Intervista a Mauro Boselli, la penna italiana più prolifica del West

MegaNerd è lieta di ospitare un grandissimo scrittore della Sergio Bonelli Editore: Mauro Boselli. Creatore di Dampyr e ideatore della maggior parte delle storie di Tex degli ultimi anni, Boselli ci ha concesso una lunga intervista tra passato, presente e futuro

Doc. G
copertina intervista esclusiva mauro boselli

Mauro Boselli è, da diversi anni, una colonna portante della casa editrice Sergio Bonelli Editore. Si potrebbe dire che era un ‘predestinato’ sin da bambino quando per la prima volta incontrò Gianluigi Bonelli.

Probabilmente il giovanissimo Mauro all’epoca non pensava che quell’incontro sarebbe stato il primo di moltissimi con il papà di Tex, e che sarebbe diventato, col tempo, quella colonna portante di cui dicevo poco più sù, sia per la Bonelli che per Aquila della Notte.

Incontrato per caso durante il Best Movie Comics and Games a Milano questa estate, ho avuto il piacere di scambiare due brevi battute con il grande autore e chiedergli un contatto per programmare l’intervista che leggerete di seguito.

Prima di lasciarvi alle parole di uno dei cinque scrittori più importanti della storia di Tex Willer, posso anticipare che quello che mi ha colpito di Mauro è che prima di essere lo scrittore di Tex nonché curatore, è soprattutto un fan e un lettore.

Questo, unito alla sua immensa capacità nello sfornare un numero di storie a un ritmo ‘iperbolico’ rispetto alla media, fanno di Mauro un fuoriclasse del fumetto italiano per qualità e quantità.

Da pochissimi mesi Mauro è andato in pensione come curatore di Tex, ma la sua testa è una fucina di idee e continuerà a scrivere le avventure del ranger più famoso dei fumetti, a partire dalla collana Tex Willer che porta avanti sin dal primo numero uscito nel 2018.

Le avventure che vuole ancora regalarci pare siano tantissime su diversi fronti e noi lettori non possiamo che esserne contenti.

Signore e signori: Mauro Boselli ai microfoni di MegaNerd. Buona lettura!


mauro-boselli-tex

Tra Vampiri e Pistoleri: L’Universo di Mauro Boselli

Diamo il benvenuto a Mauro Boselli su MegaNerd. Grazie Mauro per averci concesso un po’ del tuo tempo che, come sappiamo, è molto fitto di scadenze e impegni. Sei uno scrittore Bonelli da talmente tanto tempo che possiamo definirti una colonna portante della casa editrice. Ma la tua passione per i personaggi del calibro di Tex e Zagor su tutti, nasce da molto prima che diventassero parte del tuo lavoro. Quindi voglio cominciare proprio da qui: il tuo primo amore da lettore è stato Zagor o Tex?

È stato Tex, senza dubbio.
Io fin da bambino leggevo le strisce di Tex, che è venuto molto prima che Zagor uscisse nelle edicole. Questo è un fatto anagrafico.
Sono del 1953, ho cominciato a leggere a quattro anni e mezzo/cinque, quindi nel 1958 leggevo già gli ‘albetti’ a strisce di Tex, mentre Zagor nasce nel 1961.

TEX strisce

Sei stato molto precoce nella lettura.

Sì, effettivamente sì, è una mia caratteristica. Ho cominciato a leggere grazie a mio cugino che leggeva insieme a me i fumetti di Topolino ad alta voce.
C’erano delle belle storie all’epoca di Topolino e Paperino, che venivano scritte dagli autori Disney italiani, come Guido Martina, Romano Scarpa, ecc…
Io guardavo i balloon e ho imparato a leggere così rapidamente. Non mi sono neanche accorto del passaggio: a un certo punto leggevo da solo.

E mio padre, invece, leggeva Tex. Quindi mi sono fatto dare i suoi albi, mi sono messo a leggere e da subito Tex mi ha affascinato perché non c’era soltanto western, c’erano anche cose fantastiche.
Ricordo che all’epoca lessi le strisce con Mefisto, con i dinosauri. Il titolo della storia era Le Terre dell’ Abisso, e sono rimasto colpito dalla fantasia di colui che era segnato all’inizio delle strisce come G.L. Bonelli.

tex Le Terre dell’ Abisso

Forse non lo sai, ma c’era scritto — era una cosa più unica che rara — “Tex by G.L. Bonelli”, in inglese. Era una cosa voluta da lui. Galleppini firmava i disegni con Galep, mentre lui firmava all’inizio di ogni albo a strisce.

E lo puoi verificare anche adesso, visto che le strisce le stanno ripubblicando in edicola. Prendine una e guarda: sono una ristampa anastatica.
Così mi sono appassionato a Tex.

L’altra cosa che non so se sai è che, quando sono andato alle elementari, all’età di circa otto anni, ho incontrato Gianluigi Bonelli in persona, che è venuto a scuola a regalare ai bambini degli ‘albetti’ di Tex.

Quindi quello con Gianluigi Bonelli è stato un incontro che poi ti ha segnato per tutta la vita, possiamo dire.
Sia lui che – ovviamente – il figlio Sergio sono state due figure importantissime per il fumetto italiano. Ma per te che cosa hanno rappresentato sia a livello personale, che anche a livello lavorativo, per la carriera che poi hai fatto?

Hanno rappresentato praticamente tutto. Evidentemente uno può dire che ero destinato a fare questa cosa.
In realtà da ragazzino volevo scrivere, raccontavo storie, mi piacevano i fumetti e i libri. Volevo scrivere, certo, ma non sapevo esattamente che cosa avrei fatto.
Ho fatto un po’ di tutto, dal bibliotecario al traduttore. Poi, visto che conoscevo Gianluigi Bonelli e suo figlio, Giorgio, e li frequentavo già, intorno ai 30 anni Bonelli padre mi chiese di fargli un po’ da assistente per varie cose.

gian luigi bonelli, il papà di Tex
Gianluigi Bonelli, il “papà” di Tex

Poi io con Giorgio Bonelli ho fatto dei fumetti in tv pionieristici per l’epoca, per la Fono Roma Milano, ecc…

Alla fine, quando è nato Pilot, l’esperimento di Tiziano Sclavi di una rivista alla francese per la Bonelli Editore, sono stato chiamato ad aiutarlo, e così sono entrato in Bonelli.
Gianluigi lo conoscevo bene, ero andato al ristorante, al cinema e in barca con lui e suo figlio Giorgio
Ma Sergio Bonelli per me era una figura piuttosto misteriosa, era un grande viaggiatore, una persona che ammiravo da lontano. Era ancora più burbero del padre.

Il padre era un personaggio straordinario e pittoresco, mentre Sergio era più riservato ma molto burbero, e quindi mi faceva anche un po’ paura.
Poi sono entrato in Bonelli e siamo diventati amici. Lui [Sergio, n.d.r.] mi ha ‘ordinato’ di diventare suo amico.
Quindi voglio dire, sono state delle figure formative. Alla fine il destino era che finissi a fare Tex.

Tex e Gianluigi Bonelli
Tex e Gianluigi Bonelli

Io ho avuto l’onore di intervistare Roberto Diso e mi ha dato un bel dettaglio su Sergio Bonelli e sul loro rapporto.
Pare ci sia sempre molto da raccontare su queste figure, sia Sergio che Gianluigi, che ovviamente persone al di fuori della casa editrice non hanno avuto modo di conoscere personalmente.
Avete sempre delle bellissime parole nei loro confronti.

Gianluigi Bonelli era particolare. Aveva una personalità prorompente. Quando entrava in un posto si sentiva solo lui. Diceva battute, parlava ad alta voce e aveva un cappellone, una pistola e la cravattina di cuoio.

Ah, proprio come Tex!

Sì, sì, esattamente.
Sergio Bonelli invece era, ovviamente, più riservato, un signore diciamo più borghese, ma assolutamente libero. Ed era, come sai, un grande viaggiatore, andava in Amazzonia. Lui e Diso avevano la passione per l’Amazzonia e l’Africa. Insomma era sempre in viaggio con la sua jeep o la canoa.

In foto: Sergio Bonelli

Quando ha iniziato a scrivere Tex, quali sono state le difficoltà principali nell’affrontare un personaggio così iconico e “cristallizzato” nell’immaginario collettivo? C’era il timore di tradire le aspettative dei lettori che, sappiamo, essere molto esigenti?

Allora, innanzitutto ero un fan fin dall’età di cinque anni, come ti ho detto, quindi conoscevo bene Tex.
E quando ho cominciato a frequentare Gianluigi, che chiaramente era Tex, un po’ come Flaubert è la Madame Bovary o Tiziano Sclavi è ‘i mostri di Dylan Dog’, praticamente lo conoscevo.

Non si può dire che non avessi il polso della situazione, però ero un appassionato, un lettore.
Io avevo cercato di scrivere già un paio di soggetti per Gianluigi, che lui ha poi sceneggiato, ma questo prima di entrare in Bonelli.

Quindi, quando ho avuto l’occasione di scrivere Tex, ho proposto subito una storia, ma Sergio mi ha fatto fare gavetta per qualche anno.

Ho fatto altri fumetti, tra cui Zagor, e alla fine è successo che Claudio Nizzi, che era lo sceneggiatore titolare all’epoca da diciannove anni di Tex, perché Gianluigi scriveva ormai pochissimo, ha avuto una piccola ‘defaillance’ momentanea ed è stato fermo qualche mese.

Nizzi ha chiesto aiuto, per cui Decio Canzio, il direttore di allora, si è messo a scrivere una storia e ha chiesto a me di scriverne un’altra, e così ho inventato questa storia che si chiamava Il passato di Carson [Tex #407 n.d.r.].

Copertina di Tex #407 del settembre 1994

Ho avuto l’idea di scrivere una storia che parlasse anche del partner principale di Tex, Kit Carson, a cui tutti vogliono bene. Il personaggio è molto simpatico e forse viene trattato, a volte, da certi sceneggiatori, come una macchietta, ma non lo è.

È anche lui un eroe a tutto tondo come il suo compagno, amico e protagonista [Tex n.d.r.], un po’ come potrebbe essere Athos per D’Artagnan.
Quindi Il passato di Carson ha avuto immediatamente successo, mi è venuta bene e da lì ho cominciato a scrivere Tex.

Ho avuto un po’ di patemi all’inizio, ma sai, mi rilassavo scrivendo Zagor e poi continuavo la storia di Tex.
Avevo al mio fianco un disegnatore magistrale che era Carlo Raffaele Marcello, un grande autore che leggevo da ragazzo e disegnatore delle mie storie di Zagor, che disegnò anche questa storia di Tex, Il passato di Carson.

Marcello viveva e lavorava in Francia da tanti anni, ma Sergio [Bonelli, n.d.r.] l’ha fatto ritornare in Italia per fare Zagor e Tex.
Grazie a lui, devo dire, le storie che abbiamo fatto all’epoca insieme erano piuttosto buone, sono piaciute e quindi sono entrato in pianta stabile nel ristrettissimo staff di Tex, perché all’epoca lo scrivevamo soltanto io e Claudio Nizzi.

tex frontera boselli

Eravate solamente in due a scrivere Tex?

Beh, ma sappi che Tex è stato scritto per anni da Gianluigi Bonelli.
Negli anni ’70 si è affiancato il figlio Sergio per qualche storia, poi, a metà degli anni ’80, è arrivato Nizzi e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ‘90, sono arrivato io.
Eravamo sempre noi, cioè, quando Sergio ha smesso di scrivere, eravamo solo io e Nizzi.

Poi all’inizio degli anni 2000 è entrato a lavorare in pianta stabile Pasquale Ruju, chiamato da me.
Sono questi gli autori di Tex. Poi gli altri che magari vedi citati, hanno scritto una storia oppure una storia breve di 30 pagine, o hanno fatto degli albi speciali, ma siamo noi cinque gli sceneggiatori principali che si sono avvicendati. Quelli che ho citato.

Complimenti davvero per aver portato avanti una testata importante come Tex in così pochi scrittori.

Ti do, da amante dei numeri, alcune cifre di Tex: sono state scritte circa 110.000 tavole.
Gianluigi Bonelli ne ha fatte 30.000, Nizzi ne ha fatte 30.000, Sergio Bonelli ne ha fatte 7-8.000 e così siamo arrivati a 70.000 circa. Io ne ho fatte 20-25.000 e Ruju ne ha fatte altre 15.000. Le altre 5.000 e rotte le hanno fatte tutti gli altri.

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Quindi sei quasi vicino a raggiungere il traguardo di Gianluigi Bonelli e Claudio Nizzi con l’obiettivo di superarli?

In Tex sono ancora sotto Gianluigi Bonelli e Nizzi, ma, se si considerano Zagor, Dampyr e altre piccole cose che ho fatto, io sono l’autore Bonelli più pubblicato di tutti i tempi. Sono arrivato a 55.000 pagine e sono, quindi, davanti a tutti loro.

Si tratta di quantità, ma spero di aver mantenuto e di mantenere tutt’ora la qualità abbastanza alta. Però mi diverte e mi piacciono i record.

Sicuramente credo che in Italia, ma penso anche nel resto del mondo, ci saranno pochissimi autori che si possono vantare di aver scritto così tante pagine di racconti a fumetti.

Beh sì, credo di sì. In effetti io sono molto prolifico.
Ma tornando a Tex, 110.000 pagine sono tantissime. È uno dei fumetti più pubblicati in Italia, oltre che venduti, nel mondo.
Che circa 100.000 pagine siamo soltanto in cinque ad averle scritte, è anche questo un dato straordinario, riuscendo a mantenere il personaggio abbastanza intatto, nonostante siamo differenti tra di noi. Il personaggio non è stato mai tradito.

Parlando invece di processo creativo: da cosa parti per realizzare una storia di Tex? Hai dei punti fermi nelle tue sceneggiature? Perché, ovviamente, immagino che, in base alla storia, a quello che uno vuole raccontare, le cose cambiano.

Tex ha delle regole, come ce le ha Zagor. Ma qualsiasi personaggio ha delle regole, le sue caratteristiche, una sua personalità e delle storie che può avere e altre che invece non può per determinate caratteristiche. Ma, per rispondere alla tua domanda, non ho particolari punti fermi; di solito mi viene un’idea e mi metto a scrivere.

tex lo sciamano bianco mauro boselli

E parti, quindi, da un tema specifico, da dei personaggi?

Se vuoi posso fare qualche esempio.
Ne Il passato di Carson, come ho detto, dovevo scrivere una storia e doveva essere una storia che mi avrebbe dato modo di continuare, quindi ho scelto di trattare della giovinezza del personaggio che però ha delle ripercussioni anche nel presente, perché non si svolge tutta nel passato.

Quindi c’era la fiamma di Carson, di quando era giovane, l’amico che lo tradisce… tutte cose che ci sono anche in storie classiche, come C’era una volta in America di Sergio Leone.

Sempre ne Il Passato di Carson, avevo trovato un piccolo aneddoto di tre righe su una banda che si chiamava La Banda degli Innocenti, che erano tutti professionisti, commessi, banchieri ecc.., che, invece nel tempo libero, erano dei banditi. E quindi ho imbastito la storia de Il passato di Carson su questa banda.

Dovendo far fare poi una nuova storia per Marcello ho trovato una nota a piè di pagina in un’ enciclopedia del West, in cui si diceva che ogni tanto i soldati avevano delle mogli indiane, che vivevano con loro al forte, oppure nelle vicinanze del forte.

Così  ho pensato a questo colonnello cattivo che, invece, vieta alle mogli e alle famiglie indiane di vivere con i soldati, che quindi disertano. Così è nata la seconda storia che ho fatto con Marcello che si chiamava Cercatori di piste e così via.

A volte gli spunti mi vengono da tre righe lette in un libro.
Per esempio per la storia de Gli Invincibili, di ben 330 pagine, ho deciso che Tex e Carson, mentre stavano andando a salvare un loro amico in Messico, si trovano coinvolti nella storia di questi ribelli irlandesi che hanno combattuto in Messico dopo la guerra civile e quindi cercano di trovare il tesoro di Massimiliano d’Asburgo che è conteso da loro e da altri guerriglieri cattivi.

Ecco questa storia è nata dal fatto che esistevano questi esuli irlandesi, quelli dell’Oca Selvaggia, una banda di terroristi che si chiamava Gli Invincibili, nell’Irlanda del 1870.
Da queste cose storiche nascono delle storie completamente di fantasia.

Copertina de Gli Invincibili

A volte non c’è neanche bisogno di ricorrere alla storia, basta usare i personaggi della saga, i personaggi più alla Bonelli come Mefisto, Yama, ecc
In un caso recente ho usato un personaggio di Bonelli che non aveva mai incontrato Tex, si chiama Rick Master, un detective privato di San Francisco, un po’ alla Sherlock Holmes, e ho deciso di fare una storia con Tex che finalmente incontra Rick Master. Non si erano mai incontrati.

Potrei andare avanti all’infinito, se hai tempo [risata n.d.r.].

Purtroppo il tempo è tiranno, altrimenti potremmo stare qui per ore!

In questo momento sto scrivendo una storia, che uscirà forse tra un paio d’anni, sui russi che cercano di riprendersi l’Alaska. Un’altra, invece, sul penitenziario di Shark Island, l’isola degli squali, dove i detenuti tentano un’evasione in grande stile, riescono a evadere e scappano verso le isole dei Caraibi… e Tex li insegue. Insomma, come vedi, non c’è solo western.

Se mi chiedi di scrivere una storia, dopo due ore ho già l’idea.

Quest’ultima è una qualità che non hanno molti scrittori, perché comunque essere così prolifico e avere ancora tantissime idee su un personaggio che ha quasi 80 anni di storie sulle spalle. Insomma.. non è da tutti!

Te ne potrei dire una sfilza. Sembra che le storie del West siano sempre uguali, in realtà non è vero. Se uno ha un po’ di fantasia non sono soltanto mandrie e cowboys.

tex dinamite mauro boselli

Nelle tue sceneggiature si percepisce un gusto per il racconto visivo che valorizza molto gli artisti. Scrivi e adatti il tuo stile di scrittura in base alle caratteristiche del disegnatore con cui lavori e quanto spazio di manovra gli lasci?

Come sai, il fumetto Bonelli, specialmente Tex, è molto testuale; è un fumetto popolare e Sergio Bonelli voleva che fosse comprensibile, leggibile e che la storia fosse fondamentale.

Su Tex, generalmente usiamo tre strisce. E’ molto leggibile, non ci sono tanti ‘voli’ grafici. E il disegnatore che viene scelto è quello che reputo più adatto alla storia che sto scrivendo.

Chiaramente se devo fare una storia ambientata in mezzo al mare scelgo un disegnatore che ama disegnare il mare, i vascelli e i pirati. Se ho in mente una storia di tipo fantastico, scelgo il disegnatore che ama fare storie thriller con tanti neri, ombre, nebbia.
Invece, per esempio, se ho qualche disegnatore bravissimo nel disegnare il sud-ovest, tipo l’Arizona, Messico, gli do una storia adatta a questi grandi panorami.

Per quanto riguarda invece la libertà: in Tex purtroppo non se ne può lasciare molta, è meglio non lasciarla perché appunto la leggibilità è suprema e il tessuto della storia è compito dello sceneggiatore. Quindi se lasciassimo fare ai disegnatori non si capirebbe più nulla. Alcuni di loro sono molto bravi a mettere in scena, altri invece hanno bisogno di una guida.

Però abbiamo creato una serie che è quella dei cartonati, diciamo così, alla francese che sono volumi a colori, di 46 pagine grandi, dove il disegnatore ha un po’ più spazio per brillare, anche se, in quel caso c’è comunque una sceneggiatura ‘di ferro’.

tex snakeman mauro boselli

In questo formato sono uscite le storie di Enrique Breccia, di Carlos Ernesto Gómez e altri autori internazionali. Ma anche nel Texone, che è di grande formato, i disegnatori possono esaltarsi maggiormente. Ma la sceneggiatura domina.

Quando ho avuto la possibilità di incontrare Moreno Burattini, lui ha definito Tex un’eccellenza del fumetto italiano. In un momento storico in cui il western è un genere che fa fatica (non solo nei fumetti, ma anche al cinema mi viene da pensare), Tex continua a essere uno dei fumetti più venduti in Italia. Qual è il segreto, secondo te, della longevità del Ranger Bonelli?

Beh, all’inizio probabilmente Bonelli ha creato un personaggio che aveva toccato le corde ai lettori dell’epoca. Tex era un fuorilegge che però lavorava per la giustizia e per il bene, che rapidamente diventa un tutore della legge, un Texas ranger, che non è un poliziotto ed è libero. Non dipende da nessuna autorità.

Lui, anzi, non rispetta l’autorità, in particolare quando quest’ultima sbaglia. E’ contro l’autorità che sbaglia, i prepotenti, il potere, in un certo senso, e difende i deboli.

E, altra novità, in quell’epoca lontana, lui era dalla parte degli indiani. Addirittura sposa una donna indiana e diventa capo agente indiano di una tribù.

Quindi domina il senso di giustizia e di rivalsa che può avere il debole contro il prepotente, visto che siamo circondati da prepotenti e dittatori, e il fatto che stia dalla parte dei deboli secondo me ha colpito moltissimo la fantasia dei lettori da sempre.

Se noi rispettiamo queste caratteristiche e riusciamo a scrivere delle belle storie, è chiaro che di conseguenza Tex ha ancora successo, nonostante sia un western, nonostante i fumetti non siano più letti quasi da nessuno.

Ma sai benissimo che grazie a Bonelli e alle sue storie, Tex è arrivato a vendere negli anni ’60 e ’70 fino a 700.000 copie mensili.
Adesso ci manteniamo ancora su un tetto di vendite notevole, ma purtroppo mi è vietato dirti la cifra precisa.

E considera che io sto parlando solo della serie regolare, ma c’è anche Tex Willer e le altre collane.
Poi ci sono anche le ristampe, che vendono meno, ma continuano sempre a farlo. E’ straordinario.

Quindi, a parte le buone storie, che non sono sempre buone, ma ci proviamo, il fatto è che il personaggio è notevole e ha delle caratteristiche che ti ho cercato di spiegare.
Poi, forse la scrittura all’epoca era solida, innovativa e abbiamo ancora cercato di mantenerla tale.
Non lo so. Il fatto è che continua ad avere successo.

Prima hai accennato a Tex Willer, questa serie che va avanti ormai dal 2018, dove avete realizzato un prequel, se dobbiamo usare un termine gettonato nell’ambito cinematografico, di Tex, prima che diventi Ranger, dove c’è tutta la sua storia da ‘giovane scavezzacollo’. Come è nato questo progetto e qual è la sfida che vi siete posti?

L’idea in realtà è partita dalla proposta del nuovo direttore, perché abbiamo diversi direttori.
Uno è Davide Bonelli, figlio di Sergio, l’altro è Michele Masiero, che è il direttore editoriale. Poi c’è Simone Airoldi, il direttore generale, che all’epoca mi disse: “Perché non ri-raccontiamo le storie dall’inizio?
Le storie dall’inizio non le possiamo ri-raccontare perché erano già buone così, anche se magari alcune ingenuità di quel tempo si percepiscono alla lettura oggigiorno. Però possiamo scriverne di nuove collegandole a quelle originali.

Quindi, praticamente, per 60 numeri di Tex Willer abbiamo raccontato le storie precedenti la prima avventura di Tex. Tutte le altre storie che sono uscite di Tex Willer sono contenute tra la prima e la seconda avventura del Tex originale.

Tex Willer #1 (novembre 2018)

Dopodiché io ho raccontato a mio modo, parlando di altre cose, alcune delle avventure di Bonelli e adesso riprendiamo con altre avventure inedite. Arriveremo tra poco alla guerra messicana, la guerra di secessione e il numero 100 si svolgerà proprio durante la guerra di secessione. E tra due-tre anni si arriverà all’incontro con Lilyth.  A questo punto il cerchio si chiude.

Però potremmo andare avanti perché la giovinezza e le storie dove lui ha sposato Lilyth con il figlio piccolo Kit, Gianluigi Bonelli non le ha mai raccontate. Quindi in realtà potremmo andare avanti in eterno.

Quindi c’è un’idea, non ancora una certezza, ma c’è un’idea di poter andare avanti dopo il centesimo numero?

Sì, l’idea è stata quella di raccontare le storie non raccontate prima. E devo dire che ne sono venute fuori tantissime, anche legate a episodi storici interessanti che non erano entrati nella serie regolare perché si erano svolte in un periodo precedente, come la Guerra civile in Messico, le Guerre contro i Seminole e così via.

Ovviamente tra le avventure del giovane Tex ce n’è una a cui sono molto legato, perché amo anche l’altro personaggio con cui si è incontrato, cioè Zagor. Hai realizzato insieme a Piccinelli due storie. C’è in previsione un’altra storia, un altro incontro tra i due eroi, o è finita qui?

Allora, sai benissimo che l’incontro tra Tex e Zagor è sempre stato desiderato dai lettori. Era quasi impossibile, perché Tex vive in un periodo di una generazione successiva rispetto a quello di Zagor.
Avrebbe dovuto vedersi un incontro tra un Tex quarantacinquenne della serie regolare e uno Zagor come minimo sessantacinquenne, quasi settantenne, il che era difficile.
Grazie alla serie nuova mi è venuto in mente che si poteva fare con un Tex giovane e uno Zagor adulto.

Per cui avevamo un Tex ventenne e uno Zagor quarantacinquenne, ancora prestante fisicamente.
Quindi è stato possibile, grazie a Tex Willer, avere questo incontro.

tex zagor presagi di guerra boselli

Non so se siano delle storie particolarmente riuscite, perché dovevamo inserire tanti personaggi e lo spazio era poco. Però Piccinelli ha fatto un ottimo lavoro.
E ho legato, come forse sai, questa vicenda a una vecchia serie di storie di Zagor, sui Comanche,

Per cui la storia dei Comanche prosegue e ci sarà un terzo episodio che Majo, disegnatore che ha lavorato su Tex, sta per iniziare.
In questa terza storia ci saranno Quanah Parker, il capo dei Comanche, e Tex, mentre Zagor lì non ci sarà. Se tornerà? Ho una vaga idea, ma non so ancora in che modo. E comunque non sarà su Tex Willer.

Parliamo, ovviamente, di Dampyr, perché giustamente non si può non parlare di Dampyr.
Dopo anni dedicati al western, su Zagor e Tex, all’inizio del nuovo millennio è uscita la serie con un figlio di un vampiro che dà la caccia ai ‘succhiasangue’.
Secondo me è stata una testata molto innovativa: funzionavano sia i personaggi che l’ambientazione, molto affascinante e intrigante.
Come è nato questo progetto che ti vede come co-creatore insieme a Maurizio Colombo? E se c’era un target, un pubblico particolare a cui volevate rivolgere la serie?

Come al solito io e Maurizio Colombo avevamo mille idee, ma quella che è piaciuta di più alla casa editrice è stata Dampyr.
Ci è venuto in mente perché all’epoca eravamo (come lo siamo tutt’ora) redattori Bonelli, scrivevamo rubriche e gli almanacchi dell’epoca: nell’Almanacco della Paura di Dylan Dog, abbiamo creato il Manuale dei cacciatori di fantasmi e il Manuale del vampirologo, proprio in un Almanacco dei primi anni ’90 di Dylan Dog.

Facendo ricerche ho trovato questa figura che non conoscevo: il Dampyr, il figlio di un vampiro. Erano solo tre righe in un manuale, ma Maurizio Colombo ha detto: «È bellissima questa cosa del Dampyr, dobbiamo farci qualcosa».

Abbiamo pensato: c’è la guerra in Bosnia, i vampiri si muovono tra le guerre e si nascondono dove ci sono più vittime. La Bosnia è nei Balcani, quindi terra di Dampyr.

Dampyr #1 (aprile 2000)

Abbiamo inventato questo personaggio che si finge un Dampyr, perché nel folklore serbo e bosniaco esistevano davvero questi imbroglioni che giravano e si spacciavano per esorcisti, però nella nostra storia lui scopre di essere davvero un predestinato. E da lì inizia tutto.

La possibilità narrativa si è, poi, estesa. Sapevamo già che c’erano enormi potenzialità, perché i vampiri vivono millenni e si potevano raccontare storie nel passato, visitare il folklore di tutte le terre, non solo quelle balcaniche, approfondire leggende e misteri di varie località, in Europa e fuori e anche rendere omaggio agli scrittori dell’orrore, da [Edgar Allan] Poe a [Ray] Bradbury a [H.P.] Lovecraft, e poi arrivare a situazioni non più nemmeno terrestri, ma multidimensionali.

Questa è stata una sfida più difficile, ma grazie al fatto che c’erano già i Grandi Antichi sin dai primi numeri, tutte queste cose sono state tenute insieme. Non è stato facile tenere i fili di tutto, però mi sembra di esserci riuscito senza errori, e non è poco.

Poi, come sai, dopo aver raggiunto i 300 numeri ho mollato perché non riuscivo più a fare tutto e ora sta andando avanti con Gianmaria Contro.

Per l’appunto Dampyr, come hai accennato, ha raggiunto il traguardo dei 300 numeri e secondo me è un punto di arrivo e di ripartenza molto importante per un fumetto italiano, soprattutto nel mercato odierno. 300 numeri, 25 anni, partendo dal 2000 fino ad arrivare a oggi… c’è davvero, da farvi gli applausi.

Sì, sono abbastanza contento.
Tra l’altro, quello che mi chiedevi prima sulle idee: su Tex non mancano, su Zagor nemmeno a parlarne, figurati Dampyr. L’horror è una miniera inesauribile.
Anche se ho lasciato la serie, ci sono ancora due o tre mie storie che devono uscire.
Una è ambientata in Giappone, con una vecchia leggenda giapponese, un’altra a Edimburgo. Speriamo che questa nuova serie resti in edicola per un po’.

Dampyr è una tua creatura, quasi paragonabile a un figlio… Quando hai maturato questa scelta, immagino sia stata un po’ sofferta.

Eh sì, certo. Posso fare un esempio: come mia figlia che è andata a vivere all’estero. Non è diverso. I figli bisogna lasciarli andare sperando che stiano bene. [risata n.d.r.]

Hai fatto un esempio calzante, direi perfetto.

Ogni tanto lo vado a trovare, parlo di Dampyr, ovviamente, [risata n.d.r.] scrivendo delle storie per lui se mi sarà concesso per un po’.

In questi 300 numeri, in questi 25 anni di Dampyr, c’è una storia che ricordi con particolare piacere e di cui sei molto soddisfatto? E una che invece magari col senno di poi avresti realizzato diversamente?

Ci sono alcune storie che potevo realizzare meglio, magari anche per via dei disegni. Non tantissime, però qualcuna c’è.
Preferisco non citarle, perché farei un torto magari al disegnatore, o anche alla storia a cui comunque resto affezionato, anche se non è venuta benissimo.

Le storie che sono venute bene, invece, sono tante.
La storia a cui sono più affezionato in assoluto, anche grazie a Majo, è I lupi mannari. [Dampyr #27 n.d.r.] È una storia in cui Dampyr quasi non compare, perché il protagonista è suo padre, e si svolge tra i contadini sassoni durante la Guerra dei Trent’anni. È uno dei primi numeri e credo sia una delle migliori.

Dampyr #27 (giugno 2002)

Poi ce ne sono altre che trovo affascinanti, per esempio Terra di nessuno, ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, con Nikolaus che cerca il figlioccio disperso, oppure I sogni di Lisa, la storia in cui Harlan Draka, Dampyr, incontra la donna che lui ama, e scopre che è una serial killer cannibale e da lì parte un piccolo ciclo un po’ triste. Quelle sono proprio le idee di Dampyr. Ma ce ne sono tante altre.

Se vuoi ti dico anche le mie storie preferite di Zagor e Tex.
Di Zagor L’esploratore scomparso, [Zagor #345, n.d.r.] che è la prima che ho scritto con Marcello.

Zagor #345 (aprile 1994)

Invece di Tex è difficile perché ce ne sono tante, ma potrebbe essere, appunto, o la storia irlandese che ho detto prima, Gli Invincibili, disegnata da Marcello o il Texone con Alfonso Font, Gli assassini, che parla di un’organizzazione di assassini e sicari.

Allora ti faccio una domanda cattiva. Ti dicessero che puoi scegliere solo una serie su cui continuare a scrivere, sceglieresti Dampyr, Zagor, Tex o Tex Willer?

È chiaro che a questo punto mi sto dedicando a Tex Willer, quindi dico Tex Willer.

Senti, e invece del film di Dampyr cosa ne pensi? Perché è l’unico personaggio Bonelli che ha avuto un adattamento cinematografico e secondo me è venuto abbastanza bene. A te è piaciuto? C’è qualcosa che non ha funzionato, secondo te?

Beh, tutto può essere migliorabile, ma è stata una buona produzione, il regista in gamba e la sceneggiatura era discreta.

Ti dico questo, a proposito, che dico sempre in pubblico: se il film è venuto bene, è perché la storia mia e di Maurizio, che è praticamente contenuta nel numero 1 e 2 di Dampyr, era già una sceneggiatura bella e pronta. Era già adatta a un film, non è che bisognava inventarsi un’altra storia.

Dampyr - Film (2022) - MYmovies.it

Mentre per altri fumetti Bonelli, come sai, bisognerebbe pensarci.
Non puoi fare un film dal numero uno di Dylan Dog che è ispirato a un film di zombie già visto. Non puoi fare il primo numero di Tex, La Mano Rossa, così, perché Tex non è solo quella cosa lì, è molto di più, quindi dovresti inventarti un’altra storia.

Invece Dampyr era già pronto e per questo ha funzionato, a prescindere da tutte le cose che sono state tagliate, tolte o cambiate. Perché funzionava già così.

Prima ho detto una cosa non vera: perché in realtà hanno realizzato un film su un altro personaggio della Bonelli, ovvero Dylan Dog, ma l’avevo dimenticato… e un motivo ci sarà!

Sì, non era Dylan Dog chiaramente, in quel film. Ma dobbiamo sottolineare che non era un film prodotto dalla Bonelli.
E poi, l’hanno ambientato a New Orleans invece che a Londra … non c’era Groucho. Insomma, non era Dylan Dog.

Tornando al film di Dampyr, mi dispiace sia andata com’è andata… non è stato fortunato. Però il fatto che sulle piattaforme sia andato abbastanza bene, dimostra che non è colpa del film, ma del fatto che gli esercenti lo hanno tenuto pochissimo in sala.

tex willer mauro boselli

Siamo quasi in chiusura e quindi domanda di rito: ci puoi dare qualche anticipazione sui prossimi progetti legati a Tex e Tex Willer, che vedremo almeno da qui alla fine dell’anno?

Beh, quelle da qui a fine anno sono già pronte.

Su Tex, ti ho già anticipato prima le storie che sto scrivendo che usciranno tra un paio d’anni e non ti posso dire tanto altro.
In quella dei russi comparirà Barbanera, un personaggio famoso di Gianluigi Bonelli che già Nizzi aveva riportato nella serie.
Barbanera è un po’ cattivo ma in realtà simpatico, e con Tex sono abbastanza in buoni rapporti.

Sto facendo un Texone con i fratelli Gianluca e Raul Cestaro, che sono molto bravi, ma piuttosto lenti e non so quanto ci vorrà. Ecco quando quella storia arriverà, io spero prima di dieci anni, sarà epocale, ma non ti posso dire il motivo.

Ecco, quando tu mi dici location, l’idea di Tex, il solito western…
Beh, questa sarà piuttosto diversa, ma non ti posso dire perché, altrimenti svelerei il mistero.

tex willer la guerra di cochise

Invece, su Tex Willer ti posso dire che, a parte che è finita la storia di Giorgio Giusfredi, uno dei migliori autori che abbiamo ora in Bonelli, il mese prossimo esce la prima parte di una storia mia e di Roberto De Angelis, che vede il ritorno di Tesah, una delle ‘amichette’ di Tex delle origini.
Anche questa, come altre storie che verranno dopo e dove finalmente incontreremo Montales, Mefisto e Lilyth, è basata su quella vecchia di Gianluigi, ma ci sono molte, molte scene in più.

Si arriverà a combattere con Montales nella rivoluzione messicana, e ci saranno delle storie nuove che sfoceranno poi nella guerra di secessione, nel ritorno in Messico e nel numero 100 vedremo Lilyth, di nuovo Cochise e la guerra degli Apaches contro l’esercito americano e soprattutto vedremo Geronimo che diventa fratello di sangue di Tex.

Bonelli, in una vecchia storia in cui Tex libera Geronimo, che sta per essere deportato in Florida, e rivela di essere fratello di sangue del sanguinario Capo Apache. Beh, questa storia andrebbe raccontata; Tex è fratello di sangue di Cochise, ma Geronimo che ha da spartire con Tex?

Purtroppo Bonelli ha detto che è suo fratello di sangue, ma nel numero 100 di Tex Willer diremo come è avvenuto e perché. C’è molta carne al fuoco.

Rivedremo anche Quanah Parker, i Comanchi negli speciali, anche Kate Warne, l’agente Pinkerton in gonnella, che abbiamo visto in un paio di avventure insieme a Tex Willer, sia nella serie che nei nei Texoni.

tex-brossurato-il-marchio-di-yama-mauro-boselli

Ultima domanda che è più una curiosità: ho letto che utilizzi ancora la macchina da scrivere per realizzare le tue sceneggiature. È vero?

Sì, ce l’ho davanti a me in questo momento.

Davvero? È una questione di abitudine, scaramanzia o comodità?

È una questione tecnica, anche se la gente non capisce.
Tu sai che ho appena parlato di Dampyr: 300 numeri senza particolari errori.
Io non tengo archivi, anzi sono disordinato.
Le mie storie sono piuttosto intricate, ma ti assicuro che quando faccio l’editor con le sceneggiature degli altri, di errori ne trovo.

Perché? Perché non si rileggono. D’altronde, prova a rileggerti sul computer… Non è semplice. Io scrivo anche 10-15-16 storie contemporaneamente e rileggo sempre le pagine precedenti, anche se sono 100 o 200.
Così di errori non ne faccio, anche se sto gestendo molti personaggi contemporaneamente, perché ho tutto sotto mano: layout, sequenze…

In quei layout ho già diviso tutto in vignette; so dove stanno i personaggi, faccio abbozzi sulla pagina.
Al computer non puoi fare tutto questo, è troppo macchinoso.
E poi posso sempre sfogliare le pagine, controllare nomi, personaggi… Questo è il motivo principale.

Questo è forse uno dei motivi per cui sei così prolifico?

Assolutamente sì. Quando sono costretto a scrivere al computer, sono molto più lento.
Non sono sicuro di quello che ho fatto finché non lo stampo e lo rileggo.

Con questo abbiamo terminato. Grazie mille Mauro per il tempo che ci hai dedicato e alla prossima!

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Il mio nome e' Doc. G , torinese di 36 anni lettore compulsivo di fumetti di quasi ogni genere (manga, italiano, comics) ma che ha una passione irrefrenabile per Spider-Man! Chi è il miglior Spider-Man per me? Chiunque ne indossi il costume.
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