Dalle W.I.T.C.H alle Gremillet – Intervista ad Alessandro Barbucci

Le sorelle Gremillet, Gli amori di Cassiopea è il nuovo volume della serie che segue le avventure di Sara, Lucille e Cassiopea creata da Alessandro Barbucci e Giovanni di Gregorio. Dopo aver superato le 100.000 copie vendute in Francia e aver vinto il Prix de la Jeunesse al Waterloo BD Festival 2022, il fumetto è arrivato in Italia e con l’occasione abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandro Barbucci che non solo ha ideato questa serie, ma ha dato vita a personaggi indimenticabili come le W.I.T.C.H e Monster Allergy

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Ciao Alessandro e benvenuto su Meganerd! Quando hai capito che volevi fare fumetti e com’è iniziata la tua carriera da fumettista?

Penso a 13 anni! Normalmente è l’età in cui a tutti capita di proiettarsi il futuro e pensare a cosa fare da grandi. È quel periodo in cui si smette di dire: “farò l’astronauta” e si inizia a pensare in un modo un po’ più razionale. Non sapevo ancora che la mia strada sarebbe stata il fumetto, ma sicuramente avevo capito che la mia strada sarebbe stata nelle arti visive, pensavo anche ai cartoni animati o magari alla pubblicità, comunque qualcosa di artistico.

Insieme a Barbara Canepa hai creato Witch, Sky Doll e Monster Allergy, hai disegnato per Topolino e hai anche dato forma a Paperino Paperotto (in assoluto il mio personaggio preferito di quando ero piccola), ultimamente insieme a Giovanni di Gregorio hai dato vita alle Sorelle Gremillet: c’è un lavoro o uno dei personaggi che hai creato a cui sei più affezionato?

Sono molto affezionato alle WITCH, grazie al ritorno che ne ho avuto negli ultimi anni. Adesso che le ex lettrici sono diventate giovani donne, quando le incrocio nei festival mi vengono a dire quanto le WITCH abbiano influenzato la loro infanzia, quanto ha contato; è questo per me è meraviglioso. È stato sicuramente un progetto che ha toccato tantissimo il pubblico, sembra strano che sia io a dirlo; ma è stato importante per tanta gente. Alla fine era un proto-femminismo a fumetti in un’epoca in cui ancora non si faceva. A posteriori, lo reputo un passaggio veramente importante per me a cui sono attaccatissimo nonostante tutte le difficoltà che ci sono state con la Disney. A partire da lì ho lavorato e penso a ogni personaggio come fosse un figlio mio.

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W.I.T.C.H., straordinario successo Disney nella prima decade del 2000

Quasi tutta la tua produzione è orientata verso un target specifico: giovani lettori. Come mai questa scelta? Hai mai pensato di cambiare completamente pubblico?

Sì ogni tanto ci penso, ogni tanto mi viene lo scrupolo di dire che forse dovrei fare una cosa per adulti, crescere e fare una cosa seria. Ho provato a scrivere un poliziesco, sexy, alla fine incominciava a virare velocemente nel fantasy!
In realtà mi piace l’idea che attraverso la letteratura per ragazzi possano passare concetti molto, molto importanti. Ovviamente è anche una produzione più difficile: è molto più facile da quarantenne scrivere di protagonisti quarantenni, e di cose molto serie per quarantenni che li leggono, insomma mi sembra troppo facile! È molto più stimolante mettersi nella pelle di qualcuno che non ha la tua età e cercare di parlare di cose in via diagonale. Per esempio ci sono delle riflessioni all’interno di Harry Potter sul razzismo e riferimenti al nazismo negli ultimi libri, che trovo fantastici. Riescono a parlare a una generazione giovane di fatti importantissimi mettendoci dentro draghi e scope volanti. Quindi penso che continuerò così.

Quanto è stato difficile intercettare le tematiche, i personaggi, le storie che hanno conquistato i lettori, durante la tua carriera?

Difficile non lo è mai stato. Anzi, ce ne sono anche troppe di storie nel computer che vorrei raccontare. Penso che tutti gli scrittori, gli autori siano delle antenne, sempre girati verso l’esterno a vedere cosa c’è intorno e ad analizzarlo per percepire quello che è tra le righe all’interno della società. Poi c’è chi si deprime per tutto ciò e chi sente il bisogno di vomitarlo sennò esplode. Io ho sempre fatto questo. Sono stato un bambino molto solitario e silenzioso e avevo bisogno di comunicare attraverso i miei disegni.
Skydoll mi è servito come valvola di sfogo mentre c’era il giubileo del 2000 per cui la Chiesa aveva invaso tutti i mezzi di comunicazione e c’era anche riflessione sul femminismo, scaturita dai racconti di mia nonna e mia mamma, e a partire da questo sono nate anche le WITCH, una riflessione sulla nostra adolescenza: mia, di Barbara ed Elisabetta.
Monster Allergy uguale: il protagonista era questo bambino che vede mostri invisibili e vive abbastanza isolato, in un mondo tutto suo ed ero abbastanza io. Ho parlato fondamentalmente di cose che conosco e che avevo bisogno di buttare fuori, anche perché sentivo che c’era qualcuno che leggeva e aveva bisogno di chi gli diceva: “Tranquillo, ti capisco, anch’io sono stato così e sono sopravvissuto!” 

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A livello stilistico, qual è stato il punto di svolta della tua carriera? Quando il tuo stile ha raggiungo la maturità… se l’ha raggiunta o è ancora in continua evoluzione?

Lo stile evolve tutta la vita, però effettivamente a una certa età si stabilizza, di solito intorno ai 30 anni se devo fare una media. Per me è stato fondamentale da Cavazzano con cui ho cominciato, per entrare poi in contatto con il lavoro di Jamie Hewlett su Tank Girl; negli anni ’90 quando avevo scoperto il fumetto punk inglese, un modo diverso rispetto alla Disney di impaginare, inchiostrare e comunicare. Da lì non mi sono mai veramente interessato ai supereroi, però sicuramente ho preso dall’underground americano. Ad esempio Daniel Clowles mi ha influenzato molto, anche se graficamente non sembra, mi ha però ispirato nella costruzione dei personaggi con un fondo molto profondo, dove posso, nei limiti delle mie capacità. Poi è arrivata anche una mescolanza di molte cose: il manga a un certo punto è stato ciò che ha completato l’evoluzione. Quando l’ho scopetto preparando le WITCH, cercavo qualcoasa che graficamente mi allontanasse un po’ dallo stile Disney per avvicinarmi a quello degli adolescenti. Sperimentai quindi molto intorno al manga anche appassionandomi ad esso e ho preso moltissimo dal modo di comunicare graficamente del fumetto giapponese, che ancora adesso utilizzo.
Con il passaggio in Francia, adesso guardo anche autori francesi o franco-belga soprattutto per la composizione della pagina di un formato più grande, e dei lavori sul dettaglio. Lo stile si era già formato uscendo dalle WITCH, ma già per fare Paperotto per esempio mischiavo il mio stile con molti fumetti franco-belga, per esempio mi sono ispirato moltissimo a Loisel e il suo Peter Pan, ma non mi sono mai fermato. Per le Gremillet ad esempio, sto guardando moltissimo alle nuove graphic novel con nuovi colori, forme e disegni molto più personali, che studierò ed approfondirò meglio.

È appena arrivato in Italia il secondo volume de Le sorelle Gremillet – Gli amori di Cassiopea, seguito dell’episodio Le vicende di Sara, com’è nata la storia di Cassiopea, Sara e Lucille?

È nata dalla voglia di fare un nuovo progetto per adolescenti, in particolare perché mia figlia diventava adolescente e volevo fare qualcosa per lei. Però pensavo comunque a una storia che avesse al centro un gruppo di amiche. Parlando con Giovanni Di Gregorio, un amico di Barcellona, mi raccontò che lui aveva 3 sorelle e mi sembrava interessantissimo questo punto di vista; un po’ diverso, più difficile da sviluppare perché si tratta di una famiglia sola. Chiesi a giovanni di svilupparlo insieme a me e deviammo quindi dal gruppo di amiche al gruppo di sorelle, e nacque in questo modo: da una mescolanza di esperienze diverse.

Le sorelle Gremillet vivono la loro estate in un piccolo paese della Francia, insieme alla nonna: la vicenda e le ambientazioni seguono qualche viaggio o ricordo autobiografico?

Sì sicuramente, io ho una casa in Francia in cui passo tutte le estati per cui c’è tantissimo di nostro. Quasi tutto nel disegno è frutto di esperienze personali. Questo numero è ispirato alla regione di Bordeaux che mi piace molto. Per lungo tempo ho pensato di comprare una fattoria o qualcosa di simile lì, ma mia moglie non voleva, dice che non conosco la gente di lì e abbiamo rinunciato. Il paesaggio mi piace molto e anche l’architettura, per la vita del villaggio ho utilizzato il villaggio in cui vado d’estate rappresentando sia i luoghi come la farmacia, la libreria e i personaggi che conosco.

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So che molte volte non si possono fare anticipazioni, ma ci puoi svelare qualcosa sui tuoi fumetti futuri?

Per il futuro devo cercare di sopravvivere alle Sorelle Gremmillet e a Ecko che continuano. Ho poi un sacco di sinossi per young adult da sviluppare. Vorrei anche finire Skydoll,  e sto lavorando a una nuova serie: L’alchimista, che presto arriverà in Italia e che ho sviluppato con un autore di romanzi francese e un disegnatore, mio alunno dei corsi online che ho sviluppato. Per il resto vorrei dare sfogo a tutte le mie idee, speriamo di vivere abbastanza per farlo!

Noi non vediamo l’ora di vedere le nuove serie a cui stai lavorando e ti ringraziamo per la tua disponibilità, alla prossima! 

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Carla Gambale

Non si ha memoria di quando abbia iniziato a leggere, ma non ho mai smesso. Lotto da tempo immemore con mia madre per farle comprare una nuova libreria. Tra un'emicrania e l'altra mi adopero a leggere, scrivere e parlare di libri, fumetti e serie tv, poi nel tempo libero studio anche archeologia

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