Negli ultimi due anni, un nome ha iniziato a farsi strada nel panorama del fumetto italiano e internazionale, attirando l’attenzione di appassionati, autori e collezionisti: Mirage Comics. Giovane, ambiziosa e sorprendentemente audace, la casa editrice fondata da Francesco Marcantonini e Roberto Arduini ha saputo trasformare l’entusiasmo e la passione per l’arte sequenziale in una vera e propria missione editoriale.
Con progetti che uniscono creatività, visione e coraggio imprenditoriale, Mirage è riuscita in pochissimo tempo a collaborare con giganti del fumetto come John Romita Jr., Darick Robertson, Alessandro Vitti, Giulio Rincione e persino con una star di Hollywood del calibro di Giancarlo Esposito, il leggendario Gus Fring di Breaking Bad. Un percorso che sembra quasi un “miraggio”, proprio come suggerisce il nome dell’etichetta, ma che è invece il risultato di un lavoro costante, di scelte controcorrente e di una fiducia incrollabile nel potere dell’immaginazione.
In questa intervista esclusiva, Francesco Marcantonini ci apre le porte di Mirage Comics, raccontando la nascita di un sogno editoriale, le difficoltà di emergere in un mercato complesso, le collaborazioni internazionali in arrivo e gli obiettivi futuri, tra cui l’ambizioso sbarco negli Stati Uniti. Un viaggio dietro le quinte di una delle realtà più innovative e sorprendenti del fumetto contemporaneo.
Dentro il “miraggio” del fumetto italiano: Francesco Marcantonini racconta la rivoluzione Mirage Comics
Mr. Kent – Ciao Francesco e benvenuto ufficialmente su MegaNerd.
Francesco M. – Grazie per l’invito.
Mr. Kent – Sei qui in rappresentanza di Mirage Comics, una casa editrice che sta stupendo con ogni annuncio che fa e che, negli ultimi due anni, è stata accompagnata da nomi roboanti del fumetto mondiale. Ti va di raccontarci come nasce il “progetto Mirage”?
Francesco M. – Il progetto nasce nella più classica delle maniere possibili. Io e il mio socio Roberto ci siamo incontrati all’ARF! del 2023.
All’epoca ognuno di noi faceva altro: Roberto aveva già Eterea Edizioni, una casa editrice di saggistica tolkieniana e romanzi fantasy, mentre io facevo il direttore commerciale in un gruppo alimentare, tutto un altro settore, ma ho sempre avuto una grande passione per il fumetto e per l’arte.
A entrambi era venuta l’idea di fare qualcosa insieme, ispirato al mondo tolkieniano, ma mai visto prima. È il progetto che poi si è trasformato in Cronache di Arda. Dopo un paio di settimane conobbi l’artista Umberto Sacchelli al Cortona Comics: vidi alcuni suoi progetti e disegni, ma soprattutto delle locandine che rappresentavano rivisitazioni de il Signore degli Anelli.
Una volta viste, ho ricollegato tutto al discorso fatto con Roberto tre settimane prima.
Da lì abbiamo formato il primo team per lavorare al progetto e abbiamo definito l’idea e la visione che volevamo proporre nel mondo editoriale italiano – ma anche internazionale – per offrire qualcosa di diverso al pubblico.
Noi abbiamo cercato di unire il contesto artistico agli artisti e al fumetto in modo molto deciso e determinato. Molte delle pubblicazioni che avete visto o letto sono legate proprio a questo concetto: la simbiosi e la nobilitazione massima dell’artista e dell’arte che realizza.

Questo approccio ci ha permesso di entrare velocemente in contatto con nomi giganteschi. Pensate che nell’ottobre 2023 avevamo un solo volume, Cronache di Arda: le avventure di Sottocolle, e stavamo già lavorando con Alessandro Vitti e Giulio Rincione su Casi Metaumani, oltre che a Cronache di Arda 2, che vedeva il coinvolgimento di Paolo Mottura. Tutto ciò ci ha portato alla Lucca Comics & Games dello scorso anno, che è stato il nostro vero e proprio “anno zero”.
È stato bello perché abbiamo trovato artisti straordinari che ci hanno dato fiducia e voglia di lavorare: con questo l’entusiasmo si alimenta da solo. C’è tantissimo lavoro, siamo ancora piccoli ma stiamo facendo passi importanti per lo sviluppo futuro. E pensare che è nato tutto quasi per puro caso!
Doc. G – Per chi non vi conosce e vi vede per la prima volta, avete una proposta editoriale molto variegata. Come nasce l’idea di cosa proporre? È una scelta che nasce anche in funzione dell’artista o autore con cui dovete lavorare, o è un progetto editoriale vostro?
Francesco M. – Differenziamo due tipologie di prodotto: la creazione interna e la localizzazione.
Per quanto riguarda la prima, tutto parte dal presupposto della percezione della collana. Vogliamo capire chi è il lettore di ogni nostra linea editoriale: chi legge un volume distopico non è lo stesso che legge un volume fantasy; chi legge l’onirico non legge l’horror, e così via.
Sono tutte aree d’interesse completamente separate, ma accomunate da un punto fondamentale: la passione per l’arte, di cui parlavamo prima.
Quella è la condizione sine qua non. Poi alcuni progetti nascono direttamente dalle idee degli artisti stessi.
Ad esempio, con Giulio [Rincione] e Alessandro [Vitti], che hanno lavorato su Casi Metaumani, è nato tutto in completa sintonia e condivisione.

Altri progetti, invece, sono pianificati a tavolino: li pensiamo noi, e una volta trovato il filo conduttore, si procede nel modo più classico, cercando lo sceneggiatore o l’artista più adatto al caso. Tuttavia, tendiamo a scegliere i volumi in base a una nostra convinzione di fondo: tutto deve essere legato al concetto di “miraggio”, da cui nasce il nome della casa editrice.
Qualcosa di diverso da ciò che si trova in giro, qualcosa che sembra quasi impossibile da ottenere.
Ad esempio, Anyman di J.M. DeMatteis, che abbiamo proposto in preorder e arriverà a Lucca Comics & Games 2025: sembrava quasi impossibile portarlo in Italia, perché nasce da una campagna di crowdfunding e il singolo volume ha un costo molto alto. Eppure siamo riusciti, in qualche modo, a far capire a editori e collaboratori che c’è un modo di lavorare bene e che tutto si può fare.

Per le localizzazioni, invece, c’è un po’ più di difficoltà. Le possibilità sono tantissime e, ora che stiamo crescendo, spesso sono gli altri a bussare alla nostra porta. Il nostro approccio al pubblico è molto “intimo e sartoriale”, e cercheremo di mantenerlo il più possibile.
Le localizzazioni sono più legate a uno sviluppo commerciale: dipendono dalla vendibilità del prodotto, ma se ci piace, ci mettiamo il nostro.
Per noi, però, creare un prodotto da zero è molto più stimolante e interessante. Stiamo alternando le due cose, facendo un 50 e 50, così da avere una proposta moderna, dinamica e interessante per i nuovi lettori ma anche per i vecchi. Qualcosa, anzi, ve lo posso già anticipare.
Mr. Kent – Ed è proprio dove volevamo arrivare…
Francesco M. – [risata, n.d.r.] Vi farò due spoiler belli grossi. Il primo riguarda il fatto che presenteremo dei prodotti Image. Si tratta di una collaborazione tutt’ora in atto, e i primi volumi Image italiani sotto l’etichetta Mirage usciranno già a gennaio 2026.
Sono tutte prime scelte e siamo felicissimi. Li porteremo a UmbriaCon e anche al Nerd Show di Bologna, dove avremo anche un ospite.
Il secondo sono i titoli che pubblicheremo; i volumi in uscita sono Dead Eyes di Gerry Duggan e John McCrea, Lucky Devils di Charles Soule e Ryan Browne, e Something Epic di Szymon Kudranski, un volume fantasy spettacolare. Su altro, al momento, non posso dire nulla, ma ci sarà un (altro) grande annuncio più avanti.
Mr. Kent – È evidente che non siete arrivati sul mercato per recitare un ruolo da protagonisti. Visti i nomi in ballo, John Romita Jr., Darick Robertson e tutti gli altri, non potrebbe essere altrimenti. Qual è stata la difficoltà più grande, per un editore così giovane, nell’entrare in un mercato che, tutto sommato, non è poi così aperto?
Francesco M. – Il vero problema è creare un primo scatto mentale nel pubblico. Tu hai un tuo piano e una visione chiara, ma ti scontri con una realtà in cui devi crescere. E noi dobbiamo farlo ancora tantissimo. Ci sono moltissime logiche da considerare. Lo scoglio più grande è sapere dove vuoi arrivare, ma non avere ancora la forza per fare tutto.
Il mio obiettivo, che è quello che condivido con tutto lo staff di Mirage Comics, è lavorare con persone serie e professionali, che capiscano la nostra visione e la facciano propria allo stesso tempo.
La difficoltà più grande è stata proprio all’inizio: quella di dire “noi vogliamo arrivare qui e abbiamo questi nomi”. Sembra, appunto, il famoso “miraggio” di cui parlavamo prima. E convincere alcuni artisti, all’inizio, è stato complicato.
In alcuni casi, nel momento in cui bisognava rispettare una scadenza e un artista aveva un progetto con una major, il nostro finiva inevitabilmente in secondo piano. C’era sempre da lottare – soprattutto all’inizio – con il fatto che c’è sempre qualcuno prima di te.
E, in parte, è ancora così. Ma oggi, quando ci presentiamo a un artista, abbiamo un certo potere di negoziazione e un margine di manovra un po’ più ampio.

La difficoltà maggiore, ma credo sia così in ogni settore, è riuscire ad attestarsi sul mercato facendo capire alle persone che “ci siamo e funzioniamo bene”, pur con tutti gli errori che si possono fare all’inizio tra sito, social e comunicazione.
Noi puntiamo tantissimo proprio su quest’ultima: avrete notato che le nostre campagne pubblicitarie sono pensate per creare nel lettore qualcosa di importante.
Il nostro approccio comunicativo è molto cinematografico: cerchiamo di stimolare una piccola curiosità nel lettore già mesi prima dell’uscita del prodotto, poi procediamo con trailer, recensioni e altro materiale. Il prodotto non deve più essere qualcosa che muore nel momento del lancio, ma deve vivere dal momento in cui viene annunciato fino a quando l’editore continua a crederci.
Per quanto ci riguarda, il nostro best seller continua a essere Cronache di Arda, il primo volume, nonostante i titoli lanciati nel frattempo non siano affatto di minor rilevanza.
Per noi è fondamentale far vivere al lettore un’esperienza di acquisto, di informazione e di fruizione che vada oltre il semplice impulso dell’acquisto al momento dell’uscita – quello che poi si dimentica subito dopo. Ed è qualcosa che vogliamo continuare a fare sempre.
Doc. G – Il nome della casa editrice, Mirage, hai detto prima che (ovviamente) è ispirato al concetto di ‘miraggio’ e nel portare a esistenza certi sogni che paiono irrealizzabili. Quindi, oltre a coinvolgere artisti e autori, per la prima volta forse nella storia dell’editoria italiana, siete riusciti a coinvolgere e rendere protagonista di uno dei vostri volumi, uno degli attori di Hollywood più acclamati degli ultimi anni: Giancarlo Esposito. Come si convince una star di questo calibro a partecipare a un progetto a fumetti?
Francesco M. – Parlando, semplicemente. Spesso persone di questo livello non vengono approcciate per paura o per il preconcetto del “tanto dirà di no”.
Il primo contatto con Giancarlo Esposito l’ho avuto a Fermo [Gamics Marche, n.d.r.]. Avevo comprato il ticket per il suo firmacopie per farmi autografare un fumetto di The Boys e gli ho spiegato cosa facevo e qual era il progetto.
Ci siamo rivisti un po’ di tempo dopo, in occasione di un altro evento organizzato in Italia grazie a Mario [Petillo], che porta nel nostro Paese molte di queste star, e da cosa è nata cosa.
Ci siamo poi incontrati di nuovo quest’anno a Parigi, dove era presente anche Giancarlo, e abbiamo riparlato del progetto, che nel frattempo era andato avanti.
Mi piace sottolineare che i proventi di Hollywood Horror Stories. The Villain. Secret edition, sono devoluti in beneficenza all’associazione Gruppo Asperger Veneto.
Questa cosa non la sa quasi nessuno, anche se è scritta nel colophon del volume, disegnato da Federico Mele, un lavoro di altissimo livello anche dal punto di vista artistico.
Siamo, tra l’altro, in contatto per realizzare altri progetti con star hollywoodiane. Tutto si può fare, basta volerlo e avere un po’ di flessibilità e decisione nella gestione del piano editoriale, sapendo che, se un progetto lo si ritiene davvero valido, vale la pena spostare qualcosa.
Doc. G – Potenzialmente potrebbe essere possibile portare star di questo livello a un firmacopie organizzato da voi?
Francesco M. – Sì, certo. Abbiamo la grande fortuna di vivere in Italia, e tutti vogliono venire qui. Quando proponi un progetto sensato, con un ritorno d’immagine, etico e morale, difficilmente ti dicono di no.
Mr. Kent – Abbiamo parlato del passato, un piccolo squarcio di futuro, e ora parliamo di presente. Lucca Comics & Games 2025 è alle porte, l’evento per eccellenza italiano (probabilmente anche europeo), e anche lì portate un parterre niente male: John Romita Jr., Darick Robertson, lo stesso Federico Mele che hai citato… c’è tantissima carne al fuoco.
Francesco M. – Qui c’è un lavoro che parte circa un anno fa. Abbiamo definito con l’organizzazione di Lucca i nostri ospiti tra ottobre dello scorso anno e gennaio di quest’anno. Portare tutti questi nomi insieme, per una realtà piccola come la nostra, è impegnativo: lo facciamo noi in prima persona. Quando hai queste informazioni con un anno e mezzo d’anticipo, anche una realtà come la nostra riesce a organizzarsi per creare progetti.
Kevin Eastman è stato un nome che abbiamo fortemente voluto, ma anche lui stesso desiderava venire.
Sapevamo di poter avere Simon [Bisley] ancora con noi e nel frattempo abbiamo realizzato un progetto nuovo, da zero. Kevin Eastman lavora agli interni di Città dei Mostri e credo che non avesse mai realizzato interni per un editore italiano, e probabilmente nemmeno europeo.
John Romita Jr., oltre a collaborare con i grandi editori americani, con Hollywood Horror Story credo sia alla sua prima esperienza di interni per una casa editrice di questo tipo.
Anche [Darick] Robertson ha disegnato la copertina di Anyman per noi.
È stato molto impegnativo: abbiamo ancora tanto lavoro da fare, ma siamo contenti.
Cerchiamo sempre di dare un senso alle presenze degli artisti, legandole ai progetti. E non voglio dimenticare gli artisti italiani che saranno con noi e che sono tanti: Marco Santucci, Maria Laura Sanapo, Federico Mele, Luca Strati, Cristiano Soldatich, Stefano Cardoselli e Sara Pichelli.
Quest’ultima non sarà a Lucca, ma è stata a Como, per il Como Fun [che si è tenuto il 18 e 19 ottobre n.d.r.], e poi sarà ancora con noi alla Milan Games Week di fine novembre, dove presenterà la cover variant realizzata per Joy Operation di Brian Michael Bendis.
A Milano avremo appunto Bendis, grandissimo ospite, Rafa Sandoval, la Pichelli e molti altri.
Mr. Kent – Insomma Como, che si è già tenuta, Lucca e Milano… una tripletta di eventi impegnativi tra ottobre e novembre. Tra l’altro Kevin Eastman torna quasi a ‘casa’, visto che la sua casa editrice si chiama Mirage Studios e voi siete Mirage Comics.
Francesco M. – [risata n.d.r.] Vi racconto un aneddoto interessante. Quando l’ho invitato a UmbriaCon, a gennaio 2024, durante una cena gli ho fatto presente che la casa editrice si chiamava Mirage Comics anche in suo onore, perché ha realizzato qualcosa di quasi impossibile, ed è un esempio per tutti noi. Lui ha ringraziato.
Poi la cosa è finita un po’ nel dimenticatoio, finché un giorno mi scrive via e-mail dicendo che aveva notato che la mia casa editrice si chiamava come la sua: “Che bello!”, mi ha scritto, felicissimo, dimenticandosi che ne avevamo già parlato [risata n.d.r.].
È davvero un appassionato, uno stakanovista che non si ferma mai. La mostra che ci sarà a Lucca su di lui è stata chiesta dall’organizzazione, ma Kevin ci ha lavorato tantissimo, arrivando perfino a non dormire pur di far sì che tutto andasse per il meglio.
Mr. Kent – Aprendo il discorso legato a Brian M. Bendis: oltre che alla Milan Games Week, sarà protagonista di un tour nelle fumetterie che vedrà anche una nota fumetteria di Roma tra le ‘prescelte’. Quindi i lettori che non parteciperanno alla MGW, avranno quest’opportunità incredibile grazie a Mirage. Il consiglio è di presentarsi presto, perché ci sarà molta ressa. Cominciate, quindi, ad avere una certa credibilità nei confronti del pubblico.
Francesco M. – I grandi nomi aiutano molto a conquistare la fiducia dei lettori, ma cerchiamo di scegliere anche opere meno scontate di questi autori. Joy Operation è uno sci-fi “alla Bendis”: i personaggi sono ben caratterizzati, e anche se tutto sembra semplice e dinamico, in realtà è molto più profondo. Lo stesso vale per Cover, che va riletto un paio di volte per coglierne appieno il senso.
Questo è ciò che ci spinge a lavorare con artisti che, pur non essendo famosissimi, si muovono nel “mood” che Mirage vuole rappresentare: volumi non scontati. È questa la chiave di lettura, anche nella scelta dei collaboratori più noti.

Mr. Kent – Pensi che proporrete anche dei formati diversi? Comincerete a sperimentare non solo il canonico cartonato, ma proverete qualche soluzione brossurata o ‘pocket’ per i vostri best seller in versione economica?
Francesco M. – Mi piacciono molto operazioni come quelle fatte con The Sandman e Preacher, riproposti in versione brossurata a prezzi popolari, che permettono di raccogliere le storie.
Al momento non abbiamo ancora abbastanza volumi per fare qualcosa di simile, ma Cronache di Arda e Hollywood Horror Story potrebbero, nel tempo, essere raccolti in edizioni economiche.
La vedo come un’operazione giustissima, perché il fumetto, per me, è divulgazione e deve andare oltre il collezionista o l’appassionato del volume di pregio. Anche io, da lettore, ho sia cartonati di lusso che brossurati.
Sarebbe bello, col tempo, fare azioni condivise con altri editori, per proporre qualcosa di popolare con prezzi accessibili.
Noi, al momento, abbiamo tirature più basse, ma i margini nel mercato ci sono. Tutto dipende da come si lavora internamente. Lavorando 24 ore su 24, 7 giorni su 7, possiamo permetterci di offrire un volume come Cover a 20 euro anziché 24 o 25. Finché manteniamo una struttura snella e restiamo focalizzati, questo è fattibile..
Doc. G. – A proposito di formati, ora come ora lo spillato per una casa editrice comunque giovane come la vostra, è praticabile da portare come proposta al pubblico?
Francesco M. – Il vero problema è la serialità dello spillato. Credo che oggi non ci sia spazio per questo tipo di formula. Gli spillati possono funzionare in un altro modo. Vi faccio uno spoiler: per una nuova proposta che lanceremo nel corso del 2026, pubblicheremo il #1 in spillato, e successivamente il volume cartonato da 5 o 6 numeri.
Per me lo spillato non è tanto vendita, ma “comunicazione”: è come un biglietto da visita. Senza una campagna di comunicazione, una presenza forte e una distribuzione capillare, lo spillato rischia di morire subito. E tutti i costi (stampa, grafica, adattamento) sono vivi e pesanti per un’azienda. È un grosso rischio, oggi.
Se non hai un Batman tra le mani, non ce la fai. Sarebbe bellissimo, perché è un formato che adoro: permette una lettura rapida e immediata, come una serie TV. Ma in Italia fa fatica.
Alcune operazioni mirate, però, le faremo: per Eterea Edizioni, l’altra casa editrice della società di cui fa parte Mirage Comics, uscirà lo spillato del fumetto ufficiale de Lo Svarione degli Anelli. Prima stampa, 3000 copie, e vedremo come andrà. Poi faremo delle scelte.
Per chiudere: lo spillato è un formato molto interessante, ma lo vedo ancora come un’operazione per collezionisti. Si vende il primo numero, e rappresenta un mix tra collezionismo e campagna pubblicitaria per promuovere il cartonato.
Mr. Kent – Le Cronache di Arda potrebbe avere anche una nuova vita in un formato ‘bonellide’ secondo te?
Francesco M. – Le Cronache di Arda è ancora lontano dal concludersi, perché il clima che si è creato intorno al progetto è davvero entusiasmante. Il formato attuale, che ricorda le avventure di Asterix e Obelix, lo valorizza molto, anche grazie all’uso dei colori.
Ora vedremo come andrà con Gabriele Dell’Otto, che ha realizzato la cover variant di Cronache di Arda – L’Oscuro Signore: è davvero “tosta”, e lui ci è andato giù pesante, come è giusto che sia, visto il titolo [risata n.d.r.].
Credo che questo formato (il classico A4) sia quello più adatto, ma nulla esclude che in futuro si possano fare spin-off più piccoli, magari in formato spillato.
Il formato da edicola, invece, mi sembra un po’ riduttivo rispetto a ciò che i lettori di Cronache di Arda cercano: amano quello stile illustrativo ricco e colorato. Abbiamo ancora tanti artisti di pregio da coinvolgere e progetti in programma fino al 2028.
Mr. Kent – Prima hai parlato del fatto che state cercando di creare una distribuzione “intima”, ovvero di consegnare fisicamente il fumetto al lettore, se ho capito bene. In effetti, siete presenti alla maggior parte dei festival in Italia, giusto?
Francesco M. – Sì, siamo presenti a quasi tutti, perché il rapporto con il pubblico è fondamentale. Quando facciamo una campagna forte e capillare online, è importante essere anche fisicamente vicini alle persone quando c’è l’occasione di incontrarle. È molto faticoso, sia a livello personale che logistico, ma necessario: spesso la gente vuole essere rassicurata, e a volte l’online non basta.
Se non ci sono io, c’è il mio socio Roberto: parliamo con tutti, cerchiamo di ricordare i nomi dei lettori. Chi vuole vivere il “mondo Mirage” sa che ci troverà, e potrà parlare direttamente con noi. È importante capire cosa desidera il pubblico, quali artisti vorrebbe vedere, e intervenire se emergono dei problemi. Il feedback più autentico arriva in fiera, di persona, non online.
Doc. G – Avete già portato Cover e presto arriverà Joy Operation di Brian Bendis, ma avete pensato di pubblicare in Italia una riedizione di uno dei suoi fumetti più importanti, Powers, o magari la nuova serie inedita?
Francesco M. – Quello che lui e Michael Avon Oeming stanno facendo ora è molto figo. Sono un po’ preoccupato per la quantità di volumi. Ho paura che sia ancora presto per operazioni di questo genere, anche se sarebbe molto bello.
Ci sono altre serie molto grandi sia di Image che di Dark Horse, ma anche altri editori, che ci interessano. Sto lavorando su diversi fronti e spero di riuscire a portare a casa almeno una di queste tre cose ‘gigantesche’ per il 2027, non credo prima.
Brian, quando verrà in Italia, cercherà sicuramente di illustrarmi il potenziale di ognuno dei suoi progetti. Io, d’altra parte, proverò a spiegargli le difficoltà e le caratteristiche del mercato italiano. Poi si vedrà.
Cover è andato benissimo a livello di vendite ed è piaciuto tanto. Tra l’altro verrà fatta una serie TV su questa storia e il volume 2, che sarà anche quello conclusivo, sarà ambientato a Venezia.
Quando David Mack è venuto in Italia si è innamorato della città e ha deciso di spostare le vicende di Cover da Istanbul alla città lagunare.
Questo mi ha reso felice perché quello che stiamo facendo va ben oltre la pubblicazione. E’ un’emozione unica, una passione e amore che cerchiamo di condividere con gli artisti e i lettori.
Mr. Kent – Ultima domanda: dicci almeno 3 cose imperdibili del 2026 di Mirage.
Francesco M. – [risata n.d.r.] Almeno una delle uscite Image di gennaio 2026! Poi l’antologia di una nuova collana curata da Federico Mele, che sarà dedicata all’horror: tre volumi all’anno, di altissimo livello, con nomi stellari — come da tradizione — e anche talenti italiani.
Stiamo inoltre lavorando per proporre un formato americano che ci permetta di portare i nostri prodotti negli Stati Uniti. Questo era l’obiettivo originario con cui è nata Mirage Comics. Quindi lo ‘spoiler’ che vi do è che, molto probabilmente, in un futuro non troppo lontano, vedrete le nostre pubblicazioni in un formato adatto e vendibile anche per il mercato americano. L’obiettivo è sbarcare oltreoceano.
Mr. Kent e Doc G. – In bocca al lupo e facciamo il tifo per voi! Grazie mille a Francesco di essere stato in nostra compagnia e averci raccontato Mirage Comics, dai suoi segreti sino alle anticipazioni.
Francesco M. – Grazie a voi dell’ospitalità.