Visitando oggi i canali Screen Culture e KH Studio su YouTube, ci si imbatte in un messaggio piuttosto secco:
“Questa pagina non è disponibile. Ci dispiace. Prova a cercare qualcos’altro.”
Tradotto: i canali non esistono più.
YouTube ha ufficialmente terminato entrambi gli account, mettendo fine a una lunga e controversa storia fatta di trailer cinematografici falsi, intelligenza artificiale e milioni di visualizzazioni. Screen Culture ha sede in India, mentre KH Studio operava dalla Georgia. Il magazine USA Deadline ha contattato entrambi per un commento, ma al momento non sono arrivate risposte.
Dalla demonetizzazione alla chiusura definitiva
La mossa non arriva dal nulla. All’inizio di quest’anno, YouTube aveva già sospeso la pubblicità sui due canali dopo un’inchiesta di Deadline che aveva acceso i riflettori sul proliferare di trailer fake sulla piattaforma, un fenomeno esploso con l’avvento dell’AI generativa.
Per aggirare il blocco, i canali erano tornati online cambiando strategia: nei titoli dei video avevano iniziato ad aggiungere diciture come “fan trailer”, “parody” o “concept trailer”. Un modo per rientrare nei ranghi, almeno sulla carta, che aveva permesso loro di riattivare la monetizzazione.
Il problema? Negli ultimi mesi quelle avvertenze sono sparite di nuovo. E la cosa non è passata inosservata, soprattutto all’interno della community che realizza trailer fan-made in buona fede.
Per YouTube, una violazione chiara delle regole
La posizione di YouTube è netta: il ritorno alle vecchie abitudini ha rappresentato una violazione delle policy su spam e metadata ingannevoli. Risultato: chiusura definitiva dei canali.
“La bestia è stata sconfitta”, ha commentato senza mezzi termini uno YouTuber dopo il provvedimento, sintetizzando il sentimento diffuso tra molti creator.
Come funzionava davvero il “sistema” dei trailer fake
L’inchiesta di Deadline ha mostrato nel dettaglio come operava Screen Culture. I video venivano costruiti mescolando spezzoni ufficiali con immagini generate dall’AI, creando trailer di franchise famosissimi in grado di ingannare una fetta enorme di pubblico, convinto di trovarsi davanti a materiale autentico.
A confermarlo era stato lo stesso fondatore di Screen Culture, Nikhil P. Chaudhari, spiegando che il suo team — una dozzina di editor — sfruttava l’algoritmo di YouTube pubblicando trailer falsi prima di chiunque altro e iterando continuamente con nuove versioni.
Un esempio emblematico: entro marzo, Screen Culture aveva già caricato 23 versioni diverse di un trailer di The Fantastic Four: First Steps. Alcune di queste avevano persino superato il trailer ufficiale nei risultati di ricerca. E non si trattava di un caso isolato: lo stesso schema è stato applicato anche alla nuova serie di Harry Potter targata HBO e a Wednesday di Netflix.
Uno degli aspetti più controversi emersi dall’inchiesta riguarda gli studios. Invece di intervenire per tutelare il copyright, alcune major di Hollywood — tra cui Warner Bros. Discovery e Sony — avrebbero chiesto in modo riservato a YouTube di dirottare verso di loro i ricavi pubblicitari generati dai video pieni di contenuti AI.
Una scelta che solleva parecchie domande, ma sulla quale gli studios coinvolti hanno preferito non commentare.
Disney entra in scena
Non sorprende che tra i contenuti più sfruttati da Screen Culture e KH Studio ci fossero molte proprietà Disney. Proprio la scorsa settimana, la casa di Topolino ha inviato una lettera di diffida a Google, accusando i suoi modelli e servizi di intelligenza artificiale di violare il copyright Disney “su scala massiva”.
Un segnale chiaro che la battaglia tra grandi studios, AI e piattaforme è tutt’altro che finita.
La chiusura di Screen Culture e KH Studio rappresenta un precedente pesante. YouTube sembra voler tracciare una linea: i contenuti creativi dei fan sono una cosa, ma spacciare trailer fake per ufficiali, sfruttando l’algoritmo e la pubblicità, è un’altra.
Con l’AI sempre più potente e accessibile, la questione è solo all’inizio. Ma una cosa è certa: per i “trailer che sembrano veri ma non lo sono”, la pacchia potrebbe essere finita.
Fonte: Deadline

