Suzume – Recensione dell’emozionante film di Makoto Shinkai

Suzume è il nuovo incredibile film anime di Makoto Shinkai, da pochi giorni nei cinema italiani. In questa recensione vi spieghiamo come ha fatto il regista giapponese (già celebre per il bellissimo Your Name) a fare centro un’altra volta. Ovviamente senza spoiler

recensione suzume

Erano ben 21 anni che non si vedeva una pellicola animata giapponese in concorso al Festival di Berlino; bisogna risalire al 2002 per l’ultima apparizione di un anime alla Kermesse berlinese e a La città incantata del maestro Hayao Miyazaki, film che vinse poi l’Orso d’Oro in quell’edizione. Non è un caso che sia stato proprio Makoto Shinkai con il suo Suzume (Suzume no Tojimari) ad incantare qualche mese fa gli spettatori tedeschi che hanno potuto ammirare in anteprima il nuovo film del regista, oltre 20 anni dopo Miyazaki. Da anni i nomi dei due artisti vengono accostati e Shinkai da alcuni è considerato l’erede artistico del maestro dell’animazione nipponica.

Finalmente Suzume è arrivato anche in Italia nelle sale cinematografiche, e dopo averlo visto possiamo constatare che siamo davanti ad un’opera toccante e matura, con un’animazione d’altissimo livello e una storia che emoziona, diverte e crea un forte legame emotivo tra lo spettatore e le vicende che coinvolgono la diciassettenne protagonista del film.

Trama: il destino del Giappone in mano a una liceale e… una sedia?

Suzume e il superamento del trauma, la recensione del film di Makoto Shinkai - ScreenWEEK.it Blog

La giovane orfana Suzume vive con la zia Tamaki, nella Prefettura Miyazaki del tranquillo paesino di Kyushu, nel sud del Giappone. Un giorno Suzume incontra il giovane Sōta in cerca di una porta in un luogo abbandonato (?) e la studentessa gli fornisce indicazioni per raggiungere le rovine del vecchio villaggio termale, oramai desueto e fatiscente. La diciasettenne è subito attratta dal ragazzo e decide di raggiungerlo presso le rovine per poterci parlare ancora. Nella ricerca di Sōta, Suzume scopre che la porta che cercava il giovane, collega il mondo reale ad un altro mondo e rimuove inavvertitamente da terra un manufatto, che prende vita e fugge. Non avendo avuto fortuna, Suzume si dirige a scuola, ma dall’aula in cui si trova vede (a differenza dei suoi compagni di classe) un gigantesco verme rosso nel cielo, che sembra provenire dal vecchio villaggio termale. Tornata di corsa alle rovine, la ragazza trova Sōta intento a cercare di chiudere la porta da cui fuoriesce questo essere pronto a causare un terremoto ovunque si posi. I due con fatica riescono a chiudere il portale, ma Sōta rimane ferito e insieme a Suzume va a casa della giovane per curarsi. È qua che Sōta spiega alla ragazza il suo ruolo di ‘chiudi porta‘ tramandatogli dal nonno e il difficile compito di evitare che questo verme gigante, visibile solo a lui e alla ragazza, possa fuoriuscire da altri portali sparsi per il Giappone e provocare ulteriori disastri.

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In quel frangente compare alla finestra di Suzume un gattino, che si rivela essere il manufatto/sigillo rimosso dalla ragazza che trasforma il giovane Sōta nella sediolina per bambini, vecchio regalo della defunta madre di Suzume all’adolescente. Da qui parte la caccia disperata di Suzume e Sōta (versione sedia) al gattino, ribattezzato Daijin, in un lungo viaggio per tutto il Giappone con lo scopo di catturarlo, trasformarlo nuovamente in sigillo e rimetterlo al proprio posto. Nel frattempo i due giovani dovranno fare i conti con gli altri portali sparsi per l’arcipelago giapponese e provvedere a chiuderli al fine di evitare altre catastrofi, come il terribile terremoto di Fukushima del 2011, di cui, tra l’altro, Suzume pare non ricordare nulla. Ce la faranno i due giovani?

On the road per il Giappone. In memoria di Fukushima

Suzume Makoto Shinkai

Il viaggio di Suzume e Sōta, nella prima parte del film, ci porta a spasso nel Giappone di oggi alla scoperta di usi e costumi moderni del popolo giapponese. Ad esempio l’utilizzo dei social da parte dei giovani per verificare gli avvistamenti di Daijin e capire in quale direzione andare, l’app che segnala l’arrivo di un terremoto sono elementi frequenti all’interno della pellicola che rimangono sullo sfondo, ma che mostrano quanto anche in Oriente i social media siano, manco a dirlo, ampiamente diffusi. Ma la tecnologia e la globalizzazione si mescolano a vecchie tradizioni, come il karaoke, uno degli hobby preferiti da sempre dal popolo giapponese o le classiche divise scolastiche giapponesi, che cambiano a seconda della regione. Ovviamente non è questo il tema portante del film, ma risulta molto affascinante e gradevole come Shinkai costruisca alcuni personaggi e inserisca elementi secondari che risultano comunque complementari per la riuscita finale della pellicola.

Suzume' Radiates Visual Beauty and a Strange Fantastical Plot

I paesaggi cambiano a seconda della località in cui Suzume e Sōta sono diretti alla ricerca di Daijin, passando da zone e villaggi più rurali a zone nettamente più urbane. Grazie a questo vero e proprio viaggio ‘on the road’ Shinkai ci mostra in alcuni momenti gli effetti di uno dei problemi che da sempre affligge il Giappone e che è il ‘nemico’ principale della pellicola: il fenomeno naturale dei terremoti. Quasi tutte le porte da cui fuoriesce il verme rosso (equivalente della natura che si ribella o che fa semplicemente il suo corso) si trovano in zone diroccate e colpite da fenomeni sismici, e il lavoro svolto con difficoltà da Suzume e Sōta è contemporaneamente un omaggio alle numerose vittime che Shinkai vuole ricordare, ma anche una similitudine che mostra le fatiche e l’animo dei giapponesi nell’affrontare questo annoso problema, culminato con il terremoto/maremoto di Fukushima che provocò l’incidente nucleare nel 2011 che ha messo in ginocchio il Giappone, ma da cui il paese ancora una volta si è rialzato grazie alla determinazione e il coraggio che contraddistingue il popolo nipponico. Tutto quello che ruota intorno alla piaga dei terremoti è la chiave della grandiosità di questo film che nonostante la trama lineare e scontata, emoziona in moltissimi momenti.

La potenza di Suzume e la crescita per elaborare il lutto

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Senza ombra di dubbio il personaggio più carismatico del film è la protagonista stessa. Suzume è la vera forza portante dell’opera animata su cui Shinkai ha fatto il lavoro di caratterizzazione migliore; la ragazza timida che si vede nelle prime battute, diventa gradualmente una giovane donna tenace, grintosa e determinata. Il percorso che affronta la giovane nell’arco del film è anche una vera e propria crescita emotiva, che la porta ad affrontare le sue paure e ad accettare il lutto della perdita della madre, scomparsa in occasione della catastrofe di Fukushima nel 2011, che da troppo tempo si porta appresso e che non ha mai pienamente affrontato.  Fondamentale nella seconda parte del film la zia Tamaki, sorella della madre defunta di Suzume e genitore acquisito, con cui la giovane ha un confronto molto forte e importante che unisce le due donne ancora di più e contribuisce alla crescita del personaggio principale.

Ma molto importanti in questo percorso della protagonista sono tutti i suoi compagni di viaggio e i personaggi che incontra che contribuiscono ad aiutare Suzume nel suo cammino e nell’accettare il dolore della perdita ‘chiudendo la porta’ con il passato per poter affrontare quello che il futuro ha in serbo per lei.

L’animazione di Shinkai e quel legame speciale con Miyazaki

Suzume | UCI Cinemas

Il regista Makoto Shinkai è risaputo sia da sempre un grande appassionato di Miyazaki e dello Studio Ghibli. Come già visto in altri suoi lungometraggi animati (Your Name, Weathering with You), anche Suzume subisce le influenze artistiche del papà de Laputa – Castello nel cielo, Porco Rosso, Il castello errante di Howl e molti altri film.

I paesaggi, la caratterizzazione visiva dei personaggi e le creature (come il gattino Daijin dai grandi occhioni o Sōta/sedia) che popolano il film di Shinkai sono ‘figlie’ della passione e l’amore del regista per l’animazione giapponese nella sua forma più eccellente.

Makoto Shinkai: Suzume inizialmente doveva essere una storia ben diversa | AnimeClick

Suzume visivamente è meraviglioso; l’animazione quasi perfetta si mescola a effetti cromatici potenti e allo stesso tempo armoniosi. Abbiamo detto ‘quasi perfetta’ perché come molti suoi colleghi, anche Shinkai si avvale della computer grafica in più di una sequenza, ottenendo in alcuni casi ottimi risultati come le scene d’inseguimento e d’azione, e in altri un po’ meno risultando troppo contrastante l’animazione 2D con quella 3D. Un esempio: la rappresentazione del verme responsabile dei terremoti, realizzato totalmente in 3D e che è il classico ‘pugno in un occhio’ rispetto ai paesaggi dipinti e ai personaggi del film con cui non si amalgama assolutamente.

Conclusioni

Suzume

Se si vuole trovare un difetto a questo film, sta sicuramente nella trama scontata per certi versi e che a volte, soprattutto nella seconda parte, ‘sfugge’ dai suoi argomenti principali per concentrarsi su altro, come ad esempio l’amore di Suzume per il suo compagno di avventure Sōta che sembra far passare in secondo piano il compito principale dei due di salvare il Giappone. In ogni caso la storia fila ed è decisamente piacevole.

Detto ciò, Suzume è una pellicola che coinvolge in pieno emotivamente lo spettatore, che si ritrova a essere a sua volta un compagno di viaggio della protagonista, che non può fare altro che empatizzare con molti dei personaggi del film, ben caratterizzati dal regista Shinkai, in primis la stessa ragazza. Molto gradevoli anche le scenette comiche, che smorzano la componente drammatica del film e che divertono senza ombra di dubbio.

Infine, visivamente il fantasy di Shinkai è qualcosa di magico che va visto sul grande schermo per poter godere a tutti gli effetti della storia e della bellezza di questo anime.

Per tutto il film i protagonisti corrono contro il tempo per chiudere porte. Suzume è invece una porta che consigliamo vivamente di aprire, per poter ammirare il nuovo ottimo lavoro di Makoto Shinkai.

Suzume

Suzume

Titolo originale: Suzume no tojimari
Anno: 2022
Paese: Giappone
Durata: 122 minuti
Regia: Makoto Shinkai
Produzione: CoMix Wave Films
Distriuzione italiana: Sony Pictures Entertainment Italia
Animatori: Ken'ichi Tsuchiya
Ei Inoue
Minoru Ohashi
Naoki Kobayashi
Takayo Nishimura
Doppiatori italiani: Chiara Fabiano: Suzume Iwato
Charlotte Influssi: Suzume Iwato (bambina)
Manuel Meli: Sōta Munakata
Francesca Manicone: Tamaki Iwato
Emanuele Ruzza: Tomoya Serizawa
Alberto Vannini: Daijin
Arianna Vignoli: Chika Amabe
Eleonora Reti: Rumi Ninomiya
Edoardo Stoppacciaro: Minoru Okabe
Eva Padoan: Miki
Dario Oppido: Mitsujiro Munakata
Voto:

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Doc. G

Il mio nome e' Doc. G , torinese di 36 anni lettore compulsivo di fumetti di quasi ogni genere (manga, italiano, comics) ma che ha una passione irrefrenabile per Spider-Man! Chi è il miglior Spider-Man per me? Chiunque ne indossi il costume.

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