Dylan Dog #400 – E ora, l’Apocalisse! (contiene spoiler)

Dopo un lungo anno di storie e sconvolgimenti nella vita di Dylan Dog (e non solo), arriva in edicola l’attesissimo numero 400 della serie dell’Indagatore dell’Incubo. Riuscirà il nostro eroe a sopravvivere all’Apocalisse? Attenzione, nella recensione sono presenti spoiler!

recensione dylan dog 400
Dopo un anno dall’avvio del ciclo della meteora, iniziato con l’albo “Che regni il caos!” (di cui vi parlai a suo tempo qui), il 27 dicembre arriva finalmente in edicola, con ben quattro variant disegnate dalle superstar Angelo Stano, Claudio Villa, Corrado Roi e Gigi Cavenago, l’ultimo capitolo di questa stagione di Dylan Dog con l’albo “E ora, L’Apocalisse” (per i più impazienti la versione cartonata è già disponibile nelle fumetterie). Nonostante avessi messo le mani su questo albo durante l’ultimo Lucca Comics & Games ho atteso a lungo prima di parlarvene e di raccontarvi il processo che nell’ultimo anno ha sconvolto non solo il mondo dell’Indagatore dell’Incubo, ma il concept stesso del personaggio, trasformato anche fisicamente. Difficile recensire questo numero senza spoiler, quindi vi consiglio di procedere la lettura soltanto se avete letto il numero 400.

La storia riprende dal finale del numero precedente, con la meteora che si è abbattuta sulla Terra, ma l’annientamento dell’umanità è stato evitato grazie al macchinoso piano di John Ghost e l’intervento di Dylan; ci ritroviamo di fronte il nostro Indagatore dell’Incubo, privo di memoria e di uno scopo, intento a vagare sul suo galeone insieme al fidato assistente Groucho. Un viaggio introspettivo di cento pagine a colori che definire metafumetto sarebbe riduttivo: infatti quest’albo è un vero e proprio manifesto della volontà di Roberto Recchioni (sceneggiatore dell’albo e curatore della serie) di stravolgere Dylan Dog, di allontanarlo dal suo creatore Tiziano Sclavi e di traghettarlo verso una nuova giovinezza capace di cogliere i tempi moderni.

Da diversi anni la serie si era cristallizzata su temi e situazioni trite e ritrite che faticavano a distaccare il protagonista dalla bolla degli anni 80/90 così cara ai lettori veterani, ma decisamente stantìa. Se infatti da una parte si sentiva l’esigenza di rinnovare il personaggio, dall’altra il rischio era quello di snaturare il nostro Old Boy facendo storcere il naso a buona parte dei lettori di vecchia data. Recchioni è stato chiaro in questo, grazie anche alla benedizione di Sclavi: «…Il Dylan che vedrete sarà un Dylan diverso, il mio Dylan a tutti gli effetti» ha detto l’autore romano in una recente intervista. L’albo 400 porterà a compimento questa volontà mettendo in scena la morte di Groucho per mano di Sclavi e poi la morte del creatore di Dylan perpetrata della sua stessa creatura. Nelle ultimissime pagine ci ritroveremo un Dylan barbuto, accompagnato da un nuovo assistente, che poi non è altro che Ghagni (personaggio creato da Sclavi nel suo romanzo, adattato anche a film, “Dellamorte Dellamore”); curiosa la scelta di ripescare un personaggio di Sclavi visti gli intenti di volersi allontanare da lui e qui non può che sorgere un legittimo dubbio che c’entri qualcosa l’imminente serie televisiva di Dylan Dog (il personaggio di Groucho infatti non sarebbe potuto comparire a causa di questioni legate al copyright).

dyd 400 tavola

L’albo procede tra le bellissime tavole del maestro Angelo Stano, con un’incursione finale di Corrado Roi nelle ultime due pagine, e una miriade di citazioni che spaziano dall’aulico al pop in pieno stile Recchioni. Sicuramente non siamo di fronte al solito numero celebrativo ma a un vero e proprio punto zero di questa testata che ha mire decisamente ambiziose. La Sergio Bonelli sta cambiando con l’introduzione dell’omonimo universo e Dylan è un po’ l’araldo di questa trasformazione con diversi crossover tra i vari personaggi dell’editore di via Buonarroti e incursioni in universi sulla carta lontanissimi, come la Gotham di Batman nell’attesissimo crossover presentato a Lucca, per non parlare della serie televisiva di cui sopra. Se dal punto di vista comunicativo e dell’hype la nuova strada dell’indagatore dell’incubo sembra aver fatto centro, dal punto di vista dei contenuti invece siamo ancora lontani dagli standard che hanno reso così iconica questa testata: sceneggiature troppo macchinose o troppo improntate su elucubrazioni filosofiche/politiche senza una solida storia a reggere il tutto, rischiano di far crollare gli albi uno sopra l’altro come un castello di carte e si tratta di un bel castello se pensiamo che in edicola ci sono almeno sei testate dedicate all’Indagatore dell’Incubo, con un’infinità di cover, edizioni cartonate o raccolte .

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I prossimi sei numeri sono stati annunciati come una sorta di miniserie da cui riavviare l’universo di Dylan e a noi non resta che aspettare di leggerli per capire se saremo ancora di fronte a Dylan Dog oppure a un nuovo personaggio di Recchioni che prende soltanto spunto dalla creatura di Sclavi; perché se è vero che un rinnovamento era necessario è pur vero che stravolgere un personaggio così iconico rischia di trasformarsi in una trappola da… incubo.

 


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