Daredevil – Recensione terza stagione

La serie di punta del catalogo Marvel/Netflix è tornata con una terza stagione avvolta sempre più tra le tenebre

Il 19 ottobre Netflix ha finalmente rilasciato la terza stagione di Daredevil: fin da subito mi ero ripromesso che non avrei fatto maratone e che mi sarei goduto tutti e 13 gli episodi con calma. Per colpa di Erik Oleson, il nuovo showrunner della serie, sono stato totalmente travolto dagli episodi e quasi come se fossi in astinenza non riuscivo più a farne a meno.

In questa nuova stagione ritroviamo Charlie Cox/Daredevil/Matt Murdock, Deborah Ann Woll/Karen Page, Elden Henson/Foggy, Vincent D’Onofrio/Wilson Fisk ai quali si aggiungono Jay Ali e Wilson Bethel che interpretano rispettivamente Ray Nadeem e Benjamin “Dex” Poindexter.

Erik Oleson ha deciso di rendere più cupa e dura la serie, dandogli quel tocco di drama in più che ha alzato notevolmente l’asticella. La serie parte proprio dal finale di The Defenders: Matt Murdock è vivo per miracolo e si risveglia in un convento tormentato da paure, dolori e mille pensieri.
Nessuno dei suoi amici è in grado di accettare la sua scomparsa, tanto che Foggy a fatica riesce a dire chiaramente la frase “Matt è morto” nonostante apparentemente possa sembrare che sia andato avanti.

Le prime puntate si concentrano prevalentemente sulla crisi esistenziale e di fede di Matt Murdock. Il nostro eroe è distrutto emotivamente, mentalmente e fisicamente. Non si regge in piedi, è mezzo sordo e privo dell’olfatto. In questa prima parte svolge un ruolo fondamentale Suor Maggie che piano piano riesce a far rinascere Matt.

Sempre in queste prime puntate ci viene presentato un nuovo personaggio: Ray Nadeem. L’agente speciale dell’FBI inizierà ad avere un rapporto strettissimo con Fisk, tanto che, apparentemente, riuscirà ad estorcergli diverse informazioni.

Come tutti saprete, Fisk non è di certo l’ultimo arrivato e difatti sta manipolando il Bureau facendolo diventare una sua marionetta. Nessuna confessione viene fatta per caso, ogni cosa ha un senso, ogni cosa porta al suo piano di conquista.

 

Nadeem è un personaggio che mi è piaciuto tantissimo perché nel corso degli episodi cresce continuamente fino a raggiungere uno spessore e un’importanza fondamentale. Senza volerlo finirà nella tela di Fisk e anche lui farà parte involontariamente degli agenti FBI corrotti. L’interpretazione di Jay Ali è magistrale, riesce a dare una profondità unica al personaggio, soprattutto nelle ultime puntate (ma meglio non dire altro, per non rovinare la sorpresa a chi ancora non ha visto tutti gli episodi).

L’altro nuovo personaggio della serie – anche lui agente dell’FBI – è Ben Poindexter, un personaggio violento, folle, psicopatico (vi ricorda nessuno?). Lui sarà uno degli agenti più sfruttati da Fisk sia per la sua violenza sia per la sua instabilità mentale, in continua ricerca di approvazione e – nonostante tutto – anche di affetto. L’astuzia di Fisk gioca su queste sue debolezze, facendo lentamente cedere l’agente al “lato oscuro”.
Per chi non l’avesse ancora capito, il personaggio che interpreta è Bullseye (e qui i lettori dei fumetti del Diavolo di Hell’s Kitchen avranno sicuramente un sussulto) anche se, ufficialmente, non ha ancora assunto quell’identità.

La serie come avrete capito mi è piaciuta parecchio e ha diversi punti di forza. Per prima cosa ha uno dei migliori villain mai visti come carisma, presenza scenica, interpretazione, astuzia. Vincent D’onofrio è un perfetto Wilson Fisk, sinceramente non vedevo un personaggio tanto valido da anni. Altro punto di forza è sicuramente l’enorme tormento che ha colpito Matt Murdock, che dovrà affrontare non soltanto Fisk e Pointdexter ma anche un duro (anzi durissimo) percorso di rinascita interiore. Ultimo aspetto che mi ha colpito particolarmente sono le coreografie dei combattimenti e le scene d’azione, una gioia per gli occhi… e nell’ultima puntata in questo senso ne vedrete davvero delle belle!

Non solo una buonissima sceneggiatura, ma anche un perfetta scelta fotograficia e di regia. La scelta di portare un doppio piano di sequenza nelle scene in cui Matt Murdock è in profondo conflitto esistenziale, oppure quando Fisk legge la cartella psichiatrica di Pointdexter è davvero meravigliosa.

Insomma una terza stagione davvero stupenda, dai toni forti e duri, molto introspettiva, che lancia Fisk nell’Olimpo dei villain.

 

Andrea Patruno – World Wide Nerd

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