[Recensione] L’età della convivenza vol. 1

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Finalmente l’editoria italiana ha dato spazio a capolavori giapponesi non legati a fenomeni di massa: dopo i maestri del gekiga, l’attenzione si è portata ad opere sconosciute del Sol levante; i nostri  bravissimi traduttori hanno dato luce a manga non più d’intrattenimento ma anche a storie introspettive, critiche e riflessive, fumetti adulti e davvero realisti.

Maestro di questo genere è senza dubbio Kazuo Kamimuraabbiamo già parlato della sua collaborazione con Kazuo Koike per la realizzazione di Lady Snowblood (Shurayuki-hime), è un autore unico nel suo tratto, elegante ed essenziale cattura tutte le  sfumature delle contraddizioni tra epoche diverse – le sue storie sono ambientate nella seconda metà degli anni 70, un periodo di rinnovo e apertura da parte del Giappone, ma anche di tumulti e forti critiche alla società ormai in evoluzione – ha una forma meno claustrofobica e nichilista rispetto agli autori contemporanei.

dosei 1Dopo Una gru infreddolita – storia di una Geisha, la J-POP ci porta DOSEI JIDAI: L’ETA’ DELLA CONVIVENZA,  probabilmente l’opera più importante e più affascinante del’autore, in Giappone considerata un vero capolavoro storico, divisa in tre volumi dalle dimensioni bibliche curati e tradotti da Paolo La Marca.

La storia ruota tutta attorno al legame d’amore tra KyokoJiro, due ragazzi poco più che ventenni che decidono di andare a convivere senza sposarsi, al tempo grande simbolo di emancipazione e abbandono delle tradizioni rigide grazie all’occidentalizzazione ormai in atto da anni. Ovviamente la coppia diventa presto simbolo di un intera generazione e Kamimura è molto attento a far risaltare la contrapposizione tra fasi di ristagno della tradizione (soprattutto emotiva) e quelle in cui va a dissolversi il passato rigido.

Questa lotta fra tradizione ed emancipazione si ripercuote inevitabilmente anche nel rapporto tra i due giovani che si creano un piccolo regno tutto loro dove condividere il peso della loro decisione e l’apertura verso una modernità sconosciuta. Il matrimonio è visto come un simbolo di castrazione e limitazione, ma proprio evitando questo legame, gli innamorati devono costruire da zero un rapporto basato sulla fiducia, apparendo così impauriti e inesperti, coinvolti nei drammi della vita quotidian anche di chi fa la comparsa nella loro storia,  pervasi da momenti di passione e bisogni fisici primari.

dosei 2Anche se il sesso è uno dei temi principalmente ricorrenti, il manga è privo di scene erotiche, anzi l’autore entra in punta di piedi nell’intimità di Kyoko e Jiro, i quali vengono disegnati nel loro  futon, su un campo di fiori, su una spiaggia o appoggiati ad un albero mentre si appartengono  ma sempre con scenari visti dall’alto, come per lasciare quei momenti solamente a loro. Kamimura passa da una visione distaccata della relazione, in cui quasi sembra che i ragazzi vivano la loro vita singolarmente senza curarsi della presenza dell’altro, a momenti di intesa intima e intensa partecipazione anche nelle dinamiche di tutti i giorni, un po’ come la routine  che appartiene a tutte le coppie.

Tramite tecniche in cui al centro della narrazione ci sono i piccoli e grandi drammi quotidiani, come l’alterità dei singoli amanti, la possessione violenta dell’amore, il concetto di libertà individuale, la narrazione ci permette di indagare più a fondo sull’animo umano, tanto che nel susseguirsi di episodi brevi di cui è composta l’opera, si capisce che è in atto più un percorso interiore che esteriore: si intrecciano amore e odio, vita e morte, gioia e disperazione.

dosei 3Kyoko è sicuramente una ragazza viva, piena di sentimenti forti e travolgenti, la vediamo già nel primo capitolo affrontare episodi bruti e violenti come l’imbattersi nei cadaveri di due amanti suicidi, dai ventri bianchi, scoperti e  gonfi, simbolo di un ribollire di sentimenti a cui non sono riusciti a dare ordine. Come tutte le donne ha i suoi stati “maniacali” e passa da un incontrollabile volubilità a stati di follia amorosa. Jiro dal canto suo non è da meno e passa da momenti di egoismo e arrendevolezze al voler sbandierare il suo amore per Kyoko a tutto il Giappone perché non può fare a meno di lei.

Kamimura si dimostra un vero maestro soprattutto nel rappresentare i silenzi della coppia, quei momenti dopo la lite in cui uno sguardo o un inquadratura ci fanno capire il dramma in atto e lo fa attraverso l’introduzione di  metafore floreali o biologiche proprio perché l’essenziale è sempre l’elemento fondamentale nella narrazione.

«L’amore è sempre pieno di errori. Se c’è bellezza nell’amore, lo si deve agli errori commessi da un uomo e una donna. Se l’amore finisce sempre tra le lacrime è perché fin dall’inizio ne è stato la dimora. Il tempo in cui si ama: l’età della convivenza». Così si apre il volume e già da questo incipit inizia una lunga riflessione introspettiva, gli errori nell’amore diventano simbolo di bellezza e personalità, rendono una storia unica e degna di essere vissuta e raccontata, ci fanno riflettere e razionalizzare, crescere e nello stesso tempo morire dentro, ci mettono alla prova e ci sfidano.

«Detestiamo i nostri padri e le nostri madri. Un giorno o l’altro, però, diventeremo come loro. Proprio come i nostri padri, abbracceremo le nostre mogli con l’alito che puzza di alcol. Proprio come le nostre madri, obbediremo sopportando ogni cosa in silenzio. Fino al giorno in cui proveremo profonda vergogna davanti a parole come giovinezza». L’autore fa spesso un furbo uso di frasi e aforismi che aprono i capitoli al tema che affrontano i ragazzi, cita anche opere storiche e famose come “L’uccellino azzurro” di cui introduce un’altra chiave di lettura.

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Il “dramma” de L’età della convivenza funziona sotto tutti i punti di vista, i dubbi e i ripensamenti sono ben sviscerati, le uniche note mancanti potrebbero essere la poca caratterizzazione del periodo storico in cui è ambientata la vicenda e la mancanza di un punto di vista intrinseco femminile nelle riflessioni e nelle decisioni di Kyoko. Kamimura cerca di spiegare con dettagli solitari di scene o ambienti le difficoltà e le paure dei due ragazzi, ciò rende perfettamente per lo scenario dell’animo maschile, ma noi donne sappiamo che non funziona allo stesso modo per l’animo volubile e in balia degli ormoni delle ragazze innamorate. Tutti i conflitti interiori, le scale di cristallo su cui ci inerpichiamo, i castelli di sabbia che amiamo costruire e gli incubi che non ci fanno dormire la notte vanno davvero oltre un espressione da manga (per quanto il maestro sia davvero impeccabile nello stile!) o una frase secca scritta su una pagina. Forse è perché l’opera vuole essere differenziata nettamente dall’andamento dello shojo classico, e proprio questo a volte risulta un obiettivo forzato facendo passare il ritmo della narrazione dall’ingenuo e sognatore al moderno e appassionante.

 

 

 

 

Abbiamo parlato di:

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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