Jim Lee: «Facciamo evolvere i personaggi per renderli più umani»

Autore, creativo, Artista, direttore, editore: una definizione sola non può bastare per Jim Lee, una delle figure più importanti nella storia moderna di DC Comics. Noi di MegaNerd abbiamo avuto l’onore – insieme ad altre due testate – di scambiarci quattro chiacchiere in un talk organizzato da Panini Comics

copertina intervista Jim Lee

Crediamo non servano tante parole per presentare un artista del calibro di Jim Lee. Nato a Seoul nel 1964 e trasferitosi da bambino a Saint Louis, dopo la laurea in medicina entra nel mondo dei comics come disegnatore in Marvel per Alpha Flight. Si fa notare nella Casa delle Idee fino ad ottenere, nel 1991, il ruolo di disegnatore titolare di X-Men con i testi di Chris Claremont con il #1 che diventa l’albo tra i più venduti della storia del settore. Lasciata Marvel Comics, fonda Image Comics (qui un approfondimento) con l’etichetta Wildstorm ben presto acquisita proprio da DC Comics. Una volta entrato nei ranghi della casa editrice, realizza storie di prim’ordine ormai divenute iconiche come Batman: Hush con i testi di Jeph Loeb. Dal Maggio 2023 è divenuto presidente di DC Comics dopo essere stato direttore creativo della casa editrice.

Durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo avuto la grande opportunità di scambiarci quattro chiacchiere durante un talk organizzato da Panini Comics al quale hanno partecipato anche altre due testate specializzate, oltre a noi di MegaNerd. Ne è uscito un talk breve ma ricco di contenuti, in cui il buon Jim si è soffermato nel raccontare come si sviluppa il processo di formazione di un artista e come sia necessario evolvere i personaggi per renderli più “umani” e vicini ai lettori.

Signore e Signori, ecco a voi Jim Lee !

[Fumettologica]: «Todd McFarlane ha spesso parlato di quanto fosse molto attento nella scelta dello stile da utilizzare in base al trend del momento. Di fatto una costruzione molto “analitica” del suo stile nel corso del tempo. Lei, all’inizio della carriera, disegnava con uno stile molto differente da quello di oggi. Le chiedo se nel periodo in cui ha lavorato sul Punitore e X-Men ha ragionato sullo stile da adottare oppure è arrivato in maniera naturale al suo stile che è divenuto poi famoso e riconoscibile»

[Jim Lee]:  «No, la scelta dello stile era decisamente intenzionale, ma i risultati non riflettevano sempre il mio intento reale. Nella mia testa volevo apparire in un certo modo, ma ero appena agli inizi della mia carriera e quindi la mia capacità di creare effettivamente ciò che vedevo nella mia testa all’inizio era un pò discontinua. Ma col tempo è andata sempre meglio. Con l’esperienza puoi tradurre meglio l’immagine che hai in testa e crearla su carta. Le scelte che facevo erano basate sul personaggio: Il Punitore è un vigilante oscuro, quindi ci sono più ombre e più realismo. In X-Men ci sono più supereroi in ambientazioni fantastiche. Allo stesso tempo la mia capacità di creare stili diversi era limitata dalla mia esperienza. Prendi per esempio il mio primo lavoro su Alpha Flight: li c’è stata una progressione e non a causa di scelte stilistiche. È stata la mia esperienza a farmi progredire perché disegnavo sempre più pagine. Stavo arrivando alle 10.000 ore che ti servono per saper padroneggiare l’arte. Se vedi anche i miei primi numeri sul Punitore e li confronti con gli ultimi noterai anche li una progressione. Dopo tante pagine ti senti più a tuo agio. Anche quando ho realizzato “Batman Hush”, guarda al primo e all’ultimo numero: il modo in cui ho disegnato Batman è cambiato e si è evoluto perché la mia capacità di prendere realmente ciò che ho in testa e metterlo su carta è migliorata sempre di più attraverso la ripetizione e la pratica»

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[Nerdpool]: «Nella sua carriera ha lavorato con alcuni dei più grandi nomi dei comics. Se avesse la possibilità di disegnare una nuova miniserie, con quale autore le piacerebbe collaborare tra quelli attualmente in attività ?»

[JL]: «Ce ne sono tanti molto bravi, troppi. A te chi piacerebbe ?»

[Nerdpool]: «I primi che mi vengono in mente sono James Tynion IV, Jeff Lemire, Daniel Warren Johnson.»

[JL]: «Tutti quelli che hai nominato sono autori fantastici. Ho lavorato ad un numero con James ed in quell’occasione ho semplicemente perso la pazienza. Mi scuso profondamente con lui per non aver potuto fare di più. Ci sono altri scrittori probabilmente più esperti che hanno preceduto questi talenti. Gente come Neil Gaiman: sappiate che assieme abbiamo realizzato un breve racconto, una specie di collaborazione, si chiamava 100 Words … sarebbe fantastico fare qualcosa con lui. Ho parlato con Gail Simone per fare qualcosa assieme, non so se mai accadrà. Immagino sappiate che Tom King è un autore con il quale amerei lavorare. Lui ha un modo di scrivere molto personale e allo stesso tempo potente. Ma quelli che hai detto tu sono tutti fantastici autori. Jeff Lemire ha fatto un lavoro fantastico con Sweet Tooth e ha fatto alcuni grandi lavori in DC. La verità è che tutto dipende dal fatto che gli artisti sono la parte più lenta dell’intero processo creativo e dal numero di pagine che posso disegnare in un anno o in tutta la vita potrei dirti probabilmente il numero totale di pagine rimaste nella mia testa. Quindi, anche se è triste ammetterlo, non c’è modo di collaborare effettivamente con tutte le persone che si desidera.»

Jim Lee Neil Gaiman


[MegaNerd]: «Fino a qualche anno fa gli eroi DC erano visti come degli Dei onnipotenti. Oggi si nota un’inversione di tendenza grazie a iniziative quali “Rebirth” e “Dawn of DC” dove gli eroi appaiono molto più umani, sia nei comportamenti che nello spirito, molto più vicini ai lettori. Quanto è importante per i lettori di oggi sentire questi eroi più umani, più vicini»

[JL]: «È super importante. Quando avevo 9 o 10 anni guardavo con ammirazione e amore a personaggi come Batman, Superman e Wonder Woman. Ma se leggi quelle storie, mi riferisco a quelle degli anni 50 o 60 appaiono oggi molto superficiali ma, all’epoca, non avevo il bisogno di identificarmi con quegli eroi. Non avevo super poteri ma mi piacevano perchè semplicemente erano potenti e vivevano vite meravigliose che a loro invidiavo. E credo che questo funziona bene per i bambini. Crescendo credo si abbia il bisogno di avere una connessione molto più profonda. Se pensi a questi personaggi e, in generale, a tutti i personaggi DC questi sono stati per molto tempo impeccabili. Per esempio sai perchè Flash ha deciso di combattere il crimine ? Lui era un poliziotto della scientifica. Poi venne investito da un fulmine e acquisì supepoteri, da li decise di combattere il crimine. Ma cosa lo ha motivato a prendere questa decisione ? Ho amato i disegni e ho amato l’elemento fantastico che gli permette di correre così velocemente ma quello che forse si era persa era la connessione emotiva, e si è persa perchè queste storie sono state scritte per i bambini. Quindi mi piace il fatto che oggi diciamo che i nostri personaggi appaiono più umani e che ci permettono un legame più forte. Geoff Johns introdusse in Flash la causa scatenante per la quale il velocista scarlatto decise di combattere il crimine: sua madre era stata uccisa quando era ancora un bambino e questo era un delitto irrisolto. Tutto ciò lo ha spinto a diventare un poliziotto della scientifica. Non è stata solo una specie di serendipità o una strana scelta che lo ha fatto diventare un supereroe. È qualcosa che lo ha spinto personalmente a causa di questa tragedia nella sua vita. Quindi penso che gli scrittori pensino sempre ai loro personaggi e a come renderli più umani. Prendiamo Superman: lui è sempre impeccabile, un personaggio senza peccato e questo sappiamo che non è possibile, non è umano. Come renderlo più umano ? Credo che molti scrittori sono stati in grado di umanizzare Superman e sono sicuro che molti lettori sono connessi a Superman perchè lo vedono come un padre. A prescindere che tu abbia figli o meno, sei stato anche tu un figlio di un genitore e quella dinamica, quella forma di relazione è “super umana”. Queste sono le cose che facciamo e penso che sia essenziale per noi farle perché questi personaggi esistono da 80-85 anni e l’unico modo per mantenerli interessanti è continuare a farli evolvere e renderli vibranti attraverso questo evoluzione.»

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[Domanda congiunta]: «Durante una sua live su Twitch ha detto che tornando indietro a quando era più giovane avrebbe fatto cose differenti se avesse saputo del successo che avrebbe avuto in futuro. Cosa avrebbe fatto di differente?» 

[JL]: «Sto cercando di ricordare quello che ho detto di preciso. Credo fosse qualcosa di più specifico della carriera o del successo. Credo fosse qualcosa relativo all’esperienze di vita, qualcosa che si può applicare a chiunque. Una volta che hai fatto questo tipo di vita è naturale guardare indietro e dirsi “Vorrei averlo saputo prima che sarebbe diventata così la mia vita”. È un concetto che si sviluppa su più livelli e probabilmente la risposta a quella domanda è essere più coraggioso quando si è giovani. Lasciare Marvel per Image sembrava una decisione sconvolgente e la fine di tutto, ma alla fine è stata solo una piccola parte della mia vita, sei anni. Verranno altre cose dopo e la tua vita non è decisa tra i 21 e i 24 anni anche se in quel momento è così che mi sentivo. In realtà c’era così tanta più vita da vivere e da sperimentare da non preoccuparsi così tanto di fallire perché c’era tempo, così tanto tempo per raggiungere alla fine il successo. All’inizio mi preoccupavo per ogni decisione che prendevo. Ripensandoci, vorrei aver fatto più cose diverse e aver fallito, perché alla fine la vita non si decide in quei tre anni dai 21 ai 24 anni. Sto solo scegliendo quei tre anni. C’è molto di più e penso che anche oggi, con il successo che ho avuto, ci sia ancora più vita, si spera, da vivere. Credo che nella vita non si debba avere rimpianti, sembra un clichè ma è così. Bisogna credere in se stessi, perché se credi in te stesso e vedi il successo lungo la strada, questo ti porta a prendere decisioni diverse. È difficile sapere quale sarà il futuro, ma se potessi dare dei consigli a qualcuno direi che devi credere in te stesso, immaginare un mondo in cui hai successo. Pensa a conservare la tua arte come se ti dovessi ammalare ed è questo è il motivo per cui vuoi averla.»

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma
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