Monday Night Raw e il grande show del 1993

Continuiamo a ripercorrere le tappe più spettacolari della storia del wrestling: oggi riviviamo il grande show del Monday Night Raw del 1993

Monday Night Raw, il programma settimanale più longevo della storia televisiva americana, ha da poco spento ben ventisei candeline. Infatti, ininterrottamente dall’ormai lontano 11 gennaio 1993 (sì, cari quarantenni, queste date ci ricordano che siamo invecchiati…), ogni lunedì sera, sugli schermi d’oltreoceano va in onda lo show di punta della World Wrestling Entertainment (che, quando eravamo ragazzini, si chiamava World Wrestling Federation, nome molto più cool, a parere di chi scrive).

In Italia, come sappiamo, dopo il periodo d’oro degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, il wrestling scomparve dai palinsesti. Per tornare ad ammirare l’azione del giganti del ring, gli appassionati dovettero attendere la soglia dei Duemila, quando Italia1, prima, e Stream (la rete “antenata” di Sky), poi, cominciarono a trasmettere la World Championship Wrestling, federazione rivale di quella di cui eravamo stati fedeli telespettatori ma che, nel frattempo, aveva acquisito molte delle stelle che eravamo soliti ammirare fino al 1994. In un certo senso, ai fan di casa nostra sembrò di aver ripreso lo stesso discorso interrotto un quinquennio prima.

Nel 1993, quindi, la WWF aveva ancora la sua bandierina ben piantata nella programmazione televisiva del nostro Paese. Monday Night Raw non veniva ancora trasmesso per intero ma si potevano apprezzare alcuni match ed highlights all’interno di contenitori come Wrestling Challenge o Superstars. Ricordo che, la prima volta che vidi le immagini provenienti dal Manhattan Center di New York, storica prima sede dello show, rimasi colpito dalla peculiarità del posto, con quel “balconcino” che lo rendeva più “teatro” che arena. Un effetto scenico aggiunto che adoravo. Cioè, per capirci meglio: erano sempre mazzate ma, in quell’ambiente, sembravano “mazzate di classe”, da vedere indossando l’abito delle grandi occasioni, mentre si sorseggia champagne e si mangiano tartine. Come se fosse la prima della Scala, insomma.

Ogni volta che veniva trasmesso un incontro tratto da Raw, Dan Peterson ci ricordava che “well, amici sportivi, grande incontro esclusivo, sempre il mellio per voi”. E aveva ragione. Dalla prima puntata sono passati ventisei anni e, fra alti e bassi, lo show continua a godere di ottima salute in mezzo mondo.

Ma torniamo a quella fredda serata newyorkese dell’11 gennaio 1993. Nella strada di fronte al Manhattan Center, c’è Sean Mooney a dare a tutti il benvenuto. A tutti tranne uno: Bobby Heenan – grande manager e telecronista scomparso nel 2017 – a cui Mooney preclude l’accesso annunciandogli che, per l’occasione, sarebbe stato rimpiazzato al team di commento dal comico e attore Rob Bartlett. A tutt’oggi ci si chiede perché mai la World Wrestling Federation avesse deciso di affiancare un comico – che non sapeva nulla della materia e i cui interventi erano il più delle volte fastidiosi – al tavolo di commento di Vince McMahon e “Macho Man” Randy Savage. La sua avventura, di fatto, si sarebbe conclusa qualche mese più tardi. Ad ogni modo, quella sera, il divieto di entrata per Heenan sarebbe stato al centro di altri simpatici intermezzi fra un match e l’altro nel corso della puntata.

Nel primo storico match di Raw si affrontano l’imponente Yokozuna – il samoano che faceva la parte del campione di sumo giapponese e che da lì a poco avrebbe vinto la Royal Rumble e sarebbe diventato campione del mondo a Wrestlemania IX – e, vittima sacrificale, il “piccolo” Koko B. Ware, che i fan ricordano perché portava sempre sul ring un pappagallo.

Dopo un promo relativo all’imminente arrivo nella federazione di “The Narcissist” Lex Luger, è quindi la volta della vittoria degli Steiner Brothers, beniamini del pubblico, contro i (ridicoli) mascherati Executioners. Ora, se non vi ricordate degli Executioners, non fatevene una colpa. Il problema non siete certamente voi. Di contro, uno dei top moments della serata è, senza dubbio, la successiva intervista sul ring di Vince McMahon a Razor Ramon, uno degli astri nascenti dei primi anni Novanta, tanto da meritare la parte centrale dello show.

Prima del main event, c’è addirittura spazio per un match titolato. La difesa del titolo da parte del campione intercontinentale Shawn Michaels, già sulla strada per diventare una delle icone del wrestling, contro Max Moon, che invece avrebbe arricchito la lunga galleria di personaggi “improbabili” proposti a volte da questo sport-spettacolo.

Il programma, precedentemente introdotto da McMahon con lo slogan di Uncut, Uncooked, Uncensored, si conclude nel più teatrale dei modi: l’incontro fra The Undertaker – oggi probabilmente la leggenda per eccellenza della WWE – e Damien Demento. Chi?!? Lo smarrimento è comprensibile. Ebbene sì, nel primo main event di Raw trovò spazio anche questa sorta di personaggio da fumetto che “sentiva le voci nella testa” ed aveva un improbabile taglio di capelli.

Al becchino bastano due minuti e una tombstone per sbrigare la pratica. Di Demento, licenziato verso la fine di quell’anno, non si sarebbe più sentito parlare. Per fortuna.

Con l’intervista a Doink il Clown – per rimanere in tema di personaggi cartooneschi – e l’apertura della porta d’ingresso del Manhattan Center, a spettacolo ormai concluso, a Bobby Heenan, scorrono i titoli di coda del rispettabile debutto di quello che sarebbe diventato lo show di wrestling più importante della storia. E, oggi come ieri, dopo ventisei anni, è ancora Monday Night Raw.



Gianluca Caporlingua

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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