Everything Everywhere all at once – Il Multiverso come non lo avete mai visto

Abbiamo visto Everything Everywhere All at Once la nuova opera di A24, la major indipendente che si sta imponendo nell’establishment produttivo di Hollywood. Queste sono le nostre impressioni

copertina recensione Everything Everywhere all at once

Con circa 8 mesi di ritardo arriva in Italia una pellicola che ha rappresentato l’inaspettato successo della primavera 2022 americana. “Everything Everywhere All At Once” ha debuttato a marzo 2022 nelle sale oltreoceano sbancando il botteghino: 70 milioni di dollari al box office a fronte dei 25 milioni stimati per la produzione. Un investimento imponente se si pensa che prima di questo film,  la precedente opera dei “Daniels“, i due registi  del film, è costata la “modica” cifra di 3 milioni di dollari. Francamente non siamo in grado di spiegarvi i motivi per i quali solo oggi questo portentoso film giunge nelle nostre sale. Ma come dice il detto: meglio tardi che mai.

I “Daniels”, all’anagrafe Daniel Kwan (34 anni, dal Massachussets) e Daniel Scheinert (35 anni, dall’Alabama) sono due ragazzi carichi di talento che, dopo un passato a base di videoclip musicali, hanno diretto il loro primo lungometraggio dal titolo “Swiss Army Man” (2016), un film stravagante che vede nel cast la partecipazione di Paul Dano e Daniel Radcliffe. Un film in cui, in un’isola deserta, un uomo apparentemente morto salva la vita a uno che ha deciso di farla finita. E ci riesce attingendo alle funzioni multiuso del suo corpo, tipo sfruttare le flautolenze per diventare un motoscafo umano. Un film bislacco e divertente che lascia intravedere l’enorme potenziale del talentuoso duo dietro la macchina da presa.

Per fare il salto di qualità serviva l’appoggio di una major che ultimamente ha ridefinito gli equilibri nell’establishment produttivo di Hollywood e dei produttori che hanno impresso in modo indelebile il loro nome nel cuore di tutti i Marvel fan. In questo senso si è andati in continuità con A24, major indipendente produttrice del già citato “Swiss Army Man” e di successi quali “Lady Bird” (2017) , “Moonlight” (2016) e dell’imminente “The Whale“, tutti film che hanno gustato (o lo stanno per fare) il dolce sapore di una statuetta all’Academy Awards o di un Golden Globe. Trai i produttori di questo nuovo, ambizioso progetto spiccano i nomi dei fratelli Russo i quali sono sinonimo di “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame“. Serve dire altro?

Il risultato finale è questo “Everything Everywhere All at Once” (che tradotto suona come: “Tutto, ovunque e nello stesso momento“), un film frenetico e folle che ricalca la cifra stilistica dei “Daniels”. Un film insensatamente adorabile.

Everithing

Cominciamo quindi a parlarvene partendo, come di consueto, dalla trama.

Evelyn Wang (interpretata da Michelle Yeoh) conduce una vita piuttosto mediocre. Convive con un padre anziano e mezzo rincoglionito, con una figlia lesbica alla ricerca di una dimensione nella sua vita e con un marito impalpabile, un “mediomen” che cerca timidamente di far firmare alla moglie le carte per il divorzio. Assieme conducono la lavanderia di famiglia, un’attività oberata dai debiti. A peggiorare la situazione ci si mette anche l’ufficio delle entrate, rappresentato dalla più terribile delle impiegate (Deidre Beaubeirdre, interpretata da una Jamie Lee Curtis in stato di grazia)  la quale esercita sulla povera famiglia la pressione di chi deve riscuotere da parecchio tempo il dovuto obolo. Se pensate che questo carico di guai possa essere sufficiente per abbattere un orso, allora sappiate che ancora non vi ho detto tutto. La povera Evelyn scoprirà ben presto di essere l’unica che può salvare l’intero multiverso da un’entità mostruosa decisa a cancellare tutti “i mondi possibili”. Un pochino come fece Thanos quando decise per hobby (o forse per amore… ma non ditelo ai fan del MCU…) di sterminare metà degli esseri viventi dell’universo con uno schiocco di dita.

Si, avete capito bene. Non ho detto “gioia”, ma “Multiverso”. Il multiverso è un concetto stra-abusato nei fumetti di genere supereroistico e\o fantascientifico e che recentemente ha esondato nel mondo dei cinecomics. Grazie a questo espediente narrativo abbiamo vissuto la gioia di vedere tre Spider-Man svolazzare per il cielo di Manhattan, oppure il Doctor Strange affrontare diverse versioni di se stesso, affiancato da una ragazzina che è in grado di aprire portali tra i vari universi e attraversarli.

Jamie Lee Curtis

Everything Everywhere All at Once” riprende il concetto di multiverso e lo ridefinisce. Dà una spallata decisa agli amici di Marvel Studios e ci fornisce un saggio su come giocare con “tutti gli universi possibili” in modo divertente e originale. L’espediente narrativo che scoperchia il vaso di Pandora rivelando una variabile infinita di situazioni paradossali (il cui limite e definito solo dalla creatività degli autori) arriva all’inizio del film. Evelyn viene raggiunta da una versione alpha e decisamente più cazzuta dell’anonimo marito, il quale gli fornisce una stravagante macchinario e le regole del gioco. Mediante uno strumento che somiglia ad una cuffia, la donna acquisirà l’abilità di raggiungere infinite versioni di se stessa, oltre ad ottenere le caratteristiche peculiari della specifica versione che riuscirà a raggiungere in un remoto universo. Preziose skills che gli serviranno per uscire dalle più svariate  situazioni problematica che si verranno a creare nella sua linea temporale. Per “abilitare” il balzo, sarà necessario compiere un’azione “fuori dal comune”, come ad esempio indossare le scarpe invertendo il piede destro con il piede sinistro. E’ come se, in questo momento, facessi 20 flessioni a terra per abilitare un balzo verso un universo dove esiste una versione di me che è William Shakespeare, il cui contatto mi consentirebbe di diventare un grande scrittore e di trasformare questa nella recensione del secolo. Credo vi sarà più chiaro perché Evelyn Wang potrà diventare tutto quello che vuole, essere ovunque e tutto ciò nello stesso momento. Una roba che neanche la mente eccelsa di Stephen Strange potrebbe contenere. Pensate che gran mal di testa !

L’espediente narrativo di “abilitare il balzo” mediante un’azione da compiere fuori dal comune crea terreno fertile alla fervida immaginazione dei “Daniels”. Quando diciamo che vedrete cose stravaganti durante le frenetiche due ore e mezza di film non stiamo enfatizzando. I momenti che riuscirete a catturare tra quelli che vi si accavalleranno sullo schermo alla velocità della luce rimarranno indelebili nella vostra mente come messaggi subliminali.

In un’intervista a Ciak Magazine i Daniels si sono espressi sul processo creativo che ha portato alla costruzione di questo film:

«Come facciamo ad inventarci qualcosa di assolutamente inaspettato ogni 35 secondi ? Mmmm… 35 secondi… dovremmo controllare, ma credo non sia troppo lontano dalla realtà. Il fatto è che ci sono due cervelli che lavorano in parallelo, quindi abbiamo il doppio delle idee, e l’abbondanza talvolta è un problema, la cosa difficile e organizzare la quantità di cose che ci viene in mente per farne un racconto avvincente e che abbia senso, perchè come avrai notato, le situazioni che inventiamo tendono a essere un po’ strane e difficili da realizzare. È un metodo ambizioso: proviamo la scena, aggiungiamo battute per renderla più divertente, ce la passiamo di mano così tante volte che alla fine non ricordiamo più chi ha l’intuizione per primo»

Ad arricchire la bellezza di questo film ci pensano le qualità attoriali dei protagonisti. Di Jamie Lee Curtis abbiamo già detto. Aggiungiamo che Michelle Yeoh riesce a sostenere a testa alta il ruolo della protagonista, ruolo che inizialmente doveva essere di Jackie Chan. La Yeoh e la Curtis assieme costituiscono la forza trainante di tutto il film. Menzione d’onore va anche a Ke Huy Quan nella parte del marito di Evelyn. Quan riesce a modellare la recitazione passando dal marito depresso e impalpabile a paladino coraggioso del multiverso. Il solo vederlo su schermo fa venire un balzo al cuore a chi, come il sottoscritto, ha una certa età per ricordarlo in pellicole immortali quali “Indiana Jones e il tempio maledetto” e “I Goonies“.

Everything Everywhere All At Once” è un meraviglioso viaggio lisergico condito da situazioni irriverenti e surreali che si accavallano alla velocità della luce. Un ritmo frenetico, adrenalinico, difficile da sostenere ma immensamente appagante. L’unica nota negativa, se vogliamo trovarne una, è sulla morale della favola. Evelyn Wang si troverà nella posizione di dover salvare il multiverso ma capirà che dovrà, in primis, salvare il suo di mondo. Un mondo fatto di rapporti da sanare, sentimenti da disseppellire e bollette da pagare. Tutto ciò imporrà delle questioni etiche e filosofiche che, prima ancora dei “Daniels” e di Tony Stark, si era posto Gottftried Wilhelm von Leibniz nel 1600. Nella metafisica di Leibniz il mondo attuale è uno dei molteplici mondi possibili e, dal punto di vista di Dio, il migliore dei mondi possibili.

Non sappiamo dirvi se “Everything Everywhere All At Once” è il film definitivo sul multiverso come recita lo slogan in locandina. Sicuramente è quello, ad oggi, più divertente e maggiormente riuscito.

Voi avete visto “Everything Everywhere All At Once” ? Fateci sapere il vostro parere nei commenti!

Everything Everywhere All At Once” è al cinema a partire dal 6 Ottobre 2022.

Everything Everywhere All At Once

Everything Everywhere All At Once

Regia: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Anno: 2022
Paese: USA
Produzione: A24, AGBO, IAC Films, Year of the Rat
Interpreti e personaggi:
Michelle Yeoh: Evelyn Quan Wang
Stephanie Hsu: Joy Wang
Jonathan Ke Quan: Waymond Wang
Jenny Slate: Debbie
Harry Shum Jr.: Chad
James Hong: Gong Gong
Jamie Lee Curtis: Deirdre Beaubeirdre
Tallie Medel: Becky Sregor
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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