10 Ottobre – Morte cammina con me.

Abbiamo letto “10 Ottobre” , la graphic novel scritta da Paola Barbato e disegnata da Mattia Surroz per Sergio Bonelli Editore. Questa è la nostra recensione (senza spoiler).

 

copertina recensione 10 ottobre

 

È la nostra più grande paura. È il mistero assoluto eppure è la nostra più grande certezza. Non rispetta gerarchie, né caste sociali. Agisce su ogni specie. Davanti a lei siamo tutti uguali.

Abbiamo un rapporto veramente particolare con la morte. La temiamo tutti e meno ne parliamo meglio è. Anzi, a dirla tutta, è un evento scontato, quindi dovrebbe essere inutile parlarne. Eppure, a discapito della reticenza con la quale affrontiamo l’argomento, artisti e narratori gli hanno dedicato pagine memorabili che sono diventati romanzi, sceneggiature e brani musicali.

Ci sono diversi modi per raccontare una storia. Se poi questa parla di morte e a raccontarla è una Maestra nella narrazione di storie disturbanti, allora il risultato è quanto più penetrante possa esistere.

10 Ottobre” è costituito da 4 eleganti volumi in cartonato da circa 70 pagine ciascuno, ognuno dei quali corredato da gustosi extra in appendice. La storia è ambientata in un ipotetico futuro dove , a seguito del grande “cambiamento” , è stato raggiunto “l’equilibrio”. Le persone hanno cominciato a stare a bene e ad avere tutto quello di cui hanno bisogno, le malattie sono scomparse, ognuno nasce con le stesse possibilità e la criminalità è stata completamente sradicata. Un mondo idilliaco, il migliore dei futuri possibili. Neanche per sogno.

Per raggiungere questa forme di “equilibrio” è stato necessario introdurre delle leggi che regolamentano le nascite , queste permesse solo in laboratorio. Il fatto inquietante è che questa regolamentazione riguarda anche la morte.

Quando si viene al mondo il corpo è già programmato per morire ad una determinata età. Questo avviene mediante un “enzima della morte” che viene inserito in maniera casuale all’atto della nascita. Per garantire l’equilibrio le fasce di età consentite sono composte da un numero finito e ben determinato di persone.

“Le scadenze sono sei: fino a 3 anni serviamo tutti perché portiamo gioia, fino a 11 anni stimoliamo chi ci circonda, fino a 26 anni abbiamo nuove idee, fino a 38 anni le concretizziamo, fino a 57 anni diamo il massimo come forza lavoro, fino a 70 dispensiamo esperienza e saggezza. Solo a pochi eletti è consentito vivere oltre la scadenza” 

Il mantenimento dell’equilibrio è il bene primario della comunità. Ogni azione o manifestazione che rappresenta un comprovato rischio per la salute delle persone è perseguibile penalmente. Addirittura anche le automobili sono state bandite perché inquinano e provocano incidenti.

Sotto questo regime,  la “forma mentis” delle persone viene modellata per accettare la morte come un fatto del tutto naturale, come bere una tazza di tè con i biscottini. Il momento del trapasso, che coincide con la scadenza della fascia di età, è vissuto con gioia e trasporto. I familiari della probabile vittima preparano grandi feste e acquistano coloriti carri funebri per celebrare con sfarzo la dipartita del proprio caro, come se fosse la festa di un diciottesimo compleanno. Anche i cimiteri , per quanto inquietanti perché le lapidi sono organizzate per fasce di età, sono “vissuti” (scusate l’ossimoro) come un normale parco cittadino. I ragazzi più giovani, quelli prossimi all’undicesimo compleanno, raccontano con gioia l’approssimarsi della loro scadenza nelle prove scritte che le maestre commissionano , come da tradizione, per fare un bilancio della propria vita. Ma che bilancio si può fare della propria vita a undici anni ?

“Sapere di avere potenzialmente un numero finito di anni , ci stimola a fare del nostro meglio. Viviamo tutti più pienamente e nutriamo le nostre aspirazioni e i nostri sogni. Quindi siamo più felici”

Onestamente faccio fatica a comprendere e condividere la serenità con la quale questa condizione viene vissuta dagli abitanti della cittadina di “10 Ottobre“. In una realtà del genere vivrei terrorizzato e in perenne depressione all’idea che la prossima tappa della mia vita potrebbe essere l’ultima. In questo senso la storia si avvicina da subito e in maniera preoccupante al “salto dello squalo”, il punto di non ritorno a partire dal quale l’opera perde di credibilità e qualità. Per fortuna questo non avviene perché a riportare l’equilibrio (questa volta narrativo) ci pensa Richie, il ragazzo protagonista e prossimo al suo undicesimo compleanno, assieme ad un manipolo di individui, ognuno dei quali caratterizzato in maniera straordinaria. Ognuno con la sua storia drammatica alle spalle, maledettamente segnata dal sistema che cercano di combattere. Tutti hanno in comune il fatto di avere, ognuno per la propria fascia di età, la data di scadenza impostata per il 10 Ottobre e un piano dettagliato per sovvertire quest’ordine malato delle cose.

Il futuro di “10 Ottobre” è una distopia in piena regola, un futuro apparentemente perfetto ma per niente auspicabile dove l’accettazione della morte rappresenta , di fatto, un rifiuto netto di vivere la propria vita. Un futuro dove il libero arbitrio delle persone viene annullato per il bene comune dell’equilibrio. Non c’è nulla di naturale nella morte descritta in “10 Ottobre”. A dispetto di quanto gioiosamente strillano i manifesti affissi per la città,  la morte non ti cammina di fianco ma ti aspetta seduta su una panchina in fondo a un tunnel.

Paola Barbato ha avuto l’ispirazione per questa storia mentre era al supermercato.  Lo spunto è arrivato dai prodotti confezionati con data di scadenza. In quell’occasione si fece una domanda inquietante: e se anche noi nascessimo con una data di scadenza ? Per non perdere quel momento di ispirazione , si inviò una mail con l’oggetto: “Persone in scadenza”. Questo aneddoto raccontato in appendice del primo volume mi ha riportato con la mente a una grandissima della letteratura gotica e del fantastico: Shirley Jackson. Troverete il paragone irriverente (e probabilmente lo è) ma la Jackson ebbe inspirazione per “La Lotteria“,  il racconto che sconvolse i lettori del “New Yorker” e che la portò alla celebrità, mentre andava a fare la spesa con il figlio. Come la Jackson , Paola Barbato è capace di tirare fuori storie morbose scavando nel quotidiano, scovando il diavolo in dettagli apparentemente scontati o insignificanti. Ha una capacità innata di mostrarci il lato più disturbante delle cose con scene e situazioni molto dure. Chi vi scrive sta da tempo sviluppando una passione per le opere della Barbato che, oltre alle ottime sceneggiature che possiamo ritrovare su “Dylan Dog“, si sta ritagliando uno spazio significativo in libreria con romanzi che nulla hanno da invidiare ad autori celebrati come Donato Carrisi.

10 Ottobre” è una heist story , la storia di un gruppo di individui che deve compiere il colpo della vita per la restituire speranza a tutto il genere umano. Il ritmo è sincopato , il livello di tensione elevatissimo perché fino all’ultimo non sappiamo se i nostri eroi riusciranno nell’impresa e , sopratutto, se sopravviveranno alla loro scadenza imminente. Il punto di vista prevalente è quello del giovane Richie, un ragazzo che compie un viaggio che lo porta a comprendere il vero valore della vita, scrollandosi di dosso i dogmi del sistema. Il finale è straziante ma , allo stesso tempo, ricco di speranza. Un finale che non dimenticherò facilmente.

 

L’impianto grafico è affidato a Mattia Surroz. L’artista valdostano “dipinge” un’ambientazione anni 50 , con espliciti riferimenti al “realismo romantico” di Norman Rockwell. La scelta di questo tipo di ambientazione unita all’uso di colori desaturati dona un contesto di apparente tranquillità particolarmente straniante. In questa sorta di benessere artificiale alla “Truman Show” vediamo susseguirsi situazioni molto drammatiche e difficili da accettare e quello che nella società di “10 Ottobre” viene classificato come elemento anomalo o di disturbo, è quello che è più vicino alla nostra sensibilità.  Il contrasto più è evidente e maggiore è la sensazione di disagio. Surroz è bravissimo nel caratterizzare i personaggi sfruttando la postura dei personaggi, linguaggio del corpo e un uso magistrale dei colori che diventano improvvisamente carichi e saturi quando i nodi vengono al pettine e la realtà si mostra per quello che veramente è.

10 Ottobre” è una perla. È una storia che invita a riflessioni filosofiche sul valore della vita allo stesso modo di opere importanti come “Le intermittenze della morte” di José Saramago, romanzo del 2005 che, con espedienti completamente differenti, giunge alle stesse conclusioni dell’opera della Barbato. Troverete anche questo paragone irriverente ma credo vi sia chiaro che “10 Ottobre” ci ha colpito emotivamente e ci è piaciuto veramente tanto, pertanto vi consigliamo senza dubbio di dargli una possibilità.

 

10 ottobre volumi 1-4

10 ottobre volumi 1-4

Autori: Paola Barbato (soggetto e sceneggiatura); Mattia Surroz(disegni e colori)
Volumi: 4, serie completa
Caratteristiche tecniche: 22x30; cartonato
Pagine: 72, a colori(cad.)
Prezzo: € 16,00
Editore: Sergio Bonelli Editore
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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