Che successo questo PONG!

Nel secondo episodio di Passione Arcade torneremo indietro nel tempo fino alla nascita di Pong, il primo, vero Arcade della storia. Da esperimento a successo generazionale, ecco da dove tutto è partito!

copertina passione arcade ep 2 - Pong social

Abbiamo lasciato il buon Nolan Bushnell ed il suo ex collega/socio Ted Dabney alle prese con il mezzo fallimento di Computer Space, ricordate?
In realtà fu più di un mezzo fallimento, diciamo che la gente si disaffezionò a quel videogioco molto in fretta.

(Nel caso vi foste persi qualche pezzo vi invito ad andare a recuperare l’articolo precedente).

Si erano messi in proprio fondando una società dal nome SYZYGY, che a dirla tutto non e che suonasse benissimo, e fortunatamente per noi il nome della neonata società era già registrato al registro delle imprese e dovettero quindi ripiegare sul nome ATARI.
Imparando dai propri errori Nolan era sicuro di una cosa: il prossimo videogioco sarebbe dovuto essere più semplice e immediato (ricordate il motto di Nolan, easy to learn, hard to master?)

Presto detto, un videogioco che basasse il suo gameplay sul ping pong, ovvero due bacchette rettangolari poste ai lati dello schermo che potevano spostarsi su e giù, e una pallina che doveva rimbalzare di volta in volta da una parte all’altra dello schermo se colpita dalle bacchette.

Ogni volta che la pallina finiva sul fondo dello schermo veniva assegnato un punto (adesso mi aspetto che alcuni di voi, tra i più attempati, abbiano riconosciuto il gioco di cui stiamo parlando).
Semplice, immediato e senza inutili fronzoli.

pong 1

Ora che aveva in testa il gioco, ci voleva qualcuno in grado di realizzarlo, un elettronico, il PRIMO dipendente di Atari: Allan Alcorn.
L’uomo giusto al momento giusto. Con l’entusiasmo di un ventiquattrenne e la voglia di mettersi in gioco, Allan si mette subito al lavoro nel creare il primo prototipo di PONG.

Tenete bene a mente che in quel periodo non c’erano tutti questi cabinati e quindi l’unica maniera per testarli era quella di portare i prototipi direttamente nei locali.
Con PONG avvenne esattamente questo, scelsero un pub dove portare la macchina e dopo che Allan né verificò il corretto funzionamento, la lasciarono lì in attesa dei feedback del gestore del locale.

Non passarono molti giorni prima che Allan ricevesse una telefonata dal titolare del locale, il motivo? Molto semplice, Pong non funzionava più.
“Guai in vista”, pensò Allan, eppure aveva verificato che tutto fosse in ordine prima di lasciare il locale.

Quale poteva essere la causa del malfunzionamento?
C’era solo una cosa da fare, prendere la cassetta degli attrezzi e dirigersi verso il locale. Arrivato sul posto parlò con il gestore per capire se avesse notato qualche giocatore un po’ troppo “entusiasta”, ma nulla. Bisognava aprire il cabinato. Tutto sembrava in ordine, nulla di anomalo.

A questo punto non rimaneva che verificare l’incasso ed eventualmente portare via la macchina, ma è proprio qui che accade l’inaspettato: dovete sapere che il prototipo di PONG era stato costruito utilizzando un televisore per uso domestico e mettendo come gettoniera, una scatoletta esterna.

Ecco il problema, la gettoniera era ricolma di gettoni! Questo era il motivo del malfunzionamento. Ci avevano giocato talmente tanto che la scatoletta non era bastata a contenere tutti i quarti di dollaro messi e come risultato si era inceppato tutto. Pensate che talmente fu l’entusiasmo di Allan nello scoprire ciò, che condivise tutte le monete con il gestore.

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Cosa successe dopo?

Semplice, tutti volevano giocare a PONG, era giunto quindi il momento di iniziare a produrre i primi cabinati upright (ovvero i classici cabinati che si potevano trovare in tutte le salagiochi italiane).

Prima di concludere però concedetemi un piccolo approfondimento; In principio la Atari non disponeva di molti capitali e quindi dovettero rivolgersi a delle banche per avere dei prestiti da investire nella produzione dei cabinati e nell’acquisto dei materiali elettronici con cui assemblare PONG.

A questo punto alcuni di voi (sì, voi lettori), potranno pensare “Ma perché parlare di banche in un articolo che dovrebbe raccontare storie di videogiochi?”
Eh, domanda più che legittima, ma questo passaggio aiuta a comprendere come tutto ciò che accadde a Nolan e compagnia, fosse del tutto inaspettato e come la loro impresa presentasse anche dei rischi e che rischi!

Infatti le banche inizialmente, non essendoci investitori, furono restie a concedere prestiti alla Atari, il motivo? I GIOCHI ELETTRONICI.
Già perché a cavallo tra gli anni 40 e gli anni 70 molte delle attività legate all’intrattenimento elettronico o elettromeccanico erano in mano a organizzazioni criminali e di conseguenza la Atari doveva dimostrare di non essere al loro stesso livello.

Qualcosa mi dice che in poco tempo riusciranno a dimostrarlo.

Fine approfondimento.

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È finalmente giunto il momento di produrre Pong, però come fare? non è che in Atari esistesse già il reparto falegnameria, dopo tutto erano appena partiti.
Ma si sa, spesso le grandi imprese vengono realizzate da grandi intuizioni e da qui, quella di far costruire i primi cabinati di Pong a società che realizzano cucine.

Infatti se ci fate caso, osservando il cabinato di Pong, è possibile trovare delle somiglianze con mobili di uso domestico come potevano essere una credenza o un mobile per il televisore.
Ad ogni modo, ormai era fatta, in brevissimo tempo Pong divenne famosissimo, ricercatissimo e ahimè copiatissimo.
Pensate che in un’intervista rilasciata qualche tempo fà, Allan Alcorn accennò al fatto che probabilmente solo il 30% dei videogiochi di Pong in commercio era realmente prodotto dalla Atari, gli altri erano tutti bootleg o per utilizzare un termine italiano… delle copie.

Di fatto la Atari con Pong trova la svolta economica e di immagine, ed è da qui che partirà il nostro viaggio alla scoperta dei fantastici giochi creati da questa importantissima azienda e di tutte quelle società che si lanceranno all’inseguimento del suo successo.

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Arcade Mike

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Io? sono Mike! cresciuto a pane e videogiochi non perdo occasione per infilare qualche monetina in un vecchio cabinato arcade facendomi rapire dalla storia che queste macchine sono ancora in grado di raccontare.

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