazioni dell’altro, il punzecchiarsi a vicenda più o meno di continuo, i giochi di parole e l’ironia con cui avvengono i loro scambi si trasformano in qualche modo in elementi sentinella del carattere cupo che assumerà la storia. Quel sarcasmo molto ben contestualizzato, unito al collegamento inevitabile alle personalità sopracitate e quell’atmosfera già sensibilmente rivelatoria assolve, cioè, al duplice compito di sottolineare la natura oscura del fumetto e al contempo stemperarne gli effetti più spaventosi. 

Qui Bloom rivela il suo aspetto più gotico: l’aria tetra e ansiogena che si respira mostra un lavoro eccellente degli autori nel dare forma, metaforicamente parlando, alle atmosfere del volume. Queste, infatti, grazie alla tensione che rilasciano anticipano in un certo qual modo l’avvenire e il lettore, percependole, setta la propria soglia di attenzione ad un livello sensibilmente più elevato. La campagna solitaria in cui sorge Villa Bloom, la bizzarria di alcuni personaggi, la singolarità di altri accadimenti, persino il tono che certi dialoghi sembrano assumere divengono piccoli campanelli d’allarme pronti ad acuire il senso di ragno di chi ne legge. 

In questo senso, ogni capitolo rappresenta allora una piccola tessera del grande puzzle che costituisce Bloom: nessuno di essi è privo di colpi di scena. Ad esclusione degli ultimi due, che si fanno più concitati, tutti presentano un ritmo abbastanza similare, che si intensifica verso la metà per poi raggiungere il massimo punto di tensione nelle rivelazioni finali. Uno schema che a suo modo si ritrova anche nella narrazione. Questa, infatti, non si presenta sempre lineare: diversi flashback si insinuano nelle trame della storia principale, ma è molto interessante vedere come tutti gli elementi raccontati trovino poi realizzazione negli stessi capitoli. Gli avvenimenti del passato non risultano mai fini a se stessi, ma al contrario hanno la funzione di far subire l’effetto shock al lettore. E non solo: il loro inserimento accresce in maniera notevole il mistero che avvolge la vicenda spingendo quella che all’inizio era mera curiosità ad attivarsi verso un vero e proprio sforzo investigativo. 

bloom bd

Bloom è, dunque, un fumetto intrigante che stimola il ragionamento. Pagina dopo pagine, capitolo dopo capitolo, tavola dopo tavola è solo la verità a voler essere svelata, ma come per uno strano scherzo del destino essa non possiede una risposta univoca poiché insita solo in noi stessi. E cosa siamo noi se non una serie di esperienze sempre differenti e perennemente alla ricerca di una certezza diversa? L’elemento sovrannaturale gioca, qui, un ruolo essenziale. Non si limita ad essere un solo intrattenimento per il lettore, che certamente si meraviglia per l’apparente soluzione data ad alcuni enigmi posti nel corso della narrazione, ma si riscopre essere anche un pretesto per raccontare di un uomo che non ha ancora chiuso i conti con il proprio passato. 

Tutti gli aspetti della sceneggiatura di Marco Nucci vengono ripresi perfettamente dalla linea essenziale e così tanto espressiva di Letizia Cadonici: difficile immaginare la storia narrata in Bloom con altre forme, senza il calore e l’inquietudine dei volti dati ai personaggi dall’illustratrice romana, abile come pochi altri a raffigurare in maniera così precisa le sensazioni che un genere come l’horror dovrebbe suscitare. Se le atmosfere risultano così ben riuscite il merito è anche (e forse soprattutto) proprio dei disegni di Cadonici, puntuali nel dipingere le ambientazioni cupe e angoscianti che del fumetto diventano anche protagoniste. I colori di Alessandro Santoro, capaci di ricalcare alla perfezione ogni dettaglio fin qui riportato, completano un comparto artistico veramente degno di nota, che regala alcune delle tavole più poetiche e affascinanti degli ultimi anni. 

Marco Nucci, però, non finisce qui di stupire. Diversi sono i riferimenti che si incontrano tra le pagine di Bloom: lo stesso George Bloom altri non è che lo pseudonimo che l’autore utilizza per scrivere romanzi dedicati ai lettori più giovani e non è certo un caso che il nostro protagonista sia proprio un romanziere, che a suo modo si autocita. Nel graphic novel, infatti, viene svelato il titolo del primo capolavoro del signor Bloom, Il problema del maggiordomo impiccato, che corrisponde esattamente al primo romanzo della serie per ragazzi sopracitata. Anche Wilfred ha una sua controparte all’interno della stessa, così come il padre di Bloom, Algernon, che con il genitore di Tim Specter condivide il nome. 

Queste e probabilmente molte altre citazioni sono nascoste in un volume davvero sorprendente che Edizioni BD ha confezionato con una cura maniacale: Bloom è un fumetto capace di intrattenere, divertire e regalare riflessioni sullo scorrere del tempo, della vita e sulla capacità di guardare a fondo dentro se stessi. 

Bloom

Bloom

Autori: Marco Nucci (testi), Letizia Cadonici (disegni), Alessandro Santoro (colori)
Formato: 17.4 x 24.7; cartonato a colori
Editore: Edizioni BD (prima serializzato su Tacotoon.com)
Dove trovarlo: Fumetteria, libreria, store online
Prezzo: € 22,00
Voto:

Avatar photo

Faye V.

Affascinata dalla carta stampata, vivo per combattere lo stereotipo del nerd senza muscoli e del palestrato senza intelletto. Aspetto speranzosa l’arrivo del Dottore e del Tardis.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *