La notizia ha colpito profondamente il mondo del cinema e della televisione: Peter Greene, attore caratterista noto soprattutto per aver interpretato villain memorabili in film cult degli anni Novanta, è morto all’età di 60 anni. Il suo corpo è stato trovato venerdì 12 dicembre nel suo appartamento di Manhattan. A confermare la scomparsa è stato il suo manager Gregg Edwards, che ha parlato con il magazine americano Deadline. Al momento, le cause del decesso non sono state rese note.
Greene era uno di quei volti che non si dimenticano facilmente. Non sempre protagonista, ma spesso decisivo, capace di lasciare il segno anche con pochi minuti di presenza sullo schermo. Un interprete che ha costruito la propria carriera su personaggi disturbanti, minacciosi, borderline, diventando nel tempo un vero e proprio punto di riferimento per il cinema crime e thriller americano.
Gli inizi e l’ascesa nel cinema indipendente
Nato l’8 ottobre 1965 a Montclair, nel New Jersey, Peter Greene ha mosso i primi passi nel mondo della recitazione all’inizio degli anni Novanta. Il suo debutto sul piccolo schermo risale al 1990, con un episodio della serie crime Hardball, prodotta da NBC e durata solo una stagione. Un’apparizione breve, ma sufficiente a fargli intravedere una strada possibile nel mondo dello spettacolo.
Il vero esordio cinematografico arriva nel 1992 con Laws of Gravity, film indipendente diretto da Nick Gomez, in cui Greene recita accanto a Edie Falco, allora agli inizi di una carriera che l’avrebbe poi portata a I Soprano. Il film diventa rapidamente un piccolo cult del cinema indie americano, e segna il primo passo concreto dell’attore verso ruoli più importanti.
La svolta arriva nel 1993 con Clean, Shaven, pellicola dura e disturbante in cui Greene interpreta un uomo affetto da schizofrenia. Un ruolo complesso, fisico e psicologicamente estremo, che gli vale l’attenzione della critica internazionale. Il film viene presentato al Festival di Cannes nel 1994, consacrando Greene come uno degli attori più intensi e promettenti della scena indipendente americana.

Pulp Fiction, The Mask e la consacrazione pop
Il 1994 è l’anno che cambia per sempre la carriera di Peter Greene. In pochi mesi, l’attore compare in due film destinati a diventare iconici.
Il primo è Pulp Fiction di Quentin Tarantino, Palma d’Oro a Cannes. Qui Greene interpreta Zed, uno dei personaggi più disturbanti e controversi del film. Pur avendo uno spazio relativamente limitato, la sua interpretazione è talmente incisiva da restare impressa nella memoria collettiva degli spettatori. Zed diventa uno dei “cattivi” più inquietanti dell’universo tarantiniano.
Nello stesso anno, Greene passa a un registro più pop ma non meno memorabile interpretando Dorian Tyrell, il principale antagonista di The Mask, accanto a Jim Carrey. Ancora una volta, il suo volto duro e la sua presenza minacciosa lo rendono perfetto per il ruolo del villain, capace di reggere il confronto con l’energia travolgente del protagonista.
Questi due film lo consacrano definitivamente come character actor di riferimento, specializzato in ruoli oscuri, criminali e ambigui.

Una carriera solida tra cinema e televisione
Dopo il successo degli anni Novanta, Peter Greene ha continuato a lavorare con grande costanza. Il suo filmografia include titoli come Blue Streak, End Game, The Bounty Hunter e Kiss & Tell. Anche quando non era al centro della scena, riusciva a rendere credibili e tridimensionali personaggi che, sulla carta, potevano sembrare stereotipati.
Da segnalare anche le sue apparizioni in film di grande rilievo come I soliti sospetti (The Usual Suspects) e Training Day, dove ancora una volta il suo contributo, seppur secondario, risultava fondamentale per l’atmosfera del racconto.
In televisione, Greene è stato regular nella serie NBC The Black Donnellys e ha avuto ruoli ricorrenti in Life on Mars (ABC) e Chicago P.D.. Più recentemente, era apparso in un episodio di The Continental, la serie prequel dell’universo di John Wick, dimostrando di essere ancora perfettamente a suo agio in produzioni di alto profilo.

I progetti futuri e il ricordo di chi lo ha conosciuto
Secondo il suo manager Gregg Edwards, Peter Greene aveva ancora diversi progetti in cantiere. Tra questi, il film Mascots, in cui avrebbe recitato accanto a Mickey Rourke, e un documentario che stava narrando, intitolato From the American People: The Withdrawal of USAID, con Jason Alexander e Kathleen Turner coinvolti nel progetto.
Edwards ha ricordato Greene con parole molto sentite:
“Era uno dei migliori character actor al mondo. Era profondamente impegnato nel raccontare le conseguenze umane delle decisioni politiche, in particolare lo smantellamento dell’USAID. Ma soprattutto era una persona generosa, un amico vero, capace di darti tutto quello che aveva.”
Un talento irregolare, ma autentico
Peter Greene lascia un fratello e una sorella, già informata della sua scomparsa. Con lui se ne va un attore che non ha mai cercato il facile protagonismo, ma che ha costruito una carriera fatta di intensità, rischio e autenticità.
In un’industria spesso dominata dall’immagine e dalla ripetizione, Greene è stato una presenza scomoda, imperfetta, ma profondamente vera. E proprio per questo, impossibile da dimenticare.

