Cowboy Bepop – Shin’ichirō Watanabe non è riuscito a finire nemmeno la prima puntata

In un’intervista a Forbes, Shin’ichirō Watanabe, regista dell’anime space western Cowboy Bepop, ha rivelato che non è riuscito a guardare nemmeno la prima puntata del live action…anzi. Non ha finito nemmeno la prima scena

Cowboy Bepop - Shin’ichirō Watanabe non è riuscito a finire nemmeno la prima puntata

Grazie all’ottima intervista realizzata da Ollie Barder per Forbes (, link in fondo all’articolo e vi consigliamo di leggerla per intero), scopriamo alcune rivelazioni fatte da Shin’ichirō Watanabe, regista osannato di Cowboy Bepop, sul chiacchierato adattamento live action voluto da Netfllix.

“Per il nuovo adattamento live-action di Netflix, mi hanno inviato un video da rivedere e controllare. Iniziava con una scena in un casinò, che mi ha reso molto difficile continuare. Mi sono fermato lì e ho visto solo quella scena iniziale. Chiaramente non era Cowboy Bebop e a quel punto ho capito che se non fossi stato coinvolto, non sarebbe stato Cowboy Bebop. Ho sentito che forse avrei dovuto farlo. Anche se il valore dell’anime originale è in qualche modo molto più alto ora.”

A ogni modo, il 19 novembre 2021 debuttava in tutto il mondo il live action di Cowboy Bepop, A meno di un mese dal rilascio dei dieci episodi che compongono la prima stagione, il colosso dello streaming ordinò la cancellazione del progetto. Il riscontro di critica e pubblico, in maggioranza deluso e contrariato dall’adattamento proposto, indusse Netflix a non aspettare nemmeno un mese per prendere questa decisione.

Netflix aveva cercato di coinvolgere Watanabe come consulente ma il regista, contemporaneamente al debutto, ci tenne a far sapere che con tutta probabilità i suoi commenti sui copioni della serie non non vennero presi in considerazione.

Non potendo che condividere il pensiero del creatore, rimaniamo fedeli all’originale, a quando correva l’anno 1998 e una nuova pietra veniva deposta per rinforzare le fondamenta dell’animazione giapponese.

Di cosa parla Cowboy Bepop?

Anno 2021. La Terra non è più un Pianeta abitabile dopo la violenta esplosione di un gate utilizzato per i viaggi iperspaziali. La Luna, a causa dell’esplosione, collassa. Uno sciame di asteroidi e meteoriti porta allo sterminio della gran parte della popolazione mondiale. I sopravvissuti sono costretti a colonizzare nuovi sistemi abitabili, tra tutti, Marte.

Anno 2071, ma somiglia molto al vecchio Far West. Il crimine dilaga ed è un buco torbido dove dentro si annidano narcotrafficanti, terroristi, delinquenti della peggior specie. Per far fronte all’emergenza, l’Inter Solar System Police (ISSP) ha messo delle taglie sulla testa dei criminali. E dove ci sono delle taglie da riscuotere, ci sono i cowboy.

Il protagonista e cacciatore di taglie principale è il bello e malinconico Spike Spiegel. Il nostro uomo ha un passato turbolento. Ex criminale di punta della Red Dragon Crime Syndicate pentito e disilluso, Spike ha perso il grande amore della sua vita, Julia (tutte Julia si chiamano i grandi amori, d’altronde), e questo è come se lo avesse fatto morire dentro. Spike odia sopra ogni cosa i cani, i bambini e le donne. E allora perché non punirlo facendo di ciò che detesta i suoi compagni di viaggio: Ein, un Welsh Corgi Pembroke; Faye Valentine, l’unica donna che Fujiko Mine può temere in quanto a provocante bellezza e sensualità; la mitica Ed o Radical Edward, hacker adolescente dall’intelligenza straordinaria. Chiude l’equipaggio del Bepop (o lo apre poiché non è secondo a nessuno) Jet Black, ex investigatore dell’ISSP.

I nostri cacciatori di taglie, nell’arco di 26 episodi, cercano di consegnare i criminali alla giustizia per riscuotere i compensi, scopo che non viene raggiunto praticamente mai. È importante? No, non interessa a nessuno, soprattutto agli spettatori.

Nello spazio, sembrano così piccoli i nostri cowboy. Costretti dalla loro irrequietezza a vagare, colmano le ore, i giorni, gli anni dandosi uno scopo. E uno vale l’altro, il denaro è solo un pretesto. Quello che in realtà cercano sono risposte. E probabilmente non le avranno mai. Non importa. Come sempre il vero piacere, quello che conta davvero, è il percorso del viaggio e non l’arrivo a destinazione. Serbate memoria di chi eravate un tempo? Non siete mai cambiati? Sforzatevi di ricordare. È reale quello che state vivendo o anche voi, come Spike, vivete un sogno dal quale non riuscite a destarvi?

Isn’t such a bad life, if it ends after the first time. Bang. (qui il nostro speciale)

Fonte: Forbes


Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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