I meravigliosi anni 90 – 1994: il mistero dei due Undertaker

Il nostro racconto dei mitici anni 90 del wrestling continua con un curioso aneddoto: oggi infatti vi parleremo di quella volta in cui sul ring di Summerslam 1994 s’incontrarono due Undertaker!

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Cosa c’è di più spaventoso di The Undertaker? Beh…due Undertaker! E se pensate che questo sia impossibile, allora dovete assolutamente continuare a leggere questo nuovo episodio della nostra rubrica in cui analizziamo ancora il 1994 del wrestling. In quell’anno, infatti, il becchino si ritrovò a dover affrontare…se stesso. Mi rendo conto che, a questo punto, il lettore occasionale possa essere parecchio confuso. Per cui partiamo dall’inizio.

Abbiamo visto che The Undertaker, dopo aver ingiustamente perso il “match della bara” contro Yokozuna alla Royal Rumble, era scomparso. Mentre la trionfale orda di “cattivi” accorsa in aiuto del gigante samoano-giapponese spingeva verso il backstage la cassa da morto dove poco prima era stato rinchiuso il deadman, le luci si erano improvvisamente spente. ’Taker era apparso sullo schermo dell’arena, aveva giurato che non avrebbe riposato in pace come sperato dai suoi avversari e, quindi, si era letteralmente volatilizzato, come un fantasma, lasciando la bara completamente vuota. (Per ogni piccolo fan di quegli anni, me compreso, quello fu uno dei tanti momenti da “a bocca aperta” che questo spettacolo cartoonesco era in grado di regalare).

Undertaker dovette stare lontano dagli schermi e dai palazzetti per vari mesi. Le cronache narrano che l’assenza fu necessaria per recuperare da un infortunio alla schiena ma io continuo ostinatamente a pensare che, in realtà, il suo spirito fosse rimasto incastrato da qualche parte in un’altra dimensione.

Poi, nel mese di maggio, negli show televisivi come Raw e Superstars cominciarono ad andare in onda le testimonianze di varie persone comuni – dal salumiere alla bimba dell’asilo, dai pompieri alle commesse di una gioielleria – che sostenevano di aver incontrato il becchino della World Wrestling Federation. Contemporaneamente, “The Million Dollar Man” Ted DiBiase, che aveva introdotto l’Undertaker nella federazione la prima volta quattro anni prima, lanciò la bomba nella puntata di Superstars del 21 maggio, nella quale prese la parola collegato da un cimitero: grazie alle sue conoscenze e con le sue risorse finanziarie, avrebbe riportato il deadman nella WWF. Cosa? The Undertaker di nuovo sul ring per il vile denaro? Pura follia! (A quei tempi pensavamo che i lottatori combattessero solo per l’affermazione del bene sul male e non per il proprio conto in banca. Anzi, a dire il vero io lo penso ancora).

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Com’era prevedibile, l’annuncio del Million Dollar Man creò sconcerto fra i tifosi del becchino e, due settimane dopo, dovette intervenire Paul Bearer, il suo storico manager, per smentire le affermazioni di DiBiase, definito senza mezzi termini un bugiardo. Ma la risposta del lottatore non si fece attendere. Sette giorni più tardi, durante il segmento di interviste dell’Heartbreak Hotel presentato da Shawn Michaels, DiBiase piazzò il colpo (apparentemente) definitivo: dal backstage venne fatto entrare in scena proprio lui, The Undertaker. Ricordo vividamente che non potevo credere ai miei occhi. Fino a quel momento avevo derubricato la questione alla solita fake news propinata da un “cattivo” per destabilizzare i fan, quindi non avevo neanche preso in considerazione il fatto che potesse esserci qualcosa di concreto dietro i proclami di quello sbruffone. Ma quando vidi comparire ’Taker in carne e ossa, lì vicino all’“uomo da un milione di dollari”, rimasi di sasso. La prima cosa che pensai fu che il becchino era passato fra le fila degli heel: che delusione!

Nel main event della puntata di Raw del 4 luglio, l’Undertaker di Ted DiBiase disputò pure un incontro con uno sparring partner. Dopo la rapida conclusione del match, dagli spogliatoi comparve Paul Bearer che, nonostante avesse accusato il colpo dopo la rivelazione di DiBiase, rimaneva ancora fortemente scettico sull’identità di questo becchino votato al dio denaro e si era deciso a verificare direttamente la faccenda. (Non so a voi ma, mentre vi racconto questa storia, a me viene in mente il doppelgänger del recente seguito di Twin Peaks…). Nello stupore generale, però, l’approccio di Bearer venne facilmente neutralizzato dall’attrazione fatale esercitata sull’Undertaker da una mazzetta di banconote sventolatagli in faccia dal Million Dollar Man. La pecunia sembrava aver sostituito l’urna delle ceneri.

Il manager dalla vocina inquietante, però, continuava a negare l’evidenza. In un video registrato in un cimitero, Paul Bearer reiterava il concetto: quello deve per forza essere un impostore, non può essere il vero Undertaker perché avverto la sua presenza qui intorno.

Il clamore intorno al mistero del becchino divenne talmente forte che, per cercare di risolvere il caso nei panni del detective Frank Drebin, fu persino chiamato l’attore Leslie Nielsen… aspetta, Leslie Nielsen? Quello di Una Pallottola Spuntata? Sì, proprio lui. (Sinceramente, da piccolo, i film della serie non mi facevano ridere per niente. Devo ammettere, piuttosto, che le continue assurdità su cui si basavano le pellicole e l’inettitudine di Frank Drebin mi rendevano nervoso. Quindi non si può dire che fossi felice di ritrovarmelo pure lì, nel mio programma di wrestling preferito). Come se non bastasse Frank Drebin, insieme a lui c’era pure il Capitano Ed Hocken (George Kennedy). Qualcuno alla WWF aveva evidentemente pensato “bene” di rendere la storyline ancora più sconclusionata…

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Nonostante tutto, l’enigma catturava la nostra attenzione.

Due settimane prima del più importante evento dell’estate, Summerslam che quell’anno si sarebbe tenuto a Chicago, evidentemente ancora non del tutto certo di chi fosse veramente il lottatore guidato da Ted DiBiase, Paul Bearer provò nuovamente a parlargli sul ring. Ma lo strano Undertaker gli si scagliò addirittura contro. Quando sembrava che Bearer fosse spacciato, le luci si spensero e il pubblico, che capì immediatamente cosa questo significasse, esplose in un boato. Quando si riaccesero i fari, il sinistro manager si trovava fuori dal ring, trasportato lì in qualche modo soprannaturale, ed esultava urlando con quella sua “graziosa” ugola: “il mio Undertaker è qui! È quiiii!”. Finalmente, a sette giorni da Summerslam, il vero Undertaker si fece sentire. La sua voce risuonò nell’arena per rassicurare i tifosi (e spingerli ad aprire il portafogli): il deadman annunciò che sarebbe tornato al pay-per-view e avrebbe spazzato via quella specie di demone che il Million Dollar Man si portava dietro spacciandolo per lui.

The Undertaker vs The Undertaker si tenne il 29 agosto allo United Center di Chicago. Purtroppo, come detto anche in precedenza, nel 1994 nessuna televisione italiana trasmetteva i pay-per-view e, pertanto, dovevamo accontentarci dei fermo immagine che venivano trasmessi durante le puntate di Superstars successive all’evento oppure sperare che uscisse la videocassetta (e che i nostri genitori ce la comprassero). Per Summerslam (come per Wrestlemania e al contrario della Royal Rumble e di King of The Ring dello stesso anno), però, non venne editata alcuna VHS in italiano. Io ricordo di aver visto per la prima volta per intero quell’incontro solo qualche anno dopo quando degli amici dalla Svizzera mi regalarono la cassetta in tedesco.

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L’entrata del vero Undertaker fu probabilmente la parte più bella del match. Il finto becchino era salito sul ring per primo accompagnato dal solito Ted DiBiase, mentre l’ingresso dell’originale deadman venne preceduto da Paul Bearer che spinse fino al ring una grossa cassa da morto molto pacchiana, con tanto di scritte e disegno di ’Taker. Dalla bara, oltre a una fitta nebbia che neanche al Cocoricò, Bearer trasse la sua urna. Anzi, una versione extralarge della solita urna che, all’apertura, sprigionò un fascio di luce nell’arena. Fu in quel momento che risuonarono le campane e il pubblico andò in delirio. Fino all’inizio del match.

Sì perché, di suo, l’incontro non fu niente di che (e oltretutto ebbe la sfortuna di essere collocato subito dopo un match nella gabbia di rara bellezza fra i fratelli Hart). Per la prima volta, vedendoli di fronte, si potevano notare le differenze fra i due wrestler: l’Undertaker di DiBiase era leggermente più basso e aveva i capelli un po’ più chiari, mentre le fugaci inquadrature lasciavano chiaramente intravedere le diversità somatiche del viso. Gli spettatori seguirono i circa nove minuti di contesa in un silenzio che, nonostante Vince McMahon al commento cercasse di spacciarlo per soggezione, denotava chiaramente che l’entusiasmo si era esaurito quasi subito. Alla fine, il vero becchino sconfisse l’impostore che venne rinchiuso nella bara e non venne mai più rivisto negli show della WWF. Anni dopo, nell’era di internet, scoprii che il lottatore che aveva interpretato il finto Undertaker era Brian Lee, che avrebbe avuto un’altra breve esperienza nella federazione nel 1997 nei panni di un biker di nome Chainz.

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Ora, è vero che, una volta risolto l’accattivante “mistero” iniziale dell’identità del secondo Undertaker, la faida fra i due becchini, più che essere una solida e avvincente storyline, si riduce a un curioso e assurdo aneddoto. Ma si tratta, senza dubbio, di uno di quegli episodi che, nonostante le critiche e i pareri contrastanti, i fan di wrestling non dimenticheranno mai.

 

 


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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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