La “nuova” ECW del 2006: tutto tranne una favola (di Natale)

Episodio natalizio per la nostra Wrestling Vintage: oggi vi racconteremo dell’epopea della ECW, una federazione estrema che aveva davvero molte cose interessanti… ma finì per diventare una brutta copia della WWE, per colpa della stessa WWE

wrestling vintage ecw

Nella puntata natalizia della nostra rubrica potremmo parlare dei tanti episodi e momenti dedicati al Natale da parte del nostro sport-spettacolo preferito nel corso dei decenni, con Babbi Natale muscolosi che finiscono sempre per darsele di santa ragione usando i regali come corpi contundenti. Ma preferiamo riportarvi al 26 dicembre del 2006, quando andò in onda lo speciale natalizio che riassumeva l’anno della nuova ECW.

Per capire di costa stiamo parlando, partiamo con un po’ di storia.

Negli anni Novanta, oltre ai due colossi World Wrestling Federation e World Championship Wrestling, si fece largo una federazione molto innovativa chiamata Extreme Championship Wrestling che, con uno stile di lotta decisamente hardcore, catturò l’interesse del pubblico e divenne in breve tempo il terzo grande brand del wrestling americano. Tanto che le due più quotate concorrenti si videro costrette a rincorrerla sul suo terreno, introducendo contenuti più estremi nei propri show (basti pensare alla nascita della cintura di campione Hardcore, per esempio). La mente dietro a questo nuovo “prodotto” era un signore di nome Paul Heyman, che oggi lavora per la WWE sia come direttore esecutivo di Raw sia come manager on screen di Brock Lesnar.

A causa di problemi finanziari, però, la ECW fallì nel 2001 e, due anni dopo, Vince McMahon ne acquistò il marchio e i beni. A seguito della produzione di un documentario di straordinario successo intitolato The Rise and Fall of ECW, ai dirigenti della WWE venne l’idea di un evento in cui, per una sera, i protagonisti sarebbero tornati ad essere i wrestler della “defunta” federazione estrema. Fu così che venne organizzato ECW One Night Stand un pay-per-view che si tenne all’Hammerstein Ballroom di New York il 12 giugno del 2005. L’ottimo risultato in termini di pubblico e critica portò a bissare la reunion l’anno seguente, l’11 giugno del 2006, e addirittura a “resuscitare” la ECW, facendola diventare ufficialmente il terzo brand della federazione di McMahon, insieme ai già esistenti Raw e SmackDown!, con un programma televisivo che debuttò negli USA sul canale Sci-Fi il 13 Giugno del 2006.

E da quel momento tutto andò in malora.

ecw season 1

Proprio la sera del 26 dicembre del 2006, dallo studio di Stamford, nel Connecticut, addobbato per le feste con un albero di Natale nella cui decorazione c’è anche una corda (e già da queste trovate avremmo dovuto capire che il disastro sarebbe stato inevitabile…), il compito di raccontarci i primi sei mesi di vita della nuova ECW venne affidato a due ECW originals, l’ex lottatore Tazz e il telecronista Joey Styles.

La rinascita ebbe inizio con il secondo ECW One Night Stand, l’11 giugno del 2006. E le premesse, in realtà, sembravano più che buone. In apertura del pay-per-view, infatti, Tazz aveva finalmente zittito il tradizionalista Jerry “The King” Lawler, da sempre acceso denigratore dello stile della federazione estrema. Ma il piatto forte del menù era stato senza dubbio l’incontro per il titolo assoluto fra il detentore John Cena e lo sfidante Rob Van Dam, un altro lottatore simbolo dell’originale ECW. Una delle cose più belle che si ricordano di quella serata è uno degli striscioni mostrati dal pubblico: “Se Cena vince, facciamo una rivolta”. Per fortuna, la rivoluzione venne evitata dall’intervento di Edge – in quel periodo ai ferri corti con il campione – che interferì nel match per colpire Cena e favorire l’esecuzione della five star frog splash, la mossa finale di RVD. Con l’arbitro kappaò, il conteggio di tre eseguito da Paul Heyman accorso dal backstage ebbe tanto il sapore del cerchio che si chiude. La Extreme Championship Wrestling era tornata e lo aveva fatto in grande stile grazie ad alcuni dei suoi uomini più rappresentativi.

rob van dam jon cena

Ma purtroppo ECW One Night Stand sarebbe stato il classico fuoco di paglia.

Di fatto, come detto, due giorni dopo esordì il nuovo programma televisivo della ECW e, sin dall’inizio, fu come aver lasciato la Juventus di Nedved, Trezeguet e gli altri campioni qualche anno prima e aver ritrovato, tempo dopo, la Juventus di Krasic e Pepe. Qualcosa non tornava…

Con la vittoria su Cena, Van Dam era stato proclamato campione ECW e WWE e deteneva quindi due cinture. Due settimane dopo difese vittoriosamente la seconda a Vengeance. Come ricordato dallo stesso Styles nello show natalizio di riassunto del 2006, però, il suo regno da bi-campione ebbe vita molto breve: solo 22 giorni. Edge gli avrebbe strappato di mano la cintura WWE il 3 luglio e, appena ventiquattro ore dopo, Big Show lo avrebbe sconfitto, complice il tradimento del perfido Heyman, anche per quella ECW. Teatro di quest’ultima sconfitta fu addirittura la città di Philadelphia, il luogo in cui era nata l’originale ECW.

Diciamo che il team creativo della WWE stava facendo da “buttafuori” nei confronti dello zoccolo duro del pubblico ECW e gli ascolti del programma ne erano la dimostrazione lampante. Per cui decisero di giocarsi la carta (letteralmente) del sesso. E lo fecero con una puntata in cui venne proposta una partita di Extreme Strip Poker. Wow! Finalmente vedremo un po’ di gnocca, pensarono i fan. E in tanti si sintonizzarono sullo show ECW per vedere… un topless coperto da un filtro video. Tanto rumore per nulla.

Extreme Strip Poker

Tornando all’azione, la verità è che RVD aveva perso entrambi i titoli perché era stato arrestato (e rilasciato su cauzione) per aver guidato sotto l’effetto di marijuana e, come conseguenza, la dirigenza WWE gli aveva “tolto” le cinture e lo aveva sospeso per 30 giorni. Una volta rientrato, dato che lo show ECW aveva un disperato bisogno di lui per risollevare gli ascolti, fu nuovamente buttato nella mischia con una serie di difficili prove che gli sarebbero dovute servire per una nuova scalata al vertice. Tazz e Styles ci ricordano, per esempio, che prima Heyman lo diede in pasto ad Hardcore Holly, con cui ebbe un match molto cruento, e poi Van Dam fu anche uno dei protagonisti del primo (e unico) pay-per-view targato “nuova ECW”, December to Dismember, dove si ritrovò a lottare nella prima (e unica) Extreme Elimination Chamber, una “struttura demoniaca” (come viene in genere definita nei promo) piena di corpi contundenti da utilizzare all’occorrenza.

E alla fine vinse… Bobby Lashley. Cioè, il pubblico era impazzito di gioia quando, sei mesi prima, Rob Van Dam, era diventato campione assoluto. Poi gli ascolti del programma erano progressivamente e vistosamente calati per via delle discutibili scelte creative. E, per tutta risposta, loro riportarono RVD al centro dell’azione ma fecero diventare Lashley il volto del brand ECW. Poi uno si chiede come mai fu un fallimento…

Bobby_Lashley_and_Test_at_ECW_December_to_Dismember_in_2006

La puntata natalizia da cui abbiamo preso spunto avrebbe ancora qualche minuto durante cui i due conduttori anticipavano quali meravigliose storyline ci attendevano per l’inizio del 2007 e Tazz distruggeva l’albero di Natale. Ma vi dico io cosa sarebbe successo dopo, facendovi risparmiare parecchio tempo.

Una federazione che era diventata molto popolare per il suo stile estremo e violento avrebbe continuato a essere – nella sua versione WWE – tutto il contrario di quello a cui i fan erano affezionati. Pian piano, tutti i principali ECW originals sarebbero stati licenziati o sarebbero andati via, stufi di non potersi esprimere come un tempo, compreso Paul Heyman che non aveva mai realmente avuto il controllo creativo del progetto. Tanto è vero che la ECW di McMahon passò alla storia come una semplice brutta copia minore della sua WWE.

Ma dato che le storie di Natale non possono non avere un lieto fine, vi dirò che da questa ECW sarebbe scaturito comunque qualcosa di buono. Qualche nuovo prospetto che si sarebbe fatto strada negli anni a venire. Uno su tutti: un certo CM Punk.

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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