Artisti VFX di Marvel Studios sul piede di guerra: “Condizioni di lavoro disumane”

Gli artisti VFX di Marvel Studios denunciano: “condizioni di lavoro insostenibili, abbiamo lavorato anche fino a 18 ore al giorno”.

Sono tempi duri per le major di Hollywood che, dopo aver dettato legge e fatto il bello e il brutto tempo per anni, si trovano ora al centro di polemiche che piovono da tutti i lati.

Dopo lo sciopero del sindacato di attori e sceneggiatori, che va avanti dal 13 luglio, un’altra categoria potrebbe presto far sentire la propria voce, ed è quella degli artisti che lavorano agli effetti speciali.

In particolare, negli ultimi mesi ci sono state varie testimonianze di VFX artists (Visual Effects Artists, gli specialisti degli effetti speciali, ndr) che hanno denunciato in particolare le condizioni di lavoro insostenibili per i progetti Marvel Studios: ritmi di lavoro serratissimi e opprimenti, un clima tossico e una mole di attività non proporzionata alla paga.

Qualche giorno fa, The Hollywood Reportr ha annunciato che circa 50 impiegati di Marvel Studios hanno inoltrato una richiesta formale per costituire un sindacato ed entrare a far parte dello IATSE (International Alliance of Theatrical Stage Employees), che rappresenta varie maestranze.
Marvel Studios al momento non ha rilasciato dichiarazioni in merito.

Della tematica si parla già da qualche anno, ma non si è mai passati dalle parole all’azione, sebbene l’evoluzione del settore ormai richieda tutele per figure professionali emergenti.

Proprio ieri, IGN ha pubblicato un lungo e dettagliato approfondimento, che racconta le difficili condizioni lavorative dei VFX artists dietro ai grossi blockbuster.

Mark Patch, coordinatore VFX per la IATSE, nonché per la serie WandaVision (2021), afferma:

«Queste sono aziende che stanno guadagnando miliardi di dollari dal nostro lavoro, quindi la ragionevolezza delle nostre richieste – essere messi sullo stesso piano delle persone che lavorano al nostro fianco e avere accesso all’assistenza sanitaria, a un fondo pensione e alle tutele minime – dovrebbe essere accolta. Riteniamo che questa sia una delle richieste più ragionevoli che qualcuno abbia mai fatto.»

L’obiettivo è riuscire a ottenere un contratto base che includa un salario minimo, un piano pensionistico e un’assicurazione sanitaria, tutte cose che al momento i VFX artists non hanno.

«Fondamentalmente, si tratta di assicurarsi che il reparto dei VFX non sia più il selvaggio west. Ma si tratta anche di rispetto per il lavoro che facciamo, dato che siamo essenziali per il settore cinematografico. Non possiamo più aspettare. Deve esserci giustizia.»

Alex Torres (coordinator che ha lavorato a Marvel’s Runaways per ABC Television) racconta che

«Quando ha debuttato Disney+, c’erano un sacco di nuovi contenuti che venivano richiesti per la piattaforma, eppure la quantità di VFX workers era la stessa… il che significa orari folli, carico di lavoro immane, e decine di film e serie che si accumulavano.»

Parlando delle condizioni in cui i VFX artists lavorano per i Marvel Studios, Patch racconta:

«Gli studios cercano sempre di cavarsela con il minor numero di persone possibile e si aspettano che viviamo praticamente l’inferno. A volte gli diciamo: ‘Non dormiamo più. Non abbiamo visto le nostre famiglie per mesi. Lavoriamo tutti i fine settimana’. È allora che dicono: ‘Oh, okay, la prossima volta assumeremo più persone’. Ma non lo fanno mai. Quando ho lavorato a WandaVision, ci hanno letteralmente detto: ‘Non avrete più giorni liberi per i prossimi tre mesi, finché non consegnate l’episodio 10’. E noi stavamo già lavorando 18 ore al giorno. Come può essere sostenibile una cosa del genere?»

I VFX artists sono pagati settimanalmente, indipendentemente dalle ore di lavoro. Che siano 8, 12 o 18 ore al giorno, quindi, la paga non cambia: niente straordinari né indennizzi per lavoro festivo, pause pranzo inesistenti, giornate che non finiscono mai.

«Per noi il tempo libero non esiste. Se lavoriamo 8 ore o 18 ore al giorno, veniamo pagati allo stesso modo. Non ci sono extra. Non ci sono pause. C’è solo la data di scadenza, e spesso viene anticipata senza preavviso. È un incubo. E la cosa peggiore è che nemmeno gli studios sanno come funziona il nostro lavoro, pensano che sia una cosa facile da fare e pretendono sempre di più.»

Chiaramente, oltre che sulla salute dei lavoratori, questo ha impatto anche sulla qualità del prodotto, come dimostrano le pesanti critiche rivolte alla CGI di Thor: Love and Thunder (2022) e Ant-Man and The Wasp: Quantumania (2023).

Maggie Kraisamutr, è un’artista che lavora per tutte le VFX houses di Los Angeles tranne che per i Marvel Studios, per sua scelta:

«In molti dicono ‘La Marvel usa troppa CGI’, oppure ‘La CGI della Marvel peggiora sempre di più’, e purtroppo è vero. Ciò è dovuto al fatto che c’è un carico di lavoro immenso da fare in tempi ristretti, molto ristretti, e spesso rigirano grosse parti del film e all’ultimo secondo ti chiedono di creare dei VFX che in genere richiedono mesi, se non anni, di lavoro. Ovviamente pretendono una qualità eccellente, in modo che possano fare più soldi possibile.»

Una grossa parte del problema sta nel fatto che, come accade in tutti i settori, il grosso delle decisioni viene preso da dirigenti che non hanno la più pallida idea di cosa si stia parlando; ciò è ancora più vero in un settore tanto particolare e creativo, in cui difficilmente un non-addetto ai lavori può immaginare le tempistiche di realizzazione di ogni singolo effetto.

Dornoff concorda sul fatto che esiste un gigantesco problema nella gestione del settore della post-produzione. Si tratta di una questione che coinvolge tutti i VFX artists del mondo, e dipende dal fatto che i dirigenti non sono mai soddisfatti del film e commissionano cambiamenti in continuazione.

James Dornoff, che ha lavorato a Captain America: The Winter Soldier, Doctor Strange ed Eternals, lo spiega perfettamente:

«Ogni shot che completiamo viene giudicato dai dirigenti, che non hanno alcuna competenza in merito e spesso ci fanno rifare tutto da capo. Significa che tutto deve essere rifatto con nuove texture, nuovi rendering, messo in cima, tracciato, animato. Si tratta di un lavoro immenso e loro pretendono che sia fatto entro la stessa data di scadenza, perché hanno già annunciato alla stampa che il film uscirà in quella data. Quelle tempistiche non cambiano, siamo noi che dobbiamo prendere tutto quel lavoro e rifarlo da capo. E, nonostante proviamo a renderlo migliore possibile nel poco tempo che abbiamo, quelli che ne subiscono le conseguenze quando il film viene giudicato negativamente siamo sempre noi.»

L’onda anomala che sta sommergendo Hollywood è, in realtà, un segnale di allarme di una condizione ben più estesa: c’è un problema di sostenibilità a livello mondiale, ed è tempo di affrontarlo.

 

L’alba del pianeta delle scimmie

 

Non è più solo questione di sostenibilità ambientale – di cui si parla tanto, ma ancora poco e male – ma anche di sostenibilità sociale ed economica. Per un mondo più equo, non è pensabile che le aziende guadagnino miliardi continuando a pagare briciole ai propri collaboratori; allo stesso modo, se si vogliono fare prodotti di qualità – cosa che purtroppo accade sempre meno – non è possibile affrettare continuamente i tempi, nel tentativo di placare la bulimia del pubblico con continua spazzatura.

Dice bene Gabrielle Levesque, un’altra degli artisti intervistati da IGN, quando parla di “catena di montaggio” e dice che i VFX sono ormai diventati “il Mc Donald’s dei contenuti”.

Siamo abituati a consumare vestiti, prodotti, cibo, film e serie spazzatura – ammettiamolo, buona parte di ciò che compriamo/mangiamo/vediamo ci lascia più poveri di prima, economicamente e umanamente – e le aziende si adattano a questo ciclo, che alimentano all’inverosimile. Quando ne vedremo la fine?

Forse lo sciopero in uno dei settori più visibili di tutti era quello che ci voleva per darci uno scossone: speriamo che basti a invertire la tendenza.

E voi, cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: IGN / The Hollywood Reporter


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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