Cosa aspettarsi da Detroit: Become Human

La rubrica dedicata ai videogiochi non vi lascia in pace neanche questa settimana. MegaNerd.it e Player.it tornano con un nuovo appuntamento, in cui scopriremo insieme qualche dettaglio su Detroit: Become Human

Il 25 maggio verrà rilasciata un’altra esclusiva Playstation che sta generando notevole interesse tra i fan di quelle particolari esperienze videoludiche che vengono definite film interattivi. Stiamo parlando di Detroit: Become Human, l’ultima fatica di Quantic Dream, software house francese che, sotto la guida di David Cage, ha nel tempo plasmato i canoni di un nuovo genere.

Il primo videogioco sviluppato dal team quantico fu un’esclusiva Dreamcast dal titolo Omikron: The Nomad Soul, ma è nel 2005 con Fahrenheit che i giocatori di tutto il mondo hanno potuto saggiare le potenzialità di uno studio di sviluppo intenzionato a ridefinire le basi dell’intrattenimento. Sono poi arrivati Heavy Rain e Beyond: Due Anime, titoli non per tutti, va detto, per il loro essere alternativi e fuori dagli schemi classici.

Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo titolo di Quantic Dream? Un evidente passo in avanti considerando le opportunità offerte dall’hardware della PS4 e, in particolar modo, dobbiamo aspettarci un upgrade dal punto di vista narrativo ed emozionale. Due punti che non sono strettamente legati alla potenza di calcolo di una console, ma alle capacità artistiche di persone con il coraggio di osare e l’intenzione di trasmettere messaggi significativi.

Detroit: Become Human è probabilmente il vero punto di svolta del lavoro di Quantic Dream, accusata non poche volte di pressappochismo sia dal punto di vita ludico sia da quello comunicativo. Da cosa derivano queste accuse? Sono due le obiezioni che vengono poste quando si parla del lavoro di Quantic: la prima riguarda la poca effettiva libertà di scelta del giocatore, meccanica su cui si basano le sue produzioni, la seconda invece fa riferimento alla profondità dei temi trattati che, a detta di alcuni, non sarebbero poi così ricercati e risulterebbero banali nella loro esposizione.

Non siamo qui a dirvi se siamo d’accordo o meno (comunque, no, chi scrive non è minimamente d’accordo con queste accuse), ma vogliamo solo condividere con voi qualche dettaglio sul gioco affinché non siate impreparati. Va ricordato che Detroit è arrivato in fase gold, cioè, il suo sviluppo è terminato, e che sullo Store è presente la demo, disponibile al download gratuito.

Trama: la dura vita degli androidi tra gli umani

La presenza di androidi in una società futuristica è un tema che ciclicamente si affaccia nella cinematografia, nella letteratura e nei videogiochi. Dopo le macchine volanti, chi immagina il futuro ha in mente strade e case popolate da androidi, o robot in linea generale, utilizzati perlopiù per rendere più semplice la vita di tutti i giorni.

Detroit: Become Human non fa eccezione e ci condurrà in un contesto affascinante fatto di robot antropomorfi al servizio dell’umanità. Appunto, al servizio. Gli androidi visti come macchine, perché questo sono, senza sentimenti e senza possibilità di scegliere autonomamente come vivere la proprie esistenza. Ma è davvero così? Detroit ci fornirà, stando agli sviluppatori, una chiave di lettura differente e improntata sulla riflessione.

La protagonista è Kara, un’androide fuggita dopo la sua costruzione e dotata di una “coscienza artificiale” che le consente di provare emozioni umane o, almeno, riconducibili ad esse. Kara si ritroverà in una Detroit del futuro in cui i suoi simili sono visti solo come oggetti.

Uno dei temi principali del gioco sarà la discriminazione, argomento affrontato pregevolmente in Deus Ex: Mankind Divided, videogioco in grado di coniare un nuovo concetto: apartheid meccanica.

I temi delicati saranno all’ordine del giorno, basti pensare che alcuni attivisti, dopo la pubblicazione di un trailer alla Paris Games Week nel dicembre 2017, hanno aspramente criticato il gioco perché nel filmato veniva mostrata una scena di violenza domesticaai danni di una ragazzina. Le accuse suonavano più o meno così:

Invitiamo Sony Interactive Entertainment a ripensarci e a ritirare questo gioco, o almeno a rimuovere questa scena in cui un bambino virtuale viene messo in pericolo di vita. Se non lo fa, i bambini veri potrebbero soffrire.

Insomma, una frase che sembra pronunciata dalla moglie del reverendo Lovejoy de I Simpson. Questo per dire che dobbiamo aspettarci una trama molto complessa e ricca di sfaccettature, non adatta a bigotti e moralisti. David Cage rispose in questo modo in un’intervista rilasciata a Eurogamer:

Cerco di raccontare una storia importante per me, che trovo commovente, interessante ed eccitante e il mio ruolo di creatore è di offrire qualcosa che la gente non si aspetta.
La regola che mi do è di non glorificare mai la violenza, di non fare mai nulla di gratuito. Deve avere uno scopo, avere un significato e creare qualcosa che si spera sia significativo per le persone.

Kara non sarà sola

Chi conosce le produzioni della Quantic Dream sa che un marchio di fabbrica è la presenza di più personaggi giocabili. Per creare un intreccio dai risvolti sempre inaspettati e in cui le scelte dei giocatori possano portare a esiti sempre diversi, la presenza di più personaggi fondamentali nell’avventura è uno dei fattori a cui maggiormente danno peso gli sviluppatori.

I personaggi principali saranno tre, tutti androidi! Questa scelta è stata spiegata col voler mettere i giocatori nei panni “dell’altro” e per non dare l’impressione che androidi sia sinonimo di cattivi della situazione.

Come abbiamo detto, ci sarà Kara, un’androide fuggita dopo la sua fabbricazione. Vivremo poi la vicenda nei panni di Connor, un investigatore che ha come missione quella di rintracciare i “devianti”, androidi sfuggiti alla loro programmazione e che hanno abbandonato i loro proprietari o si sono dati al crimine. Un deviante è proprio il terzo protagonista, Markus, androide che ha abbandonato il suo padrone e si è unito a una fazione clandestina di dissidenti.

Struttura a bivi più grande mai creata

Ed ecco il punto più importante dell’intero gioco: la struttura a bivi. Chi giocherà Detroit: Become Human lo farà per avere nelle proprie mani la possibilità di cambiare il corso degli eventi. Gli sviluppatori sanno che ciò che era stato offerto in passato non potesse bastare e così hanno strutturato, stando alle loro dichiarazioni, il più ricco e variegato sistema di bivi mai creato da Quantic.

L’aspetto che ha messo più curiosità ai fan riguarda l’eventualità di giocare intere sequenze completamente diverse da giocatore a giocatore. In pratica, gli sviluppatori hanno spiegato che due persone, confrontandosi sul titolo, potrebbero rendersi conto di aver giocato quasi due titoli diversiperché, in base alle scelte effettuate, l’esperienza potrebbe cambiare tanto radicalmente da determinare la presenza o meno di un personaggio in un’intera sequenza di gioco, di un dialogo o di una scena d’azione.

Un giocatore potrebbe interagire con elementi che un altro, invece, non incontrerà mai durante la sua run. Sarebbe questa la vera svolta, visto che spesso la libertà di scelta conduce alla fine a esiti molto simili tra di loro.

Ecco, dunque, cosa ci aspettiamo da Detroit: Become Human: un’esperienza più completa, articolata e che lasci a bocca aperta ogni singolo istante.

 

Michele Longobardi

 

 

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