Era l’ormai lontano 1990, quando grazie al personaggio di Edward Mani di Forbice iniziò la lunga collaborazione tra il regista Tim Burton e quello che sarebbe successivamente diventato il suo pupillo, Johnny Depp, un sodalizio che dura ancora oggi con grande successo.
Ricordiamo tutti questo Edward Scissorhands come una favola dolcemente drammatica, a metà tra il romanzo gotico “Frankeinstein” di Mary Shelly e la leggenda francese de “La Bella e la Bestia”. A differenza di questi due racconti, però, il film di Burton è incentrato sullo stereotipo della classica famiglia americana, quella del classico sobborgo da cliché cinematografico degli anni ’50,’80 e ’90.
Edward ci ha fatto stringere il cuore, la sua espressione – o “non espressione”- era tra il comico e il commovente, la sua creazione avvenuta per mano di uno scienziato solo, che non aveva fatto in tempo a donargli un paio di mani vere prima di morire, ci ha messo un nodo in gola che ancora fatica ad andare via…
Il film ci lascia con la sua amica/amata Kim (Winona Ryder) che diffonde tra la folla infervorata la notizia della morte del “mostro”, sperando di proteggere Edward per il resto della sua vita.
Ma che fine ha fatto il nostro Mani di forbice? Dopo 27 anni (si, miei cari…27!) la casa editrice NPE – Nicola Pesce Editore ci regala un seguito a fumetti della storia, che conserva tutte le note del film a cui siamo tanto affezionati.
La scrittrice del volume, Kate Leth, è una sceneggiatrice canadese nota per lavori come Adventure Time, Patsy Walker Hellcat! e Vampirella, cui dobbiamo riconoscerle il merito di aver ridato vita ad uno dei nostri personaggi preferiti. Tornerete a sorridere rivedendo Edward tra le pagine, soprattutto grazie all’enorme quantità di citazioni e dettagli del film, vi sembrerà di tornare indietro nel tempo.
I disegni sono invece opera di Drew Rausch, co-creatore di Sullengrey e Eldritch!, che ci regala un interpretazione grafica del mondo Timburtiano moderna e fresca, esprimendo molta ironia nelle sue tavole, pur mantenendo le sue illustrazioni sempre piuttosto cupe e gotiche. C’è un netto contrasto cromatico tra le scene di Edward e il suo castello e quelle che si svolgono tra gente comune. Nonostante riprenda interamente fatti e personaggi del film, questa storia ha una trama nuova – poetica come l’originale – che si svolge trent’anni dopo, con il protagonista che non è invecchiato di un giorno: ha sempre il suo sguardo triste e pensieroso e il suo aspetto emaciato e smunto.
Dopo la reazione della gente del vicinato, Edward si è rinchiuso nel suo castello, senza mai uscire e senza far sapere nulla di sé, finché non arriva nel suo cortile una ragazza. Quando avviene l’incontro, Ed ha un tuffo al cuore: «Kim?». Ma non è Kim, la sua amata è morta derisa da tutti e considerata pazza per come difendeva e ricordava l’umanoide dalla mani di forbice…
La ragazza è Meg (diminutivo di Megan), nipote di Kim, cresciuta con i racconti della nonna e fantasticando sulle pagine dei diari che parlavano di Edward, che spinta dalla curiosità si è fatta coraggio e si è inoltrata nell’oscurità del castello maledetto per far luce sulla leggenda che tutti temono.
Nel frattempo Edward, stanco di essere così solo, scopre che il suo inventore aveva anche un altro progetto nello scantinato e gli dà vita seguendo le istruzioni che trova su un diario. Ma la nuova creatura non è come lui, si dimostra malvagia e fugge, comincia a spaventare abitanti e bambini, così che la città si rivolterà ancora una volta alla ricerca di Edward, credendo che sia lui la causa di tutto.
Questa volta ci sarà Meg a fargli da spalla e da scudo, riusciranno i due a far luce sull’accaduto e ritrovare la losca creatura senza cuore che semina il panico? Non vi state chiedendo se anche questa volta creature apparentemente senza “identità” possano dimostrarsi più umane delle persone vere?
Recuperate il volume, che purtroppo è stato stampato in tiratura limitata.
Vorrei puntualizzare un piccolo errore presente nell’introduzione del volume, posta nella parte interna della sovraccopertina: Meg viene rinominata erroneamente “Mess”, ed è riportato anche su varie recensioni che ho trovato in rete… queste chicche vanno lette, non ci si può fermare all’introduzione in copertina!
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