Ma sì, tanto a casa ci gioco uguale, ho il MAME!

In questo nuovo episodio di Passione Arcade parleremo del MAME, ovvero lo strumento che ha permesso e che permette tuttora, di preservare il software (le ROM) dei videogiochi arcade di un tempo e che dà la possibilità di poterli giocare a casa. Ma riesce davvero a offrire un’esperienza uguale o migliore rispetto alla sala giochi?

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Quante volte alcuni di voi avranno sentito dire la frase nel titolo, o magari l’hanno detta.
Beh quello che sto per dirvi in questo nuovo appuntamento di Passione Arcade, è il motivo per il quale credo che questa affermazione sia sbagliata. Parto con il dire una cosa che probabilmente farà più male a me che non a voi, ovvero che le sala giochi, per come le intendiamo noi GEN X, non torneranno più (ecco l’ho detto! Ora, con permesso, vado a piangere in camera mia).

Scherzi a parte, questa cosa è abbastanza comprensibile anche da uno che ha scelto il soprannome Mike Arcade. È cambiata la società, le abitudini, sono cambiati i videogiochi, ci sono i social, c’è Internet… insomma è cambiato tutto.

Però una cosa non è cambiata, l’esperienza di gioco che solo un cabinato arcade è in grado di restituirti. Nel titolo ho citato il MAME, lo strumento che ha permesso e che permette tuttora, di preservare il software (le ROM) dei videogiochi arcade di un tempo e che dà la possibilità di poterli giocare a casa.

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Ma la cosa che nessun emulatore sarà in grado di replicare è l’esperienza di gioco, già perché giocare su un cabinato arcade originale era una vera e propria esperienza che poteva durare una manciata di secondi o ore, quello dipendeva dall’abilità del giocatore.

Cercherò di portarvi degli esempi per farmi capire meglio anche da chi le sala giochi non le ha vissute.

Nel 1976 viene pubblicato un videogioco dalla Midway di nome Sea Wolf. Probabilmente in qualche lista ben fornita di rom sarà presente, si tratta di un gioco in bianco e nero dove l’obbiettivo è quello di abbattere dei cacciatorpediniere, lanciando dei siluri da un sommergibile.

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La visuale di gioco è laterale, con le navi che passeranno sopra la linea di galleggiamento e i vostri siluri che dal basso verso l’alto le dovranno intercettare e abbattere.
Il gioco sfrutta come gameplay il punto di vista del periscopio, abbastanza noioso se vogliamo, con un basso livello di sfida… E INVECE NO, niente di più lontano dalla verità!

Tenete a mente una cosa, il cabinato arcade era praticamente costruito attorno al videogioco, era parte integrante e attiva del progetto videogioco. Infatti le grosse differenze sono proprio qui.

Provate ora a immaginarvi questo cabinato, verticale, dalle dimensioni generose, che al posto del control panel (quello dove sono solitamente posti joystick e pulsanti) aveva un vero e proprio periscopio da sommergibile.

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Per iniziare, dovevate guardare all’interno di quest’ultimo in modo da poter visualizzare sullo specchio posto al suo interno tutte le informazioni necessarie per poter giocare, come il numero dei siluri a disposizione, o la scala di profondità e appoggiando le mani sulle manopole poste ai lati, poterlo spostare da destra a sinistra e viceversa per orientare il mirino.

Ovviamente oltre a tutte queste informazioni era possibile vedere tutto ciò che veniva rappresentato a schermo, ma tutto sempre attraverso il periscopio.
Senza soffermarmi sulle incredibili soluzioni tecniche per realizzare questa macchina, capite quanto sia fondamentale e differente giocare sul cabinato originale piuttosto che sul pc da casa?

Ma andiamo avanti e facciamo un salto di sette anni.
Il secondo gioco di cui voglio parlarvi è Mad Planets della Gottlieb, 1983.

Si tratta di uno shooter abbastanza frenetico, a colori, dove controllerete una navicella spaziale (molto simile ad uno Star Destroyer, in realtà) che dovrà distruggere i pianeti e i loro satelliti che gli graviteranno intorno cercando di colpirla.

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A rendere il tutto ancor più movimentato, un discreto numero di astronauti dispersi nello spazio che dovranno essere recuperati.
La schermata di gioco rimane fissa, e nel vostro spazio potrete sia ruotare l’astronave di 360 gradi, in modo da poter direzionare lo sparo, che spostarla nelle otto direzioni classiche.

Come il precedente titolo, anche questo è recuperabile su emulatore, ma giocarlo sul cabinato originale stravolgerà notevolmente la vostra esperienza. Immaginate un control panel dove per giocare dovrete impugnare con la mano destra una cloche con tanto di grilletto e con la mano sinistra ruotare uno spinner, dotato di una massa al suo interno, che gli conferisce una certa inerzia nel girare (praticamente pensate alla rotella del volume di uno stereo anni 80).
Con la mano destra muoverete l’astronave all’interno del campo di gioco e farete fuoco, con la mano sinistra direzionerete lo sparo.

Vi posso garantire che se avrete la possibilità di provare questo arcade mi direte “Mike, avevi ragione!”.

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Ora avviciniamoci ai giorni nostri arrivando al 2011, perché l’ultimo gioco di cui vi voglio parlare è DrariusBurst EX della Taito.

Sparatutto, relativamente recente, sequel della fortunata serie di casa Taito. Anche questo titolo è recuperabile per poterci giocare su PC o Console, alla fine è uno sparatutto “classico”, cosa avrà mai da offrire il cabinato originale rispetto all’esperienza domestica?

Cari miei, cercherò di stupirvi per un’ultima volta ancora. Il cabinato originale di Darius è ENORME, un campo di gioco lungo oltre il metro e venti, una postazione a quattro giocatori per esperienze corali di tutto rispetto.

Ma la caratteristica che vi farà tremare, nel senso letterale del termine, è la presenza di un subwoofer posto all’interno della seduta di gioco, che unita ad una colonna sonora indimenticabile garantisce anche in quest’ultimo caso, un’esperienza non replicabile a casa.

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Come avrete potuto leggere, se siete giunti fino a qui, questi sono solo tre videogiochi arcade che ho scelto per cercare di spiegarvi come mai mi trovi in disaccordo con il titolo di questo articolo e ho volutamente analizzato tre annate differenti per farvi comprendere meglio come il fattore coinvolgimento sia sempre stato una costante.

Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo con me oppure no? Fatemelo sapere nei commenti.

Io, sono Mike e vi do appuntamento alla prossima settimana per parlarvi di altri videogiochi arcade del passato o della loro storia.

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Arcade Mike

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Io? sono Mike! cresciuto a pane e videogiochi non perdo occasione per infilare qualche monetina in un vecchio cabinato arcade facendomi rapire dalla storia che queste macchine sono ancora in grado di raccontare.

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1 Comment

  • l’esperienza della sala giochi (o del baretto del paese) rimarrà unica e il Mame è un palliativo a quei giochi. Ricordo quando mi passarono una delle prime versioni del Mame con una manciata di giochi (era il 1998 credo) e le lacrime di commozione nel veder riprodotti paro paro i giochi del bar. l’esperienza è diversa cambia il monitor cambiano i controlli cambia anche la posizione e il sogno adesso è quello di recuperare un cabinato multigioco e rivivere l’esperienza al meglio

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