Quando il logo delle sigarette causò dei grossi problemi alla Sega

In questo nuovo episodio di Passione Arcade vi trasportiamo alla fine degli anni 80, un periodo di grandi cambiamenti ed evoluzioni… pensate che poteva anche bastare una sola sigaretta per far paura a un colosso come Sega! Non ci credete? Leggete qui!

copertina passione arcade super monaco gp febbraio

Ah le salagiochi… che luoghi magici, dove le luci degli schermi CRT e dei tubi a neon dei marquee si riflettevano sui volti di ragazzini a caccia dell’ultimo gettone per poter battere il record, per non parlare dei suoni!
Un utente occasionale probabilmente gli avrebbe classificati come baccano da saletta, ma un orecchio più attento sarebbe stato in grado non solo di riconoscere quali cabinati erano accesi, ma anche se ne fossero arrivati di nuovi ( pensate che su youtube è possibile ascoltare per ore, i suoni di alcune grandi salagiochi americane).
Insomma una vera goduria per gli occhi, le orecchie e il naso… no ferma, forse il naso no.

Già, perché oltre alla puzza del sudore di flotte di adolescenti in piena età puberale, si univa un vero e potente aroma di tabacco, insomma una puzza di fumo incredibile.
Questa cosa forse ai giovani risulterà un po’ strana ma, negli anni 80 e 90, in salagiochi era permesso fumare.
Pensate che in Italia, sui cabinati, era possibile vedere ai lati del control panel dei posacenere, che spesso volentieri venivano puliti dalle mani distratte di qualche giocatore troppo concentrato sul battere il boss di fine livello (sperando di non trovare mozziconi ancora accesi).

Un vero e proprio cruccio per i proprietari delle sale, che spesso si trovavano i cabinati con segni di bruciature.
Negli Stati uniti la cosa era un po’ diversa. Per ovviare a questo problema, applicarono sopra al control panel una lastra di plexiglass che fungeva da protezione.
In Italia, prima della legge antifumo, non ci si faceva troppi problemi sull’uso del fumo da parte dei giovani, ma in America il livello di attenzione era leggermente più alto.
Ed è a questo punto della storia, che entra in gioco la casa del riccio blu più veloce del pianeta.
Alla fine degli anni 80 la Sega era nel pieno del suo boom economico e nel 1989 pubblica un gioco di guida simulativo chiamato Super Monaco Gp.

Super-Monaco-GP cabinato rosso e blu

Durante lo sviluppo di un videogioco, per rendere l’esperienza di gioco più realistica possibile, si attinge spesso a riferimenti presenti nella vita reale e nel caso di giochi basati sulle corse di Formula 1, questi riferimenti sono i tabelloni pubblicitari ai lati della pista.
Gli sviluppatori della Sega, per evitare rogne con i diritti di immagine, variarono leggermente i nomi originali, quel tanto che basta per non incorrere in sanzioni di violazione del copyright.

Fu così che all’interno del gioco vennero modificati i marchi presenti storpiandoli appena, Marlbobo (Marlboro), Conan (Canon), Hosters (Fosters) e così via, lo stesso cabinato arcade richiamava la livrea della squadra vincitrice del campionato di Formula 1 dell’epoca, ovvero la Mclaren, con la sua inconfondibile colorazione rossa e bianca Marlboro.

In Italia tutti questi riferimenti non davano fastidio a nessuno, ne tantomeno alle case produttrici di sigarette, ma negli USA la cosa fu leggermente diversa, anzi, più che leggermente.
Il videogioco ebbe un notevole successo (vi invito a provarlo sul cabinato originale di Arcade Story) e questo attirò l’attenzione di un certo John W. Richards, allora presidente della associazione anti fumo Doctors Ought to Care, che vedendolo in salgiochi notò i chiari riferimenti alla famosa marca di sigarette americana e  presentò denuncia alla FTC (Federal Trade Commission) accusando Marlboro di pubblicizzare le loro sigarette ai ragazzini.
Viene da chiedersi invece, come si possa ritenere accettabile la pubblicità degli stessi prodotti durante le gare di Formula 1, che spesso vengono viste da genitori e figli, ma si sa, l’America è il paese dei paradossi.

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Ad ogni modo ormai la frittata era fatta e la Philip Morris, proprietaria del marchio Marlboro, corse ai ripari denunciando a sua volta la SEGA e dichiarando di non aver dato nessuna autorizzazione alla casa di sviluppo Giapponese per l’utilizzo dei propri marchi su prodotti destinati ai ragazzini (un modo per cercare di lavarsi la coscienza davanti alla società) e intimandole la cessazione della produzione ed il ritiro di tutte le macchine immesse sul mercato.
Il problema fu che i tempi burocratici non avevano tenuto conto della veloce diffusione di questo videogioco nel Paese e d’altro canto i vertici della Sega dichiararono che la presenza dei loghi all’interno del videogioco non condizionava il giocatore, perché la loro visione era limitata a pochissimi secondi visto che il focus dell’esperienza era quello di andare il più veloce possibile, trattandosi di un gioco di corse.

In ogni caso la situazione si fa molto delicata è la casa Nipponica cerca di arginare i danni economici e d’immagine, per non perdere il forte consenso dei consumatori di cui godeva negli USA, decide quindi di creare un Kit di conversione con il compito di modificare la colorazione esterna del cabinato (da rosso a blu) e modificando alcuni chip in modo da cambiare anche le pubblicità all’interno del gioco.

Pensate che nonostante questa operazione, il numero dei cabinati di Super Monaco GP in circolazione era ancora elevato e la Sega, incalzata dal rischio di una possibile causa interminabile, decise di pubblicare sulle principali riviste di settore un avviso che invitava tutti i possessori di un cabinato “irregolare” a contattare la divisione americana di Sega, che si sarebbe fatta carico di fornire al gestore il kit di conversione, che comprendeva adesivi ed EPROM da sostituire, con l’aggiunta di un bonus di 200 Dollari a macchina per la collaborazione, previa restituzione delle EPROM sostituite. Notevole non vi pare?
Pensate che uno di questi cabinati è  finito nelle mani di Arcade Story e al suo interno è stata ritrovata anche la lettera che SEGA inviava ai suoi distributori con le istruzioni per sostituire le EPROM “incriminate”.

comunicato sega

Nonostante fossero discutibili le ragioni mosse da Philip Morris, si può comunque dire che la SEGA si comportò in maniera molto seria e corretta nei confronti dei propri clienti.
Ad ogni modo molti espressero il dubbio che tutto il polverone sollevato dalla famosa multinazionale del tabacco, fu solo un espediente per ottenere ancora più visibilità in maniera gratuita, lo stesso signor Richards, ricordate l’individuo citato all’inizio che denunciò la Marlboro, dichiarò che questa era l’ennesima bufala della Philip Morris.
Ovviamente tutta questa storia non varcò mai i confini italiani, anche perché fino al decreto Sirchia del 2005, il fumo nei luoghi pubblici non era certo un problema.
Al netto di tutto questo, il cabinato è una vera figata e giocarci è veramente divertente.

Io, sono Mike! ma prima di salutarvi, volevo innanzitutto ringraziare il mio amico Antonio Nati per avermi fatto conoscere questa storia, invece a voi vorrei dire che se voleste scoprire il fantastico mondo di cui parlo in questa rubrica, potrete farlo dal vivo il 17 e 18 di Febbraio al Nerd Show di Bologna, dove insieme alla squadra di Arcade Story vi faremo giocare con oltre 100 cabinati arcade originali!
A coloro invece che non riusciranno a passare in fiera, do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo articolo di Passione Arcade.

 

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Arcade Mike

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Io? sono Mike! cresciuto a pane e videogiochi non perdo occasione per infilare qualche monetina in un vecchio cabinato arcade facendomi rapire dalla storia che queste macchine sono ancora in grado di raccontare.

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