Ritorno al Futuro – Il più grosso concentrato di anni ’80 esistente

Torniamo nei mitici anni 80 per scoprire curiosità e aneddoti su una delle trilogie più amate di tutti i tempi: Ritorno al Futuro, gentilmente offerta da Robert Zemeckis e Bob Gale con un indimenticabile Michael J. Fox e un fantastico Christopher Lloyd!

speciale ritorno al futuro

Siamo a metà del decennio reganiano quando Robert Zemeckis e Bob Gale, con la supervisione di Steven Spielberg e la produzione della sua Amblin, ci regalano il film che più incarna il colorato periodo: Ritorno al futuro, un concentrato di pura essenza anni ottanta.
L’idea nasce proprio da Gale, il quale un giorno si imbatte nel vecchio annuario scolastico del padre e inizia a immaginare come sarebbe stato frequentare la scuola insieme al genitore, come amici, in un periodo storico totalmente diverso dal suo. Tempo quattro anni e la sceneggiatura è completa, un altro anno per girare e, nel 1985, il film è servito!

Ma andiamo con ordine.
Inizialmente, il volto di Marty McFly, non era quello di Micheal J. Fox, bensì di Eric Stoltz, che girò sul set per circa un mese, fin quando la sua performance non venne giudicata troppo drammatica. A quel punto – e ne siamo profondamente grati, non ce ne voglia Stoltz – fu contattato il giovane Michael, impegnato nelle riprese di Casa Keaton. Si riparte da zero e il piano di produzione viene adattato in modo che l’attore, lanciatissimo, possa conciliare entrambi gli impegni. Le riprese sono forse un tantino complicate per il nostro protagonista, costretto a sostenere ritmi massacranti, ma si sa, la fama ha un prezzo da pagare. Altra cosuccia da rivedere in corso d’opera è la macchina del tempo stessa: la mitica DeLorean, infatti, diventata nel corso degli anni un sogno proibito per tanti spettatori in tutto il mondo, all’inizio non era prevista e, al suo posto, c’era un frigorifero. Per carità, oggetto utilissimo, ma vuoi mettere? Originariamente, infatti, Marty veniva spedito nel passato grazie a un raggio sparato in una stanza, dopodiché, per tornare nel suo tempo, avrebbe avuto bisogno della potenza di una bomba atomica, pertanto Doc (un Christopher Lloyd fuori scala), si vedeva costretto a montare un frigorifero che avrebbe protetto il ragazzo dal congegno nucleare. Soluzione un tantino complessa, non particolarmente bella a vedersi a schermo e, oltretutto, anche rischiosa. E se qualche giovane spettatore avesse imitato la scena e fosse rimasto incastrato nel frigorifero domestico? Quindi, via l’elettrodomestico e benvenuta automobile dal design squadrato e sportelli che si aprono ad ali di gabbiano!

Marty McFly

 

Steven Spielberg però, non abbandonò l’idea del frigorifero, riproponendola, con alcune varianti, nel suo Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo. Altra cosuccia interessante è che in lingua originale, Lorraine chiama Marty McFly Calvin Klein – e non Levi Strauss – dal nome scritto sugli indumenti intimi del ragazzo, ma all’epoca in Italia CK non era noto abbastanza, quindi, nell’italico adattamento si decise di puntare sulla marca di jeans, andando sul sicuro, non si sa mai!

doc brown

E adesso, parliamo di anni Ottanta e di quanto la trilogia di Ritorno al futuro sia meravigliosamente intrisa di cultura pop. Basta ascoltare The Power of Love, per entrare a piedi pari nel mood di quegli anni. La scena in cui Marty suona Johnny B. Goode al ballo studentesco, imitando AC/DC, Hendrix e Eddie van Halen è da applausi.

 

Poi, c’è la parte iconica e quella è tanta roba. I vestiti di Marty, con le Nike, i Levi’s, il piumino smanicato rosso – che negli anni cinquanta scambiano per un giubbotto salvagente, in effetti poteva sembrare – lo skate, il walkman, tutto grida anni ottanta, tutto! Nel secondo capitolo poi, le Nike si allacciano da sole e lo skateboard si solleva da terra e vola. A dirla tutta, Lo Squalo 19 esce dal monitor pubblicitario in 3D, mettendo tutto il resto all’angolo per un momento, ma proseguiamo. Ritorno al futuro è un insieme di generi: è un teen movie, un film d’avventura, di fantascienza, una commedia, un trionfo del decennio ottantiano. Un film che non dimentichi nemmeno se ti ci metti d’impegno, perché ti entra dentro in maniera semplice e pulita, conquistando senza alcuno sforzo un pezzettino di cuore. E si sa, il cuore è incredibilmente nostalgico, per questo ci piace tanto rivedere il film di Zemeckis, perché ci riporta in qualche modo indietro, in un periodo che, in maniera piuttosto evidente, resiste allo scorrere del tempo.


Sfoglia tutti i film recensiti da MegaNerd!
Sveva

Alberica Sveva Simeone

Instagram Meganerd
Alberica Sveva Simeone, classe '78, romana. Coltiva sin da piccola l'interesse per il genere horror e il cinema. Appassionata di cultura pop, film anni '80, amante della città di New York e lettrice instancabile di Stephen King. Nella vita di tutti i giorni ha conseguito studi di carattere sociale, dedicandosi nel tempo libero alla passione per la scrittura. La donna con l'abito nero, edito da Dark Abyss Edizioni segna il suo esordio letterario di genere horror, seguito da La Casa sospesa sul nulla, scritto a quattro mani con il collega Alessandro Girola e The Wormcave, romanzo weird promosso dal marchio editoriale Plutonia Pubblications. Podcaster, youtuber e content creator, attualmente ha in cantiere diversi progetti e novità.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *