The Adam Project – Gli anni 80 non muoiono mai

Su Netflix è arrivato The Adam Project, il nuovo film di Shawn Levy con protagonista Ryan Reynolds: un grande atto d’amore nei confronti del cinema anni 80. Vi raccontiamo tutto in  questa recensione assolutamente NO SPOILER

copertina recensione adam project

80s Never Die. Gli Anni 80 Non Muoiono Mai.
Sopratutto quando la loro anima migliore, quella più sognatrice, continua a battere dentro un’opera che ne è un atto d’amore in ogni singolo fotogramma, e che qui risponde al titolo di THE ADAM PROJECT.
Il film di Shawn Levy, proposto da Netflix dallo scorso venerdì, è un omaggio a quel Cinema che ancora oggi tanto adoriamo, quello che ci fa stare bene, quello che ci fa sorridere coi suoi voli di fantasia, offrendo un divertimento onesto, senza fronzoli e senza prendere in giro lo spettatore promettendogli l’opera della vita, eppure riuscendo a regalargli uno spasso così piacevole, da poterlo accompagnare per molto tempo.
Dopo quel successo di “Free Guy“, il regista e Ryan Reynolds si ritrovano ancora insieme (e prossimamente, porteranno il Mercenario Chiacchierone per la terza volta al Cinema), stavolta per una favola di fantascienza a misura di ragazzino, ma che sa strappare un sorriso anche a mamma e papà che guardano il film con lui seduti sul divano.

Adam è un dodicenne come tanti, bullizzato come tanti, con una lingua lunga come pochi (che poi è il motivo per cui lo bullizzano). È più di un anno che ha detto addio al suo amato padre, e ora vive con una madre a cui, invece di dire “Ti Voglio Bene”, finisce per trattare con quell’atteggiamento da arrogante stronzetto come solo un dodicenne con la lingua lunga sa essere.
Una notte, degli strani rumori nel bosco dietro casa, lo portano a confrontarsi con un misterioso uomo che sembra però avere qualcosa di familiare. E il motivo è presto e straordinariamente detto: è proprio lui, ma proveniente dal Futuro!
Ha inizio una fantastica avventura, tra viaggi nel Tempo, jet invisibili e quel doloroso cammino che s’intraprende ogni qualvolta si affrontano i propri sentimenti.
In “The Adam Project“, c’è un continuo riferirsi, con tutto il rispetto possibile, a quei film della Amblin degli Anni ’80, quelli con cui siamo cresciuti, quelli che ancora oggi guardiamo quando abbiamo voglia di stringere la nostra personale coperta di Linus.

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Nel modo in cui è stato girato (e Shawn Levy su come girare pellicole di questo tipo, qualcosa la sa – da “Una Notte Al Museo” a “Real Steel“), nel modo in cui la narrazione è improntata principalmente sui suoi personaggi che non su principi ferrei di fantascienza, una fotografia semplice e diretta, i dialoghi incalzanti, la morale finale, quel tono semplice ma non sempliciotto.
Perché un comfort movie se ne frega altamente delle regole da rispettare, scritte da qualcuno su un pomposo manuale lasciato a prendere polvere su uno scaffale.
The Adam Project” quelle regole le va piuttosto a ricercare su un colorato quaderno scarabocchiato tempo fa, a pancia in giù sul pavimento, tutto il mondo fuori e solo il creare frenetico di un pennarello che corre sulla carta, da quell’eterno Peter Pan che tutti ci portiamo dentro, anche quando sembriamo dimenticarcene, per sistemarci il nodo della cravatta al suono di qualche click in più.
Può apparire ingenuo, come lo erano in fondo film come “Navigator” e “War Games” (sopratutto se ci applichi la lente cinica dell’oggi), eppure è solido in ogni sua parte, partendo da un casting perfetto, per dare vita ad una sceneggiatura (scritta a otto mani da Jonathan Tropper, T.S. Nowlin, Jennifer Flackett e Mark Levin) che ha bisogno di essere portata in scena nel modo più convincente che permetta la Fantasia.
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Ryan Reynolds è un fan favorite, e non era facile replicare, nei modi e nei movimenti, quel carisma nel corpo di un ragazzino, eppure il giovane Walker Scobell ci è riuscito perfettamente, studiando il collega come solo i migliori professionisti sanno fare. I loro duetti sono impagabili, un continuo fuoco di fila di battute, botta e risposta sarcastici che garantiscono momenti spassosi, e che si alternano con naturalezza ad altri più veri, più riflessivi, genuini nel trascinare il pubblico verso un sentimento familiare, universale.
Gli fanno eco i genitori, Mark Ruffalo e Jennifer Garner, romantici ed affiatati oggi come lo erano sul set di “30 Anni in un Secondo“, guarda caso, un altro comfort movie a base di viaggi nel tempo, ragazzini, voglia di crescere e un certo sentore di Anni ’80.
Ho apprezzato la villain Catherine Keener, in un intelligente “doppio ruolo”, così come la sempre galattica (in tutti sensi possibili) Zoe Saldaña, ognuno capace di non stonare mai sulle note dell’Avventura.

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E rispettando la Chiave di Sol di un film per famiglie che davvero vuole rivolgersi a tutti: non barare con lo spettatore, non edulcorando con dialoghi troppo zuccherosi, ma senza neanche essere pruriginosi o volgari. Parlare diretto, parlare chiaro, perché Adam possiamo essere noi, pronti a veder stravolgere le nostre vita in un attimo di sognante assurdo.
E possiamo esserlo a dodici anni, così come a quaranta, in un meraviglioso gioco di metafora che travalica il trascorrere del tempo.
Inutile girarci attorno, gli 80s sono un decennio per cui c’è un particolare culto che alle volte, e sono il primo a dirlo, può anche risultare eccessivo e fastidioso, se non saputo incanalare nel modo giusto, che poi, essenzialmente, fa rima con ruffiano.

Ce ne rendiamo conto da soli quando avviene, perché quello che vediamo ci suona falso, costruito con interesse più che amore. Come qualcuno che vuole inserirsi nel gruppo, convincendoti che ama quello che ami tu, ma in realtà lo fa solo per approfittarsene.
Invece “The Adam Project” è come lo vedi, come hai sempre visto quei film che ancora oggi fanno parte di un angolo del cuore, a forma di videoteca, con quelle VHS spesso registrate dalla TV, facendo attenzione a mettere pausa durante le pubblicità.

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Film che sono diventati a loro volta un Manuale di Cinema, ma uno di quelli che amiamo sfogliare, anche alla fine di una giornata pesante, quanto la testa scoppia e l’umore è sotto le scarpe.
È un film che, non mi stupirebbe, tra anni potrebbe diventare il piacevole volo all’indietro con triplo salto carpiato nella memoria di qualche ragazzino di oggi.

È la metafora di cui dicevo sopra, che è poi la trama stessa del film: “The Adam Project” sa creare un tunnel spazio-tempo tra il noi stessi dodicenni e gli adulti che siamo oggi, sapendo come coinvolgerci nella sua storia, e sapendo anche insegnarci qualcosa che forse avevamo solo dimenticato.
È un abbraccio tra Cinema e Spettatore, forte e caloroso, uno di quelli che “incrina le vertebre”!

 

 

The Adam Project

The Adam Project

Regia: Shawn Levy
Paese: USA
Anno: 2022
Durata: 106 minuti
Interpreti e personaggi:
Ryan Reynolds: Adam Reed
Mark Ruffalo: Louis Reed
Jennifer Garner: Ellie Reed
Walker Scobell: Adam Reed dodicenne
Zoe Saldana: Laura
Catherine Keener: Maya Sorian
Alex Mallari Jr.: Christos
Dove vederlo: Netflix
Voto:

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