Titanic ritorna al cinema: le dichiarazioni di James Cameron e John Landau

In occasione del 25° anniversario di Titanic, il film torna nei cinema in versione rimasterizzata. Scopriamo di più sul film che ci ha fatto piangere e sognare insieme a James Cameron e John Landau.

Titanic

Mi autodenuncio: sono una bimba di Leo DiCaprio. Lo sono sin dai tempi di quel ballo in Romeo+Juliet, ma sono stata ufficialmente consacrata sul “Ti fidi di me?” sussurrato a Rose mentre l’accompagnava sul tetto del mondo – e sulla prua della nave inaffondabile.

Quindi sì, sarò in sala a rivedere Titanic dopo 25 anni, piangendo e struggendomi, ma questa volta in 3D e in versione rimasterizzata in 4K. Perché è così che il film tornerà nelle nostre sale, approfittando di San Valentino, a partire dal 9 febbraio. A distribuirlo sarà The Walt Disney Company Italia; per la prevendita dei biglietti è possibile accedere al sito www.titanicilfilm.it, in continuo aggiornamento.

Nella serata del 2 febbraio, in un incontro riservato alla stampa, il regista James Cameron e il produttore John Landau – che di Cameron ha prodotto anche i due Avatar – hanno parlato del film, ricordando aneddoti e raccontandone tutta la bellezza.

Alla domanda sul perché proprio Titanic, il regista ha risposto spiegando come sia rimasto affascinato dalla storia dopo aver collaborato con la Woods Hole Oceanographic Institution, responsabile della tecnologia che aveva permesso l’esplorazione del relitto. Da lì, l’idea di usare quella storia tanto nota e imponente come background per una versione moderna di Romeo e Giulietta, come raccontava il pitch con cui il progetto fu inizialmente presentato alla 20th Century Fox.

Landau: Perché, secondo te, la tragedia del transatlantico risuona così tanto nella cultura di massa?

Cameron: Ci sono state altre tragedie, perfino due guerre mondiali, ma quella del Titanic ha un che di mitico e romanzesco, e penso abbia a che vedere con l’amore, il sacrificio e la mortalità. L’idea degli uomini che si sono sacrificati per salvare donne e bambini, l’idea di tutte le vite perse… Ma anche il senso di hybris che pervade la storia di una nave considerata inaffondabile e poi è affondata per cattiva gestione: è come un monito a non riporre mai una fede totale nella tecnologia, nè nella nostra conoscenza.
Credo però sia anche per quel senso continuo di perdita e dolore.

L: E perché pensi che il film funzioni ancora?

C: Be’, per molte ragioni; dipende dal pubblico, perché ciascuno ci vede qualcosa di diverso. Ecco, immaginiamo per esempio le giovani donne, diciamo una spettatrice che, ai tempi dell’uscita era una giovane donna: si pensa che abbia amato il film per Leo, ma in realtà c’è molto di più di questo. In un momento della vita in cui viene detto alle ragazze di stare zitte, sottomettersi e prendere il proprio posto nel mondo e nella società dominata dagli uomini, il film mostra una giovane donna che sovverte le regole. Certo, Jack è il catalizzatore, ma è Rose quella che compie il viaggio, e che sopravvive e raggiunge il suo potenziale.
Poi chiaramente c’è la tristezza, la bellezza di una storia d’amore che culmina in tragedia, in una separazione… c’è qualcosa per tutti. Anche quel finale, con una Rose ormai vecchia che reincontra l’amore più grande della sua vita dopo la morte, o forse lo immagina soltanto: è qualcosa che risuona in tutti coloro che amano qualcuno, o che hanno perso qualcuno di amato.

titanic 25

L: Ecco, e veniamo a una cosa che si sono chiesti tutti: alla fine Rose è viva o morta?

C: [Ride] Guarda, la si può leggere in entrambi i modi: come il sogno di un’anziana di 103 anni, o come un riunirsi al suo amore dopo la morte. Io posso rispondere solo da regista con le mie intenzioni.
Gloria Stuart [l’attrice che interpretò Rose anziana, ndr] me lo chiese “Be’, quindi qua sono viva o morta? Facciamola breve: trattengo o no il respiro?” e io, dopo averci attentamente pensato, le risposi “Trattieni il respiro”.

Continuando, Cameron ha poi ricordato le sfide che hanno contraddistinto il film: la preparazione del modello – in scala 1:1, quindi corrispondente all’originale, solo un po’ più corto -, il casting delle comparse, volutamente basse per far sembrare la nave più grande, la scena finale della cabina del comandante invasa dall’acqua; e poi il grande punto interrogativo, il casting.

Kate Winslet, ad esempio, fu quasi scartata: aveva fatto molti film in costume, e le stavano affibbiando il nome di Corset Kate, per cui non sembrava il caso di includerla in un film in cui una delle scene avrebbe rappresentato proprio lei spinta a forza in un corsetto. In più era inglese, e c’era il problema dell’accento. Ma l’attrice fu così convincente – oltre che testarda – da ottenere la parte quasi subito.

Per Jack, fu sempre lei a insistere su Leo: la chimica sullo schermo era ben visibile, ma Kate ne fu davvero entusiasta, al punto da convincere tutti definitivamente. A quanto pare, non le si può proprio dire di no!
Dal canto suo, l’attore non era certo di accettare: non trovava il ruolo “abbastanza sfidante”. Fu solo dopo una lunga opera di spiegazione e convincimento da parte di Cameron, che Leo decise di salire a bordo del progetto.

L: Se lo girassi oggi, cambieresti qualcosa?

C: Be’, la mia estetica non è cambiata molto negli ultimi 25 anni, ma le techiche sì. Sarebbe diverso dal punto di vista tecnico, ma non di temi o stile. Anche perché trovo le tematiche ancora molto attuali: dopotutto, non stiamo forse andando a sbattere contro un iceberg (il cambiamento climatico)? E anche stavolta, l’impatto, causato dai più ricchi, avrà effetti solo sui più poveri. Se non è attuale questo…

Diteci la vostra: tornerete al cinema a vedere Titanic? E come mai sì? Scherzo, ma fateci davvero sapere che ne pensate nei commenti!


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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