Don Rosa contro la gestione dei firmacopie di Lucca Comics and Games 2023

Il celebre fumettista americano Don Rosa, tra i più grandi autori Disney viventi, si è detto molto scontento della gestione dei firmacopie di Lucca Comics & Games 2023 e non le ha mandate di certo a dire

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Il Festival del fumetto più grande – e spesso più discusso – d’Europa si è conclusa un mese fa, ma non vale lo stesso per le polemiche che hanno accompagnato quest’edizione.

Prezzi eccessivamente gonfiati, problematiche logistiche di ogni tipo – stavolta il maltempo c’ha messo del suo -, questioni politiche che hanno tenuto banco sin da prima dell’inizio, autori che si sono lamentati in ogni dove della scarsa attenzione nei loro confronti – e in quelli della stampa, ndr. In pratica, la kermesse è finita ma continua a far parlare – male – di sè.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Don Rosa, che già si era detto contrario al meccanismo dei firmacopie con prenotazione, ma di recente è tornato sulla questione più agguerrito che mai.

Il fumettista americano, erede ideale di Carl Barks e papà dell’epopea dei Paperi, ha utilizzato i suoi social per dare libero sfogo al suo pensiero. In un lungo post su Facebook, apparso la scorsa settimana, leggiamo:

“Sono nello SkyClub di Delta, di ritorno da San Francisco a Louisville, e ho qualche ora libera. Per cui, finalmente posso parlare del LUCCA COMICS. (Non amate questi miei lunghi e noiosi post?!)
Come tutti sanno – o perlomeno quelli di voi che partecipano al Lucca Comics – quest’anno Panini ha adottato un sistema di biglietti gratuiti per vedere me e altri ospiti. Non ne siamo stati informati in anticipo, lo abbiamo scoperto solo poco prima che fosse annunciato ai fan. Sin dall’inizio, sapevo che non mi sarebbe piaciuto, ma non l’avevo mai provato prima, quindi non immaginavo in quanti modi potesse essere ingiusto nei confronti dei DuckFans.”

Già il 22 ottobre, poco più di una settimana prima dell’inizio della fiera, infatti, Rosa si era detto poco entusiasta della nuova modalità, e anche in quel caso aveva utilizzato la sua pagina Facebook per esprimere il suo malcontento.
Il post continua spiegando la modalità di ticketing:

“Per prima cosa, come sapete, i circa 1000 biglietti per vedermi (20 sessioni da 2 ore per 5 giorni, 50 biglietti a sessione) sono stati distribuiti tutti insieme su Internet e sono immediatamente andati in sold-out. Già questo non è corretto.

Molti DuckFans, infatti, in quel brevissimo lasso di tempo hanno cercato di superare le barriere, riaggiornando costantemente la pagina per cercare di prendere un biglietto, ma non avevano alcuna possibilità. Questo perché, a quando mi è stato detto, la connessione Internet non è omogenea in Italia, e ci sono aree in cui funziona molto meglio di altre. Quindi, se i fan non vivevano nel posto giusto, non hanno mai avuto uno straccio di possibilità. In secondo luogo, quelli con la connessione veloce, potevano prendere più biglietti, perfino uno in ciascuna delle 20 sessioni, e anche questo è molto ingiusto.

E anche se non lo hanno fatto, una volta entrati nell’area firmacopie con il biglietto di un altro, c’era poco che Panini potesse fare… credo ci abbiano anche provato, ma c’era troppa gente e troppo poco personale per controllare tutto.”

In un colpo solo, Rosa attacca non solo i furbetti che hanno preso biglietti da redistribuire ad altri, ma anche l’ingiustizia insita nel sistema, facendo riferimento a quel digital divide che penalizza alcune aree del Paese rispetto ad altre. In parole povere, il messaggio importantissimo che l’autore lancia è che il sistema è iniquo, perché premia solo chi vive in zone ricche e penalizza tutti gli altri.

L’autore poi continua, scagliandosi contro la Panini, incapace di farsi rispettare:

“L’ingiustizia sta anche nel fatto che Panini non fosse in grado di far rispettare le proprie regole. Era previsto che le persone con biglietto acquistassero un prodotto al padiglione Panini per accedere all’area firmacopie; c’era poi un’altra regola, per cui i fan potevano portare da casa massimo due cose da farmi firmare. Ma ho incontrato sia fan che non avevano acquistato nulla, che fan con più di due volumi portati da casa. Ora, nessuna di queste infrazioni è un problema PER ME, ma per quanto trovassi ingiusto questo aggirare le regole, non è certo il lavoro delle persone al MIO STAND quello di farle rispettare. Se Panini avesse voluto il rispetto delle proprie regole, avrebbe messo uno dei loro di fianco a me per farlo.”

Il problema di fondo, comunque, è il fatto che questo sistema non premi i veri fan, ma gli sciacalli:

“Ma è stato solo alla fine dei 5 giorni e delle 20 sessioni che ho capito la parte peggiore di questo sistema: certo, ho incontrato MOLTO fan devoti dei Paperi, ma ho avuto la sensazione di vedere piuttosto dei collezionisti di autografi… persone la cui missione al Lucca Comics era semplicemente di raccogliere gli autografi di quanti più fumettisti famosi (o presunti tali), da tenere o rivendere, col minimo sforzo possibile. E questo sistema ha funzionato perfettamente per i loro piani: anziché aspettare per ore e ore, in una fila in cui chi prima arriva meglio alloggia – cosa che non avrebbero mai fatto per l’autografo di qualcuno che non gli interessa, o di cui non hanno mai sentito parlare) gli è bastato prendere un po’ di biglietti gratuiti, quanti più possibile, soprattutto se vivevano in un’area con una buona connessione, o magari con abbastanza conoscenze informatiche da aggirare il sistema, tagliando fuori forse la maggior parte dei veri fan di ogni creator.”

Rosa spiega poi come il sistema sia ingiusto anche nei confronti dei creator, dal momento che i collezionisti di autografi sono poco propensi ad acquistare materiale: per chi come lui vive di questo, si tratta sicuramente di un problema. E, in fondo, comprende anche il punto di vista della Panini: il sistema permette di evitare code e altri fastidi, massimizzando i profitti. Non importa che le persone in coda siano fan o meno: come lui stesso afferma sono un’azienda, non una Onlus per i DuckFans.

Ma quale potrebbe essere l’alternativa?

“Be’, il classico ‘chi prima arriva meglio alloggia’, per quanto sia una modalità infelice! E al Lucca Comics a volte lo è nel modo peggiore, dato che piove tanto a fine ottobre / inizio novembre. Quest’anno, ha piovuto per tutto il tempo in cui ho avuto firmacopie!Ma in quella modalità, per scomoda che sia, ognuna delle persone in fila per me – o per gli altri autori – ha lavorato duramente per essere lì. Si sono GUADAGNATI quella possibilità. A quel punto, so con certezza che chiunque abbia passato 5, 6 o anche 7 ore in fila per vedermi, magari nelle peggiori condizioni, deve essere un vero fan. E per i veri fan dei personaggi di Barks che ho amato per tutta una vita, lavoro anche nonstop, senza pausa, in quelle 10 ore, come ho – abbiamo – fatto a Lucca, per incontrarne quanti più è possibile. Certo, io sto seduto mentre loro sono in piedi per tutto il tempo – a meno che non portino una sedia pieghevole con sé -, ma è per questo che insisto sempre per avere una sedia per chi arriva al mio tavolo e – come chiunque di loro vi dirà – la prima cosa che dico è ‘Siediti! Cosa posso fare per te?!’

Non penso che sarò invitato di nuovo a Lucca… ci sarebbe bisogno di una nuova edizione del mio lavoro che l’editore possa vendere, e dal momento che ho mollato oltre 15 anni fa e le mie opere sono state ristampate e ri-ristampate fino alla nausea, non credo di servirgli ad altro. Ma, se dovessero invitarmi di nuovo – ed è una fiera così bella e una città ancora più meravigliosa che lo spero tanto – non utilizzerò lo stesso sistema per i biglietti.”

Idee molto chiare, zero peli sulla lingua e un punto di vista condivisibile da molti. Vorrei però fare una riflessione, che spero non soffochi il dibattito ma lo arricchisca: da quando, per amare un autore, bisogna essere “veri” fan? Esiste un badge, una spilla, o un certificato che definisce chi sia un vero fan e chi no?

Siamo nerd di tutti i tipi, e proteggere la nostra varietà è il primo modo per essere inclusivi: tra noi, c’è chi ha tanti gusti e interessi diversi, per cui non ha letto TUTTA l’opera di un singolo autore. Questo forse significa che non è un vero fan? Che non ha diritto a incontrare la persona che, magari con una singola storia, lo ha fatto sorridere, commuovere, pensare?

Al tempo stesso, dopo che la pandemia ha alterato inevitabilmente la nostra percezione del tempo e del suo valore, si può davvero condannare qualcuno che non se la sente di trascorrere 6 ore in fila, sotto la pioggia, per il proprio beniamino? L’affetto di quella persona conta meno?

Sono e sarò sempre contraria ai collezionisti della domenica, che non danno valore a ciò che toccano, se non a livello economico: ma certo, il discorso di Rosa, per quanto condivisibile sotto molti aspetti, sembra far passare il messaggio che ci sono fan degni e fan indegni, andando in contrasto con il nucleo delle sue stesse affermazioni. Giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma a ciascuno il suo.

E voi, che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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4 Comments

  • Il testo del link che rimanda a questo articolo: “Don Rosa contro il Lucca comics and games” è completamente fuorviante. Vi esorto a correggere immediatamente o contatterò il team legale di Lucca Crea.

  • Caro Gabriele, il titolo dell’articolo è “Don Rosa contro la gestione dei firmacopie di Lucca Comics and Games 2023” e non “Don Rosa contro il Lucca comics and games”, tanto per cominciare.
    In secondo luogo, riportiamo le dichiarazioni che Don Rosa ha pubblicato sui suoi profili social personali.
    In terzo luogo, se hai letto tutto l’articolo, noterai che noi siamo in disaccordo con l’Autore.

  • Complimenti per aver cancellato il commento precedente, oltre che per fare del clickbait. Ho avvertito chi di dovere.

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