Tra gli ospiti internazionali di Gen ⋅ Dalla parte del Fumetto c’è Martin Quenehen, lo sceneggiatore che insieme a Bastien Vivès negli ultimi anni ha dato nuova vita a Corto Maltese, l’iconico personaggio creato da Hugo Pratt. Con lui abbiamo fatto una bella chiacchierata sul passato, presente e futuro dell’eroe senza terra
Per prendere in mano, con una certa decisione, l’eredità di Hugo Pratt, bisogna avere coraggio da vendere. Perché Corto Maltese non è un personaggio come gli altri e probabilmente non lo sarà mai.
Le sue avventure possono essere ambientate ovunque e in qualunque tempo, ma il suo carattere, il suo fascino e il suo spirito non possono in alcun modo essere traditi.
Questo Martin Quenehen lo sa bene. Quando ha intrapreso questo viaggio insieme a Bastien Vivès, probabilmente immaginava che avrebbe toccato mari in tempesta e visto spiagge incontaminate, navigato per mari calmi e visto terre piene di mistero.
Non ha avuto paura. Né di cominciare questo viaggio, né di farlo secondo le sue regole, prendendosi ulteriori rischi. Quenehen ha scritto le avventure di un nuovo Corto Maltese, più in linea con i tempi, ambientando i suoi viaggi nel XXI secolo anziché agli albori di quello precedente.
Ha cambiato tutto, lasciando i lettori spiazzati. Ma così facendo, ha conquistato una nuova generazione di lettori, pronti a seguire la creatura di Hugo Pratt in nuovi, inespolorati territori.
Signore e signori, ospitiamo con grande piacere sulle nostre pagine monsieur Martin Quenehen, l’Autore di Oceano Nero e La Regina di Babilonia, i due graphic novel che hanno rilanciato Corto Maltese nel presente e – forse – anche nel futuro.
Intervista a Martin Quenehen
Benvenuto su MegaNerd, Martin. Partiamo doverosamente dall’inizio: com’è nata l’idea di scrivere delle nuove avventure di un personaggio così iconico come Corto Maltese?
È una storia di ammirazione… e di pirateria. Innanzitutto perché Bastien Vivès mi fa pensare a Pratt! Anche se all’inizio i loro universi sono molto differenti, ho ritrovato in Bastien lo stesso gusto per l’avventura, per la sorpresa e per il tratto libero e sensuale che trovavo in Pratt (Qui devo dire che Pratt è il mio autore di fumetti preferito, e quindi la mia ammirazione per il lavoro di Bastien è grandissima…).
Inoltre, quando ho incontrato Bastien e anche quando abbiamo iniziato a lavorare insieme (sul volume Quatorze Juillet) non smettevo di ripetergli: “Mi fai pensare a Pratt! Sei il nuovo Pratt!” E all’improvviso, mi ha risposto con aria di sfida: “Smettila di paragonarmi a lui! Se ci credi veramente, non ti resta che immaginare una nuova avventura per Corto! Io farò i disegni… e manderemo tutto a Casterman!”
Ed è lì che ci siamo lanciati nella pirateria… Abbiamo mandato il nostro progetto a Casterman, come si abborda una nave, in piena notte, senza avvertire! Benoît Mouchard di Casterman lo ha trasmesso a Patrizia Zanotti, che ha risposto: “Wowww!” La sorpresa è una grande risorsa dei pirati!
In apertura dicevamo che ci vuole una certa dose di coraggio, sia per scrivere delle nuove storie di Corto, che addirittura ambientarle in un’altra linea temporale. Dall’inizio del XX secolo siamo passati ai giorni nostri: hai rischiato davvero tantissimo…
Più che un rischio, è stata un’intuizione magica di Bastien e, alla fine, una necessità. Bastien mi ha subito detto: “Corto mi affascina, ma se lo resuscitiamo a modo nostro, voglio che sia vicino a noi, nella nostra epoca.” Sono rimasto sbalordito. E poi, subito, ho cominciato a sentire arrivare le idee… Era ovvio.
Perché Corto, siamo noi! Ogni lettrice e lettore che ha letto le sue avventure, credo che si sia identificato con lui! E poi ho capito che c’era fondamentalmente una necessità di immaginare un Corto dei nostri giorni: perché il nostro mondo ha bisogno di essere esplorato e osservato alla maniera di Corto. Con la sua audacia, il suo gusto per gli incontri e la bellezza, e soprattutto il suo desiderio.
100 anni dopo il Corto Maltese di Hugo Pratt, ecco quello di Martin Quenehen e Bastien Vivès: lo spirito è sempre quello, il fascino anche. Ma ora siamo nel futuro, in un mondo totalmente diverso: come lo affronterà? La sua moralità sarà la stessa che nel XXI secolo?
Corto discende direttamente da Ulisse, se non addirittura da Gilgamesh… E non sono sicuro che, da allora, la morale umana, la bussola etica dell’umanità, sia cambiata! La morale di Corto è l’avventura, in altre parole, è accettare gli imprevisti della vita, ma anche gli incanti del mondo. Soprattutto, la morale di Corto è – ai miei occhi – il senso della responsabilità individuale. Corto si assume sempre la responsabilità delle sue azioni. Buone o cattive. E se quelli con cui viaggia fanno lo stesso – come Rasputin, che si assume volentieri la responsabilità della propria cattiveria – gli concede la sua amicizia.
Per la prima volta dopo tantissimi anni, i giovani sono tornati a interessarsi di Corto Maltese, grazie all’incredibile lavoro svolto da te e dal talento di Bastien Vivès. Da fan del personaggio e di Pratt, cosa si prova ad aver fatto conoscere Corto alle nuove generazioni?
Onestamente, non rifletto in termini di generazioni. Penso al lettore e alla lettrice, uno per uno. Che siano giovani o vecchi, non m’interessa. Credo che si rimanga sempre un po’ adolescenti nella testa. O bambini. Altrimenti è grave, no? E, ancora di più, credo che le (buone) opere d’arte (romanzi, canzoni, film, fumetti, quadri…) non abbiano età. Attraversano il tempo e se ne fregano della morte! Sono stato “toccato” da Corto quando avevo 15 anni, anche se Pratt non apparteneva alla mia generazione.
Detto ciò, la nostra versione di Corto è inevitabilmente uno specchio della nostra epoca e un modo di far risuonare oggi “il richiamo della foresta”, come diceva Jack London!
Oltre a essere un eccellente scrittore, tu nasci come insegnante di storia. Quanto è stata importante la tua formazione per approcciarti alle nuove avventure di Corto Maltese?
Hugo Pratt era appassionato di storia. Prima di tutto perché la grande storia aveva avuto un impatto sulla sua vita personale. E ciò che mi affascina nei suoi scenari è il suo gusto per la storia delle periferie, dei popoli dimenticati, delle eroine e degli eroi impuri, delle zone di confine… Ecco perché, per immaginare il nostro Corto, ho adorato condurre un’indagine in queste periferie, in questi spazi ambigui, in questi antichi testi un po’ segreti.
Nei due volumi che sono usciti finora, ho avuto come la sensazione che voleste sia far conoscere Corto Maltese a un nuovo pubblico, che prendere per mano i vecchi lettori e accompagnarli nel vostro nuovo mondo. Siete riusciti nell’impresa incredibile di soddisfare vecchi e nuovi appassionati con una sorta di “transazione graduale” verso il VOSTRO Corto Maltese. Quanto avete lavorato su questo aspetto?
Ancora una volta, non penso che sia una questione di generazioni di lettori, ma capisco cosa intendi. E, infatti, Bastien ed io ci siamo appropriati di Corto passo dopo passo per farlo avanzare in una direzione più personale. Nel secondo volume avevamo il desiderio di scavare in ciò che Corto ha dentro, il suo lato più intimo, più viscerale. Si dice che la Rupe Tarpea sia vicina al Campidoglio… così, dopo aver portato Corto in cima al mondo in un’avventura dal sapore più classico (secondo gli standard di Pratt!), volevamo scendere agli inferi con lui e fargli sentire maggiormente gli affanni dell’amore… E questo forse lo rende più attuale.
Corto Maltese non ha bandiera, è un cittadino del mondo. Nel mondo di oggi, in cui i potenti cercando di marcare sempre di più i confini dei Paesi e si alzano muri sempre più alti, un personaggio come quello di Pratt appare davvero rivoluzionario. La sensazione è che Corto Maltese (grazie al vostro incredibile lavoro) abbia ancora tanto da insegnarci…
La lezione di Corto è di avere lo sguardo rivolto verso la linea dell’orizzonte. E l’orizzonte non appartiene a nessuno! Ci sono molti sciocchi che ci provano, o che pretendono di esserne i proprietari, ma la linea dell’orizzonte ci sfugge sempre… Ed è proprio questo il bello. E Corto è lì per ricordarcelo: avanzando sempre, quando altri vorrebbero tornare indietro, attraversando clandestinamente i confini, parlando da pari a pari con tutte e tutti.
Corto Maltese è sempre al centro dell’azione: questo suo aspetto si conferma anche in questa nuova serie, quando lo ritroviamo a cavallo dell’11 settembre del 2001, una data indimenticabile per l’occidente. Come reagisce un uomo senza patria di fronte a una tragedia di quella portata?
Corto ha un’agenda molto personale. E molto “intempestiva” (come diceva Nietzsche). Quindi credo che gli sconvolgimenti violenti non cambino la sua visione del mondo. Sa che il sole continuerà a sorgere domani. E, dopo di lui, le stelle. Da buon marinaio. Secondo Pratt, le guerre per Corto non sono tragedie, ma occasioni per fare incontri… Non è cinismo o indifferenza alle sofferenze delle donne e degli uomini intorno a lui (che sente e che lo fanno infuriare), ma – secondo me – è perché sa, come il filosofo Eraclito, che il conflitto è sempre presente, portatore sia di morte che di vita, e l’unica cosa da fare è navigare nei suoi flutti, tenere il timone nella corrente. Da buon marinaio.
Sei tra gli ospiti d’onore di un nuovo e ambizioso Festival dedicato alla Nona Arte, il cui slogan è “Dalla parte del Fumetto”. Cosa vuol dire, per te, essere dalla parte del Fumetto?
Essere dalla parte del fumetto, per me, significa essere dalla parte dell’apertura e dell’avventura. Significa essere allo stesso tempo modesti e smisuratamente ambiziosi. Il fumetto è quest’“arte povera” che offre tutte le possibilità e che si basa sulla sensibilità, la sensualità… Sono uno sceneggiatore, ma devo ammettere che l’alchimia del fumetto passa in modo cruciale attraverso il disegno, e quindi la mano!
L’avventura è una maledizione che ti impedisce di tornare al porto…
Martin, grazie davvero per essere stato con noi. Sarà un piacere visitare la mostra che gli amici di Gen hanno dedicato alla vostra opera e non vediamo l’ora di leggere le nuove avventure dell’eroe senza bandiera.