Paperinik – Il volto impavido di un papero sfortunato

Uno dei più grandi personaggi Disney viene trasformato in Italia nel più grande supereroe di tutti i tempi: ecco la storia editoriale di Paperinik, il volto impavido di un papero (fin troppo) sfortunato

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Ci sono personaggi di fumetti che per genesi, storie, tradizioni, attraversano anni, decenni accompagnando intere generazioni di lettori con le loro avventure; si adattano al tempo che scorre ma rimangono fedeli a se stessi; assurgono, nell’immaginario collettivo, a veri e propri miti.

Paperinik appartiene di diritto all’Olimpo degli Eroi.

Solo cinquantuno primavere sulle piume, eppure Paperinik è amato tanto quanto personaggi più “anziani” di lui: è l’eroe del popolo, un moderno Robin Hood che si fa da sé, un simbolo di rivincita per i più deboli, i più sfortunati e per tutti coloro che la società tende ad escludere. Le storie del papero mascherato costituiscono un momento di evasione dalle difficoltà e permettono a noi lettori, così come Paperino quando indossa il mantello, di avere il nostro momento di gloria catturando i furfanti della città o vendicandosi delle angherie di uno zio tiranno.

Insomma, Paperinik è l’eroe della porta accanto. E proprio ai lettori deve la sua nascita.

 

paperinik (1)Le origini, da Diabolico Vendicatore a Giustiziere Mascherato

Il personaggio di Paperinik fa il suo esordio sulle pagine di Topolino #706 e #707 nel giugno 1969 in “Paperinik il diabolico vendicatore”, una storia che risulta essere il punto di convergenza di molteplici fattori: l’Italia usciva dal secondo dopoguerra, era in pieno boom economico e si respirava aria di rivoluzione con i moti sessantottini; questo fervido movimento socio-culturale di rivincita della classe media (studenti, operai) verso le grandi istituzioni investì anche i lettori di Topolino, diventato ormai rivista cult e appuntamento fisso della settimana. Tra i personaggi più amati, ieri come oggi, c’è Paperino che, tra simpatia e colpi di Sfortuna, era la figura in cui ci si immedesimava di più e che, sull’onda di ciò che accadeva nel mondo reale, necessitava di una piccola ma significativa vittoria. Fu così che, accogliendo le richieste del pubblico, la caporedattrice Elisa Penna suggerì al Professor Guido Martina di creare un alter ego di Paperino che, di notte, ne vendicasse i torti subiti durante la giornata. Nacque così Paperinik, il diabolico vendicatore.

Dal punto di vista creativo, il nome del personaggio ammicca a quello di Diabolik (e alla fortunata parodia televisiva ad opera di Johnny Dorelli, Dorellik) mentre le atmosfere – almeno nelle intenzioni – riprendevano quelle del filone noir italiano, altro fenomeno dell’epoca.

A ritrarre Paperinik nella sua prima avventura è Giovan Battista Carpi, tra le firme più autorevoli del panorama Disney, che, in realtà, non segue pedissequamente le direttive di Martina, il quale immaginava per il papero mascherato un costume molto simile a quello di Batman (a cui si fa riferimento in alcuni balloon), ma realizza un personaggio con una propria fisionomia, agile nei movimenti e furbo negli atteggiamenti.

Il punto di svolta che porta Paperino a diventare Paperinik è un’inaspettata vittoria del primo premio della lotteria di Paperopoli (premio destinato al solito Gastone ma giunto al nostro papero sfortunato per errore del postino): l’atto di proprietà di una vecchia abitazione poco fuori città, Villa Rosa. Qui viene in possesso di un diario segreto in cui vengono narrate le imprese del ladro gentiluomo Fantomius – personaggio ispirato a Fantomàs, furfante protagonista di romanzi d’appendice molto famosi agli inizi del XX secolo- e svelati alcuni segreti della villa. Paperino coglie al volo l’occasione, indossa il costume di Fantomius e decide di vendicarsi delle tirannie di Zio Paperone e degli scherni di Gastone: a mezzanotte, Paperino il perseguitato muore e dalle sue ceneri nasce Paperinik, il diabolico vendicatore.

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Fin da subito Paperinik dimostra di essere un “ladro” atipico: non è interessato al denaro ma vuole mettere in imbarazzo i parenti serpenti del suo alter ego utilizzando l’astuzia e i gadget di Fantomius o quelli inventati da Archimede. Un aspetto che balza subito all’occhio è la determinazione con cui agisce il vendicatore: è come se, indossando maschera e mantello, emergesse il lato forte e impavido di un papero sottovalutato e bistrattato da tutti.

E, a proposito di costume ed equipaggiamento, si ha un’evoluzione già nelle prime tre storie: all’esordio, Archimede opera dei piccoli upgrade alla 313 e vediamo utilizzare da Paperinik i classici stivaletti a molla e il fungo friggitore; notiamo, però, che non usa alcuna maschera per il viso. In “Paperinik alla riscossa” del 1970 è Romano Scarpa, che sostituisce Carpi ai disegni, ad introdurre nuovi dettagli e strumenti: Paperinik utilizza la maschera blu di Fantomius (che in alcune vignette non viene colorata e rimane bianca), la vernice cangiante per rendere la 313 nera e confonderla con la notte, il cuscinetto d’aria per muoversi a qualche metro da terra; si vede per la prima volta il rifugio sotto la casa di Paperino e Archimede fa uso delle Car-Can, le caramelle cancella-memoria. Nella storia successiva, “Paperinik torna a colpire” del 1971, Scarpa recupera il classico berretto da marinaio e presenta l’iconica cerchiatura nera degli occhi. Al netto delle tonalità di nero o blu che si alternavano sul costume, l’aspetto di Paperinik era stato, di fatto, definito.

La fama del papero mascherato cresce subito esponenzialmente, sia a Paperopoli che nelle edicole italiane: Paperinik riscuote un enorme successo, frutto di sceneggiature e disegni solidi e una caratterizzazione così audace che avvicina un numero sempre maggiore di lettori, interessati a scoprire la prossima avventura. Le prime tre storie vengono pubblicate a distanza di dieci mesi l’una dall’altra: una scelta prudente volta a non bruciare il personaggio e costruire trame accattivanti che non risultino banali.

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Una scelta, però, vincente che permette a Guido Martina di estendere, storia dopo storia, il raggio di azione di Paperinik che arriva ad affrontare nuovi nemici (come Rockerduck o i Bassotti) raggiungendo lo status di giustiziere mascherato di Paperopoli. Seguono, poi, storie sempre più incentrate su questa nuova condizione come “Paperinik e la bella addormentata” del novembre ‘72 del duo Martina-De Vita (ormai disegnatore ufficiale del personaggio) e, contemporaneamente, vengono introdotti nuovi personaggi creati ad hoc per rivaleggiare con il papero mascherato: il più importante è Paperinika. Nell’aprile 1973, in “Paperinika e il filo di Arianna”, Paperina, femminista convinta e stanca di essere sottovalutata continuamente da Paperino e Zio Paperone, decide di diventare la paladina del gentil sesso e combattere in prima linea l’arroganza dei paperi. Con l’aiuto dell’amica inventrice Genialina Edy Son (e i disegni di Giorgio Cavazzano) Paperina diventa Paperinika e, ironia della sorte, dovrà salvare proprio Paperino nella sua prima missione.

Ancora una volta Martina si dimostra molto attento alle dinamiche sociali del mondo esterno e crea un nuovo personaggio che possa rispecchiare gli ideali dei lettori. Vista, però, solo come controparte femminile di Paperinik, Paperinika non riscuote il successo sperato e, dopo alcune storie da co-protagonista, finisce nel dimenticatoio per qualche anno fino al 2007 quando Riccardo Secchi (lo stesso autore di Ultraheroes) scrive una nuova storia per sancirne il ritorno definitivo.

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A partire dalla seconda metà degli anni ’70, se il ruolo da giustiziere è ormai consolidato, cambiano le atmosfere delle avventure del papero mascherato che, sotto le gestioni di Giorgio Pezzin e Bruno Concina, diventano sempre più comiche e leggere e meno satiriche rispetto alle origini. Bisogna attendere i primi anni ’90 per ritrovare lo spirito iniziale, quando sul personaggio si alternano autori come Francesco Artibani, Alberto Savini, Fabio Michelini (che scrive Paperinik e il ritorno a Villa Rosa con Giovan Battista Carpi) e Marco Gervasio. Dopo quasi trenta anni di storie, Paperinik è sempre più trasversale e completo e non ha alcuna intenzione di fermarsi.

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PK e il nuovo vecchio Paperinik

Il 1996 segna una nuova svolta nell’epopea del papero mascherato: il percorso che l’ha portato da vendicatore a giustiziere necessita di un ulteriore passo, stavolta verso le stelle. L’avvicinarsi del nuovo millennio e il florido periodo delle produzioni Disney italiane, portano Max Monteduro, Alessandro Sisti, Ezio Sisto e Alberto Lavoradori (il primo nucleo del PK Team) a realizzare una versione futuristica del personaggio: Paperinik diventa Pk, i nemici non sono più ladruncoli o criminali di Paperopoli ma alieni spietati di pianeti lontani anni luce, i classici gadget – ininfluenti contro gli Evroniani – diventano avanguardistici e lo scudo multiuso Extransformer è l’arma principale del Paperinik super-eroe. PKNA (Paperinik New Adventures) diventa subito un cult per i lettori grazie a storie in continuity – come da tradizione dei comics americani – che presentano nuovissimi elementi fantascientifici e atmosfere più cupe e mature. Quello di Pikappa è un nuovo universo in cui si cimentano moltissimi tra gli autori più importanti e innovativi del panorama Disney: ai tre già citati si aggiungono Claudio Sciarrone, Paolo Mottura, Francesco Artibani, Fabio Celoni, Tito Faraci, Roberto Gagnor che intrecciano trame moderne su tavole che, nella disposizione e nel montaggio, rompono con la tradizione. Alla prima seguono altre due serie regolari, PK2 e PK-Pikappa, fino al rilancio del 2014 sulle pagine di Topolino (PKNE, Paperinik New Era) ad opera di Artibani, Monteduro, Lorenzo Pastrovicchio e Sciarrone.

Francesco Artibani e Marco Gervasio: «Tanti auguri, Paperinik!»

Le avventure del “classico” Paperinik continuano sia sul settimanale, dove è protagonista di numerose miniserie come “Paperinik contro tutti” del 2007 di Giorgio Salati e Riccardo Secchi o la saga degli “Ultraheroes” del 2008, sia su testate a lui dedicate che ne raccolgono le storie in ordine cronologico e ne presentano alcune inedite: Paperinik e altri supereroi (dal 1993 al 2005), Paperinik Cult (fino al 2011), Paperinik Appgrade (2012-2016), Paperinik (attualmente in corso).

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Negli ultimi anni, il personaggio viene gestito principalmente da Marco Gervasio, che lo riporta alle atmosfere martiniane, ampliandone il mito con storie dedicate a Fantomius (di cui aveva rivelato l’identità in Paperinik e l’ombra di Fantomius e Paperinik e il segreto di Fantomius) fino ad operare un soft-reboot in occasione del cinquantesimo anniversario dell’esordio del papero mascherato aprendo un nuovo capitolo della leggenda di Paperinik.

Da Vendicatore a Giustiziere, da Eroe a Supereroe, Paperinik continua ad unire ed appassionare con le sue storie; personaggio unico nel suo genere, ci insegna che la determinazione e la forza di volontà possono sconfiggere qualsiasi sfortuna.

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Pier

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Appassionato di scienza e supereroi, divoratore di comics, serie TV e pizza. Ex power ranger wannabe, matematico nella vita, Batman nello spirito. Mentre cerco qualche significato nascosto nelle mie letture, sono già proiettato verso la prossima recensione... Ed oltre!

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