Un cielo radioso, di Jiro Taniguchi – Recensione

 

Avvicinarsi ad un autore come Jiro Taniguchi è uno di quei passi della vita che va fatto, e va fatto in punta di piedi, con delicatezza e tatto, proprio come lui ci racconta le sue storie.

Nasce a Tattori, in Giappone, nel 1947 e come ogni aspirante mangaka inizia la sua carriera come assistente di un importante maestro affermato, Kyota Ishikawa.

Il giorno che gli venne chiesto di creare una storia tutta sua segnò l’inizio della sua carriera regalandoci delle opere che sembrano pura poesia. Attraversando diversi generi narrativi, vita quotidiana, racconti di avventura, hard boiled, storie di animali, fantascienza e avvenimenti storici, ha raggiunto vari riconoscimenti a livello internazionale e con il manga “Ai tempi di Bocchan” (scritto insieme a Natsuo Sekikawa) ha vinto il prestigioso “Osamu Tezuka Award”.

Il suo tratto è fresco, nitido e leggero, realistico e pulito, vicino alla tradizione occidentale. Tra le sue storie ricordiamo Cloroformio, L’uomo della tundra, La stanza deserta, L’uomo che cammina, Tokyo killer, Icaro e Quartieri lontani.

Con Un cielo radioso (Hareyuku Sora) ci fa fare un percorso all’indietro nella nostra vita, una vita che a volte diamo per scontata, che viviamo solo tramite una routine ormai costruita da tempo, quando i nostri occhi sono ormai privi di stupore e i nostri sogni sembrano composti solo da sacrifici.

Quando i legami con le persone che ci circondano sembrano oggetti della nostra stanza personale (e se nessuno li tocca, mai muteranno) così tutto procede con la stessa forma, con la stessa enfasi e con la stessa ragione di esistere.

Ma nel corso della vita, per nostra fortuna inarrestabile, certi eventi e certe esperienze sono capaci di farci cambiare il modo di vivere. Sono proprio quegli episodi grazie ai quali ritroviamo la coscienza di noi stessi, quella coscienza che ci permette di essere NOI senza interpretare quel personaggio che la vita quotidiana c’impone.

Nel corso della vita, di quante cose davvero essenziali pensate di avere bisogno? E come e quando si possono scoprire?

La vita è accompagnata dalla morte, non ci sarebbe l’una senza l’altra, Taniguchi si fa carico di raccontarle entrambe, una vita che rinasce e una morte che affiora piano piano, tutto trasmettendo uno stato febbrile per giungere al compimento di entrambe.

In una notte qualsiasi, per un uomo qualsiasi, avviene un incidente. Kazuhiro, un padre di famiglia, investe un giovane motociclista di 17 anni, Takuya. Entrambi riversano in condizioni gravissime ed entrano in coma. Dopo giorni di agonia, il corpo di Kazuhiro muore e nello stesso istante del decesso la sua coscienza si risveglia nel corpo del ragazzo che aveva investito.

Tutto è assurdo e inverosimile, quel corpo e quelle persone felici accanto a lui non gli appartengono, non prova nulla per loro, eccetto che un senso di colpa soffocante per non essere colui che vorrebbero riabbracciare davvero. I medici chiudono il caso con la diagnosi di amnesia, forse transitoria, per il trauma subito, ma Kazuhiro sa chi è, sa cosa è successo e seppur nei panni di un altro, colui che apparentemente è sopravvissuto in quell’istante mortale, vuole ritrovare sua moglie e sua figlia.

Torna in una casa che non è la sua, con abitudini mai vissute prima, anche se il suo corpo istintivamente sa come muoversi.
La sua memoria in pochi giorni gli permette di rivedere ciò che era tutto per lui: la sua vera famiglia.

Preso dal panico della situazione assurda e travolto dal dolore della sua perdita non riesce a far nulla e perdendo i sensi si rende conto che la coscienza di Takuya si è svegliata, l’anima del ragazzo è lì e giustamente vuole il suo corpo.

Kazuhiro sa cosa è giusto, è un uomo adulto e un padre, ma sa anche che la vita gli ha dato una seconda possibilità per non lasciarsi dietro nulla in sospeso, per rivivere qualcosa a cui non aveva dato le giuste attenzioni e per creare nuovi ricordi.

Taniguchi scrisse questa storia poco dopo aver perso la sua gatta, Boro, una presenza che sapeva di trovare tutte le volte che rientrava a casa, lì ad aspettarlo. Uno di quei legami che si pensa possano durare per sempre, quelle presenze che nessuno può toglierci, ma la realtà è che non vogliamo mai pensare alla loro possibile perdita. La morte di un essere umano o di un animale, anche se fa seguito ad una lunga vita serena, lascia sempre lo stesso vuoto e lo stesso sconcerto, l’unica reazione che ne consegue sempre è una grande tristezza. L’unica arma di cui possiamo avvalerci è quella di raccogliere i nostri sentimenti, superare l’abbattimento e avviare un nuovo inizio, questo permette di crescere.

Un cielo radioso ci racconta la storia di due famiglie che devono superare avvenimenti più grandi di loro stesse, protagonisti sono i conflitti dell’anima, la sofferenza nell’accettare la perdita di qualcuno e ciò che non dobbiamo fare per lasciarci dietro rimpianti e attriti irrisolti.

 

 

Abbiamo parlato di:

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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