Rinne: l’ennesimo personaggio imbranato e sfortunato della Takahashi

Metà uomo e metà Shinigami, Rinne Rokudo aiuta le anime perdute a raggiungere il Nirvana. Accanto a lui una ragazza sensitiva, Sakura Mamiya, sbadata e svampita non si accorge che lo Shinigami dai capelli rossi ha un debole per lei. Anche stavolta la Takahashi è alle prese con una storia fatta di gag infinite e intrecci dalla comicità un po’ ripetitiva.

Dopo il successo della sua opera più lunga, Inuyasha, agli inizi del 2009  Rumiko Takahashi ha concepito la sua ultima storia: Rinne (Kyokai no Rinne, tradotto letteralmente Rinne del confine).

Rinne Rokudo è uno shinigami dai capelli rossi con discendenti umani che, completamente senza soldi, decide di vivere sulla terra anziché con sua nonna (non immaginatevi la classica nonnina, Tamako è una donna tutto pepe e ancora in gran forma!) e si stabilisce abusivamente in un edificio dei circoli scolastici insieme al suo gatto nero, Rokumon. I gatti neri in questo contesto possono avere un aspetto piuttosto umanoide e aiutano da sempre gli shinigami a svolgere il loro lavoro, che consiste nel condurre al cerchio della reincarnazione gli spiriti che vagano nel nostro mondo e che ancora non hanno potuto raggiungere il Nirvana.

La protagonista femminile è Sakura Mamiya, una studentessa del liceo che da bambina si è inoltrata nel mondo dei morti e che da allora ha acquisito la capacità di vedere i fantasmi. Il destino le farà incontrare Rinne mentre indossa il suo haori della terra dei morti, una sorta di kimono che ha il potere di renderlo simile ad uno spirito, un dio della morte invisibile all’occhio umano.

Dopo il primo incontro tra i due ne segue un altro, in cui Rinne si presenta in carne ed ossa. Inevitabilmente i due ragazzi confessano le loro rispettive affinità con l’altro mondo e Sakura ha l’occasione di vedere il ragazzo all’opera, mentre riconduce un anima con dei rimpianti verso l’aldilà. In quel frangente la ragazza ricorda di aver già visto quel mondo, di essere stata riportata tra i vivi proprio dalla nonna di Rinne e capisce di aver acquisito i suoi poteri dopo aver mangiato cibo appartenente al mondo dei morti durante quell’episodio.

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Ovviamente dopo l’incontro la loro vita cambierà, frequenteranno lo stesso liceo e avranno a che fare con personaggi “scomodi” e combina guai. Entrerà in scena Tsubasa, un giovane esorcista da sempre innamorato di Sakura, audace e intraprendente considera Rinne il suo acerrimo rivale e tra i due ci saranno solo litigi e lotte dettate dalla gelosia. Arriverà anche il padre del protagonista, Sabato Rokudo, donnaiolo, scialacquatore e comandante di un organizzazione di shinigami malvagi, i Damashigami. Anche la controparte femminile non mancherà, Rinne si circonderà di donne testarde e intraprendenti, come Ageha la shinigami, che a loro volta odieranno Sakura.

La costruzione delle singole vicende avviene in maniera abbastanza ciclica: gli episodi portano il protagonista ad imbattersi in una situazione di possibile guadagno, lui comincerà a studiare un piano per arrivare quantomeno a sfamarsi ma verrà sempre intralciato da qualche altro personaggio che ha il suo stesso obiettivo o che, semplicemente, vuole mettergli i bastoni tra le ruote. La bella Sakura è sempre li, pronta ad aiutarlo e ignara dei sentimenti del resto del mondo nei suoi confronti, tra gelosie e missioni fallite la trama non subisce grosse evoluzioni.

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Come “montaggio” segue esattamente lo schema di Ranma ½ e Lamù, stessa  comicità e stesso ritmo, per questo – tralasciando l’affetto per la Takahashi-  risulta ripetitivo e povero di novità.

Rumiko sarà sempre la regina dei manga, ma dopo il finale sentimentale di Maison Ikkoku o la storia di vendetta e sacrificio dietro Inuyasha ci aspettavamo qualcosa di più. In tutte le sue opere le gag umoristiche hanno sempre alleggerito i toni, e di questo humor rimane la padrona indiscussa, ma con Rinne ripesca a piene mani lo stesso clichè di Ranma e Lamù. Stessi sentimenti velati che generano scontri di gelosia, stessa violenza delle protagoniste femminili su quelli maschili, stessa caratterizzazione dei personaggi secondari. Un gran difetto della mangaka è quello di inoltrarsi in serializzazioni molto lunghe per poi inciampare su un finale troppo aperto: fu un vero pianto leggere le ultime pagine delle precedenti opere sopracitate. Sappiamo che Rinne conterà la bellezza di 40 numeri e purtroppo la sua pubblicazione da parte della Star Comics è diventata trimestrale, forse proprio tutta questa attesa rende l’opera più lenta e incapace di creare quella curiosità che ci permette di affezionarci a trama e personaggi tanto da aspettare il seguito delle vicende.

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Nonostante sia stato creato anche l’anime in tempi brevi (che conta già tre stagioni), leggendo o guardando Rinne sembra che lo stile dell’autrice sia rimasto immutato dagli esordi. È sicuramente un’opera apprezzabile per i veterani del genere, ma per i più giovani potrebbe risultare troppo antiquata e semplicistica. Siamo ancora in attesa del finale, ma non può essere classificata tra le opere più meritevoli della cara Rumiko!

 

Abbiamo parlato di:

 

 

 

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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