Sì, ma dopo Pong?

Nuovo episodio per Passione Arcade! Dopo aver esplorato la nascita dei cabinati, è il momento di capire cos’è successo subito dopo l’incredibile successo di Pong!

copertina passione arcade dopo pong

Perché usare una domanda come titolo?
Perché dopo aver letto i primi due articoli di questa rubrica io me la sarei fatta (potete recuperarli cliccando QUI e QUI).
Il primo gioco (PONG) aveva tracciato una rotta ben precisa e tutti avevano potuto vedere le enormi potenzialità di questa nuova tipologia di intrattenimento, quindi ora cerchiamo di capire quali furono i passi successivi.
Pensate che il successo di Pong fu talmente elevato e la richiesta talmente alta, che in Atari cercarono di massimizzare al meglio il profitto creando versioni alternative da inserire in contesti che non fossero i soliti pub… Ed è così che nacque lo SNOOPY PONG!
Un cabinato a forma di cuccia rossa, con il famosissimo cane dalle lunghe orecchie sdraiato sopra.
Il reparto marketing immaginava potesse essere utile utilizzare un famoso personaggio dei fumetti per attirare l’attenzione, in fin dei conti erano gli anni dove tutti volevano giocare a Pong, ogni pretesto era buono… o no?

snoopy pong
Beh, direi di no, visto che utilizzarono l’immagine di Snoopy senza chiedere l’autorizzazione a Charles M. Schulz (il suo ideatore).
In Atari erano così presi dal voler creare novità da immettere sul mercato che a nessuno venne in mente di chiedere i diritti per l’uso dell’immagine.
Appena l’esistenza dello SNOOPY PONG giunse all’orecchio di Schulz, questi minacciò di fare causa ad Atari e così le macchine prodotte vennero subito ritirate dal mercato.
Tuttavia questa operazione non fece arrendere il reparto marketing che, dopo qualche piccola modifica estetica, lanciò sul mercato PUPPY PONG. Ovvero un piccolo cabinato a forma di cuccia gialla con un simpatico barboncino che si affaccia da sopra il tetto. Insomma riciclarono l’idea di partenza.

74-PuppyPong

Crearono anche delle versioni di Pong utilizzando delle vere botti da vino, PONG in a BARREL e addirittura un BARREL PONG, che era una variante del primo ma questa volta il Pong nel barile era posto sopra un vero e proprio mobiletto bar.
Ricordate sempre che l’obiettivo alla base di questa operazione commerciale era quella di portare i cabinati in contesti diversi dai pub come ristoranti, studi pediatrici etc.

barrel pong

Nonostante questi svariati tentativi però non si ebbe l’effetto desiderato, perché in fin dei conti le persone preferivano giocare sul cabinato originale di Pong, piuttosto che su queste pittoresche versioni.

Ma quindi dopo PONG? 
Fino ad ora abbiamo parlato dei primati di questo settore, il primo cabinato arcade, il primo cabinato di successo… ma poche volte ci si è dedicati a chi è arrivato secondo.
Il videogioco di cui vi sto per parlare è stato il secondo realizzato in Atari, sempre dal buon vecchio Allan Alcorn, un anno dopo Pong.
Siamo nel 1973 e Alcorn lavora ad un gioco a tema spaziale.

Probabilmente il primato che si può attribuire a Space Race è quello di essere il primo videogioco di corse… o qualcosa che ci va molto vicino.
Come in Pong, anche in questo caso si può giocare solo in due e la “corsa”, o per meglio dire la competizione, consiste nel far compiere al vostro razzo spaziale più volte il tratto di schermo che va dal basso verso l’alto. Una volta raggiunto il limite superiore dello schermo, l’astronave riappariva nella parte bassa per poi ripetere nuovamente il percorso.

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Sullo schermo è presente una linea verticale che divide a metà il campo di gioco e che man mano diminuirà fino a scomparire, determinando così la fine della partita.
Il livello di sfida è dato dalla tempesta di stelle che attraversa lo schermo da destra a sinistra e ogni volta che ne verrete colpiti, la vostra navicella ritornerà al punto di partenza.
Il cabinato originale non era particolarmente interessante, una lastra di plexiglass che copriva lo schermo, niente side art (le grafiche che spesso si potevano vedere ai lati dei cabinati) e sul control panel erano presenti solamente due joystick, uno per ogni giocatore, che permettevano di far accelerare o decelerare l’astronave.
Per Space Race tuttavia era stato creato un altro cabinato, ben più appariscente e fantascientifico di quello che si poteva trovare in giro nel ‘73.
Un cabinato dalle forme molto spigolose che condivideva alcune sue caratteristiche con il primo cabinato della storia creato da Bushnell, Computer Space.
Entrambi i cabinati infatti erano costruiti in vetroresina e su entrambi furono utilizzate per la colorazione delle vernici glitterate.

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Dovete riconoscere che visivamente ha un bell’impatto, ma tuttavia ne vennero prodotti solamente pochissimi esemplari.
Purtroppo per produrre ogni cabinato in vetroresina era necessario utilizzare uno stampo e la costruzione di ogni stampo incideva in maniera molto significativa sui costi di produzione del cabinato stesso… insomma il gioco non valeva la candela ed è per questo motivo che optarono per la versione più economica, e a mio avviso anche più brutta.
Lo stesso anno Alcorn darà i natali ad un altro videogioco, frutto di un errore tecnico.

Durante l’intervento su una scheda di Pong, una saldatura errata generò a schermo un effetto indesiderato, una specie di labirinto.
Questo diede lo spunto ad Allan per creare Gotcha, un videogioco il cui scopo era quello di “catturare” l’avversario destreggiandosi all’interno di un labirinto in movimento.
Senza dubbio troverete questa storia interessante, ma mai come quella che riguarda il concept del cabinato pensato per questo gioco!
Dovete sapere che in Atari, il joystick era visto un po’ come qualcosa di molto maschile (si avete capito bene), quindi per la parità dei sessi pensarono di “vestire”  i controlli di Gotcha con delle cupole di gomma in modo da ricordare dei seni femminili.

gotcha-arcade

Nonostante sia noto che la Atari fosse considerata una società di mentalità molto aperta, questa versione di Gotcha non vide mai la luce.
Fu lo stesso Bushnell che bocciò l’idea, ed è per questo che in salagiochi arrivarono i cabinati di Gotcha con il loro tradizionale control panel a forma di… joystick.

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Arcade Mike

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Io? sono Mike! cresciuto a pane e videogiochi non perdo occasione per infilare qualche monetina in un vecchio cabinato arcade facendomi rapire dalla storia che queste macchine sono ancora in grado di raccontare.

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