Brutus “The Barber” Beefcake, il barbiere col wrestling nel sangue

In occasione dell’ingresso di Brutus “The Barber” Beefcake nella Hall of Fame della WWE, ripercorriamo la carriera di uno dei personaggi più amati della golden age del wrestling

wrestling vintage brutus

Lo scorso 6 aprile, al Barclays Center di Brooklyn si è tenuta l’annuale cerimonia della WWE Hall of Fame. Quest’anno, fra gli indotti nella “classe del 2019”, la ventesima da quando la federazione creò il prestigioso riconoscimento nel 1993, c’era anche uno dei personaggi più popolari della golden age del wrestling: Brutus “The Barber” Beefcake. E chi avrebbe potuto introdurre il buon vecchio Ed Leslie (questo il suo vero nome), se non il suo più grande amico nonché ex compagno di coppia nei Mega-Maniacs che lottarono per il titolo a Wrestlemania IX? Amici fraterni dentro e fuori dal ring, era ovvio che sarebbe toccata ad Hulk Hogan.

Nel suo discorso, oltre a ricordare alcuni dei momenti salienti della loro amicizia e le prime esperienze negli anni dei “territori” (quando ancora il wrestling non era il fenomeno globale di oggi ed i lottatori lavoravano per federazioni regionali), l’Hulkster ha ricordato come, dopo essersi allenato per diventare un wrestler, ad un certo punto aveva deciso di lasciar perdere. Ma l’amicizia con Brutus e il suo amore per questa disciplina lo spinsero a riprovarci, con i risultati che tutti conosciamo. Secondo Hogan, quindi, è del tutto naturale che uno come Beefcake, che ha il wrestling nel sangue, abbia conquistato un posto d’onore nella Hall of Fame. E ci sentiamo di affermare che Hulk ha proprio ragione, e non perché siamo grandissimi fan del campione baffuto e non gli daremmo torto neanche se rubasse le caramelle ai bambini.  Ma, piuttosto, perché tutti coloro che seguivano le telecronache di Dan Peterson negli anni Ottanta e Novanta si ricordano di Brutus e delle sue forbici, alla stregua dello stesso Hulk o di Ultimate Warrior.

brutus hulk hogan
Brutus “The Barber” Beefcake insieme al suo grande amico Hulk Hogan, in una foto recente

La storia di Ed Leslie nel wrestling che conta inizia nel 1984, quando viene chiamato a New York dalla (allora) World Wrestling Federation. All’inizio, Brutus è uno dei cattivi e il suo personaggio è addirittura quello di uno spogliarellista. Da heel, riesce a conquistare i titoli di coppia insieme a Greg “The Hammer” Valentine. I due si fanno chiamare, modestamente, The Dream Team. Ma il “sogno” finisce a Wrestlemania III, quando, nonostante la contesa vinta contro i fratelli Rougeau, Greg Valentine decide di abbandonare il suo tag team partner, preferendogli Dino Bravo, con il quale avrebbe formato il Dream Team II. È bene ricordare che stiamo parlando di giganti muscolosi che, a volte, si comportano come i personaggi di una telenovela argentina. Forse per il dolore di essere stato abbandonato dal compagno di squadra o forse perché stanco della vita dissoluta da lottatore-spogliarellista cattivo, Brutus decide di dare una svolta alla propria carriera.

Greg “The Hammer” Valentine e Brutus “The Barber” Beefcake: il primo “Dream Team”

Più tardi nella stessa serata, infatti, sul ring ci sono il beniamino del pubblico Rowdy Roddy Piper ed il borioso Adrian Adonis. In palio, oltre alla gloria, c’è la possibilità di tenersi in testa i capelli: si tratta, infatti, di un Hair vs Hair match, cioè un incontro in cui la testa dello sconfitto, dopo il conto di tre, viene rasata a zero dall’avversario. Con Adonis, a bordo ring, c’è il solito Jimmy Hart, il manager dalla voce stridula col megafono (che tutti gli avrebbero fatto volentieri ingoiare). Come spesso accade, quando l’arbitro è distratto, Jimmy Hart ne approfitta per procurare al proprio assistito qualche scorretto vantaggio. E Piper subisce la stessa sorte. Tutto sembra essere sul punto di concludersi a favore dei cattivi, ma succede quello che non ti aspetti. Sul ring accorre proprio Beefcake che, con rinnovato spirito da bravo ragazzo deciso a cambiare la propria vita, soccorre Piper e gli permette di riprendere conoscenza e ottenere la vittoria finale.

È proprio in questo momento che nasce il “barbiere”. Invece di occuparsene direttamente, Roddy lascia l’onore a Brutus che, armato di forbici e rasoio elettrico, si occupa volentieri dell’acconciatura di Adonis. Il pubblico è in visibilio. Quando si dice che per cambiare vita bisogna trovarsi un lavoro onesto!

Il nickname “The Barber” avrebbe accompagnato Brutus per il resto della propria carriera in WWE, sia come lottatore che – dopo essere stato messo fuori gioco da un grave incidente mentre faceva sci nautico nel 1990 – come presentatore del segmento “The Barber Shop”, in cui Beefcake intervista le altre star della federazione.  Fino al ritorno sul ring nel 1993 in un match per i titoli di coppia con l’amico di sempre Hulk Hogan. L’incontro, vinto per squalifica, impedisce ai due di ottenere le cinture (i titoli, infatti, cambiano di mano solo per schienamento o sottomissione dell’avversario), ma rappresenta forse uno dei punti più alti mai raggiunti dal “barbiere”.

Anche Mattel ha voluto rendere omaggio a Brutus “The Barber” con un’action figure davvero fantastica

Durante il suo discorso alla cerimonia della Hall of Fame, il folle e chiassoso lottatore che ricordiamo con affetto sul ring ha lasciato il posto, per una sera, a un uomo tranquillo, umile e grato per il riconoscimento di quarantuno anni di onorata carriera. Una cosa, però, è rimasta immutata: quelle forbicione da giardino che, portate sul quadrato o sul podio della prestigiosa onorificenza, agli occhi di noi fan saranno sempre il marchio di fabbrica del “barbiere” più pazzo e colorato del mondo.

 

 

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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