Alcune notizie non vorremmo davvero doverle mai dare. Come l’annuncio che l’attrice premio Oscar™ Diane Keaton ci ha lasciati, come dichiarato a People da un portavoce della famiglia.
«Attualmente non son disponibili ulteriori dettagli e la famiglia ha chiesto il rispetto della privacy in questo momento di grande dolore.»
Ci stringiamo a loro, e proviamo a ricordarla con tutte le meraviglie che ci ha regalato negli anni, sia sullo schermo che fuori.
Gli inizi di Diane Keaton
Nata a Los Angeles nel 1946, Diane Hall (vero nome di Keaton) era la maggiore dei quattro figli di un ingegnere civile e una casalinga dalla forte vena artistica. Di lei, in un’intervista del 2004, l’attrice disse:
«In fondo al suo cuore, probabilmente voleva essere in qualche modo un’artista. Cantava, suonava il pianoforte. Era bellissima. Era la mia più grande sostenitrice.»
Dopo alcuni spettacoli alle superiori e una parentesi al college, si trasferì a New York per provare a sfondare in ambito teatrale; fu allora che prese il cognome da nubile della madre, Keaton, dal momento che c’era già una Diane Hall registrata al sindacato degli attori.
Nel 1968, Diane Keaton fu scritturata a Broadway per il musical Hair, come sostituta di Sheila. Anni dopo, avrebbe rivelato di aver sofferto di bulimia in quel periodo:
«Aveva a che fare con un bisogno eccessivo di avere di più. Troppo. Era una malattia mentale. Ero diventata una maestra nel nascondermi. Nel nascondere qualsiasi traccia — come fai a essere sicura che nessuno lo scopra? Vivi uno stile di vita molto strano. Vivi una menzogna.»
Fu a Broadway che conobbe Woody Allen, con cui lavorò in Provaci ancora, Sam, che le valse una nomination ai Tony Awards.
Sempre con Allen, poi, avrebbe stretto un sodalizio artistico e sentimentale – lui l’ha definita il più grande amore della sua vita – che confluì, tra gli altri, in Io e Annie, il film che le valse l’Oscar come miglior attrice nel ’78.
Il ruolo che la lanciò nel mondo del cinema, ben prima di quello di Annie Hall, fu tuttavia quello di Kay Adams, la fidanzata – poi moglie – di Michael Corleone (Al Pacino) ne Il Padrino, nel 1972. Keaton, che non conosceva il romanzo di Mario Puzo su cui il film era basato, ricordò in seguito quell’evento quasi fortuito:
«Penso che la cosa più gentile che qualcuno abbia mai fatto per me… Sia stata scegliermi per recitare ne Il Padrino senza che lo avessi letto. Non ne sapevo assolutamente nulla, stavo semplicemente andando in giro a fare audizioni.
Penso che sia stato qualcosa di incredibile per me. E poi, certo, ho dovuto più o meno leggere il libro.»
Nonostante il successo, le sue insicurezze continuarono comunque a farle compagnia, e lo hanno fatto per tutta la vita, al punto da spingerla a non riguardarsi mai sullo schermo.
Negli anni ’70 lavorò molto con Woody Allen: oltre al già citato Io e Annie – che contribuì a delinearne lo stile elegante, dal taglio maschile – ci furono Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Interiors (1978) e Manhattan (1979). Tra uno e l’altro, prese parte a Il Padrino – parte II (1974), giusto per non farsi mancare nulla.
Diane Keaton e il talento comico che ha conquistato il cinema
Tra tanti ruoli, sarebbe un torto non ricordare quelli che l’attrice ci ha regalato, in particolare dagli anni ’90 in poi, in commedie brillanti che ha saputo interpretare con immancabile arguzia e un’eleganza unica.
Penso, quasi istintivamente, a quel Il Club delle prime mogli in cui, al fianco di Bette Midler e Goldie Hawn, diede vita a una pagina di cinema che per me resterà iconica.
Il personaggio di Diane Keaton, una donna nevrotica, ansiosa, offuscata da una madre ingombrante, apparentemente debole, si rivelerà inquietantemente forte, e sarà quello che farà da catalizzatore nella storia di queste tre amiche che, abbandonate dai loro mariti per ragazze più giovani, decidono di prendersi la loro rivincita.
E ancora, penso a La neve nel cuore (in originale, The Family Stone), film del 2005 che resta uno dei miei classici natalizi, ora più che mai; a Il padre della sposa I e II, altra piccola isola di una comicità semplice e mai volgare.
Una delle ultime cose che abbia visto di Diane Keaton è stato il primo Book Club – devo ancora recuperare il secondo – che ancora una volta si è fatto amare perdutamente. Ancora una storia di donne in qualche modo “al margine”, troppo vecchie per un mondo che ci pretende sempre giovani e performanti.
Quattro donne del calibro di Keaton, Jane Fonda, Candice Bergen e Mary Steenburgen che, a dispetto del numero sulla carta d’identità, sono belle, forti, energiche, elegantissime, e vivono la propria vita come piace a loro.
Come Diane Keaton, del resto, ha fatto per tutta la sua vita, autodeterminandosi a prescindere da tutto. Ha aperto la strada, e l’ha percorsa quando non era ancora battuta.
«Oggi stavo pensando che sono l’unica della mia generazione di attrici a essere stata una donna single per tutta la vita. Sono davvero contenta di non essermi sposata. Sono una tipa stravagante.
Ricordo che al liceo un ragazzo si avvicinò e mi disse: ‘Un giorno sarai una buona moglie.’ E io pensai: ‘Non voglio essere una moglie, no.’»
«non è stata un’urgenza a cui non ho potuto resistere, ma un pensiero che ho avuto a lungo. Per cui, a un certo punto, mi sono lanciata.»
Fonte: People