Jupiter’s Legacy – Lo “strano” debutto degli eroi Netflix

Jupiter’s Legacy, la serie TV tratta dal fumetto di Mark Millar e Frank Quitely, è finalmente arrivata su Netflix: un prodotto spiazzante, sotto tanti punti di vista. Ecco cosa ne pensiamo della prima stagione, ovviamente senza fare spoiler

recensione jupiter's legacy

Volume 1: Prologo.
A voler esser onesti, su Netflix ci doveva essere questa scritta, ad introdurre questa prima stagione di JUPITER’S LEGACY, la Serie TV tratta dall’omonimo fumetto di Mark Millar e Frank Quitely, primo dei tanti progetti a venire, nati dopo l’accordo economico tra lo scrittore scozzese e la piattaforma per l’acquisizione del suo “MillarWorld“.
Perché quello che vediamo in questi otto episodi è una lung(hissim)a introduzione a tutto quello che veramente è “Jupiter’s Legacy” e mai come in questo lo spartiacque tra chi ha letto la serie originale e chi semplicemente preme “Play” di fronte all’ennesima novità Netflix, è evidente.
Perché è vero che ogni opera è a sé e ogni medium segue le sue regole (prendete “The Umbrella Academy“: se confrontassimo le due versioni, fumetto e serie, non basterebbe questo articolo), ma è anche vero che “Jupiter’s Legacy” è un adattamento stranamente fedele. Perché “stranamente” ci ritorno più avanti.
Di base, infatti, la serie, curata inizialmente da Steven S. DeKnight e poi finita in mano a Sang Kyu Kim (lo showrunner di “Daredevil” e “Spartacus” ha infatti abbandonato a metà dei lavori per divergenze creative), ha tutto quello che serve per incuriosire chi è alla ricerca di emozioni “Super” e non ne ha mai abbastanza di calzamaglie e poteri fuori dall’ordinario.

Abbiamo infatti i Supereroi, sia di vecchia che di nuova generazione, rappresentati da Utopian, Lady Liberty e Brainwave (al secolo, un ritrovato Josh Duihamel, Leslie Bibb e un perfetto Ben Daniels) e i loro figli, divisi tra chi vorrebbe seguire le orme genitoriali, sentendosi sempre inadeguato (il Brandon Sampson di Andrew Horton) e chi invece preferisce la fama alla responsabilità, come la viziata, impertinente, autodistruttiva Chloe (Elena Kampouris, altro casting azzeccatissimo).
Abbiamo la sempiterna lotta morale, quella che “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e tutti i bla bla bla che ne conseguono. Dal comandamento sine qua non che sarebbe “Non Uccidere” sino al fatto che l’aver ricevuto questi poteri è un dono che comporta porsi su un livello più alto, un dono che non si può restituire e che andrebbe usato solo per il bene, senza tornaconto personale, al costo di enormi sacrifici.

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Se per caso avete pensato al caro vecchio Azzurrone, tranquilli: i parallelismi con Superman (che nella graphic novel erano accennati o declinati in altro modo) qui sono talmente palesi da rasentare il confine tra citazione sottile e quella di grana grossa.
Aggiungeteci poi le classiche dinamiche da famiglia disfunzionale, tipo conflitti fraterni e nel rapporto padre/figlio, e il “Mistero dell’Isola” (giusto per non farsi mancare nulla, c’è anche tutto il parallelo fatto di flashback per raccontare come Sheldon Sampson e compari abbiano ottenuto i loro straordinari poteri) e il gioco, almeno sulla carta della sceneggiatura, pare fatto.
Nel complesso, quello che ne deriva è un lungo excursus atto ad introdurre un determinato contesto narrativo da “Tragedia Greca” (non lo dico in tono denigratorio, ma nell’accezione letterale – è così nel fumetto e per fortuna è rimasto intatto), alcune idee di decostruzione della figura del supereroe e a portare al colpo di scena finale che da appuntamento alla seconda stagione. La VFX non è eccellentissima, ma neanche così inguardabile. Diciamo che se si seguono le serie dell’ArrowVerse, lo standard è più o meno quello.
Quindi nel complesso un prodotto televisivo che può funzionare, a patto di lasciarsi prendere dal racconto e di non mettersi a fare troppi raffronti con quanto lo ha preceduto in termini di originalità.

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Ma allora cosa è che sta facendo storcere il naso a chi il fumetto lo ha letto e apprezzato? Cosa è diverso da ciò che ha trovato nelle pagine della graphic novel Image Comics?
Qui arriviamo allo “stranamente” fedele a cui accennavo sopra.
Perché il “Jupiter’s Legacy” di Netflix, almeno in questa prima stagione, è uno dei più grandi “prenderla alla larga” che io abbia mai visto.
Nel fumetto di Millar, al netto di una certa “cattiveria a denti stretti” tipica dello scrittore e che qui pare abbastanza assente, il focus della storia è ben altro, quello che si vuole raccontare ben lontano dall’essere stato mostrato, al massimo accennato, e quello che avete visto in questi otto episodi, e mi tengo sul vago per non spoilerare, semplicemente non esiste, non materiamente.
Le stesse cose qui mostrate nel minimo dettaglio, persino quello superfluo a conti fatti, all’interno della “Eredità di Giove” oiriginaria sono presenti come battute all’interno di dialoghi, oppure dei flashback della durata di un pugno di pagine. Quindi sì, quello che viene raccontato è a suo modo fedele, ma è come se fosse un “Volume Zero” di cui nessuno sentiva il bisogno o che comunque si poteva riassumere in massimo tre episodi iniziali.

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È quello che, chi conosce l’originale, non riesce a comprendere, almeno a livello di scelta stilistica: se tutto questo nel fumetto era comprensibilissimo grazie ad alcuni accenni o una battuta posizionata ad arte (il che certifica quanto Mark Millar conosca il suo mestiere), non si capisce allora perché nella serie tv debba essere spiegato nei minimi termini, anche a costo di annoiare, visto poi quanto di ciò che viene detto sia abbastanza “inutile”, se la produzione Netflix arriverà comunque alle stesse conclusioni delle nuvolette parlanti.
Ecco, qui sta il forte dubbio di chi vi scrive: perché se si è deciso di cambiare la storia in base alle proprie esigenze e velleità, e quindi il fumetto non è più una guida, quanto al massimo una base per uno spunto su cui costruire tutt’altro, allora posso anche accettare questa rotta “senza scorciatoie”.
Ma se invece si rimarrà comunque fedeli al racconto originale e alla sua vera storia, questo cammino lunghissimo assume davvero poco senso compiuto, considerato quanto poteva davvero dare “Jupiter’s Legacy” in termini di impatto sul pubblico, ormai vaccinato da “The Boys” e “Invincible” a certi temi e stilemi (uno dei crucci è che arriva con un certo tempismo da una parte, ma anche lievemente fuori tempo massimo dall’altra).

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Sopratutto sapendo quanto è facile ormai che la mannaia della cancellazione possa calare con nonchalance. L’unica idea razionale è che Netflix abbia in realtà già intenzione di sfruttare il MillaWorld a dovere, e di dargli tutto lo spazio che serve (non è detto sia un male, la piattaforma deve anche pensare a monetizzare, e creare franchise su cui puntare sul lungo termine, quindi più di due o tre stagioni).
Lo scopriremo solo vivendo, o meglio bingewatch-ando, a questo punto.
Il mio voto è al momento un 7 e ½, il potenziale per crescere veramente e colpire i serializzati c’è, lo so per certo, i difetti sono anch’essi presenti, ma si possono correggere in corsa per portarli ad essere pregi (tra questi ultimi, il casting, fatto davvero di fino e delittuoso pensare di sprecarlo ulteriormente) e solo una seconda stagione potrà fugare dubbi ed incertezze su un progetto che ha, sinceramente, spiazzato.
Magari non nel modo sperato, ma ciò che conta è il risultato finale… quale esso sarà!

 

Jupiter's Legacy - Stagione 1

Jupiter's Legacy - Stagione 1

Paese: USA
Anno: 2021
Stagioni: 1
Episodi: 8
Interpreti e personaggi: Josh Duhamel: Sheldon Sampson Ben Daniels: Walter Sampson Leslie Bibb: Grace Sampson Elena Kampouris: Chloe Sampson Andrew Horton: Brandon Sampson Mike Wade: Fitz Small Matt Lanter: George Hutchene
Ideatore: Steven S. DeKnight
Dove vederla: Netflix
Voto:

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