Il Re Leone – Recensione di un film (fin troppo) perfetto

Il Re Leone torna al cinema in una nuova versione, completamente riprodotta con le più sofisticate tecniche di animazione digitale. Abbiamo visto in anteprima il film diretto da Jon Favreau, un film forse fin troppo perfetto

Da qualche anno la Disney sta riproponendo i suoi grandi classici d’animazione in una chiave totalmente nuova: quella del live action. Vuol dire, sostanzialmente, che i film animati vengono rifatti da attori in carne e ossa, che cercheranno in qualche modo di ricreare la magia – e in qualche modo le stesse emozioni – della prima versione.

In molti casi ci è riuscita (basti pensare al Libro della Giungla o ad Aladdin), in altri un po’ meno, ma una cosa è certa: è davvero impossibile rimanere indifferenti di fronte a quest’operazione.

Certo, Disney si è presa un bel rischio nel rifare alcuni dei suoi film più amati, spesso dividendo il pubblico: c’è chi pensa che queste siano operazioni totalmente inutili (in effetti al giorno d’oggi è davvero impossibile non recuperare un film del passato), che non aggiungono niente all’opera originale, ecc. ecc.
Altri, invece, hanno una gran curiosità nel vedere le trasposizioni di questi capolavori con attori veri, o come in questo caso, ricreati con l’aiuto della computer graphics e della nuova tecnica fotorealistica. C’è chi vorrebbe che il remake fosse una copia esatta del film animato e chi vorrebbe che la storia fosse diversa. Insomma, accontentare tutti è davvero impossibile.

Personalmente, ogni volta che mi ritrovo davanti a un remake (e ultimamente accade sempre più spesso), spero solo di vedere un film che mi appassioni. Poi – opinione del tutto personale e della quale mi assumo ogni responsabilità – non m’importa molto se il live action segua passo passo il cartone animato da cui è tratto, mi basta solo godere di un bel film e uscire soddisfatto dalla sala.

Il Re Leone, da questo punto di vista è assolutamente perfetto: gli splendidi paesaggi africani, i colori – così intensi e vivi -, gli animali: non c’è davvero nulla che non gridi alla perfezione più assoluta. La parte iniziale vi farà restare a bocca aperta per quanta meraviglia vedrete, ve lo garantisco. Il momento della presentazione di Simba (che sicuramente avrete visto nei trailer) è semplicemente maestoso, da pelle d’oca.

Eppure, tutta questa perfezione rischia di essere – paradossalmente – uno dei più grandi difetti della pellicola.

Il Re Leone è indubbiamente uno dei classici Disney più amati, credo sia quasi impossibile trovare qualcuno che non conosca la storia e che non l’abbia visto almeno una volta in tutta la sua vita. La morte di Mufasa, il percorso di crescita di Simba, da cucciolo scapestrato a eroe, fino a diventare Re: momenti che hanno segnato la storia dell’animazione e che qui troviamo riprodotti fedelmente. Eppure qualcosa non torna.
Ci ho pensato a lungo e probabilmente sì, la perfezione può anche essere un difetto.

L’aver rincorso la realtà a tutti i costi, fa sì che quando gli animali iniziano a parlare e/o a cantare, si ha una strana sensazione, perché se da un cartone animato te lo aspetti, mentre vedi un qualcosa di molto simile a un documentario, no.
Sarà dunque interessante vedere la reazione dei bambini di oggi a questo ibrido d’animazione: saranno conquistati come lo siamo stati noi tanti (troppi) anni fa? Probabilmente sì, ma forse non completamente.

Chiariamoci: lo straniamento dura poco, eh. Poi ci si abitua e ci si cala perfettamente nel mondo ricreato dal bravissimo Jon Favreau, che ci aveva stupito con il live action de Il Libro della Giungla e ora ci riprova con The Lion King (ed è contemporaneamente al cinema con Spider-Man: Far From Home, in cui interpreta Happy Hogan, capo della sicurezza delle Stark Industries), con cui punta a conquistare davvero tutti.

Veniamo ora al doppiaggio: le voci italiane di Simba e Nala sono rispettivamente di Marco Mengoni ed Elisa: Disney Italia non poteva davvero scegliere meglio: al di là dell’evidente bravura nell’interpretare le storiche canzoni, hanno offerto una prova più che convincente anche durante i dialoghi, cosa niente affatto scontata. 

Il punto forte, al di là della bellezza fotorealistica comunque, è costituito da Timon e Pumbaa: dovrebbero essere un semplice contorno alla storia, ma ogni volta che compaiono rubano la scena e ti fanno letteralmente cappottare dalle risate. Pazzi, folli, anarchici e tontoloni come nella versione animata, se non di più. Anche in questo caso, ottima scelta di doppiatori: Edoardo Leo e Stefano Fresi sono davvero azzeccati nei panni della coppia più folle del film.

Andate pure al cinema tranquilli: la storia è quella che amate, l’impatto grafico incredibile, i momenti divertenti sono ben dosati e assolutamente divertenti. Forse manca un tocco di magia, ma quella ce la portiamo dentro noi. 
Per tutto il resto, Hakuna Matata (ovviamente).

 

 

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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