Ottant’anni fa, dopo non poche peripezie e controversie editoriali, veniva pubblicato per la prima volta quello che sarebbe diventato un classico della letteratura inglese e mondiale, “La Fattoria degli Animali“ di George Orwell. Un romanzo distopico, un’allegoria aspra e piuttosto esplicita che manifestava l’insofferenza dell’autore per ciò che la Rivoluzione russa avrebbe dovuto essere e che l’era stalinista successiva era stata.
La Fattoria prima del Rifugio: gli Animali e la Libertà
La critica dell’autore si realizza attraverso una grossa metafora che ad un primo livello di lettura giustifica il sottotitolo – poi eliminato da diverse case editrici – “Una Favola”: gli animali della fattoria “Il Maniero” nei pressi di Willingthon in Inghilterra, guidati dai maiali e al grido dell’uguaglianza fra tutti loro, si ribellano al loro padrone, Mr. Jones, prendendo il controllo dello stabile, della casa e di tutte le attività che prima svolgevano nello stato di totale schiavitù di cui avevano preso coscienza.
L’alleanza tra la Gran Bretagna e l’URSS durante il secondo conflitto mondiale – periodo di gestazione dell’opera – impedì ad Orwell di pubblicare subito la propria opera, oggetto di discussione ed analisi dagli intellettuali suoi contemporanei. Una volta arrivata sul mercato, però, la novella riscosse un importante successo commerciale, complice il nuovo equilibrio socio-politico del mondo, con il secondo dopoguerra che lasciava già spazio alla Guerra Fredda.
Ottant’anni dopo, il mondo occidentale vive una nuova situazione socio-politica e, forse come Orwell negli anni ’40, anche gli autori contemporanei vogliono riflettere sui pericoli nascosti nelle politiche attuali. È il caso di Tom King, pluripremiato sceneggiatore di fumetti (Batman, Mister Miracle, Sheriff of Babylon, Supergirl, Superman: Su nel Cielo) e non solo, che realizza “Animal Pound“, adattamento per i tempi che corrono della Fattoria di Orwell.
Disegnata da Peter Gross, con i colori di Tamra Bonvillain, Animal Pound è una miniserie in 5 capitoli pubblicata negli Stati Uniti da BOOM! Studios e raccolta in un unico volume cartonato da Bao Publishing che, da qualche tempo ormai, pubblica alcuni di titoli più “indipendenti” di King.
Animal Pound – Le porte rimangono sempre aperte (?)
Nel rifugio Mansfield per animali – cani, gatti e conigli domestici – in attesa di essere adottati, la vita scorre come sempre: le ciotole di cibo ed acqua sono piene; gli inservienti arrivano, aprono le gabbie, le riempiono quando sono vuote, le richiudono e vanno via. Altre volte arrivano, aprono le gabbie e conducono l’animale all’interno verso la porta che dà sul resto dell’edificio nascosto alla vista degli altri animali. Là, al di là di quella porta che si richiude subito, c’è il futuro: una felice adozione oppure un barbaro abbattimento. Gli animali non lo sanno, possono solo sperare.
Qualche tempo fa, il grosso e bravo cane Lucky, prima di varcare l’uscio della porta, aveva comunicato alla gattina Fifi che riteneva essere arrivato il momento di una Rivoluzione: era giunto il tempo in cui gli animali prendessero coscienza di non essere liberi, di aver subordinato la propria esistenza ai piaceri dell’uomo. Era giunto il tempo di insorgere, di riaffermarsi come Animali, di aprire le porte.
Erano passati anni dal desiderio di Lucky e Fifi – ora Madame – aveva provato a spargere il seme della Rivoluzione nel rifugio: solo un altro bravo cagnone come Titan aveva intercettato attivamente il messaggio ed era ormai pronto a dare il via. Con un passaparola serrato, cani, gatti e conigli del rifugio, non senza difficoltà comunicative e morali, sono d’accordo e, al grido di «Ricorda Lucky!» riescono a prendere possesso dello stabile, scacciando l’Uomo.
La convivenza, per la prima volta libera, quasi brada e selvaggia, ma rispettosa di tutti non è facile e passa da alcuni eventi che richiedono ben presto un’organizzazione ben precisa di questa nuova microsocietà, che protegga gli animali più deboli in alcuni loro aspetti biologici e che regoli gli istinti di quelli più forti.
Il Rifugio assiste a cambiamenti, a nuove leggi, a nuovi sistemi elettorali e governativi che si evolvono di pari passo ai protagonisti della storia: Titan, Madame Fifi, Raven e Piggy hanno caratterizzazioni riconoscibilissime e facilmente riconducibili, negli atteggiamenti, nei vari tipi di comunicazione e nelle decisioni prese una volta saliti al comando, a figure storiche che Animal Pound non vuole certo cancellare quanto piuttosto demitizzare per evitare che possano ripresentarsi.
Aggiornare i miti
Tom King parte dalla stessa considerazione che fece Orwell per La Fattoria – il che non può non definire, almeno parzialmente, l’opera che abbiamo tra le mani come derivativa: cosa succederebbe se gli animali prendessero coscienza della propria forza? Cosa succederebbe all’uomo se riuscissero a rendersi liberi da lui?
I tempi sono cambiati rispetto ad Orwell: là dove lo scrittore inglese rifletteva (ed usava come metafora) innanzitutto sullo stato di schiavitù degli animali nel lavoro dell’uomo, King la rielabora intendendo la privazione di libertà di cani, gatti e conigli nei confronti dell’uomo come un assoggettamento dei loro istinti per donargli lealtà ed amore incondizionati in cambio di ciotole piene di cibo ed una passaggiata all’aperto. Non è un caso, infatti, che dalla Fattoria – un luogo di lavoro – questa versione sia ambientata in un Rifugio che accoglie animali in cerca e pronti a donare affetto, così come sono diversi i protagonisti delle due opere (maiali, cavalli, cani e pecore nella prima; cani, gatti e conigli nella seconda).
Anche la riflessione sulla scena politica occidentale di cui Animal Pound di King è allegoria è ben diversa: lo sceneggiatore statunitense va ad esaminare la fallacia dei sistemi democratici attuali che, attraverso messaggi politici urlati dalle sedi istituzionali ed applicati più o meno sommessamente nella realtà, uniti all’idolatria della singola persona, possono (ri)condurre a nuovi regimi fascisti.
L’intenzione di King, come da egli stesso dichiarato nella prefazione, è quella non solo di aggiornare un capolavoro della letteratura per i tempi moderni ma anche quello di proporre una lettura che possa generare discussioni tra coloro che ne fruiscono, sensibilizzare ad una consapevolezza più profonda e presente alla situazione attuale.
La sceneggiatura è, in effetti, centrata e diretta per il messaggio che vuole comunicare – pur essendo parzialmente e naturalmente derivativa – ma concedendosi soprattutto nella parte centrale, dedicata alla discussione ed organizzazione del sistema politico-amministrativo del Rifugio, una narrazione piuttosto decompressa e molto tecnica. Tra ripartizioni dei ruoli all’interno della società e il sistema elettivo basato sul peso dell’animale, si legge l’impegno e la nobiltà delle intenzioni di Tom King che non si limita a risceneggiare ed adattare uno-ad-uno una già di per sé grande e complessa opera letteraria ma di rielaborarla con lucidità con lo stesso spirito originale ma consapevole della nuova situazione che l’ha ispirata.
È altrettanto innegabile che l’autore non rinunci ad alcuni stilemi classici della propria narrazione: anche in Animal Pound non manca l’utilizzo della griglia a nove per enfatizzare i flussi di coscienza, i monologhi e i discorsi solenni nonché una narrazione lirica ed emotivamente tensiva.
La potenza grafica del fumetto come medium, inoltre, permette ad Animal Pound di conservare una chiave ironica senza perdere di coerenza complessiva: grazie al tratto realistico di Peter Gross ed ai colori sporchi di Tamra Bonvillain, il comparto grafico gioca con i messaggi della sceneggiatura come un gatto con il gomitolo. Gli animali, infatti, pur essendo dei personaggi parlanti si muovono con naturalezza, non tradendo comportamenti ed atteggiamenti che sono loro propri – per intenderci, non vengono rappresentati come antropomorfi come i personaggi Disney -, creando una dissonanza tra forma – il disegno – e sostanza – il contenuto dei dialoghi – tutta da gustare.
Animal Pound di Tom King, Peter Gross e Tamra Bonvillain è un’opera innegabilmente impegnata che, così come quella originale che l’ha ispirata, si presta a diversi livelli di lettura: una favola con protagonisti degli animali che si ribellano; un racconto allegorico politico che riflette sulle libertà personali e sulle idiosincrasie (dei rappresentanti) della democrazia; una denuncia – e il fatto che ce ne sia ancora bisogno deve condurre ad una riflessione profonda e preoccupante – verso il rischio di governi neo-fascisti verso i quali dovremmo ribellarci.
Qualsiasi sia l’intepretazione che avete voluto dare a questo racconto, Animal Pound non vuole nascondersi: se La Fattoria di Orwell rifletteva a posteriori sul fallimento delle politiche socialiste, l’adattamento di King vuole essere un monito per non cadere nel baratro. L’impatto che può avere quest’opera, oggi, non possiamo ancora conoscerlo ma dobbiamo sperare che non diventi profetica.
Anzi, dobbiamo lottare per questo.
Perché la porta della libertà rimanga sempre aperta. Perché anche noi siamo Animali, non bestie.
