Manga al cinema – Tutte le discutibili trasposizioni live action occidentali

L’occidente ha spesso subito il fascino dell’oriente e non c’è da stupirsi che siano sempre di più le trasposizioni cinematografiche e televisive tratte da famosissimi manga. Molte, tuttavia, sono state davvero disastrose. Scopriamole insieme!

speciale manga al cinema

 

Cinema occidentale e manga sono stati spesso protagonisti di un connubio poco felice. D’altronde si sa, la cultura dell’ovest ha una sensibilità ben diversa da quella giapponese, conducendo molte volte a disastrosi risultati nel passaggio da un medium all’altro. Eppure noi occidentali non desistiamo, oggi persino alcune piattaforme streaming (come Netflix) hanno deciso di investire in diversi adattamenti da anime e manga, ma pochi potremmo definirli davvero riusciti.

La redazione di MegaNerd vi accompagnerà alla scoperta di queste produzioni, partendo da quelle più lontane nel tempo. Alcune si sono perse nei meandri di epoche remote rimanendo inedite nel nostro paese, altre sono addirittura di produzione italiana (!).

Ne approfitteremo per elencare anche i progetti mai realizzati che sono stati ad un passo dall’esserlo, quindi restate con noi sino alla fine che intanto cominciamo!

LADY OSCAR (1979)

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Diretto dal compianto  Jacques Demy, la pellicola di produzione francese adatta in maniera piuttosto svogliata il celebre manga di Riyoko Ikeda, Le Rose di Versailles, senza riuscire purtroppo a bissare la tensione e il pathos della trasposizione animata di Osamu Dezaki. Non ha certo giovato comprimere una narrazione così complessa, come quella del fumetto originale, in un film di 2 ore penalizzato oltretutto da una regia poco efficace. Punto a favore della produzione sono la realizzazione degli sfarzosi costumi, variopinti come nell’anime, e la scelta azzeccata di alcuni attori, molto vicini alle loro controparti cartacee.

La protagonista era interpretata da Catriona MacCall, una delle muse del maestro Lucio Fulci, che l’ha diretta in diversi film, compreso il cult L’Aldilà.

Alcune curiosità: la pellicola è una delle poche ad essere stata girata realmente nella Reggia di Versailles. L’edizione italiana, invece, vede il ritorno dell’intero cast vocale della serie animata, con la mitica Cinzia De Carolis su Oscar Massimo Rossi nuovamente su André.

 

LOVE ME, LICIA (1986)

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Love Me Knight, shōjo manga di Kaoru Tada, riscosse in Italia un notevole successo grazie alla trasmissione della serie animata Kiss Me Licia. Complice fu soprattutto l’adattamento linguistico che andò ad italianizzare buona parte dei nomi (all’epoca mera consuetudine), con la protagonista Yaeko “Yakko” Mitamura che divenne Luciana “Licia” Marrabbio.

Quando la serie animata terminò, lasciando in lacrime gli spettatori nostrani, la Fininvest, con l’assenso dei produttori giapponesi, diede vita ad un sequel live action tutto italiano! Per interpretare Licia fu scelta Cristina D’Avena, celebre voce della sigla dell’anime, mentre per Mirko venne scritturato Pasquale Finicelli. Nonostante fossero entrambi cantanti, la voce di Finicelli non viene mai udita, mentre quella di D’Avena è stata usata solo nelle canzoni. Questo perché i personaggi furono doppiati dai corrispettivi doppiatori della serie originaria, ovvero Donatella Fanfani (tranne nelle parti cantate) e Ivo De Palma (nel suo caso le parti cantate furono affidate a Enzo Draghi). Allo stesso modo anche gli altri personaggi, nessuno escluso, vennero doppiati da chi aveva prestato loro voce nell’anime. Il personaggio di Lauro, tuttavia, essendo interpretato proprio dal suo doppiatore, Antonio Paiola, mantiene la stessa voce. La serie live action riscosse talmente tanto successo da generare altri tre seguiti: Licia dolce Licia (1987) Teneramente Licia e Balliamo e cantiamo con Licia (1988). In realtà l’operazione si rivelò talmente fruttuosa da spingere Fininvest nella realizzazione di altre serie dal vero tratte da altri anime per cui deteneva i diritti su suolo italico, operazioni che però non si sono mai concretizzate. Ma di questo ne parleremo alla fine.

 

GUYVER (1991)

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Ispirato all’omonimo manga di Toshiki Takaya e diretto dal maestro degli effetti speciali Screaming Mad George (pseudonimo di Joji Tani), Guyver è solo uno dei molteplici tentativi statunitensi di trasporre in maniera confusionaria un manga sul grande schermo. La storia segue solo a grandi linee quella dell’opera originale, spostando le vicende dal Giappone agli  Stati Uniti. Lo studente Sho Fukamachi diventa allora l’esperto di arti marziali Sean Barker, colui che entrerà in possesso dell’unità Guyver, un dispositivo in grado di dotarlo di un’armatura organica, per combattere la malvagia organizzazione Cronos.

Totalmente inedita in Italia, la produzione si distingue sicuramente per gli avanguardistici trucchi dello stesso Tani, la cui maestria tecnica non è purtroppo riuscita a compensare una regia piatta che ha poco valorizzato i buoni costumi.

Sicuramente degne di nota le presenze della star dell’horror Michael Berryman (Le colline hanno gli occhi) e del grande Mark Hamill (Star Wars), probabilmente gli unici attori noti dell’intero cast, il secondo tanto da troneggiare sulla locandina benché non fosse il protagonista (interpretato invece da un poco efficace Jack Armstrong). Per chi fosse interessato, sul tubo potete recuperare un po’ di sequenze, compresa quella della prima trasformazione in Guyver (che vi lasciamo di seguito).

 

GUYVER: DARK HERO (1994)

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Nonostante fosse stato accolto tiepidamente, Guyver era andato benissimo sul mercato home video, tanto che i produttori decisero di dare il via ad una seconda pellicola qualche anno più tardi. Al pari del suo predecessore, anche Guyver: Dark Hero è totalmente inedito in Italia. A dispetto di quanto si crede, però, questo seguito migliora tutto quello che non funzionava nel primo capitolo: ne hanno giovato la storia, ora più articolata e interessante, e le coreografie dei combattimenti, stavolta più spettacolari. Ne ha giovato anche la recitazione, per cui Jack Armstrong è stato sostituito da un bravissimo David Hayter nelle vesti del protagonista Sean Barker. Per chi non lo sapesse, Hayter è la voce statunitense di Solid Snake nel famoso franchise videoludico creato dal geniale Hideo Kojima, Metal Gear Solid, oltre che sceneggiatore della trasposizione filmica di Watchmen per la regia di Zack Snyder. Quando doppiò il primo capitolo per Playstation, l’attore utilizzò uno pseudonimo facendosi accreditare proprio come Sean Barker! Se interessati, Guyver: Dark hero è disponibile per intero sempre su YouTube con (discutibili) sottotitoli in italiano e doppiaggio in francese.

 

IL RITORNO DI KENSHIRO (1995)

Per gli americani trarre un film dal celebre manga di Buronson e Tetsuo Hara non avrebbe dovuto rappresentare uno scoglio insormontabile, vista la loro familiarità con il post apocalittico barbarico da cui lo stesso Ken Il Guerriero attinge a piene mani. Vane speranze, purtroppo così non è stato: la pochezza dei mezzi fa da cornice ad una regia confusionaria a metà tra horror e film d’azione (il regista Tony Randel veniva infatti da Hellraiser II), mentre le coreografie dei combattimenti sono poco convincenti. C’era sicuramente qualche buona prova attoriale e diversi interpreti di rilievo (come Malcolm McDowell e Chris Penn), ma non fu abbastanza da decretarne la riuscita. Gary Daniels, volto di Kenshiro, prenderà parte ad altri film d’azione, tra i quali vale la pena citare Tekken, adattamento del noto videogioco dove veste i panni del cyborg Bryan Fury.

Costas Mandylor, interprete di Shin, diventerà conosciuto al grande pubblico, anni più tardi, come il mefistofelico detective Mark Hoffman nella popolare saga horror Saw.

La pellicola è rimasta inedita in Italia fino al 2014, anno della sua trasmissione su Rai4, completamente doppiata in italiano per l’occasione. Per chi se lo fosse perso, l’intero film con doppiaggio italiano è sempre recuperabile su YouTube. Ma noi non vi abbiamo detto nulla, eh!

 

CRYING FREEMAN (1995)

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Christophe Gans, regista da sempre appassionato di anime, manga e videogiochi (attualmente è al lavoro sul nuovo film di Silent Hill), riuscì negli anni ’90 a trasporre sul grande schermo il bellissimo fumetto di Kazuo Koike e Ryoichi Ikegami, creando una pellicola d’azione degna di nota, ma passata purtroppo quasi inosservata.

La vicenda segue fedelmente il manga e, sebbene non più ambientato in Giappone (se non nelle battute finali), vede ancora protagonista il vasaio Yo Hinomura, interpretato da un giovanissimo Mark Dacascos (a breve nel live action di Saint Seiya).

Rapito dall’organizzazione criminale nota come I figli dei Draghi, Yo sarà addestrato a tutte le arti della guerra e condizionato all’omicidio, al fine di renderlo un sicario senza eguali. Le lacrime che sgorgano copiose dopo ogni assassinio evidenziano la sua voglia di libertà, da qui il suo soprannome Crying Freeman. La sua prigionia sembra destinata a durare in eterno, finché non si innamorerà della bellissima Emu O’Hara (Emu Hino nel fumetto originale), un legame che gli permetterà di spezzare le sue catene. Sebbene molte sequenze dell’opera originale non potessero essere riprodotte per intero (come le immagini sessuali piuttosto esplicite), il film ne rispetta in pieno lo spirito e i personaggi, grazie soprattutto ad una regia coinvolgente. Questa piccola perla è disponibile su Prime Video, qualora voleste recuperarla.

 

SPEED RACER (2008)

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Ispirato alla serie animata Superauto Mach 5 di Tatsunoko, nota negli Stati Uniti proprio come Speed Racer, il film delle sorelle Wachowski è un tripudio di colori e CGI. Protagonista Emile Hirsch nei panni del protagonista Speed Racer (nell’anime Go Mifune) che, forte delle sue incredibili doti di pilota, alla guida della sua Mach 5 (la superauto del titolo originale), diventa molto richiesto nel mondo delle corse, grazie anche ai suoi valori morali quali la correttezza sportiva e la tranquillità della propria famiglia.

Nonostante la grande passione per l’opera originale, purtroppo le due autrici statunitensi non sono riuscite ad equilibrare narrazione ed effetti speciali, con una regia che punta eccessivamente sul fattore estetico e poco sulla sostanza. La pellicola si è rivelata un flop colossale, sia sul piano economico che critico, ricevendo persino diverse nomination durante i famigerati Razzie Awards (ovvero i premi assegnati ai peggiori film della stagione) del 2008.

 

DRAGONBALL EVOLUTION (2009)

Purtroppo ci tocca parlare anche della trasposizione cinematografica ispirata al popolare manga di Akira Toriyama. Come lo stesso autore ha ammesso in un’intervista del 2013, i produttori avevano totalmente ignorato i suoi suggerimenti, confezionando un’opera in grado di scontentare tutti, appassionati e non. Il protagonista Goku, ragazzo dei boschi, diventa qui il solito adolescente emarginato dai compagni, tralasciando tutto quello che di originale c’era nel fumetto. Neppure visivamente il film si avvicina alle interessanti trovate grafiche del manga, risultando molto più blando. Gli effetti speciali non funzionano su schermo, facendo sì che la pellicola diretta da James Wang sembri più un lungo episodio di una serie teen del sabato mattina. A nulla è valsa neppure la presenza del mitico Chow Yun-Fat nei panni di un maestro Muten poco energico e in alcuni frangenti troppo sopra le righe.

Il film si è rivelato un flop assoluto. In seguito Justin Chatwin (Goku) ed Emmy Rossum (Bulma) hanno poi lavorato nella serie cult Shameless, di altro genere ma indubbiamente di tutt’altro spessore.

 

OLD BOY (2013)

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Old Boy di Spike Lee voleva essere, nelle intenzioni iniziali, una trasposizione più  fedele del manga omonimo di Garon Tsuchiya e Nobuoaki Minegishi, salvo diventare in seguito un debole remake del celeberrimo film di Park Chan-wook. inizialmente avrebbe dovuto occuparsene Steven Spielberg, con Will Smith chiamato ad interpretare il protagonista imprigionato per anni senza apparente motivo.

Sommerso dai tanti impegni, Spielberg fu costretto a defilarsi molto in fretta dal progetto, seguito a ruota dallo stesso Smith. Spike Lee raccolse allora il testimone, accompagnato stavolta da un granitico Josh Brolin.

Purtroppo il regista statunitense non solo si è limitato ad un tenue rifacimento della precedente trasposizione, ma ha travisato completamente il concetto originale del film di Chan-wook, dove un amore sicuramente deviato ma ugualmente puro e sincero viene trasformato in qualcosa di sporco e manipolatorio, con uno Sharlto Copley villain molto meno funzionale rispetto all’attore Yoo Ji-tae (anche nel doppiaggio italiano, tocca dirlo).

Il film non è piaciuto ai critici e neppure agli spettatori, risultando un flop. Ed era purtroppo prevedibile.

 

EDGE OF TOMORROW (2014)

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Il bel film diretto da Doug Liman con protagonisti Tom Cruise e Emily Blunt, è l’adattamento cinematografico della light novel di fantascienza All You Need Is Kill (2004), scritta da Hiroshi Sakurazaka e illustrata da Yoshitoshi Abe. Il libro è stato poi adattato in un manga sceneggiato da Ryosuke Takeuchi con i disegni di Takeshi Obata.

La pellicola, pur trasportando le vicende in territorio statunitense, segue abbastanza fedelmente quanto avviene nell’opera originale, riuscendo a trovare un suo equilibrio nella narrazione e nelle motivazioni dei personaggi, e incassando nel mondo quasi 400 milioni di dollari a fronte di un budget di poco più di 100, facendo incetta di diversi premi.

La calorosa accoglienza ha convinto i produttori a mettere in cantiere un seguito, sempre con Liman alla regia, sebbene non esista ancora una data di uscita.

 

GHOST IN THE SHELL (2017)

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Ghost In The Shell è un caso più unico che raro, perché è il leggendario film di Mamoru Oshii ad essere considerato un cult, piuttosto che il manga originale di Masamune Shirow. Hollywood ha rincorso per lungo tempo un adattamento in carne e ossa della pellicola d’animazione, e alla fine ci è riuscita per mano del regista Rupert Sanders che ha scelto l’attrice Scarlett Johansson per interpretare Motoko Kusanagi (sì, è lei!). Sebbene nel corso del film venga spiegato il motivo delle sembianze della protagonista, la produzione è stata comunque tacciata di whitewashing (termine che indica una pratica in cui un attore caucasico ottiene il ruolo di un personaggio storicamente di un’altra etnia col fine di renderlo più appetibile al grande pubblico). La pellicola, in effetti, si pone quasi come un prequel del lungometraggio di Oshii, benché raccolga al suo interno diverse sequenze prese di peso dalla controparte animata.

Possiamo considerarlo come un esperimento riuscito a metà, poco premiato sia dal pubblico che dalla critica, ma che sicuramente merita un’occhiata per le splendide e variopinte scenografie.

 

DEATH NOTE – IL QUADERNO DELLA MORTE (2017)

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Produzione Netflix ispirata al manga di Tsugumi Ōba e Takeshi Obata, giunto dopo la produzione della popolare serie animata e delle pregevoli trasposizioni cinematografiche giapponesi. Togliamoci subito un peso: purtroppo la pellicola diretta da Adam Wingard, con protagonisti Nat Wolff (Light) e Willem Dafoe (Ryuk), non si è rivelata all’altezza,  con personaggi resi più insignificanti rispetto alla controparte cartacea. La sfida intellettuale tra il diabolico Light e il riflessivo Elle, perno centrale dell’opera originale, qui viene banalizzata a più riprese, riducendo il tutto ad un confuso e scontato teen drama di poco interesse.

C’è da aggiungere altro? Oh, sì! Il colosso dello streaming considera la sua versione un successo, e presto arriverà una serie!

 

ALITA – ANGELO DELLA BATTAGLIA (2019)

James Cameron si innamorò del manga di Yukito Kishiro negli anni ’90, quando gli fu consigliato dall’amico Guillermo Del Toro. La FOX ne acquistò i diritti per conto del regista di Terminator, tanto da registrare persino un dominio del film su internet. Risucchiato da altri progetti, Cameron mise in stand by la produzione fino al 2019, anno della sua uscita per la regia di Robert Rodriguez. Pur seguendo fedelmente il manga, e nonostante sia uno spettacolo per gli occhi con attori tutti in parte, Alita ha incassato al di sotto delle aspettative, recuperando tuttavia il suo budget.

Purtroppo è uscito fuori tempo massimo, oggi storia e personaggi sanno di già visto, non aggiungendo nulla di nuovo all’immaginario cinematografico di fantascienza. Cionondimeno resta davvero un’ottima trasposizione di un manga.

Recentemente sia Cameron che Rodriguez hanno espresso la loro determinazione nel produrre un sequel. Non resta che attendere per ricevere più notizie in merito.

 

NICKY LARSON ET LE PARFUM DE CUPIDON (2019)

NICKY LARSON ET LE PARFUM DE CUPIDON

Ryo Saeba, quel City Hunter nato dalla magica penna di Tsukasa Hōjō, l’avreste mai detto che in Francia è osannato? Vabbeh, anche in Italia, ma nel paese della Belle Époque lo è così tanto da essersi guadagnato un adattamento cinematografico per la regia di Philippe Lacheau, che si è ritagliato anche il ruolo di protagonista.

La pellicola di Nicky Larson (così Saeba è conosciuto in Francia) è volutamente sopra le righe, un divertente omaggio che rispetta in pieno i personaggi di Hōjō, pur trasportandoli in una comicità dal gusto più transalpino. Purtroppo è stata mal accolta in patria, e non ha ricevuto una grande distribuzione (è inedita addirittura in Italia).

Il film è approdato pure in Giappone, disponendo di un doppiaggio nipponico che ha ripristinato tutti i nomi originali! Qui potete ammirarne il trailer!

 

COWBOY BEBOP – LA SERIE (2021)

Dopo Death Note, Netfllix ci riprova con un altro live action, stavolta basato sulla leggendaria serie omonima di Shin’ichirō Watanabe. Composta da 10 episodi, la serie TV è stata criticata quasi per ogni cosa: dalla messa in scena agli effetti speciali, fino alla sceneggiatura, con conseguente cancellazione dopo appena una sola stagione.

In effetti l’anime originale può essere già considerato a tutti gli effetti una serie TV che travalica la mera animazione. Di conseguenza l’adattamento in carne in ossa è parso totalmente fuori luogo. Tanto più che molti degli attori sembrano, a tratti, cosplayer dei personaggi originali. Lo stesso Watanabe ha affermato di non essere riuscito ad andare oltre la parte iniziale del primo episodio. A voi è piaciuta?

 

PROSSIMAMENTE

KNIGHTS OF THE ZODIAC (2023)

Ebbene sì, dopo tanto tempo gli americani ce l’hanno fatta: hanno prodotto un live action su Saint Seiya che annovera nel suo cast Sean Bean, il già citato Mark Dacascos e Famke Janssen.

La pellicola è tratta ovviamente dall’iconico manga di Masami Kurumada e nasce da una collaborazione internazionale tra la Toei Animation e la A Really Good Film Company (ARGF). Il film vede alla regia Tomek Baginski, produttore esecutivo della serieNetflixThe Witcher, mentre per la sceneggiatura sono stati incaricati Will Geiger, Blazej Dzikowski ed Eugene Son.

Atteso nel corso di quest’anno, abbiamo avuto modo di dare un’occhiata al primo trailer, in cui appare anche la corazza di Seiya.

Ovviamente è presto per dare giudizi, ne sapremo di più solamente quando avremo il film completo sotto gli occhi.

ONE PIECE

Nessuna data certa per il serial TV in carne e ossa di One Piece, sebbene sia atteso su Netflix nel corso di quest’anno.

Nonostante siano noti tutti i nomi degli interpreti e siano state mostrate alcune scenografie, in sostanza non si è ancora visto nulla.

Cosa aspettarci, dunque? Anche in questo caso nessuno può saperlo, ma l’autore del fumetto originale, Eiichiro Oda, non solo è stato coinvolto nella supervisione della serie, ma ha dato il suo benestare a tutta la produzione.

Non ci resta che attendere per scoprire il risultato finale.

I progetti a tanto così da essere realizzati

Ed eccoci qui… molti non lo sanno, ma nel corso del tempo abbiamo avuto tanti altri tentativi da parte delle produzioni occidentali di trasporre manga e anime. Persino il grande Brian Yuzna (Society – The Horror) si interessò ai fumetti giapponesi, uno in particolare: negli anni ’90 cercò infatti di realizzare una trasposizione cinematografica di Devilman, l’arcinoto uomo diavolo creato dal leggendario Go Nagai.

In qualche archivio a prender polvere, a detta dello stesso Yuzna, esiste persino un primo trattamento accompagnato dalle prove trucco realizzate dal suo storico collaboratore (e già precedentemente citato) Screaming Mad George, ma i contrasti con il produttore Taka Ichise, oltre alla difficoltà tecnica nel rendere Amon e le altre creature demoniache in maniera credibile sullo schermo, in un tempo in cui gli effetti digitali erano ancora rudimentali, lo fecero desistere.

Di Devilman è poi uscito un discutibile film giapponese nel 2004.

Ancora negli anni ’90 il produttore Haim Saban cercò di realizzare una serie live action di Saint Seiya, sulla scia di quanto aveva già fatto con Power Rangers. Fu persino girato un pilot, con risultati alquanto opinabili, che venne rifiutato seduta stante da Masami Kurumada in persona. Curioso notare che già in questa versione Shun di Andromeda fosse stato sostituito con una controparte femminile, come accaduto nell’adattamento in GCI prodotto da Netflix.

Sempre dei Cavalieri fu poi la volta di un tentato remake americano a cartoni, chiamato Guardians of the Cosmos, che non è andato oltre la realizzazione della sigla. Per fortuna.

C’è mancato poco anche per Sailor Moon, la celebre eroina che veste alla marina creata da Naoko Takeuchi, per cui l’ancora onnipresente Saban cercò di trarre una rivisitazione animata anche di questo personaggio.

Se vi dicessimo che pure l’Italia aveva considerato una cosa del genere, ma in carne e ossa? Come accennato dal doppiatore Ryan Carrassi (all’epoca anche autore televisivo per Mediaset), visti i risultati eclatanti di Love me, Licia, l’emittente valutò la produzione di una serie analoga ma incentrata stavolta sulle guerriere Sailor, che tanto  successo stavano avendo in quel periodo di trasmissione.

La serie TV non andò mai in porto, sia per diniego dei produttori giapponesi, sia per i costi di realizzazione sicuramente più proibitivi.

Nel 2002 invece Warner Bros. acquisì i diritti di Akira, la monumentale opera di Katsuhiro Ōtomo, cercando da allora di avviare i lavori per un live action. Fu contattato inizialmente Leonardo Di Caprio, che si approcciò al progetto in veste di produttore, perdendo l’entusiasmo molto presto. Nel corso degli anni, poi, furono collegati all’adattamento anche i registi Stephen Norrington (Blade), i fratelli Hughes (La vera Storia di Jack lo squartatore – From Hell), Christopher Nolan (la trilogia del Cavaliere Oscuro), e Taika Waititi, che ha firmato ufficialmente nel 2017… tuttavia anche lui sta riscontrando notevoli difficoltà, tanto che in un’intervista a Wired ha affermato di stare ancora cercando di realizzarlo.

Al momento non ci sono arrivate altre informazioni riguardo ulteriori produzioni, note o perdute che siano, quindi possiamo affermare di essere finalmente giunti alla fine.

Il viaggio è stato lungo, ma speriamo vi siate divertiti! Conoscevate tutti questi progetti? Alcuni li avevate visti? Ne abbiamo mancato qualcuno? Fatecelo sapere in un commento così da poterne parlare insieme.

Per un altro speciale simile, e se preferite i supereroi statunitensi, vi rimandiamo qui.


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Gianluca Testaverde

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Faccio un po' di tutto nella vita: perditempo a tempo pieno, disegno, amo il doppiaggio e scrivo ciò che vorrei leggere. E per l'amor di Dio... non fate i fumettisti!

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2 Comments

  • Una precisazione sul live action di Lady Oscar: è antecedente all’anime, che prese dal film alcune soluzioni grafiche e visive, migliorandole. Purtroppo la sceneggiatrice, Patricia Lousianna Knopp, che ha nel suo curriculum film come 9 settimane e mezzo e Red shoe diaries, ignorò la traduzione che Frederick L. Schodt aveva fatto del manga di Riyoko Ikeda e i risultati li abbiamo sotto gli occhi. Corre voce che vogliano fare un nuovo adattamento dal vero, pare che ci fosse l’interessamento della Warner, ma per ora è solo un rumor.

  • Grazie per la precisazione, Elena. Già, l’uscita in Giappone del film ha preceduto di qualche mese la trasmissione dell’anime. Al momento è in produzione il nuovo film animato. Il rumor di un nuovo lungometraggio live action mi sfugge, ma conoscendo Hollywood chissà se e quando andrà in porto.

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